martedì 13 gennaio 2015

Scopre miliziani ISIS che entrano in Siria nascosti in camion ONU. Uccisa giornalista.


1 NOVEMBRE – Serena Shim  era una giornalista americana di origini libanesi. Lavorava per Press Tv Istanbul. E’ morta, ufficialmente, in un drammatico incidente stradale. 
30 anni e madre di 2 figli, dalla Turchia la giornalista realizzava servizi sui combattimenti a Kobani, terza città per grandezza della Siria, che da giorni è teatro di scontri tra le forze militari curde e i djihadisti dello Stato islamico.
Dopo aver terminato un reportage a Suruc, una località turca vicino alla frontiera siriana che accoglie migliaia di rifugiati, la giornalista si era messa in viaggio. Un camion aveva centrato frontalmente la sua vettura e la donna era morta sul colpo. Il cameraman che l’accompagnava è rimasto ferito.
Press TV ha diffuso un messaggio della giornalista, dove questa aveva espresso, pochi giorni prima di morire, il timore di essere arrestata dai servizi segreti turchi, che l’avevano accusata di essere una spia, in quanto sosteneva che il governo di Ankara avesse legami con lo Stato islamico.
Aveva parlato dell’infiltrazione di guerriglieri in Siria attraverso la frontiera turca e in diretta televisiva aveva affermato di avere le immagini di questi miliziani che entravano in territorio siriano, nascosti nei camion di organizzazioni umanitarie e del programma alimentare mondiale delle Nazioni Unite.
Riguardo all’accusa di spionaggio, la giornalista si era difesa : “Sono molto sorpresa di questa accusa. Ho pensato di parlare ai servizi segreti turchi per dir loro che mi limito a fare il mio lavoro. Sono abbastanza preoccupata, perchè in Turchia i giornalisti rischiano facilmente la prigione.”
Il direttore delle informazioni di Press TV, Hamid Reza Emadi, lunedì ha respinto la teoria dell’incidente d’auto : “Pensiamo che il governo turco debba essere considerato responsabile di fronte alla comunità internazionale. Si deve far luce su quanto è davvero accaduto.”
Leggi anche:

Charlie Hebdo: quelli che ‘ci vogliono gli Stati Uniti d’Europa per sconfiggere il terrorismo’. - Alberto Bagnai


(Giuliano Amato che si identifica con Faust non ha prezzo! Per tutto il resto c’è la pattumiera della storia…)

