mercoledì 4 gennaio 2017

l’anno del trionfo russo. - The Saker

SOCHI, RUSSIA - SEPTEMBER 16: Russian President Vladimir Putin speaks during the Russian-Kazakh Interregional Cooperation Forum on September, 16 2015 in Sochi, Russia. Mr Putin said yesterday that it is impossible to defeat the ISIS without the support of the Syrian government and that Moscow has provided military assistance to President Bashar al-Assad's regime and will continue to do so. (Photo by Sasha Mordovets/Getty Images)

Proprio come certe carte geografiche europee mettono l’Europa al centro del mondo, molti commentatori occidentali guardano all’anno appena trascorso da una prospettiva centrata esclusivamente sugli USA o sull’Europa. E questo è più che giusto. Inoltre, sull’Impero Anglo-Sionista si sono abbattuti due grossi disastri, il Brexit e l’elezione di Donald Trump; di conseguenza, cose veramente interessanti di cui parlare ce ne sono veramente tante. Perciò, quello che vorrei fare oggi è guardare all’anno che sta finendo da un punto di vista russo. Quelle che elenco sono state le più grosse sfide che la Russia si è trovata a dover affrontare nel 2016.
  1. Il regime nazista di Kiev
  2. La guerra civile nel Donbass
  3. I tentativi ucraini di bloccare la Crimea
  4. La rabbiosa ostilità dell’amministrazione americana
  5. La politica della NATO, che spinge al confronto militare in Europa
  6. Il fronte unito dell’Europa contro la Russia
  7. Le sanzioni occidentali, il successivo calo degli investimenti e del credito e il basso prezzo del petrolio
  8. Il crescente scontento della popolazione russa per la politica economica del governo
  9. La lotta alla 5° colonna “liberale” all’interno della Russia
  10. L’aggressione internazionale contro la Siria
  11. La demonizzazione della Russia in generale e di Putin in particolare
  12. Gli attacchi terroristici contro la Russia
Analizziamoli uno per uno e diamo loro un punteggio.
Ucraina 5/5
L’Ucraina occupata dai Nazisti è in caduta libera. Infatti, è già da un po’ che è in caduta libera, ma, proprio come qualcuno che cade dal 40° piano di un palazzo sta ancora “bene” mentre passa all’altezza del 20°, allo stesso modo l’economia ucraina ha ancora la possibilità di dire “fino ad ora tutto bene” ed essere ancora abbastanza credibile ai poco informati. Adesso sta però diventando abbastanza evidente che la cosiddetta “Rivoluzione della dignità” (come i Neonazisti chiamano il colpo di Stato contro Yanukovich) è un fallimento completo, e che l’“Ucraina indipendente” è semplicemente oltre ogni possibilità di salvezza. La classe dirigente che era salita al potere si sta sfasciando, tutti sono contro tutti e non si intravvede nessun’altro tipo di politica che vada oltre l’arricchimento personale e la sopravvivenza. E per quanto riguarda poi la “Giovanna d’Arco ucraina” e “speranza dell’Ucraina”, Nadezhda Savchenko, è appena stata denunciata come traditrice ed agente dell’FSB. Forbes è uscito con un articolo intitolato La corruzione sta uccidendo l’economia ucraina” [in inglese], mentre un ex legislatore ucraino ha reso pubbliche delle registrazioni di Poroshenko mentre allunga le mazzette all’FBI [in inglese]. L’esercito ucraino, che Poroshenko ha recentemente reclamizzato come uno dei 5 migliori al mondo, è a malapena riuscito a mettere insieme abbastanza uomini per formare una compagnia di fanteria e mandarla, appoggiata da due plotoni di blindati, ad attaccare le postazioni dei Novorussi presso Debaltsevo, solo per vedersela distruggere completamente. La situazione dell’esercito ucraino è così brutta che attualmente sono costretti a ricorrere agli automezzi personali per recarsi al fronte ed evacuare i feriti. Certo, sulla carta l’esercito ucraino è enorme, ma in realtà è una forza che ha già delle grosse difficoltà a sopravvivere ancora prima di andare in battaglia. Ultimo, ma non meno importante, tutta l’elite nazista al governo aveva dato tutto il suo appoggio politico ad Hillary, gettando contemporaneamente veleno e vetriolo addosso a Trump. Dire che ora sono fottuti sarebbe un eufemismo. Da qui la ventata di panico totale che spira su Kiev.
