Un diario, dove annoto tutto ciò che più mi colpisce. Il mio blocco per gli appunti, il mio mondo.
sabato 5 dicembre 2015
CIVITA DI BAGNOREGIO, IL MERAVIGLIOSO BORGO DI TUFO CHE RISCHIA DI SCOMPARIRE PER SEMPRE. - Dominella Trunfio
Il suo destino era forse già stato scritto da Bonaventura Tecchi che l'aveva denominata la "Città che muore", una sorte che oggi sembra più realistica che mai, perché Civita di Bagnoregio, un bellissimo e suggestivo borgo della provincia viterbese, rischia davvero di scomparire.
Questo piccolo gioiellino raggiungibile solo a piedi è, infatti, incastonato in un colle tufaceo minato alla base sia dalla continua erosione di due torrentelli che scorrono nelle valli sottostanti che, dalle piogge e dal vento.
Un territorio, insomma, che non può farcela da solo, che ha bisogno di manutenzione per difendersi dalle calamità naturali. Le continue frane rischiano,infatti, di cancellare in un attimo storia, arte, cultura e tradizioni. Scenari fatti da case medievali abitate dalle poche famiglie rimaste e dal paesaggio quasi surreale dei calanchi argillosi, formatisi spontaneamente.
La sua sopravvivenza è oggi in mano a un appello rivolto all’Unesco e fatto dal Presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti affinché, Civita e la Valle dei calanchi diventino Patrimonio dell’umanità.
Considerato uno dei borghi più belli d’Italia, il piccolo centro raggiungibile solo a piedi attraverso un ponte, è stato fondato 2500 anni fa dagli Etruschi e sorge su una delle più antiche vie, quella che inizia dal Tevere e finisce nel lago di Bolsena.
Tutto il borgo ha, quindi, un’impronta medievale e un’atmosfera familiare ferma nel passato: fiori alle finestre, frantoi rinascimentali, strette viuzze. Lo scenario è arricchito dalla Chiesa di San Donato, che si affaccia sulla piazza principale e custodisce al suo interno il Crocifisso ligneo quattrocentesco, ritenuto miracoloso, cui è legata la processione del Cristo morto.
La sera del venerdì santo la scultura viene portata in processione a Bagnoregio ma la tradizione vuole che essa ritorni assolutamente entro mezzanotte a Civita, pena la sua acquisizione della stessa dai bagnoresi.
Vi è poi la Porta di Santa Maria attribuita al Vignola composta da due bassorilievi che raffigurano un leone che tiene un uomo con gli artigli, metafora della cacciata dei Monaldeschi. E ancora, il Palazzo vescovile, un antico mulino del XVI secolo e la casa natale di San Bonaventura. Insomma un territorio che non può e non deve scomparire.
LA SUGGESTIVA CATTEDRALE DI REALMONTE SCOLPITA ALL'INTERNO DELLA MINIERA DI SALE. - Dominella Trunfio
Da dove proviene il sale da cucina che ogni giorno mettiamo nelle nostre tavole? La risposta non può che essere da una delle tante miniere di sale presenti in Italia, ma in contrada Scavuzzo a circa tre chilometri da Realmonte,in provincia di Agrigento in Sicilia, ne esiste una diventata addirittura un’attrazione turistica.
Scavata a 150 metri sotto la superficie e a 30 dal livello del mare, la miniera agrigentina gestita da Italkali è una tra le più importanti fonti d’estrazione di sale presenti nell’isola (assieme a quelle di Pasquasìa e Racalmuto) ed è in grado di produrre circa 500 mila tonnellate di sale ogni anno, giocando un ruolo importante per l'economia locale.
A 75 metri dalla superficie, nelle pareti della miniera vi è il cosiddetto rosone formatosi dall’incrocio del salgemma con altri sali. Il risultato è una serie di cerchi concentrici di colori diversi, una vera e propria spirale naturale che lascia con il fiato sospeso. Si alternano qui, chiazze chiare e scure che risalgono addirittura a 5 milioni di anni fa.
Ma oltre che per la produzione di salgemma e kainite, la miniera è soprattutto conosciuta per il suo tesoro interno, ovvero la presenza della Cattedrale di sale, una chiesa scolpita dai minatori dove ogni anno il 4 dicembre, si festeggia la festa di Santa Barbara, loro protettrice.
Larga 20 metri, alta 8 e con una lunghezza di circa, la Cattedrale di Sale potrebbe contenere 800 posti a sedere. Vi sono sculture sacre, statue e suppellettili tutti scavati nella roccia, vi è la mensa ricavata da un grosso blocco di sale, vi sono poi gli affreschi tra cui la Sacra Famiglia e Santa Barbara. Di contorno l’ambone ospita la croce e il cero pasquale, all’ingresso invece due acquasantiere scolpite su blocchi unici.
