sabato 15 agosto 2015

COUNTERPUNCH: IL COSTO SOCIALE DEL CAPITALISMO. - Paul Craig Roberts

Craig Roberts su Counter Punch denuncia la desolante realtà americana, in cui i grossi interessi corporativi riescono, spesso con il silenzio o la complicità delle corrotte istituzioni pubbliche che essi stessi manovrano, a macinare profitti scaricando i costi sulla collettività. Se questo è l’esito di un processo di produzione capitalistica teoricamente regolamentato, figuriamoci l’esito di un ipotetico capitalismo deregolamentato. 
di Paul Craig Roberts, 12 agosto 2015
Poche o nessuna grande azienda assorbe l’intero costo delle proprie operazioni. Le aziende gettano molti dei propri costi sull’ambiente, sul settore pubblico, e su terzi da cui sono ben distanti. Per esempio, 3 milioni di galloni di rifiuti tossici liquidi sono recentemente fuoriusciti da una miniera in Colorado e si sono riversati in due fiumi nello Utah e nel Lake Powell. I sistemi idrici di almeno sette città sono stati chiusi. I rifiuti sono stati prodotti da un’impresa privata, e sono stati accidentalmente riversati dall’Agenzia di Protezione Ambientale, il che può essere vero o essere solo una copertura per la miniera. Se il bacino idrico di Lake Powell dovesse finire inquinato, è facile pensare che il costo che le attività della miniera avranno imposto a terzi supera il valore della produzione totale della miniera durante la sua intera esistenza.
Gli economisti li chiamano “costi esterni” o “costi sociali”. 
La miniera genera profitti e produce inquinamento, e il costo di tale inquinamento viene sostenuto da chi non riceve alcuna parte dei profitti.
Se a funzionare così è il capitalismo regolamentato, potete immaginare che disastro sarebbe un capitalismo senza regole. Pensate al sistema finanziario non regolamentato, alle conseguenze che stiamo ancora subendo e a quelle che devono ancora arrivare.
Nonostante una massiccia evidenza del contrario, i liberisti si tengono stretti alla loro concezione romantica del capitalismo, il quale, libero dall’interferenza del governo, offrirebbe al consumatore i migliori prodotti al prezzo più basso.
Se solo.
I progressisti hanno un equivalente anch’esso romantico a quello dei liberisti. I progressisti vedono il governo come il cavaliere bianco che protegge la popolazione dall’avidità dei capitalisti.
Se solo.
Chiunque, e tanto più i liberisti e i progressisti, dovrebbero leggersi il libro di Jeffrey St. Clair, “Born Under A Bad Sky” (2008). St. Clair è uno scrittore coinvolgente, e il suo libro è soddisfacente sotto molti punti di vista. Se non avete mai navigato nei fiumi degli stati occidentali o affrontato le minacciose rapide o campeggiato tra le zanzare e i serpenti a sonagli, vivrete queste esperienze tramite la narrazione dell’autore, e nel frattempo apprenderete come la corruzione nei Servizi del Parco, nei Servizi Forestali, e nell’Ufficio di Gestione del Territorio porta ad avere aziende del legname, aziende di estrazione mineraria, e allevatori privati di bestiame, che si arricchiscono saccheggiando le foreste e i terreni pubblici del paese.
I sussidi pubblici che vengono dati alle miniere, ai produttori di legname e agli allevatori sono tanto stravaganti e dannosi per l’interesse pubblico quanto i sussidi che la Federal Reserve e il Ministero del Tesoro concedono alle “banche troppo grandi per fallire”.
Liberisti e progressisti dovrebbero leggere il racconto di St. Clair su come i Servizi Forestali creano strade in mezzo a foreste altrimenti inaccessibili per facilitare l’abbattimento degli antichi alberi e la distruzione degli habitat di specie rare e minacciate da parte di aziende private di produzione del legname. 
I nostri romantici dovrebbero imparare come terre di poco valore vengono scambiate con terre pubbliche di valore più elevato per trasferire ricchezza dalle mani pubbliche a quelle private. 
Dovrebbero imparare che permettere agli allevatori di utilizzare terreni pubblici porta alla distruzione degli habitat, delle rive dei torrenti e della vita acquatica. Dovrebbero capire che gli stessi vertici delle agenzie federali di protezione ambientale sono coinvolti nelle attività delle miniere, della produzione del legname, e nelle attività di allevamento al servizio delle aziende private, non del pubblico. Gli americani di tutti gli orientamenti politici dovrebbero capire che proprio come i senatori e gli altri rappresentanti vengono comprati e pagati dal complesso militare e di sicurezza, da Wall Street, dalla Lobby di Israele, così sono anche comprati e pagati dagli interessi particolari legati alle miniere, alle attività forestali e di allevamento.
L’interesse pubblico non viene affatto rappresentato.
I due maggiori bacini idrici, Lake Mead e Lake Powell, sono al 39% e al 52% della loro capacità. I grandi laghi di cui gli Stati Uniti Occidentali hanno bisogno per l’approvvigionamento si stanno prosciugando. E adesso il Lake Powell sta per ricevere 3 milioni di galloni di acque inquinate che contengono arsenico, piombo, rame, alluminio e cadmio. I pozzi nelle pianure alluvionali dei fiumi inquinati sono anch’essi in pericolo.
Gli inquinanti, che hanno reso i fiumi arancioni, sono scesi per il fiume Animas da Silverton, nel Colorado, attraverso il Durango, fino al fiume San Juan, a Farmington, nel Nuovo Messico, un affluente del fiume Colorado che raggiunge Lake Powell e Lake Mead.
Tutto il danno viene da una singola miniera.
Nel novembre dello scorso anno, il repubblicano Chris Stewart (dello Utah) ha avuto la sua legge approvata dalla Casa Bianca.
Stewart è un cecchino per conto del capitalismo. La sua legge è “progettata per evitare che scienziati indipendenti e qualificati possano dare consulenza all’Agenzia di Protezione Ambientale (EPA). Saranno sostituiti con individui scelti dall’industria, che possono o meno avere competenze scientifiche, ma la cui busta paga tra beneficio dal fatto che essi dicano all’EPA ciò che vogliono i loro committenti”.
Il repubblicano Stewart dice che si tratta di bilanciare i fatti scientifici con gli interessi dell’industria.
E il gioco è fatto.

