sabato 6 agosto 2016

Nuovi guai per la Monterosso. Il Tar manda le carte in Procura. - Accursio Sabella

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Nonostante le diffide di un ente, l'ex dirigente generale diede il via libera a un finanziamento illegittimo. I giudici: “Evidenti omissioni”.

PALERMO - “L’assessorato pare non aver voluto intraprendere alcun controllo”. L’assessorato alla Formazione non ha voluto vedere, controllare, verificare. Non ha svolto, in pratica, il suo compito. A causa di queste “evidenti omissioni” il Tar, con una sentenza rara nella durezza e nelle decisioni, ha disposto che le carte del ricorso riguardante alcuni finanziamenti del Prof del 2010 vengano inviati alla Procura di Palermo.

Ecco quindi la nuova inchiesta e i nuovi guai all’orizzonte. Anche e soprattutto per l’attuale segretario generale di Palazzo d’Orleans Patrizia Monterosso, in quei giorni dirigente generale del dipartimento Formazione. È suo, infatti, il decreto col quale viene dato il via libera ai finanziamenti del Prof. Un somma complessiva di oltre 236 milioni di euro. L'atto firmato da Patrizia Monterosso segue il decreto assessoriale firmato dall'allora assessore Mario Centorrino. Entrambi i documenti sono finiti nella sentenza del Tar. Atti “bocciato” e annullati nella parte in cui veniva deciso il finanziamento per la cooperativa “Insieme per la Formazione”. Ente che – stando alla sentenza – non avrebbe avuto i requisiti per ottenere quei finanziamenti pubblici. Soldi che sono arrivati, invece, anche grazie a una vicenda in parte grottesca e in parte inquietante.

La storia ruota attorno a due enti e a una persona. Gli enti sono l’Ecoform e “Insieme per la Formazione”, la persona chiamata in causa dal ricorso risponde al nome di Vincenzo Garofalo. È lui, nel 2009, a comunicare all’assessorato alla Formazione che l’Ecoform, ente nazionale che partecipa ai vari bandi regionali, non aveva interesse a partecipare al Piano regionale per l’offerta formativa siciliano nel 2010. Una affermazione che si basava su una procura affidata dall’Ecoform a Garofalo nel 2006. Una procura che, però, emergerà nel corso del procedimento, aveva confini stretti e precisi. Garofalo, insomma, non avrebbe avuto il potere – fatto confermato dalla sentenza del Tar – di esprimersi sulla volontà di Ecoform di partecipare o meno. Ma c’è di più. Perché Garofalo in quei giorni aveva messo a disposizione dell’altro ente, “Insieme per la Formazione” le strutture e il personale di Ecoform. Un meccanismo che avrebbe consentito al nuovo ente di acquisire i requisiti necessari.

Peccato però che Ecoform non avesse avallato quella decisione. Anzi, l’ente nel suo ricorso sostiene che la cooperativa “Insieme per la Formazione” si sarebbe illegittimamente appropriata delle sue strutture presenti in Sicilia, “attraverso l’operato di un soggetto (il sig. Vincenzo Garofalo) che si sarebbe falsamente qualificato – si legge nella sentenza - come rappresentante legale dell’ente ricorrente; questi avrebbe posto in essere atti volti a pregiudicare l’interesse dell’ente ricorrente a partecipare all’avviso indetto dalla regione Sicilia per il finanziamento di progetti formativi, consentendo di contro alla cooperativa ‘Insieme per la Formazione’ di partecipare a tale avviso (ottenendo anche il finanziamento a taluni progetti), avvalendosi delle sedi, del personale e delle strutture di Ecoform”.

Non solo, quindi, Ecoform non aveva mai dato il via libera a quell’operazione, ma più volte, come è emerso dalla lunga vicenda processuale di fronte ai giudici amministrativi, ha anche diffidato l’assessorato alla Formazione affinché non agisse in seguito alle indicazioni fornite da Garofalo. Tra l’altro, l’ente “subentrato”, in quegli anni era persino sprovvisto di un altro requisito fondamentale: aver partecipato a progetti di formazione nei due anni precedenti.

Eppure, nonostante le ombre, i dubbi e soprattutto le diffide di Ecoform, l’assessorato prendeva tutto per buono, inserendo l’ente nell’elenco di quelli finanziati. Ma è proprio lì che i giudici del Tar hanno sentito puzza di bruciato. E anzi, nel corso della sentenza con la quale hanno accolto il ricorso di Ecoform annullando il finanziamento a Insieme per la formazione, hanno puntato il dito contro l’assessorato in quegli anni guidato dallo scomparso Mario Centorrino e “amministrato” dal dirigente generale Patrizia Monterosso a capo del dipartimento che ha dato il via libera al finanziamento.