La miniera di sale è visitabile su prenotazione ogni ultimo mercoledì del mese, a numero chiuso e in accordo con l’ Italkali.
#SAVESAMMEZZANO, SALVIAMO L'AFFASCINANTE E MISTERIOSO CASTELLO ABBANDONATO (PETIZIONE). - Germana Carillo
#SaveSammezzano, ovvero facciamo in modo che, in Italia, il bello possa essere fruito da tutti. Questa è la storia di un castello e delle sue stanze, delle sue decorazioni dai forti colori, dei portali ad arco e dei bassorilievi e di colonne corinzie che raccontano un percorso.
Siamo a Reggello, in provincia di Firenze, e qui, nella frazione di Leccio, sorge uno dei più prestigiosi edifici d’Europa realizzati in stile moresco, “un meraviglioso scrigno composto da decine di stanze ricche di misteri e simboli esoterici di estrema bellezza che lo rendono unico nel suo genere”, circondato, tra l’altro da uno dei più importanti parchi privati d'Italia (caratterizzato da piante che non sono di origine Europea come Sequoie Americane e Palme africane). E che nessuno conosce.
E forse proprio per questo, perché è lontano dai classici circuiti turistici, che nel corso dei decenni se ne è perso il vero valore, se ne è persa la forma e la vera missione: essere accessibile a tutti.
Dopo la morte a fine ‘800 del suo costruttore e proprietario, il marchese Ferdinando Panciatichi Ximenes d’Aragona, il castello fu infatti saccheggiato durante la Seconda Guerra Mondiale e poi trasformato in un hotel di lusso. Fallito l’albergo negli anni ’90, l’edificio fu abbandonato, con sporadiche aperture al pubblico grazie ad alcuni volontari.
Nel mese di ottobre la struttura è stata messa all’asta (con una base di 20 milioni di euro) e da qui è nata l’iniziativa Save Sammezzano. L’obiettivo è quello di raccogliere attraverso il crowdfunding un totale di 40 milioni di euro, con i quali sia possibile acquistare il castello e trasformarlo in un museo.
MARTE, GIOVE E LA LUNA DANNO SPETTACOLO NEL WEEK END. E DOMENICA LE STELLE CADENTI. - Francesca Mancuso
Incrociamo le dita e speriamo che le nuvole di questi giorni concedano qualche tregua. Durante il week end tanti sono gli spettacoli che il cielo ci offre, dalle congiunzioni alle stelle cadenti.
Quello che ci attende sarà un mese ricco di appuntamenti. Si comincia già da questi primi giorni. Sarà la luna la vera protagonista. Il nostro satellite naturale la notte tra iul 4 e il 5 sarà in congiunzione con Giove e Marte. I tre corpi saranno idealmente vicini.
Per ammirarli al meglio però sarà necessario svegliarsi presto o andare a letto molto tardi. La mappa che segue mostra il satellite e i due pianeti attorno alle 3 del mattino, durante la loro risalita al di sopra dell'orizzonte orientale.
Il 6 dicembre toccherà poi alla Luna e Marte che si ritroveranno vicini e questa volta da soli. Un romantico appuntamento di fine autunno.
I due corpi sorgeranno poco dopo le 2 del mattino a est e saranno via via sempre più alti sull'orizzonte. Un aiuto per individuarli potrebbe essere la costellazione della Vergine, come mostra la mappa che segue:
Spazio anche al primo sciame di meteore del mese, in attesa del più importante, quello delle Geminidi atteso per la metà di dicembre. Per il momento dobbiamo accontentarci della sigma Hydridi che raggiungeranno il loro picco il 6 dicembre.
Come spiega l'Uai, queste meteore saranno visibili a partire dalle 23 circa e fino alle e 3.30. Le notti del 5 e del 6 dicembre saranno le più fortunate, anche per via dell'assenza della luna.
Le mini-pale eoliche di Gianluigi, 20 anni, comprate per 5,5 milioni. - Nicola Di Turi
Gp Renewable inglobata in Air Group Italy grazie all'investimento di una cordata americana: i dispositivi prodotti nella sede di Casarano arriveranno negli Stati Uniti.
Le turbine salentine spiccano il volo. Comincia col vento in poppa, il 2015 di Gp Renewable. La startup del 20enne Gianluigi Parrotto, di cui ci eravamo già occupati, è stata rilevata per 5,5 milioni di euro da quattro investitori americani riuniti sotto le insegne della società Air Group.