Come molti di voi (esclusi i complottisti), anch’io detesto cordialmente i complottisti. Sapete, quelli che si avventurano in complesse ricostruzioni dei moventi occulti di quanto vediamo accadere, all’insegna del “niente è come sembra”. Sarà anche così, ma vi assicuro che non c’è niente di più istruttivo di un quarto d’ora passato con un politico (di qualsiasi colore, purtroppo) per capire come quello del complotto, di una precisa e luciferina volontà indirizzata ad un ben identificato scopo malvagio, sarebbe in effetti lo scenario migliore! Le cose stanno molto peggio, in realtà: se stiamo come stiamo, è perché la maggior parte di quelli che ci hanno messo nelle attuali condizioni semplicemente non sapevano dove stavano andando, nonostante fossero stati avvertiti, e il bello è che ce lo dicono pure!
Il complottismo, purtroppo, rimane una fisiologica reazione emotiva di fronte a fatti esecrandi come quelli di Parigi che tutti conoscete. Il desiderio di portare un minimo di razionalità nell’assurdo e bestiale caos cui assistiamo ci porta a indulgere un po’ troppo nel cui prodest, fino a sconfinare nella teoria del complotto. La nostra esperienza di italiani (pensate a Ustica) dovrebbe però insegnarci che molto probabilmente cosa sia esattamente successo a Parigi non lo sapremo mai, in parte, nell’immediato, anche per buoni motivi: non è assolutamente detto che le forze dell’ordine debbano dirci tutto quello che sanno, col rischio di favorire i loro e nostri avversari, cioè i terroristi. L’eliminazione dei diretti responsabili è il primo chiodo sulla bara della ricostruzione di una possibile verità.
Però, almeno, che a Parigi sia successo qualcosa di terribile lo sappiamo, e nessuno lo nega. Come è impossibile negare che l’11 settembre del 2001 sia successo qualcosa di tremendo a New York. Sono due episodi che segneranno per sempre la nostra esistenza, due spartiacque, come l’assassinio di Kennedy, o il primo passo sulla luna.
Non sto dicendo nulla di originale, a differenza di Eugenio Scalfari, che oggi (domenica 11 gennaio 2014) nel suo consueto editoriale su Repubblica scrive: “La guerra al terrorismo, insieme ai lutti, alle tensioni, alle paure, ha però un aspetto positivo che non va sottovalutato: fa emergere anche a chi finora era indifferente o addirittura ostile, la necessità di costruire l’Europa unita… Il terrorismo sembra avere scelto l’Europa come terreno di scontro; l’Europa non può che rispondere muovendo un passo verso l’unità non più soltanto economica ma politica”. Parole simili a quelle scritte da un altro brillante editorialista, Roberto Napoletano, sul Sole 24 Ore dell’8 gennaio scorso: “L’Occidente… risponda con gli Stati Uniti d’Europa e la forza politica del più grande mercato di consumo al mondo che decide finalmente di dire la sua non solo con la moneta unica ma anche con un esercito unico”.
Due aspetti fanno rabbrividire in questi spericolati voli pindarici: lo spaventoso cinismo e la sorprendente mancanza di coerenza logica.
Il cinismo è sempre il solito, quello dei cosiddetti “federalisti europei”, con i quali i nostri in larga misura si identificano. Avevamo già stigmatizzato il fatto che questa corrente di pensiero ritiene che qualsiasi mezzo sia lecito, anche la violenza di una crisi economica, pur di condurre il gregge europeo verso la Gerusalemme celeste degli Stati Uniti d’Europa. Ma va detto che Scalfari riesce a sorprenderci, riesce a far fare al discorso un indubbio salto di qualità (verso il basso, ovviamente). “Guardate il bicchiere mezzo pieno!” ci dice, “sono morte parecchie persone, ma almeno ora gli altri capiranno che ci vuole un’Europa unita”. Ah, ecco, ci mancava! Ora siamo addirittura alla teorizzazione di una funzione “positiva” della violenza fisica se volta, sia pure indirettamente, al raggiungimento del fine ultimo: gli Stati Uniti d’Europa (li chiama così, con un significativo riflesso pavloviano, l’altro gigante del pensiero unico che ho evocato sopra). Insomma: la violenza della crisi economica non è bastata? Pensate ancora di essere in grado di governarvi da voi, voi merde di italiani, invece di dare le chiavi di casa alla Merkel? E allora speriamo che la paura che vi siete presi vi convinca che non è il caso!
Il fine giustifica i mezzi, o meglio, giustifica la fine di tante vite umane.
Vorrei emettere il simmetrico auspicio che queste parole facciano scaturire in qualcuno un legittimo dubbio sulla natura antidemocratica dell’attuale processo di costruzione europea, che poi è l’oggetto del mio ultimo libro. Anche perché, notate, qui si cerca di vedere con ributtante spregiudicatezza “il lato positivo” di un fatto esecrando, dal quale tutti e ciascuno usciamo sconfitti, vittime e carnefici, Oriente e Occidente, laici e religiosi, e soprattutto lo si fa in nome di un colossale non sequitur logico.
Ve la metto così, semplice semplice: a voi sembra che questo non sia mai successo?
Perché vedete, qui delle due l’una: o Scalfari e Napoletano spingono il loro allucinato ed efferato delirio ideologico fino a negare che i fatti dell’11 settembre si siano mai verificati (iscrivendosi di fatto al PCI, il Partito Complottista Italiano), oppure c’è un evidente problema. Per quanto ne so io, così, cercando su Wikipedia, gli Stati Uniti sono uniti dal 1788, e quindi lo erano anche l’11 settembre del 2001: nel 2001 avevano un bilancio federale, avevano una Fed simile alla Fed (con un affettuoso pensiero a quelli che ragliano di Bce simile alla Fed), avevano un’unica intelligence (la Cia), avevano l’Fbi, avevano un unico esercito, che poi è quello che ha assicurato mezzo secolo di pace in Europa (non l’euro: la Nato ha mantenuto la pace), e che ora tante soddisfazioni ci sta dando, nel suo esportare democrazia qua e là, talora anche alle porte di casa nostra. Non mi sembra, e me ne rammarico, e ne sono ancora sconvolto nel profondo, come ognuno di noi, che essere uniti da 213 anni sia valso loro ad evitare l’esecranda tragedia delle Torri gemelle.
Quindi, perdonatemi, ma non riesco a capire: se il terrorismo colpisce, e colpisce in modo forsennato e letale, perfino l’ipotetico modello che i nostri “europeisti” si sono dati (e che caso strano non è un modello europeo ma americano), io sinceramente il nesso fra necessità di combattere il terrorismo e Stati Uniti d’Eugenio, pardon, d’Europa, non lo vedo.
E voi?
Vedo invece, quello sì, che c’è un opinionista italiano che trova un lato positivo nei fatti di Parigi. Ecco, gli amici dell’“Europa” sono di questa risma: persone il cui cinismo è superato solo dalla propria eleganza. Ricorderete infatti che stiamo parlando di quello che ci ha minacciato dicendoci in diretta televisiva che o facciamo come dice lui, o la Merkel ci metterà la testa nel cesso
Un ottimo presupposto per costruire una fraterna unione fra popoli, non trovate?