All’assessorato, emerge dalla sentenza, “era stato fatto presente, attraverso appositi atti di diffida, che l’operato in questione era da attribuirsi a un falsus procurator e, conseguentemente, la cooperativa Insieme per la formazione era stata illegittimamente ammessa al finanziamento”. Ecoform aveva quindi avvisato l’assessorato. Che ha evidentemente ignorato quelle note. “Nonostante le numerose diffide presentate, - insiste il Tar - l’Assessorato pare non aver voluto intraprendere alcun controllo circa la legittimità dell’operato del procuratore rispetto agli atti statutari, di cui aveva la disponibilità, ed ha ammesso al finanziamento un soggetto, qualificato ‘Insieme per la formazione ex Ecoform Sicilia’, nonostante non vi fosse alcun valido atto che consentisse di prefigurare l’avvenuta trasformazione o incorporazione di Ecoform Sicilia”.

Ed è proprio quel passaggio ad allungare nuove ombre: l’assessorato pare non aver “voluto” controllare, così scrivono i giudici amministrativi. Ci sarebbe stata quindi una precisa intenzione dell’assessorato a non rispondere a quelle diffide. A non verificare. Proprio per questo il Tar parla di “evidenti omissioni” dell’assessorato, “aggravate – continuano - dal mancato riscontro alle diffide presentate dall’ente ricorrente”. Per questo, concludono i giudici del Tar “si ritiene di disporre la trasmissione degli atti di causa e della presente sentenza alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Palermo”. Nuova inchiesta all’orizzonte, quindi, per la Formazione siciliana. E nuovi guai in vista per la più potente burocrate di Sicilia.


http://livesicilia.it/2016/08/06/inchiesta-formazione-procura-monterosso-sicilia_774484/

Per saperne di più, leggi anche:
http://www.palermotoday.it/politica/mafia-massoneria-patrizia-monterosso-5-stelle.html

venerdì 5 agosto 2016

LIBIA, PREPARIAMOCI AI NOSTRI BATACLAN. - Massimo Fini

Bataclan, dal concerto al massacro. Un'italiana:


Ineffabili americani. 
Prima costituiscono in Libia un governo fantoccio, quello di Al-Sarraj, che fino a poco tempo fa era così ben visto dalla popolazione libica che era costretto a starsene, con i suoi ministri, su un barcone imboscato nel porto di Tripoli. Adesso che questo governo ha ottenuto l’appoggio della fazione di Misurata, ma non quello del governo antagonista di Tobruk e tantomeno delle altre mille milizie che agiscono in Libia, gli Stati Uniti gli han fatto chiedere il loro soccorso. Qualcosa che somiglia molto alla richiesta di ‘aiuto’ dei Paesi fratelli quando l’URSS invadeva l’Ungheria e la Cecoslovacchia che erano insorte contro i governi filosovietici.

Gli americani hanno tenuto a precisare che i loro raid su Sirte e altrove saranno “di precisione”. Speriamo che non abbiano gli stessi effetti dei ‘missili chirurgici’ e delle ‘bombe intelligenti’ usati nella prima guerra del Golfo del 1990. Sotto le luminarie dei traccianti e dei fuochi d’artificio che ci faceva vedere la Tv italiana con Fabrizio Del Noce piazzato sulla terrazza del più grande albergo di Bagdad, cioè un albergo del nemico che controllava ancora la sua capitale (altra stranezza delle guerre moderne) sono morti 167.000 civili, fra cui 48.000 donne e 32.195 bambini (dati al di sopra di ogni sospetto perché forniti, sia pur fortuitamente, da una funzionaria del Pentagono).

Al-Sarraj s’è affrettato ad assicurare che il suo governo “respinge qualsiasi intervento straniero senza la sua autorizzazione”. Il fantoccio di Tripoli sa benissimo che una guerra aperta e dichiarata alla Libia compatterebbe tutti i libici di qualsiasi fazione perché esiste pure là, anche se a noi può sembrar strano, un sentimento e un orgoglio nazionali. E questo andrebbe a tutto vantaggio dell’Isis che è il gruppo più forte, meglio armato, più determinato che in breve tempo ingloberebbe anche le altre milizie. Ma ciò che dice al-Sarraj è una barzelletta a cui è difficile credere sia perché ciò che nega è già avvenuto, sia perché è alle dirette dipendenze del governo americano a cui è legata la sua sopravvivenza, e gli USA faranno quello che vorranno, sia perché sul terreno sono già presenti truppe speciali americane, inglesi e francesi.

Ineffabili americani. Prima, nel 2011 attaccano, insieme ai francesi, la Libia, Stato sovrano rappresentato all’ONU, e contro la volontà dell’ONU, disarcionando il dittatore Gheddafi con cui avevano fornicato fino al giorno prima, provocando la disarticolazione di quel Paese dove mille milizie sono adesso in guerra fra loro. Poi, per cercare di rimediare al disastro che hanno causato, la ribombardano nel 2016. A quell’attacco partecipò anche l’Italia che era l’ultima ad avervi una qualche convenienza dato che aveva consistenti interessi economici in Libia e il presidente Berlusconi ottimi rapporti con il leader libico che solo pochi mesi prima aveva accolto anche troppo sontuosamente a Roma. E infatti Berlusconi era contrario a quella guerra e quindi è doppia la sua responsabilità nell’aver seguito francesi e americani in quell’avventura.