I mini impianti eolici prodotti a Casarano, così, sbarcheranno presto anche negli Stati Uniti. E la startup fondata un anno fa dal 20enne salentino, presto cederà il passo alla nuova Air Group Italy S.p.a., che ingloberà la vecchia società, che aveva chiuso il suo primo anno d’attività in linea con le previsioni e forte di un fatturato da 1,3 milioni di euro. «Per noi era un’occasione importante. Avremo queste persone al nostro fianco per molto tempo. A 20 anni sentivo di avere bisogno di una spalla forte su cui poggiare, soprattutto essendo partito senza un euro», spiega al Gianluigi Parrotto. Il fondatore di Gp Renewable rivestirà il ruolo di presidente del cda della nuova società, che avrà sede proprio a Casarano, mentre la holding principale del gruppo Air resterà in Svizzera, a Lugano. Sabato scorso a Casarano si è tenuta la cerimonia di presentazione della nuova società, con il passaggio di consegne celebrato anche dall’assessore allo Sviluppo Economico della Regione Puglia Loredana Capone.
La holding Air Group, così, garantirà lo sbarco sul mercato americano e arabo, dopo aver versato una quota d’ingresso nel capitale di GpRenewable di 5.5 milioni di euro, rilevando la startup del 20enne Parrotto al primo anno di attività. Ma l’iniezione di liquidità del fondo americano non servirà solo a sviluppare il business delle mini turbine eoliche per uso domestico. «Il fondo Air ci aiuterà a esportare le turbine negli Stati Uniti, e la produzione resterà totalmente made in Salento, dal momento che abbiamo interrotto anche i nostri rapporti con gli impianti di Brescia. Ma nascerà anche un incubatore d’impresa, che sarà ospitato in un complesso di capannoni da 700 mq a Casarano. Abbiamo deciso di rilevarlo e concedere i capannoni in comodato d’uso gratuito ad aziende innovative del territorio», racconta l’imprenditore pugliese. L’idea, insomma, è quella di impiegare parte dei fondi - circa 1,5 milioni di euro - per rilevare le strutture e costituire un polo dell’innovazione nel Salento, con la costituenda società nel ruolo di finanziatore dei progetti più innovativi. E con una quota d’ingresso da 10 mila euro, sarà possibile anche partecipare al capitale della nuova società. «Inizialmente cercavamo solo una soluzione per esportare all’estero. Poi a dicembre il fondo ci ha proposto di rilevare la società e abbiamo ceduto il controllo di Gp Renewable. Tra dipendenti e collaboratori la nuova società assorbirà tutte e 37 le figure professionali che hanno collaborato finora con noi, mentre puntiamo sul nuovo polo dell’innovazione per attrarre aziende che avevano delocalizzato all’estero lasciando la Puglia», ragiona il 20enne Parrotto.
L’area che verrà concessa in comodato d’uso gratuito alle aziende sarà inaugurata a fine gennaio, mentre il fondo d’investimenti americano è attivo nel settore energetico ad ampio raggio, anche sui combustibili fossili. Gp Renewable lo scorso anno aveva commercializzato circa 100 mini turbine in tutta Italia (5 kw ciascuna, 2,5 metri di altezza, 1,5 di diametro, 100 kg di peso), suscitando anche qualche polemica sulle prestazioni promesse (11 mila kwh prodotti all’anno in condizioni ottimali, dati in linea però con turbine inglesi paragonabili per prestazioni e dimensioni del prodotto, che produrrebbero da 9 mila a 18 mila kwh/anno). «Il sistema mini-eolico Savonius è vecchio di 90 anni, non ho inventato nulla di nuovo. Ma prima esistevano generatori che raggiungevano la potenza di picco a oltre 4 mila rotazioni per minuto, mentre i nostri dispositivi oggi lo fanno già a 135 rpm. Anche le auto sono vecchie, ciononostante si producono modelli più veloci in tutto il mondo», conclude Parrotto. Le mini turbine salentine, invece, spiccano il volo verso gli Stati Uniti. Col vento in poppa.
Isis, Usa e Russia negoziano risoluzione Onu congiunta: “Giro di vite contro chi fa affari con il Califfato”.
La bozza sarà discussa il 17 dicembre. Intanto l'Iran corrobora le affermazioni di Putin sul coinvolgimento della Turchia nel commercio di petrolio gestito da Isis: "Abbiamo le prove e siamo pronti a metterle a disposizione di Ankara", ha detto il segretario del Consiglio per il discernimento Mohsen Rezai.