BLOOMBERG: PER RENZI LUNA DI MIELE FINITA, LA REALTÀ ITALIANA FRUSTRA LE SUE AMBIZIONI. - John Follain


La luna di miele politica è finita da un pezzo per il primo ministro italiano Matteo Renzi, e sarà dura far quadrare le sue ambizioni elettorali con l’economia oberata dal debito.
I timidi segnali di uscita da una lunghissima recessione hanno lasciato molti italiani frustrati, con la disoccupazione giovanile al 44,2 per cento nel mese di giugno. Con una popolarità nei sondaggi al minimo storico, il 40enne Renzi ha promesso, dal 2016 al 2018, tre anni di tagli alle tasse per un valore di 35 miliardi di €, per ridare slancio all’economia.
Ma le previsioni di crescita mettono a rischio quelle promesse. La Banca d’Italia prevede che quest’anno l’economia crescerà solo dello 0,7 per cento, meno di un quarto del 3,1 per cento previsto dalla banca centrale spagnola per quel paese.
“Il finanziamento dei tagli alle tasse è incerto, perché Renzi fa affidamento su un’ulteriore ripresa dell’economia” ha dichiarato Marc Ostwald, strategist della ADM Investor Services International Ltd. di Londra. “Ha messo in movimento delle cose che porteranno frutti in 12-18 mesi.”
Renzi, che è arrivato al potere nel febbraio 2014, ha promesso di ridurre poco a poco il debito pubblico italiano di 2200 miliardi di €, che in proporzione dell’economia è il più alto di qualsiasi paese membro dell’eurozona dopo la Grecia. Egli è protetto, almeno per ora, dalla Banca centrale europea.
Il Programma della BCE
Il suo programma di quantitative easing di acquisti di titoli ha contribuito a mantenere bassi gli oneri finanziari. Dal mese scorso i rendimenti dei titoli italiani a 10 anni sono stati al di sotto del 2 per cento, ben lontano da oltre il 7 per cento toccato nel novembre 2011, quando la crisi del debito della zona euro ha colpito il paese. Alle 10:32 di questo mercoledì a Roma il rendimento a 10 anni era ancora all’ 1.78 per cento.
Il mercato obbligazionario non rispecchia però l’elettorato italiano, sempre più ansioso, con un’economia che sta molto lentamente recuperando il terreno perduto durante la crisi finanziaria.
“E’ difficile abbattere il debito con il solo rigore, è necessaria anche la crescita”
Secondo il sondaggio Ipsos per il Corriere della Sera, nel mese di giugno l’indice di gradimento di Renzi è crollato di quasi la metà, al 36 per cento degli elettori, da un picco del 70 per cento di un anno prima. Da un’altra indagine condotta per il quotidiano La Stampa, risulta che la popolarità di Renzi è scesa al 35 per cento nel mese di luglio, dal 67 per cento registrato dopo le elezioni parlamentari europee del maggio 2014.
I tagli fiscali dovrebbero abolire tutte le tasse sulla prima casa a partire dal 2016, una mossa molto popolare in un paese in cui oltre il 70 per cento della popolazione possiede la casa in cui abita. Nel 2017 seguirebbero i tagli per le imprese, e nel 2018 i tagli all’ imposta sul reddito delle persone fisiche, anno in cui l’Italia deve indire le elezioni.
Obiettivi di bilancio
Secondo Loredana Federico, economista di UniCredit a Milano, il costo stimato dei tagli previsti per il 2017, di circa 15 miliardi di euro, rischia di costringere l’Italia a chiedere alla Commissione europea una maggiore flessibilità sugli obiettivi di bilancio.
“E’ difficile abbattere il rapporto debito Pil solo con il rigore, è necessaria anche la crescita”, ha detto la Federico. “I tagli delle tasse renderanno l’Italia più competitiva, ma è necessario che ci siano anche contemporaneamente dei tagli strutturali della spesa pubblica.”
La spending review punta a 10 miliardi di € di risparmi nel 2016. Ma considerata la profondità del declino economico italiano,  Ostwald di ADM Investor Services prevede una “battaglia lunga e difficile” per portare avanti le riforme.
L’ agenzia statistica Istat ha dichiarato mercoledì che le esportazioni italiane sono diminuite dello 0,6 per cento nel mese di giugno rispetto al mese precedente, a causa delle minori vendite nei paesi al di fuori dell’Unione europea.
Secondo dei sondaggi di opinione, compresi quelli condotti dal IPR Marketing Institute, in questi ultimi mesi è calato anche il consenso verso il Partito Democratico di Renzi. Eppure a quanto mostrano i sondaggi, il partito è molto più avanti nei consensi rispetto al Movimento Cinque Stelle e la Lega Nord, i suoi più prossimi rivali.
Dopo mesi di popolarità, che rendeva altamente improbabile un’alternativa a Renzi, la sua cerchia interna sta cominciando a dar segni di preoccupazione per la minaccia anti-establishment rappresentata dai partiti che contestano le regole.
Maria Elena Boschi, ministro per gli affari parlamentari, ha ammonito i dissidenti all’interno del Partito Democratico di Renzi che “coloro che lottano contro le riforme si assumono la responsabilità di consegnare il nostro Paese” ai movimenti populisti di destra.