Non c’è niente da fare, passano gli anni passano i decenni ma noi non riusciamo a liberarci della pelosa tutela dell’ ‘amico amerikano’. 
Nel 1999 partecipammo all’aggressione alla Serbia (gli aerei americani partivano da Aviano), guerra anche questa a cui l’ONU s’era dichiarata contraria. E anche con la Serbia noi avevamo solidi rapporti di amicizia che risalivano addirittura ai primi del ‘900 quando a Belgrado si pubblicava un quotidiano intitolato Piemonte (i serbi infatti vedevano nell’Italia che si era da poco unita un esempio per conquistare la propria indipendenza sotto le forme di una monarchia costituzionale). Il nostro coinvolgimento nella guerra alla Serbia in quanto membri della Nato non era per nulla obbligato, tant’è che la piccola Grecia, che fa parte anch’essa della Nato, si rifiutò di parteciparvi.

Adesso saremo costretti a fornire la nostra base di Sigonella dove sono presenti una dozzina di droni e di caccia americani. 

Bel colpo. Finora il governo Renzi, seguendo la linea di Angela Merkel, si era tenuto prudentemente ai margini del casino mediorientale e per questo l’Isis non aveva colpito né noi né i tedeschi (gli attentati terroristici in Germania sono stati fatti da psicopatici sulle cui azioni poi l’Isis ha messo il cappello). Adesso dovremo attenderci anche in Italia attacchi dell’Isis che più viene colpita in Medio Oriente e più, logicamente, porta la guerra in Europa. 

Vedremo come reagiranno le mamme italiane quando avremo anche noi i nostri Bataclan.
 
Massimo Fini
 
 

ATTACCO IN LIBIA, PERCHE' FAVORIRE IL TERRORISMO APPOGGIANDO GLI USA? - DIEGO FUSARO

Attacco in Libia, perché favorire il terrorismo appoggiando gli Usa?


Occorre informarsi, per capire ciò che sta avvenendo. È bene sforzarsi di capire, per non essere manipolati dai sacerdoti del politicamente corretto e del pensiero unico legittimante il nuovo ordine mondiale classista monopolare. Bisogna, ancora, diffidare sempre della versione ufficiale, vuoi per corroborarla criticamente, vuoi per opporre ad essa un’altra versione, corrispondente al vero.

E, allora, proviamo a ragionare anche solo per cenni su quanto sta accadendo in questi primi giorni di agosto

L’Italia – è bene saperlo – sta mettendo al servizio della Nato e della monarchia del dollaro la base di Sigonella in Sicilia per bombardare imperialisticamente la Libia. 
Sigonella è un luogo significativo per la nostra storia. Non soltanto perché è una delle oltre cento basi militari americane che costellano ancora oggi il nostro territorio nazionale, a settant’anni dalla fine dei nazifascismi e a quasi trent’anni dalla caduta del muro di Berlino: chi è così ingenuo da pensare che possa esservi democrazia, id est libera e sovrana decisione popolare sulle sorti del Paese, ove il territorio nazionale sia occupato da basi militari di una potenza straniera?
Sigonella è, poi, degna di essere ricordata anche per un’altra ragione, non meno significativa della prima: per quella che è passata alla storia come “la crisi di Sigonella”, il caso diplomatico avvenuto in Italia nell’ottobre 1985, allorché, per la prima volta dopo il 1945, gli italiani e gli americani si videro contrapposti frontalmente.
Fu, probabilmente, l’ultimo momento di orgoglio nazionale, dovuto al governo di Craxi, certo corrottissimo, ma pur sempre meno indecoroso e osceno di quanto sarebbe venuto dopo (dal colpo di stato giudiziario di “mani pulite” del 1992 al colpo di stato finanziario del “governo tecnico” di Monti nel 2011): per l’ultima volta l’Italia ebbe il coraggio di dire di no, di non prestarsi servilmente ad appoggiare i crimini a stelle e strisce.

Dopo quella data, in pressoché tutti i crimini Usa v’è anche l’Italia, dalla Serbia del 1999 (D’Alema) alla Libia del 2011 (Berlusconi). Crimini ovviamente sempre legittimati come “esportazioni della democrazia”, “interventismi umanitari”, “missioni di pace”, e così via. 

Di menzogna in menzogna, di atrocità in atrocità.

Due considerazioni telegrafiche:
1) Dal terrorismo scaturiscono risposte terroristiche al terrorismo (ideologicamente fatte passare per legittime). L’imperialismo cessa di pensarsi come tale e viene santificato come “guerra preventiva”, come “bombardamento etico”, come “missione di pace”, e così via. Che poi a essere bombardati e massacrati siano donne, bambini e civili poco conta per la coscienza occidentale che ha scelto la via della “giustizia infinita” (Bush).