Accade in Nigeria...



2000 morti in Nigeria trucidati e lasciati per strada... 

Figli senza matita di un Dio minore.

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lunedì 12 gennaio 2015

Guida pratica sulla pensione di reversibilità.



Guida pratica sulla pensione di reversibilità

La reversibilità della pensione è un importo della pensione che un componente della famiglia (detto beneficiario) riceve alla morte del lavoratore assicurato o che percepiva una pensione di vecchiaia, di anzianità o di inabilità. 
  
Quali sono i beneficiari? I beneficiari della pensione di reversibilità sono: 

1. il coniuge,

2. il coniuge separato (anche il coniuge separato al quale, in sede di separazione, sia stato riconosciuto l’addebito ma abbia diritto agli alimenti); 

3. il coniuge divorziato (a condizione che non si sia risposato e che il lavoratore deceduto sia stato iscritto all’Inps prima della sentenza di divorzio); 

4. l’ex coniuge, anche se dopo il divorzio e prima della morte il lavoratore o pensionato assicurato si sia risposato (in questo caso specifico sarà il giudice a stabilire le quote che spettano al primo e al secondo coniuge). 

5. i figli che, alla morte del genitore assicurato o pensionato, siano: – minorenni; – a carico del genitore e che non svolgano alcuna attività lavorativa; – studenti di scuola media superiore tra i 18 e i 21 anni o studenti universitari sotto i 26 anni; – inabili di qualunque età, a carico del genitore.   

N.B. In alcuni casi la pensione di reversibilità può essere corrisposta a: nipoti, genitori, fratelli o sorelle.  

Qual è la quota di pensione che viene attribuita al familiare beneficiario? 
60% al coniuge; 
70% solo un figlio; 
20% a ciascun figlio minorenne se c’è anche il coniuge; 
40% a ciascun figlio minorenne, se sono solo i figli ad averne diritto; 
15% a ciascun genitore, fratello e sorella inabili;  

In ogni caso la somma delle quote non può superare il 100% della pensione che sarebbe spettata al lavoratore. 
  
La reversibilità viene percepita per tutta la vita e si cumula con la pensione che il coniuge già percepisce.  

La pensione decorre dal mese successivo alla morte dell’assicurato o del pensionato, indipendentemente dalla data di presentazione della domanda.   

Il coniuge che si risposa ha diritto alla pensione di reversibilità ? 

Nessuna reversibilità della pensione è prevista qualora l’ex coniuge in vita si sia risposato. In tal caso, ha diritto alla liquidazione di una doppia annualità, pari a 26 volte l’importo della pensione percepita alla data del nuovo matrimonio.
   