12 segni che un imminente Global Financial Crash è diventato ancora più probabile. - Michael Snyder

 Time-Spinning


Hai visto cosa è successo? La svalutazione dello yuan da parte della Cina ha attivato il maggior calo di un giorno per quella valuta in epoca moderna. Ciò ha causato le altre valute mondiali a crash rispetto al dollaro statunitense, il prezzo del petrolio ha colpito un minimo sei anni, e le borse di tutto il mondo sono stati scosso. Il Dow è sceso 212 punti il Martedì, e azioni Apple sono crollati un altro 5 per cento . Mentre ci precipitiamo verso i mesi assolutamente critici di settembre e ottobre, il dipanarsi del sistema finanziario globale sta cominciando ad accelerare. A questo punto, non ci vorrà molto per spingerci in una crisi finanziaria mondiale in piena regola. I seguenti sono 12 segni che indicano che un crollo finanziario globale è diventata ancora più probabile dopo gli eventi degli ultimi giorni ...
# 1 La svalutazione dello yuan il Martedì ha preso praticamente l'intero pianeta di sorpresa (e non in senso buono). Di seguito viene da Reuters ...
Cina 2 per cento svalutazione dello yuan il Martedì ha spinto il dollaro statunitense più alto e ha colpito Wall Street e gli altri mercati azionari globali, come ha sollevato i timori di un nuovo ciclo di guerre valutarie e le preoccupazioni nutrite circa il rallentamento della crescita economica cinese.
# 2 Uno dei grandi motivi per cui la Cina svalutato lo yuan è stato quello di cercare di incrementare le esportazioni. Le esportazioni cinesi sono diminuite 8,3 per cento nel mese di luglio, e il commercio mondiale complessiva è in calo ad un ritmo che non abbiamo visto da quando l'ultima recessione.
# 3 Ora che i cinesi hanno svalutato la loro moneta, le altre nazioni che si basano sulle esportazioni stanno indicando che essi potrebbero fare la stessa cosa .Se si esegue la scansione dei grandi siti di notizie finanziarie, sembra che il termine "guerra delle valute" viene ora sbandierati un bel po '.
# 4 Questa è la prima volta che la media mobile a 50 giorni per il Dow si è spostato al di sotto della media mobile a 200 giorni negli ultimi quattro anni.Questo è noto come "croce di morte", ed è un segnale molto preoccupante. Siamo quasi nel punto in cui tutti i segnali tecnici più comuni che gli investitori utilizzano in genere per prendere decisioni di investimento saranno urlando "vendere".
# 5 Il prezzo del petrolio appena chiuso a un nuovo basso sei anni . Quando il prezzo del petrolio ha iniziato a diminuire verso la fine del 2014, un sacco di persone sono state proclamare che questa sarebbe una buona cosa per l'economia statunitense. Ora possiamo vedere quanto si sbagliavano.
A questo punto, il prezzo del petrolio è già scesa ad un livello che sta per essere assolutamente da incubo dell'economia globale se rimane qui. Basta prendere in considerazione quello che Jeff Gundlach aveva da dire su questo nel mese di dicembre ...
E nel dicembre 2014, "James Bond King" Jeff Gundlach ha avuto un serio avvertimento per il mondo, se i prezzi del petrolio hanno ottenuto a $ 40 al barile.
"Spero che non va a $ 40", Gundlach ha detto in una presentazione , "perché poi qualcosa è molto, molto sbagliato con il mondo , non solo l'economia. Le conseguenze geopolitiche potrebbero essere - per dirla senza mezzi termini -. terrificante "