2) Finora l’Italia non ha subito attentati. Ma se si schiera con chi bombarda la Libia cosa ne seguirà? Siamo sicuri che con tale mossa non finisca anche l’Italia nel mirino? Dicono che vogliono combattere il terrorismo: la verità è che, così facendo, lo favoriscono.

Diego Fusaro
Fonte: www.ilfattoquotidiano.it/

http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=16744

mercoledì 3 agosto 2016

2 agosto, per la strage di Bologna si indaga sul conto di Licio Gelli. - Gilberto Dondi

La stazione devastata (Ansa)
La stazione devastata (Ansa)

La Procura passa al setaccio i movimenti in denaro su un conto corrente segreto scoperto anni fa.

Bologna, 2 agosto 2016 - Pur a distanza di tanti anni dalla strage del 2 agosto 1980 in cui persero la vita 85 persone, la Procura sta cercando faticosamente di far luce sui tanti misteri che ancora avvolgono il più grave attentato della storia italiana. Fino a poco tempo fa erano due i filoni d’indagine: quello sui mandanti (mai trovati) dei tre neofastisti condannati in via definitiva e quello sulla cosiddetta pista palestinese, cioè lo scenario alternativo che vedrebbe come autori dell’eccidio terroristi internazionali legati al mondo arabo. Qualche tempo fa, però, la Procura ha chiesto l’archiviazione della pista palestinese e il gip l’ha concessa, chiudendo di fatto quell’ambito investigativo, di recente rilanciato però dal giudice Rosario Priore in un libro.
Ora, dunque, gli sforzi del pm Enrico Cieri e della Digos si stanno concentrando sull’altro filone, quello dei mandanti che avrebbero ispirato gli esecutori materiali, ovvero gli ex Nar Giuseppe Valerio Fioravanti e Francesca Mambro (condannati all’ergastolo negli anni ’90 e di recente usciti dal carcere) e Luigi Ciavardini, condannato in separata sede a 30 anni perché all’epoca della strage era minorenne.
Nel corso degli ultimi anni, l’Associazione dei familiari delle vittime, assistita dall’avvocato Giuseppe Giampaolo, ha depositato in Procura un corposo esposto, incrementato via via con nuovi documenti relativi ai processi per altri attentati che insanguinarono l’Italia, fra cui la strage di piazza della Loggia Brescia, indicando come pista da seguire quella dell’eversione nera, dei servizi deviati e, soprattutto, quella della P2 e del suo capo Licio Gelli, nel frattempo deceduto. Il presidente dell’associazione Paolo Bolognesi dal palco della stazione l’anno scorso aveva annunciato la scoperta di un conto corrente segreto che potrebbe avere dei collegamenti con il 2 agosto. Il conto era emerso tanti anni fa nelle indagini della Procura di Milano sul crac del Banco Ambrosiano ed evidenziava movimenti di denaro per 14 milioni di euro in favore di destinatari con nomi cifrati. Uno specchietto riassuntivo era stato trovato addosso Gelli e alcuni pagamenti erano stati annotati sotto la voce ‘Bologna’. «La Procura faccia luce su questa vicenda», aveva chiesto Bolognesi.
E la procura non è stata con le mani in mano. Cieri ha infatti ordinato alla Digos di acquisire dai magistrati milanesi tutta la documentazione emersa nell’indagine meneghina: non solo i movimenti del conto, ma anche tutti gli ulteriori accertamenti fatti dagli inquirenti. Ora si stanno esaminando quelle carte e si cercherà di capire a chi andarono quei soldi e perché. Come facilmente intuibile, è un’impresa molto ardua, a tanti anni di distanza.
Sempre in questo filone, inoltre, gli inquirenti stanno aspettando il deposito delle motivazioni della sentenza della Corte di assise di appello di Milano che un anno fa ha condannato Carlo Maria Maggi e Maurizio Tramonte per la strage di piazza della Loggia. La lettura della sentenza è ritenuta a Bologna molto importante.

IL MOTIVO PER CUI HILLARY CLINTON NON PERMETTERA' CHE I SUOI DISCORSI VENGANO PUBBLICATI. - ERICH ZUESSE - globalresearch.ca




In un precedente articolo, avevo parlato del "Perché i Discorsi a Pagamento di Hillary Clinton Sono Rilevanti", ma non del contenuto di tali articoli. Il presente report si occupa invece del loro contenuto.
Un discorso, in particolare, sarà citato ad esempio, per mostrare il genere di argomentazioni contenute in tutti i discorsi della Clinton alle corporation, che lei non vuole rendere noti al grande pubblico.