Un figlio nato fuori dal matrimonio ha diritto alla pensione di reversibilità del genitore defunto? 
La pensione di reversibilità può essere percepita dai figli: 

1. legittimi; 

2. legittimati; 

3. adottivi; 

4. affiliati; 

5. naturali. 
  
La persona deceduta quanti anni di contributi minimi deve aver maturato? La pensione ai superstiti (detta appunto di reversibilità) spetta solo se il deceduto aveva accumulato, in qualsiasi epoca: 

1. almeno 15 anni di contributi ; 
2. se era assicurato da almeno 5 anni, di cui almeno 3 versati nel quinquennio precedente la data di morte.  

Qual è la procedura da seguire per ottenere la pensione di reversibilità? La domanda per ottenere la pensione di reversibilità va presentata all’Inps: 

1. personalmente;

2. tramite patronato.  

Oltre al modulo di domanda che si chiama “SO1″ è necessario presentare anche un atto notorio che prova che tra i due coniugi, non c’è mai stato nessun atto di separazione ed inoltre bisogna presentare anche il libretto di pensione della persona defunta.   
Se la domanda viene respinta? Entro 90 giorni, al comitato provinciale dell’Inps si può presentare ricorso in carta semplice agli sportelli appositi o tramite raccomandata con ricevuta di ritorno. 

http://www.laleggepertutti.it/45075_guida-pratica-sulla-pensione-di-reversibilita

Apigenina, il composto che uccide il cancro.




Il composto si trova quantità apprezzabili nel sedano.

L’apigenina, un composto presente in diverse piante, tra cui il sedano, la camomilla e il prezzemolo, è in grado di svolgere un’azione antitumorale. Lo rivela uno studio finanziato dalNational Cancer Institute e dalla National Natural Science Foundation of China. La ricerca ha dimostrato che l’apigenina, che si può trovare in quantità apprezzabili nel sedano, è molto efficace nella lotta a vari tipi di cancro, tra cui quello alle ovaie, al pancreas, alla mammella e ai polmoni.
Un estratto del composto è stato somministrato a dei ratti che avevano in precedenza sviluppato tumori resistenti alla chemioterapia e alla fine dello studio i ricercatori hanno constatato che l’apigenina era risultata efficace nel sopprimere vari tipi di metastasi.
Ma questa non è l’unica ricerca che suggerisce il potenziale antitumorale dell’apigenina. La rivista scientifica Molecular Cancer aveva pubblicato uno studio simile, condotto in vitro, che dimostrava la capacità di questo composto di bloccare la crescita delle cellule cancerose nel pancreas. Un’ulteriore ricerca, realizzata dall’Università dell’Illinois ha rilevato che l’apigenina e la luteolina (un composto che si trova in carote, nel finocchio, nei peperoni e nel sedano) sono efficaci nel provocare la morte delle cellule cancerose nel pancreas.
Questo composto, per di più, è in grado di ridurre i tumori della mammella se stimolati dalla progestina, un tipo di ormone.

Foto inquietanti.



CHE COSA FACEVA Mr. MAC CAIN NEL MAGGIO DEL 2013 CON QUESTI MOSTRI DELL'ISIS???

https://www.facebook.com/trinacriatv/photos/a.749445215105353.1073741826.749445091772032/749446728438535/?type=1&theater

Il cinema come ampia visione del fattore umano: perchè Boyhood ha stravinto i Golden Globe Awards ieri notte in California. - Sergio Di Cori, Modigliani