# 6 Questa settimana abbiamo appreso che l'OPEC ha pompato più petrolio di quanto pensassimo, e si prevede che ciò potrebbe causare il prezzo del petrolio per immergersi nel '30 ...
Aumento di pompaggio dall'OPEC come domanda cinese sembra essere allentamento potrebbe guidare olio per i prezzi più bassi in quanto il picco della crisi finanziaria.
West Texas Intermediate i futures del greggio scivolarono attraverso minimi dell'anno e sembrava destinato a entrare nel campo di $ 30s al barile dopo che l'organizzazione dei paesi esportatori di petrolio ha ammesso a più di pompaggio e la Cina ha svalutato la sua moneta, l'invio di onde attraverso i mercati globali.
# 7 In un recente articolo , mi ha spiegato che il crollo dei prezzi delle materie prime che a cui stiamo assistendo in questo momento è stranamente simile a quello che abbiamo visto poco prima del crollo della borsa del 2008. Martedì scorso, le cose sono andate ancora peggio per le materie prime come il prezzo di rame ha chiuso a un nuovo basso sei anni .
# 8 Il Sud crisi del debito americano del 2015 continua ad intensificarsi. Titoli di stato del Brasile sono state declassate a solo un livello sopra junk , e la valutazione di approvazione del presidente del Brasile è caduto in una sola cifra.
# 9 Poco prima della crisi finanziaria del 2008, un dollaro in aumento messo una straordinaria quantità di stress sui mercati emergenti. Ora che sta accadendo di nuovo. Azioni dei mercati emergenti, appena colpito un nuovo basso quattro anni il martedì grazie alla bravata che la Cina appena tirato.
# 10 Le cose non sono così grandi negli Stati Uniti sia. Il rapporto tra inventari all'ingrosso per vendite negli Stati Uniti appena colpito il livello più alto da quando l'ultima recessione . Ciò significa che c'è un sacco di roba che si siede nei magazzini là fuori che è in attesa di essere venduti in una economia che sta rapidamente rallentando.
# 11 Parlando di rallentamento, la crescita della spesa dei consumatori negli Stati Uniti è appena precipitata a minimi pluriennali .
# 12 Nel profondo, la maggior parte di noi può sentire ciò che sta arrivando.Secondo Gallup, il numero di americani che credono che l'economia sta peggiorando è quasi il 50 per cento superiore rispetto al numero di americani che credono che l'economia sta migliorando.
Le cose stanno allineando perfettamente per una crisi finanziaria globale e una grave recessione che potrebbe iniziare in autunno o inverno del 2015.
Ma proprio perché le cose sembrano avverranno in un certo modo non significa necessariamente che lo faranno. 
Tutto quello che serve è un unico "evento" di qualche tipo per cambiare tutto.
Allora, cosa credi che succederà nei prossimi mesi?
(tradotto da google)

giovedì 13 agosto 2015

ECCO IL PERCHE’ DELL’ULTIMA “GUERRA” VALUTARIA USA-CINA. - Pepe Escobar

cina

Se gli USA sono in una situazione di quantitative easing perenne, va bene. Quando l’UE fa anch’essa QE, va bene. Ma se la Bank of China decide che è nei migliori interessi della nazione far scendere un po’ lo yuan invece di continuare ad aumentarne il valore, allora è l’Apocalisse.

Ci sono voluti due giorni consecutivi di svalutazione dello yuan da parte della Bank of China – muovendosi all’interno della fascia del 2% che le è consentito – per far perdere il senno a tutte le scimmie urlatrici della finanza mondiale.