Si tratta del discorso tenuto Mercoledì, 25 giugno 2014 a San Diego nel giorno di apertura della convention annuale dell’Organizzazione per l’industria Biotech (BIO), una società di lobbying con sede a Washington. L'annuncio ai partecipanti riportava "la sessione di Mercoledì è sponsorizzata dalla Genentech, ed è riservata ai soli partecipanti muniti di badges di Accesso Convention&Partnering. I posti sono limitati". Tuttavia in qualche modo, non solo il reporter di un giornale locale, il Times di San Diego, è riuscito a infiltrars, ma un partecipante è riuscito anche a girare un video col telefono dell'intervista che il CEO della BIO ha fatto alla Clinton, ben 50 minuti dell'ora e mezza in totale riservatole.
Il Times di San Diego dava un eccellente sintesi delle sue dichiarazioni, titolando quel giorno " Hillary Clinton sostiene le imprese Biotech, supportando gli OGM e l'aiuto del Governo Federale". Eccone i punti salienti:
Era grasso colante per la base biotech. Hillary Rodham Clinton, in una apparizione di 65 minuti alla BIO International Convention lo scorso Mercoledì, si è espressa a favore degli organismi geneticamente modificati e di eventuali sussidi federali. ...
"Forse c'è un modo per sostenere un gruppo rappresentativo di attori al tavolo" per discutere di come il governo federale potrebbe aiutare la biotech con "un'assicurazione contro il rischio", ha detto.
Senza tali sovvenzioni, ha detto, "questa sarà una sfida crescente." ...
Ha affermato che il dibattito sugli OGM potrebbe essere indirizzato a favore dell' industria biotech se i benefici fossero spiegati meglio, notando che le raffigurazioni "Frankensteiniane" potrebbero essere combattute con argomentazioni positive.
"Io sono a favore dell'utilizzo di semi e prodotti che abbiano una comprovata esperienza d'uso", ha detto [al minuto 29:00 del video postato qui], citando dei semi resistenti alla siccità che sostenne durante il suo mandato da Segretario di Stato. "C'è un enorme divario tra i fatti e la percezione degli stessi ." [anche questa al 29:00] ...
Qualche minuto prima il governatore Jerry Brown aveva fatto un discorso travolgente di 3 minuti alle aziende per presentare la California come Biotech- Friendly
"Sei nel posto giusto." ...
Brown aveva avuto una certa concorrenza per accaparrarsi la simpatia delle imprese biotech con il governatore della Virginia Terry McAuliffe, un alleato di lunga data Clinton, anch’egli impegnato attivamente a promuovere il proprio stato come favorevole alle imprese biotech. ...
[La Clinton ha avuto] una standing ovation all'inizio e alla fine del suo discorso.

In altre parole, la Clinton da presidente si impegnerebbe a firmare una legge per fornire sussidi dai contribuenti degli Stati Uniti alla Monsanto e ad altre aziende biotech, per sostenere le loro attività di pubbliche relazioni e di lobbying volte ad eliminare quello che definisce "un enorme divario tra i fatti e le percezioni "riguardo i semi geneticamente modificati ed altri OGM. Di conseguenza si ignorano tutte le prove che cominciarono ad essere pubblicate su riviste scientifiche fin dal 2012 che dimostrano come la Monsanto e altre aziende OGM pubblicano studi che presumono l'innocuità dei loro prodotti, mentre escludono selettivamente la pubblicazione di quelli che, sulla base di una migliore metodologia, mostrano la loro pericolosità.
La Clinton vuole che i contribuenti degli Stati Uniti sostengano le imprese OGM nella loro propaganda basata sui propri studi taroccati finanziati dal settore OGM, che ignora gli studi che essi si rifiutano di far pubblicare, ovvero vuole che i consumatori americani finanzino il loro stesso avvelenamento da parte di imprese che mentendo incamerarono profitti a loro spese.

La sua tesi a riguardo, dal minuto 27:00 al 30:00 della video-intervista di 50 minuti, inizia con la sua citazione sulla disinformazione corrente (propagandata dalle industrie dei combustibili fossili, che in realtà appoggiano la sua campagna presidenziale) che fa si che il pubblico americano rifiuti l'idea che gli esseri umani siano la causa del riscaldamento globale. Al minuto 27:38, afferma che "il 98% degli scienziati in tutto il mondo concordano sul fatto che l'uomo abbia causato il problema” del riscaldamento globale, e che il motivo per cui vi è una forte resistenza del pubblico sugli OGM è lo stesso per cui esiste un'efficace resistenza pubblica al fatto che il riscaldamento globale sia una realtà che deve essere affrontata attivamente: gli americani non conoscerebbero le conclusioni della scienza in materia.
Ha ricevuto numerosi applausi dall'audience pro-OGM per aver fatto questa falsa analogia che è in realtà una menzogna. Il 15 maggio 2013, il meta-studio definitivo, che ha esaminato gli 11.944 studi pubblicati in relazione alla questione del riscaldamento globale e alle sue cause, ha riportato che "il 97,1% degli stessi comprovava che gli esseri umani stanno causando il riscaldamento globale. "il meta-studio si intitolava" Quantificare il Consenso sull’origine Antropologica del Riscaldamento Globale nella Letteratura Scientifica". Quindi, il numero della Clinton "98%" è solo dello 0,9% più alto delle dimensioni effettive del consenso scientifico.
Tuttavia, l’inganno è nella sua implicazione che il rifiuto da parte del pubblico delle conclusioni di quel 97,1% di esperti sul riscaldamento globale, sia del tutto analogo al rifiuto delle conclusioni false degli esperti dell'industria Biotech sul fatto che gli OGM siano sicuri. La realtà è l'esatto opposto: Le industrie di combustibili fossili hanno finanziato la propaganda per 'screditare' il parere degli scienziati sul riscaldamento globale, proprio come le industrie OGM hanno finanziato l'inganno del pubblico a pensare che gli scienziati considerano gli OGM sicuri.
Infatti, come è stato riportato dalla rivista Scientific American, il 23 dicembre 2013 "Soldi sporchi finanziano gli sforzi per negare la responsabilità sul cambiamento climatico" un articolo che sintetizzava uno studio dalla rivista Climate Change intitolato "Istituzionalizzare il ritardo: il finanziamento della fondazione e la creazione di organizzazioni contro i cambiamenti climatici negli Stati Uniti":
"Dal 2003 al 2007, le Fondazioni Affiliate Koch e la Fondazione ExxonMobil furono pesantemente coinvolti nel finanziamento delle organizzazione CCCM [Movimento contro i Cambiamenti Climatici]. Ma dal 2008, non vi sono più contributi riconducibili a tali organizzazioni . Adesso, i fondi fluiscono da [due] fonti irrintracciabili [entrambi istituiti dalla Koch: Donors Trust e Donors Capital Fund]. "