Ieri pomeriggio, a Los Angeles, in California, si è svolta l'edizione 2015 dei Golden Globe awards, il premio della critica cinematografica internazionale; di fatto, il riconoscimento più ambito da ogni cineasta. L'Oscar, infatti, appartiene alla sezione spettacolare-commerciale-gossip-moda-consumo-colonialismo-business, che è un'altra cosa.
Chi conosce e segue i meccanismi della più importante industria cinematografica del pianeta, e madre (nobile o ignobile, a seconda dei casi e degli anni) della costruzione dell'immaginario collettivo, sa bene quale possa essere l'impatto della scelta compiuta dalla giuria su tutti noi.
Ha stravinto - contrariamente alle aspettative - Richard Linklater, un regista cinquantacinquenne che proviene dal cinema indipendente (vero), noto per la casualità biologica di dimostrarne venticinque.
"E' il trionfo del fattore umano" ha dichiarato Steven Spielberg. 
Gli hanno fatto coro Steven Soderbergh, Robert Redford, Michael Douglas, George Clooney, Dustin Hoffman, Al Pacino, la vecchia guardia di Hollywood che fortemente crede nel riuscire a coniugare la creatività e le sue necessità spettacolari ad un discorso di contenuto solido e profondo relativo alla grande epopea dell'essere umano sul pianeta.
Un premio speciale per la sua attività nel campo della lotta per i diritti civili è stato assegnato, alla carriera, a Geroge Clooney.
Mentre i combattenti militanti brindavano, i mercanti cultori del cinema ad effetti speciali e di quello piatto di largo consumo, hanno preso atto del nuovo trend lanciato da Hollywood, ammettendo che si tratta di una svolta inattesa.
Essendo mercanti pragmatici, in poche ore si adatteranno alle nuove necessità del mercato, infatti il decano dell'associazione sceneggiatori professionisti di Hollywood ha dichiarato che "stiamo già ricevendo richieste di film in cui l'ossatura principale sia un copione con i fiocchi che abbia al centro la narrazione esistenziale di persone vere in un mondo vero".
Linklater è un cineasta di grande spessore, con quasi quaranta anni di esperienza alle spalle e la indomita grinta di un autentico texano. Non ha mai accettato i compromessi con le esigenze politico-commerciali di Hollywood ritagliandosi un piccolo spazio personale, ad uso e consumo di un ristretto pubblico formato da persone che amano il cinema e sono di palato difficile, in quanto attenti cinefili. Ha messo in piedi, ad Austin in Texas, un festival internazionale del cinema indipendente che in Usa si sta rivelando una vera e propria fucina di nuovi potenziali talenti.
Il film che ha vinto, "Boyhood" (distribuito in Italia nell'ottobre del 2014 ma non credo che lo abbiano visto in molti e forse non è stato neppure recensito) ha una particolarità unica che lo accosta a esperimenti linguistici della nouvelle vague francese degli anni'60. 
Tutto è iniziato dopo una conferenza stampa che il regista aveva indetto il 10 maggio del 2002, a Hollywood, tra i sorrisi diffidenti dei professionisti mainstream e la severa perplessità della critica più attenta e rigorosa. In quell'occasione aveva annunciato che nel corso dell'estate avrebbe iniziato a fare un film la cui lavorazione sarebbe durata ben 12 anni. Gli attori coinvolti avevano accettato la curiosa sfida. E così è stato. 
Da quell'estate, ogni anno per trentacinque giorni, la stessa identica troupe si è ritrovata per le riprese, fino al 16 agosto del 2014 quando il film è stato considerato concluso.
E' la storia di un ragazzino, figlio di una coppia di divorziati, seguito nell'arco di dodici anni. Narra il suo sviluppo, i suoi cambiamenti, i suoi turbamenti, le sue scelte.
L'attore protagonista, all'inizio del film, aveva 7 anni, oggi ne ha diciannove.
Nel film si vede lui crescere e i genitori invecchiare.
Si assiste al tramonto di alcune mode e all'insorgere di altre.
E' un'operazione di gran classe.
Ma operazioni di questo genere possono essere fatte soltanto da chi ha una visione d'insieme molto ampia, da chi è in grado di saper pescare nel mondo della imprenditorialità e da chi fa imprenditoria di qualità. L'operazione è stata finanziata da un gruppo di cinque imprenditori che hanno accettato - come sfida - l'idea di attendere 12 anni prima di controllare il successo o il fallimento del loro investimento.
Mi sembra un'ottima notizia per tutti noi.
Soprattutto il segnale, e la prova pratica, della via che dobbiamo intraprendere per poter dare tutti insieme un contributo ad alzare il livello intellettuale dell'umanità occidentale, in questi ultimi dodici anni precipitato ai livelli più bassi del suo annunciato declino.

Il cinema è ancora vivo.
Quello vero, si intende.
E da Hollywood arriva l'annuncio che il vento comincia a spirare da un'altra parte.
Benvenuto!


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