Dimentichiamoci l’isteria. Il cuore della situazione è che Pechino ha deciso di premere sull’acceleratore in un gioco piuttosto complesso ed a lungo termine: per liberalizzare il tasso di scambio dello yuan, renderlo libero di fluttuare contro il dollaro USA e portarlo a far parte delle riserve di valuta internazionale.
Per cui questa è essenzialmente una strategia di liberalizzazione del tasso di cambio – non una “guerra” di valuta, come i frenetici esperti sostengono da Washington/Wall Street a Tokio, passando per Londra e Bruxelles.

Guardiamo alcune reazioni degli esperti
L’ex non-executive chairman di Morgan Stanley in Asia, Stepen Roach, diffonde la prevedibile ortodossia della Dea del Mercato, mettendo in guardia circa la “concreta possibilità di una nuova e sempre più destabilizzante schermaglia nella sempre in espansione guerra mondiale delle valute. La corsa al ribasso è appena diventata un buon affare molto infido”.
Una nota rilasciata da un gruppo di analisti di HSBC è più realistica “La pressione da deprezzamento contro le valute asiatiche, causata dalle azioni della Cina dovrebbe sfumare, dato che la nazione non sta puntando ad arrivare ad uno yuan ancora più debole. Fare ciò contravverrebbe all’obiettivo di diffondere l’uso dello yuan a livello mondiale”.
Ma è Chantavarn Sucharitakul, assistente governatore della Banca di Thailandia, che centra il bersaglio a livello pan-asiatico “L’impatto a lungo termine dipenderà dal fatto che una maggiore flessibilità dello yuan possa beneficiare alle riforme economiche cinesi, mentre il deprezzamento potrebbe essere positivo per la crescita economica della Cina, con un conseguente beneficio anche nei commerci regionali”.
La Bank of China stessa, in un comunicato, sostiene che permetterà ai mercati di avere più influenza sul tasso di cambio dello yuan.
E ancor più fondamentale, afferma che non c’è una strategia economica dietro la svalutazione, facendo notare l’enorme surplus della Cina e le pazzesche riserve di valuta straniera.
Per come la interpreta Pechino, mantenere un legame forte con il dollaro USA ha interferito con la competitività della Cina nei confronti dei suoi maggiori partner – Giappone e Europa.
Per cui è il momento di scuotere la (barcollante) zattera. Dunque l’isteria da “guerra della valuta” – dato che il risultato pratico, a medio termine, sarà un ulteriore spinta alle esportazioni cinesi.
Se gli USA sono in una situazione di quantitative easing perenne, va bene. Quando l’UE fa anch’essa QE, va bene. Ma se la Bank of China decide che è nei migliori interessi della nazione far scendere un po’ lo yuan invece di continuare ad aumentarne il valore, allora è l’Apocalisse.

Basta fare i conti
Lo yuan strettamente legato al dollaro ha fatto molto comodo alla Cina - fino ad ora. I QE in Europa e Giappone hanno indebolito Euro e yen – mentre lo yuan è rimasto stabilmente legato al dollaro.
Traduzione: da un anno fa, nel giugno 2014, il vero cambio dello yuan è stato il più forte al mondo, guadagnando il 13.5%. più che il dollaro USA (12.8%).
Non è stato difficile per Pechino fare due conti, il forte legame con il dollaro stava erodendo la competitività cinese con i propri migliori partner commerciali.
Una semplice svalutazione del 2%potrebbe non bastare a spingere le esportazioni. Dopotutto lo yuan si è apprezzato di più del 10% nell’ultimo anno, nei confronti dei migliori partner commerciali cinesi.
Quindi il mantra a Pechino è circa “voci di rilievo all’interno del governo” che spingono affinchè la Bank of China faccia una svalutazione complessiva dello yuan del 10%. Ecco … quella spingerebbe di sicuro le esportazioni.
Per cui la svalutazione di questa settimana – che ha generato molta isteria – sembra puntare ad altre già pronte nella tabella di marcia.
Questa è la Cina, dove la pianificazione è questione di anni, non una follia che si trascina giorno dopo giorno di fronte alla Dea del Mercato, l’obiettivo del gioco è rendere lo yuan una valuta di riserva internazionale.
Un team di esperti del FMI è stato di recente a Shanghai, per parlare con ufficiali della Banca Centrale Cinese e del China Foreign Exchange Trading System, che supervisione il movimento di valuta estera in Cina, per stabilire se lo yuan possa far parte del paniere dei Diritti Speciali di Prelievo (SDR).
Non c’è da stupirsi che il FMI stesso ha apprezzato la recente svalutazione: “La Cina può, e deve, puntare a raggiungere un sistema di cambio fluttuante entro due o tre anni”.
Il FMI ammette inoltre che “Un cambio maggiormente influenzato dal mercato faciliterebbe le operazioni SDR in caso il Renmimbi [altro modo per definire lo yuan, NdT] fosse incluso nel paniere di valute in futuro”.
Per cui è tutto qui: aggiustamenti cinesi con un occhio vigile su uno yuan che si possa candidare allo status di valuta di riserva. La decisione finale del FMI dovrebbe essere tra la fine del 2015 o in autunno 2016.
Uno yuan internazionalizzato, reso valuta di riserva, implica una politica di scambio “determinata dal mercato”. Ecco a cosa punta in ultima istanza la Bank of China. Il resto è una tempesta in una tazzina da the (fatta di dollari).