Il 23 aprile 2016, Politico intitolava "Charles Koch: E' possibile, la Clinton è preferibile a un candidato repubblicano per la presidenza". Ma questo non è l'unico indizio che Hillary sta semplicemente fingendo di essere loro antagonista. Il 24 febbraio 2016, ho pubblicato un articolo intitolato "Le prove di Hillary Clinton a supporto del Global Warning" in cui feci riferimento a vari articoli, tra i quali quello del Il 17 luglio 2015 apparso sull'Huffington Post in cui Paul Blumenthal e Kate Sheppard affermavano, “I più grandi sostenitori della campagna di Hillary Clinton sono i lobbisti del combustibile fossile" e sottotitolava I migliori 'finanziatori della campagna di Clinton sono legati alle aziende del Big Oil, del gas naturale e al gasdotto Keystone.'"
In altre parole, gli stessi lobbisti pro-OGM che applaudono Hillary per aver avvallato verbalmente la scienza che afferma il riscaldamento globale, la acclamano contemporaneamente anche per aver confermato la proprio falsa 'scienza', che afferma l'innocuità degli OGM. Amano la sua bugia, che li associa per analogia a quel 97,1% di autentici scienziati che sostengono che il riscaldamento globale esiste ed è causato dalle emissioni di gas serra da parte degli esseri umani.

Inoltre, la Clinton ha espresso l'auspicio che "il governo federale possa aiutare le imprese biotech con un' assicurazione contro il rischio", sostenendo che "Senza tali sovvenzioni questa sarà una sfida crescente", perché in caso contrario, le aziende biotech potrebbero andare in bancarotta a causa di azioni legali da parte dei consumatori eventualmente avvelenati dai loro prodotti. La Clinton vuole che siano i consumatori e non i produttori a sostenere il rischio derivante da tali prodotti e il rischio associato agli studi falsificati sulla loro sicurezza.
In altre parole, il motivo per cui Hillary Clinton non permetterà la pubblicazione dei 91 discorsi aziendali, per la quale ha incassato $ 21.667.000 è la sua reverenza politica nei confronti di tali aziende. 
Ogni gruppo di lobbisti è felice di applaudire a queste sue menzogna, indipendentemente dal fatto che siano insulti contro un altro gruppo di lobbisti, al quale potrebbe benissimo raccontare bugie simili durante un'altra di queste convention annuali.
In altre parole lei sta dicendo a tutti collettivamente: Voi siete il tipo di persone che voglio sostenere, e il pubblico che vi disprezza è semplicemente ingannato. Ma in qualità di Presidente io lo indirizzerò sulla giusta via e farò in modo che finisca per pagare una parte dei disegni di legge proposti dalla mia Amministrazione al fine di “istruirlo” su tali questioni, nonché una parte del conto delle cause intentate contro le corporation per la responsabilità dei loro prodotti.
Il motivo per cui Clinton non vuole che quei discorsi vengano pubblicati è che lei non desidera che gli elettori sappiano che ha intenzione di usare i loro soldi per fare propaganda a beneficio delle società biotech, e per proteggere quelle società dalla responsabilità per i danni che i loro prodotti causano al pubblico.
Questo è chiamato (dai propagandisti) “capitalismo” e “democrazia”. Mussolini, con orgoglio, lo definì a volte "il fascismo", e talvolta "corporativismo". Ma comunque lo si voglia chiamare, questo è quello che lei sostiene e quello che lei rappresenta per le persone che la pagano. La maggior parte dei suoi elettori troverebbero tutto ciò ripugnante, se ne venisse a conoscenza. Per questo motivo non può permettere che la gente sappia.