Colpire l’Isis alla radice, tagliandogli l’accesso alle fonti di finanziamento. E’ quello che intendono fare gli Stati Uniti e la Russia, che stanno negoziando una nuova risoluzione ad hoc da presentare al Consiglio di sicurezza dell’Onu. La bozza congiunta, riferisce il New York Times, sarà discussa il 17 dicembre in una riunione con i ministri delle Finanze dei 15 membri del Consiglio. L’obiettivo è appunto un giro di vite contro chi commercia con lo Stato islamico e il provvedimento si ispira a quello approvato nel 1999 per colpire le finanze di al Qaida e di quello che all’epoca era il suo leader, Osama bin Laden. Una misura analoga per colpire le finanze del Califfato è stata approvata a febbraio, ma la Russia, che ha il potere di veto in quanto membro permanente del Consiglio di Sicurezza, ha lamentato che viene continuamente violata.
“Tagliare fuori l’Isis dal sistema finanziario internazionale e interrompere il suo finanziamento sono fondamentali per lottare efficacemente contro questo gruppo terroristico violento”, ha detto il segretario del Tesoro Usa, Jacob Lew. L’ambasciatore russo al Palazzo di vetro, Vitaly Churkin, ha spiegato che Mosca vuole che la nuova misura includa un provvedimento che richieda all’ufficio del segretario generale di denunciare chi viola i divieti. Ma non ha voluto fornire altri dettagli. “Abbiamo deciso di fare una bozza in comune per un giro di vite contro chi fa affari con l’Isis”, ha detto Churkin, scrive il Nyt. Secondo l’ambasciatore russo, tale misura “inasprirebbe la posizione della comunità internazionale sulla nostra lotta ai terroristi”. Le fonti di ricavi dello Stato islamico sono ampiamente note: per prima cosa il commercio di petrolio. Al centro peraltro di un continuo scambio di accuse tra Mosca e la Turchia: secondo Vladimir Putin Ankara è il principale consumatore di petrolio dello Stato Islamico e la famiglia del presidente Tayyip Recep Erdogan è coinvolta nel traffico di greggio proveniente dalla Siria.
Iran: “Pronti a mettere a disposizione prove del commercio di petrolio dell’Isis in Turchia” - Proprio sabato, a corroborare le affermazioni del governo russo sono arrivate le rivelazioni dell’Iran: “Se il governo turco non ha informazioni sul commercio di petrolio da parte dell’Isis nel suo Paese, siamo pronti a metterle a sua disposizione”, ha detto il segretario del Consiglio per il discernimento (organo deputato a risolvere le controversie tra Parlamento e Consiglio dei Gardiani) Mohsen Rezai, citato dall’Irna. I consiglieri militari iraniani in Siria, ha proseguito, “hanno fatto foto e filmato tutto il percorso dei camion che portano il petrolio dell’Isis in Turchia, prove che possono essere rese pubbliche”. “Importanti novità sulla cacciata dell’Isis e dei gruppi Takfiri saranno rese note subito”, ha detto ancora Rezai, politico conservatore già candidato alle presidenziali, di recente rientrato negli alti ranghi delle Guardie della rivoluzione. Rezai ha anche sottolineato che i Paesi impegnati nella lotta contro il terrorismo dovrebbero mantenere la calma e concentrare tutte le energie sulla guerra all’Isis: un implicito riferimento alle recenti tensioni tra Russia e Turchia, ma anche al ruolo di mediazione tra i due Paesi che l’Iran vorrebbe svolgere.
Iraq a Ankara: “Suoi soldati nel nostro territorio, violazione della sovranità” - Per il presidente turco Erdogan si è aperto intanto un altro fronte di tensione diplomatica: il premier dell’Iraq, Haidar al-Abadi, ha chiesto alla Turchia di ritirare i suoi soldati dal territorio iracheno, dopo che ieri un primo contingente di soldati turchi è arrivato vicino alla città di Mossul, nel nord del Paese. Al-Abadi ha definito l’ingresso delle forze turche nella provincia di Ninive, la cui capitale è appunto Mossul, una “violazione della sovranità irachena”. Per Ankara “150 soldati sono in missione di addestramento“, assieme a 25 carri armati, ma fonti Usa sostengono che i militari sono fino a 1.200. Mossul è stata conquistata dall’Isis nel giugno del 2014. La disfatta dell’esercito iracheno ha spinto Abadi a cambiare circa 300 comandanti. L’ex premier Nuri al-Maliki è stato incriminato da un’apposita commissione d’inchiesta del parlamento di Baghdad per la caduta della città.
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