Pepe Escobar è autore di Globalistan: How the Globalized World is Dissolving into Liquid War (Nimble Books, 2007), Red Zone Blues: a snapshot of Baghdad during the surge (Nimble Books, 2007), e Obama does Globalistan (Nimble Books, 2009). Può essere contattato a pepeasia@yahoo.com.
Fonte: http://sputniknews.com/
Link: http://sputniknews.com/columnists/20150812/1025667927/yuan-devaluation-reserve-currency.html
12.08.2015
Il testo di questo articolo è liberamente utilizzabile a scopi non commerciali, citando la fonte comedonchisciotte.org e l'autore della traduzione FA RANCO

http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=15433

Magna Grecia front



LA PRIMA ITALIA ERA LA CALABRIA, IL NOME ITALIA DERIVA DA RE ITALO RE DEGLI ENOTRI DI CALABRIA, GIA' PRIMA DELLA COLONIZZAZIONE GRECA DEL SUD!

« quella regione fu chiamata Italia da Italo, re arcade, [10] »
Narra Aristotele:

« Divenne Re dell'Enotria un certo Italo, dal quale si sarebbero chiamati, cambiando nome, Itali invece che Enotri. Dicono anche che questo Italo abbia trasformato gli Enotri, da nomadi che erano, in agricoltori e che abbia anche dato ad essi altre leggi, e per primo istituito i sissizi. Per questa ragione ancora oggi alcune delle popolazioni che discendono da lui praticano i sissizi e osservano alcune sue leggi »
(Aristotele, Politica, VII, 9, 2 [11])
e ancora:

« Italo, Re degli Enotri, da lui in seguito presero il nome di Itali e Italìa l'estrema propaggine delle coste europee delimitata a Nord dai golfi [di Squillace e di S.Eufemia], di lui dicono che abbia fatto degli Enotri, da nomadi che erano degli agricoltori stabili, e che abbia imposto loro nuove leggi, istituendo tra l'altro per primo le sissizie »
(Aristotele, Politica, VII, 10, 2-3 [12])

mercoledì 12 agosto 2015

IL COLLASSO DELLA BIOSFERA: LA PIU' GRANDE BOLLA ECONOMICA DI SEMPRE. - GLEN BERRY

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EcoInternet

La terribile diseguaglianza per cui 200 persone possiedono metà delle ricchezze della terra mentre più di un miliardo vive con meno di 1,50$ al giorno è il diavolo incarnato e ci ucciderà” - Dr. Glen Barry

I giornali sono pieni di avvertimenti disastrosi che potrebbero verificarsi nel caso in cui l’economia della Grecia non dovesse tornare a crescere, o qualora quella cinese perdesse un paio di punti in termini di crescita. Raramente, nella storia dell’essere umano, così tanti si sono sbagliati in modo così lampante sull’importanza e l’opportunità, o anche solo la possibilità, di una crescita economica perpetua.

La vera minaccia al benessere dell’essere umano non è la scarsa crescita economica, ma il fatto che c’è troppo e che abbiamo oltrepassato il limite oltre il quale la crescita va verso la distruzione del nostro ambiente condiviso.
La crescita industriale economica sta saccheggiando gli ecosistemi naturali. Grandi quantità di capitale naturale -inclusa l’acqua, la soia, le foreste antiche, il pesce selvatico, ecc- sono state saccheggiate per gonfiare artificialmente i numeri della crescita economica di breve periodo.
La miope lente del capitalismo moderno industriale che usa la crescita del PIL come parametro di una società in stato di benessere ha completamente fallito nel tener conto dei reali e rovinosi costi di liquidazione dei sistemi naturali terrestri.
Una crescita infinita in un pianeta finito è la ricetta del disastro. Niente cresce per sempre. Niente cresce per sempre e il tentarlo squarcia inevitabilmente il sistema che tenta di farlo.
Continuare a devastare gli ecosistemi naturali della terra per una crescita sul breve periodo è la più grande bolla economica mai vista. Un tale breve periodo, uno sguardo miope sulla crescita economica può solo finire in un collasso sociale ed ecologico.