Lo storico investigativo Eric Zuesse è autore del recente "They’re Not Even Close: The Democratic vs. Republican Economic Records, 1910-2010" [“Nemmeno vicini: confronto tra i dati economici democratici e repubblicani, 1910-2010”, N.d.t.] e di "CHRIST’S VENTRILOQUISTS: The Event that Created Christianity" [“I ventriloqui di Cristo: gli eventi che hanno creato la Cristianità”, N.d.t].
Titolo Originale: Why Hillary Clinton Won’t Allow Her Corporate Speeches to be Published
Link
6.07.2016
Copyright © Eric Zuesse, Global Research, 2016
Scelto e tradotto per www.comedonchisciotte.org FRANCESCO C

http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=16728

La NSA ha tutte le email “cancellate” di Clinton. - Alex Christoforou, The Duran 1/8/2016

Quante volte ti ho detto che ci serve un armadio più grande!?
Per l’ultima volta, ci serve un armadio più grande!

Un ex-agente della NSA dice che la DNC non è stata piratata dalla Russia, ma dai servizi segreti degli Stati Uniti.

Sul programma radio di Aaron Klein, “Aaron Klein Investigative Radio“, l’informatore del governo USA William Binney ha affrontato il caso delle email piratate affermando che il server del Comitato Nazionale Democratico non è stato violato dalla Russia, ma da un agente scontento dell’intelligence degli Stati Uniti. La motivazione… la preoccupazione per il disprezzo di Hillary Clinton verso i segreti della sicurezza nazionale quando usò le email personali e per aver sempre mentito su ciò. Binney ha appena iniziato a fare rivelazioni e siamo sicuri che alcun sito dei media principali avrà il coraggio di riferirne. “Putin l’ha fatto” è la favola a cui le pecore devono credere facilmente. Binney ha anche detto che la NSA ha tutte le email cancellate di Clinton, e l’FBI potrebbe ottenerle, se volesse. Non c’è bisogno che Trump lo chieda ai russi, può semplicemente rivolgersi ai più vicini FBI e NSA.

Breitbart continua
Binney si riferisce a una testimonianza alla Commissione Giustizia del Senato del marzo 2011 dell’allora direttore dell’FBI Robert S. Mueller, in cui parlò della capacità dell’FBI di accedere alle varie banche dati segrete “per rintracciare i terroristi noti e sospetti”. Dice Binney: “Ora quello di cui (Mueller) parlava del database nel NSA, come mostrato chiaramente dal materiale diffuso da (Edward) Snowden, indica l’accesso diretto al database della NSA di FBI e CIA, e senza alcuna supervisione. Quindi, ciò significa che NSA e numerose agenzie del governo degli Stati Uniti hanno anch’esse queste e-mail”. “Se l’FBI davvero le volesse andrebbe in tale banca dati e le avrebbe subito“, dichiarava sulle e-mail di Clinton e della DNC. 

All’improvvisa domanda se credeva che la NSA abbia le copie di “tutte” le e-mail di Clinton, tra cui la corrispondenza eliminata, Binney ha risposto in senso affermativo. “Sì” ha risposto. “Questo sarebbe il mio punto. Le hanno tutte e l’FBI può averle proprio da lì“. 
Binney ipotizzava che il pirataggio della DNC sarebbe stato coordinato da qualcuno della comunità d’intelligence statunitense arrabbiato per la compromissione della Clinton dei dati della sicurezza nazionale con l’uso personale delle e-mail. Altro punto è che Hillary, secondo un articolo dell’Observer di marzo, ha un problema con la NSA perché ne ha compromesso il materiale Gamma, il materiale più sensibile della SNC. E così numerosi funzionari della NSA si lamentano con la stampa o con coloro che hanno scritto articoli che l’accusano. Prese il materiale per i messaggi di posta elettronica direttamente dai rapporti Gamma. Ciò compromette direttamente il materiale più sensibile del SNC. Quindi è un vero problema, vi sono molte persone afflitte da ciò che ha fatto in passato. Quindi non necessariamente vanno visti i russi quali i soli ad aver ottenuto tali e-mail.
L’Observer così ha definito la classificazione Gamma: “il compartimento Gamma è un utile trucco della NSA usato verso le informazioni estremamente sensibili (ad esempio, conversazioni decifrate tra governi esteri, come in questo caso)”. Zerohedge ha alcuni retroscena su Binney, il più serio analista della sicurezza che si possa incontrare. “Più di un anno prima che Edward Snowden scioccasse il mondo nell’estate 2013 con rivelazioni che hanno cambiato la politica estera e nazionale degli Stati Uniti, soprattutto illuminando ciò che la NSA fa veramente ogni giorno, un ex-membro dello staff della NSA, e ormai noto informatore, William Binney, diede dei dettagli alla rivista Wired su tutto ciò che Snowden avrebbe comprovato l’estate successiva. Lo notammo in un post del 2012 dal titolo “Siamo vicini allo Stato totalitario chiavi in mano – il Grande Fratello entra nel vivo nel settembre 2013“. Non sorprende che Binney ebbe scarsa attenzione nel 2012, i suoi suggerimenti furono visti assurdi e ridicolmente cospiratori. Solo dopo fu evidente che aveva ragione. Ancora più importante, dopo le rivelazioni di Snowden, ciò che dice Binney diventa vangelo. Binney fu un architetto del programma di sorveglianza della NSA. E’ un noto informatore da quando si dimise il 31 ottobre 2001 dopo aver trascorso più di 30 anni nell’agenzia. Indica la testimonianza alla Commissione Giustizia del Senato del marzo 2011 dell’allora direttore dell’FBI Robert S. Mueller, in cui parlò della capacità dell’FBI di accedere alle varie banche dati segrete “per rintracciare i terroristi noti e sospetti”.