Il problema
Il sistema ecologico globale sta collassando, sta morendo. La biosfera- il nostro ambiente condiviso che rende la terra abitabile- vede i suoi ecosistemi costitutivi liquidati per lo sfruttamento delle sue risorse. L’eccessivo e ineguale consumo ha raggiunto un punto in cui i confini ecologici del pianeta sono stati sorpassati, arrivando alla reale possibilità di tirar giù la biosfera quando noi collasseremo.
Ci siamo spinti oltre, al punto in cui il brusco cambiamento climatico nelle sue varie forme di perdita dell’ecosistema naturale quali zone oceaniche morte, erosione terrestre, deposito di nitrogeno e molti altri aspetti del declino ecologico si incorporano e si danneggiano gli uni con gli altri.
Questa improvvisa crescita dell’impatto umano sull’evoluzione naturale della biosfera –gli esseri umani sono passati da uno a sette miliardi in un secolo- può onestamente essere definito come un ecocidio intenzionale.
Questa implacabile crescita industriale continua ancora ad essere, in modo del tutto erroneo, accostata al progresso. Molti non saranno disposti a cogliere le avvisaglie di un tragico epilogo da parte degli scienziati fino a che questi non saranno notevolmente più a disagio e preoccupati di quanto siano ora. Sarà comunque troppo tardi.
Il processo intrapreso per evitare il collasso della biosfera globale è stato bloccato da molti altri mali che affliggono la condizione umana incluse le condizioni di disuguaglianza, le guerre permanenti, le malattie, la miserabile povertà e l’autoritarismo. Un’orrenda iniquità, dove 200 persone possiedono metà dei beni presenti sulla Terra mentre più di un miliardo vive con meno di 1,50$ al giorno, è l’incarnazione del diavolo e ci ucciderà tutti.

La visione
Una crescita economica esponenziale in una Terra finita può portare solo a un collasso. L’umanità deve accettare una situazione economica stabile –in cui l’incremento del capitale naturale raccolto viene rigenerato annualmente- o la sua stessa fine. Ampi e connessi ecosistemi naturali devono rimanere il teatro della società umana.
L’umanità eviterà il collasso della biosfera se sceglieremo di vivere in modo più semplice, condividendo di più con gli altri, tornando al valore della terra, avendo meno figli, proteggendo e ricostituendo gli ecosistemi, nutrendoci di più del nostro cibo, smettendo di usare i combustibili fossili e accogliendo la giustizia sociale e l’amore.
Coloro che sono intelligenti e che lavorano più duramente continueranno ad avere di più ma non in maniera così grottesca. I bisogni primari di tutta l’umanità, degli ecosistemi naturali e delle specie simili verranno così soddisfatti.
La sfida del nostro tempo è di abbracciare rapidamente questi bisogni cercando di rimanere liberi ed estendere i benefici di un’esistenza libera ed economicamente sicura a tutti gli abitanti della Terra. Gli insediamenti umani devono essere costretti a vivere sottostando ai limiti delle loro bioregioni, agganciando l’essere umano ai limiti ecologici locali.
Il fallimento nel tentativo di generare un minor numero di figli, di terminare l’uso dei combustibili fossili, di restaurare gli ecosistemi naturali, comporterà la diffusione e il peggioramento del caos ecologico, morti in massa e una sorta di anarchia, prima che l’umanità ricada nel nulla più completo.

La transizione
Una vita migliore delle tossiche cazzate che uccidono noi e gli altri, è possibile. Richiede un ritorno a un involucro primordiale di sistemi naturali che rivalutino l’esperienza del troppo. Si conosce già molto in termini di tecniche per vivere e lavorare in modo più sostenibile, per educare se stessi e iniziare la transizione della propria famiglia verso una vita più leggera sulla Terra.
Dobbiamo cercare di tornare alla terra. Il più della nostra sussistenza dovrà venire da quello che produciamo dalla terra, dalla soia, dal sole e dal duro lavoro. Il futuro del lavoro risiede nella permacultura, imprese rivitalizzate, e una propria espressione creativa che alimenti la conoscenza e l’evoluzione umana.
La visione Jeffersoniana di una democrazia agraria richiede uno stile di vita totalmente sano sulla terra, frutto delle nostre mani e menti, con la volontà di respingere l’autoritarismo e il suo odio deleterio, il bigottismo e i capri espiatori. Dobbiamo partecipare assieme agli altri alla nostra comunità per rilocalizzare le nostre esistenze, e abbracciare la famiglia globale.
Il capitalismo potrà avere un qualche futuro nel momento in cui ci mobilitiamo per evitare il collasso della biosfera, introduciamo una tassa sul carbone che cerchi di abolire gradualmente l’emissione di combustibili fossili e una deindustrializzazione di tutte le attività che hanno un impatto negativo sulla biosfera; tutto ciò sarà essenziale. Altrimenti il capitalismo industriale dovrà essere sostituito a tutti i costi.
Negli Stati Uniti e nel mondo stiamo già assistendo alla crescita della demagogia autoritaria. La natura ciarlatana di tale pensiero politico dev’essere espulso come segno del nostro impegno verso una libertà verde. Assieme possiamo farcela.