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Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora


https://aurorasito.wordpress.com/2016/08/02/lnsa-ha-tutte-le-email-cancellate-di-clinton/

martedì 2 agosto 2016

Tiziano Renzi, lo Stato paga i debiti del padre del premier Matteo Renzi.

TIZIANO RENZI

Lo Stato paga i debiti di Tiziano Renzi, padre del presidente del Consiglio. È quanto riporta un articolo firmato da Davide Vecchi sul Fatto Quotidiano.

A saldare i debiti del padre ci pensa il governo del figlio. Debiti tra l'altro, concessi da un fedelissimo del figlio, già in società con il fratello del cognato, a sua volta socio in un'altra azienda di famiglia riconducibile alla madre. Cose che capitano in casa Renzi. La vicenda è complessa e gli intrecci sono molti, come gli attori coinvolti. Tutto ruota attorno alla Chil post, la società di Tiziano Renzi, dichiarata fallita nel marzo 2013 e sulla quale la Procura di Genova ha aperto un fascicolo iscrivendo nel registro degli indagati il padre del premier con l'accusa di bancarotta fraudolenta. Secondo i magistrati liguri, Tiziano avrebbe ceduto la parte sana dell'azienda alla Eventi 6 intestata alla moglie, Laura Bovoli, società che all'epoca dei fatti aveva tra i propri soci anche Alessandro Conticini, fratello di Andrea, marito di Matilde Renzi, sorella del premier e a sua volta socia nella Eeventi 6.

Alla Chil post rimangono così solo i debiti tra cui un mutuo di 496.717,65 euro stipulato nel luglio 2009 con il Credito Cooperativo di Pontassieve. Una cifra sostanziosa, concessa con un mutuo chirografario: senza accensione di ipoteche, quindi, ma solo basaqto sulle garanzie. La banca è guidata da Matteo Spanò, grande amico e sostenitore del premier. Nel 2005, Spanò era stato nominato direttore generale della Florence Multimedia, società della Provincia di Firenze creata dal neoeletto Renzi per la comunicazione e poi finita nel mirino della Corte dei conti che ha inizialmente ipotizzato un danno erariale di 10 milioni di euro.

Non solo. Spanò era anche socio di Conticini nella Dot Media, società che ha ricevuto appalti diretti dal Comune, negli anni in cui Renzi è stato sindaco, e da altre controllate come la Firenze Parcheggi guidata dal fidatissimo Marco Carrai. Dot Media oggi cura tra l'altro la campagna elettorale dell'eurodeputata Alessandra Moretti, candidata alla presidenza della Regione Veneto. Diventato presidente della banca, Spanò elargisce il prestito alla Chil post di Tiziano Renzi che per ottenerlo riceve la copertura a garanzia del fondo per le piccole e medie imprese da Fidi Toscana spa della regione guidata da Enrico Rossi e partecipata anche da Provincia e Comune di Firenze oltre alla Cassa di Risparmio nel cui board siede Carrai.

Fidi Toscana delibera la copertura dell'80% e il 13 agosto 2009 la banca versa i soldi alla Chil. I ratei vengono regolarmente pagati per due anni. Poi la società , nel frattempo svuotata della parte sana e poi ceduta ad altri titolari (ora indagati assieme a Tiziano Renzi), non rispetta più i versamenti e dichiara fallimento. Così nell'estate 2013, la banca, ammessa al passivo dal tribunale fallimentare di Genova, si rivolge a Fidi ottenendo il versamento di 263.114,70 euro, l'80% dell'esposizione complessiva. E la vicenda potrebbe chiudersi qui. Invece il 18 giugno 2014, il ministero dell'Economia delibera di rifondare Fidi di 236.803,23 euro e liquida la somma il 30 ottobre successivo attraverso il Fondo centrale di garanzia. E così il debito contratto dal padre di Renzi è stato coperto dallo Stato.

http://www.huffingtonpost.it/2015/01/08/tiziano-renzi-stato-paga-debiti-padre-premier_n_6434368.html