http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=15422

VIVA IL MODELLO AMERICANO ! O FORSE NO, QUESTI DIMOSTRANO UN'ALTRA VERITA'. - Marcello Foa

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Il Cuore Del Mondo

Confesso : sono stato, in gioventù, un grande ammiratore degli Stati Uniti. Poi, da inviato speciale, ho iniziato a girare questo grande Paese in lungo e in largo ma non nelle solite, note grandi città – New York, San Francisco, Boston, Washington – bensì nell’America profonda, quella, noiosissima, mai battuta dai turisti e dove i giornalisti si recano solo se costretti dai loro direttori. Un paio di anni fa con la mia famiglia abbiamo trascorso le vacanze negli Usa ; lasciammo la Grande Mela per addentrarci nello Stato di New York, su verso Albany e Catskills Mountains, sedotti dalla descrizione, letta sulle guide turistiche, dei tipici, deliziosi villaggi, simbolo di una vecchia America.

Bastarono poche decine di chilometri per restare sconcertati: i villaggi erano davvero vecchi ma tutt’altro che deliziosi. Erano angoscianti, costellati di case derelitte e talvolta piegate su ste stesse ; viaggiavamo su strade piene di buche da cui spuntavano erbacce che nessuno strappava più da tempo e intorno a noi vedvamo solo povera gente. I più fortunati vivevano in baracche di legno, gli altri vagavano trascinando i propri cenci nei carrelli della spesa.
Scoprimmo, allora, l’altro volto dell’America, quello che i turisti non vedono mai sulla Fifth Avenue o nel centro di San Francisco ed è un’America molto più numerosa di quanto si immagini, isolata, ignorata da tutti, abbandonata a se stessa.

Capii allora che erano veritiere le denunce di un commentatore molto coraggioso l’economista Paul Craig Roberts; non uno qualunque, ma uno dei principali collaboratori del presidente Reagan, docente universitario, pluripremiato. Craig Roberts sostiene che parte dei dati concernenti gli Usa, a cominciare da quelli sulla disoccupazione, non sono attendibili, in quanto manipolati alla fonte. Per intenderci : è uno di destra, un liberale. Ma con gli occhi aperti e un’autentica passione civica al servizio del proprio Paese.

Ora, grazie alla segnalazione di un amico, scopro uno studio di due docenti americani, Hershey H. Friedman e Sarah Hertz, intitolato: “Gli Stati Uniti sono il miglior Paese al mondo? Ripensateci”, basato su una serie di statistiche internazionali, da cui trova conferma il ritratto di un Paese in fase di evidente involuzione sociale, politica ed economica. Qualche dato: nella classifica sulla percentuale della popolazione che vive in povertà, gli Usa sono al 35 esimo posto su 153. Quella riguardante i bambini in povertà nei Paesi occidentali è ancora più disastrosa: gli Usa sono 34esimi su 35, solo la Romania fa peggio. Sono il quarto Paese al mondo con la maggior disuguaglianza reddituale, dietro a Cile, Messico e Turchia. E gli stessi americani non si sentono molto felici: sono appena al diciassettesimo posto della classifica mondiale. L’aspettativa di vita è bassa: gli Usa sono appena 42esimi, mentre battono tutti riguardo la popolazione carceraria: hanno 2,2 milioni di detenuti, molto più della Cina (1,6 milioni) che però ha una popolazione oltre 3 volte maggiore e della Russia dell’orribile Putin (600 mila). Secondo una fonte insospettabile, l’Economist, nemmeno Stalin raggiungeva queste cifre.
Potrei continuare ma mi fermo qui. Intuisco lo sconcerto del lettore, che si chiede: ma come? Io pensavo che l’America… Già, lo pensavamo tutti, ma per valutare davvero questo Paese non ci si può limitare agli annunci ufficiali, che descrivono solo una parte della realtà, ignorando tutto quello che non collima con la verità ufficiale, con il mito che Hollywood e le tv continuano ad alimentare.
Quanti film avete visto sui 45 milioni di americani in povertà?
Quante denunce giornalistiche?
Chi solleva questo tema nei dibattiti televisivi?
La risposta è sempre la stessa: nessuno.

Tutti pavidi e conformisti, tranne pochi commentatori coraggiosi come Paul Craig Roberts.
That’s America. Purtroppo.

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