Donbass 3/5
La politica russa nel Donbass (non-occupazione, unita a sostegno palese e nascosto) è stata chiaramente quella giusta: la DNR e l’LNR stanno diventando sempre più forti, mentre l’Ucraina occupata dai Nazisti sta andando a rotoli, “vide supra”, come si dice. Ci sono stati anche degli evidenti fallimenti, e i due principali sono stati l’incapacità dei Russi di fermare i continui bombardamenti e gli attacchi ai civili perpetrati dai Nazisti, e il fallimento russo nel garantire la sicurezza all’interno delle due repubbliche. Se il primo dei due fallimenti può essere scusato (non c’è la ricetta magica per impedire una cosa del genere), per il secondo non ci possono essere scuse, come si è visto dall’assassinio di diversi esponenti di primo piano novorussi. Inoltre, la situazione nel Donbass rimane molto difficile e potenzialmente pericolosa. Se guardiamo al quadro generale, la Russia si è comportata molto bene, ma, appena si scende nel particolare, i molti errori e i molti fallimenti diventano evidenti. Inoltre adesso, ad ogni persona minimamente informata, è chiaro che il tempo è (ma in realtà lo è sempre stato) dalla parte dei Novorussi, e ogni giorno che passa li rende  sempre più forti, mentre gli Ukronazi diventano sempre più deboli.
Crimea 5/5
Gli Ukronazi le hanno tentate tutte, dal blocco della penisola, al taglio dell’acqua e della corrente elettrica, fino all’infiltrazione di sabotatori. Questo ha dato alla Russia l’opportunità di “salvare” la Crimea dall’Ucraina ancora innumerevoli volte. E’ maledettamente chiaro che gli Ukronazi hanno, da un bel po’, rinunciato all’idea di riprendersi la Crimea, e che tutto quello che rimane loro sono dei tentativi, perlopiù di scarsa efficacia, per cercare di rendere la vita difficile ai Crimeani, con l’unico risultato, scontato, di rafforzare la loro decisione. All’inizio in Crimea c’era gente che non era completamente convinta che l’incubo fosse veramente finito e che la Russia avesse l’intenzione di fare sul serio (specialmente con tutte le voci su “Putin che ci svende”). Ma ora che i Russi hanno veramente fatto tanto per difendere la Crimea dai tentativi di embargo degli Ukronazi, questi dubbi sono scomparsi. Il futuro della Crimea appare assai luminoso. Non solo il governo russo sta spendendo milioni di rubli per portare enormi miglioramenti alle infrastrutture e per il dislocamento di una forza militare molto consistente ed avanzata, ma le prospettive per il turismo ed il commercio sono anch’esse eccellenti.
Stati Uniti 5/5
Il merito per l’elezione di Donald Trump va dato, per prima cosa, sopratutto al popolo americano, a cui, e lo credo sinceramente, tutto il pianeta dovrebbe esprimere un sincero e forte “GRAZIE!!!”. Non sarò mai in grado di dimostrarlo e, grazie a Dio, non sapremo mai se avevo ragione, ma, fino all’ultimo minuto, sono rimasto dell’idea che, avere Hillary alla Casa Bianca, avrebbe voluto dire guerra, molto probabilmente nucleare, con la Russia. Su Trump sono ancora indeciso, ma guardo al suo prossimo mandato con un cauto ottimismo e, anche se non bisognerebbe mai dire mai, ho la netta sensazione che con Trump alla Casa Bianca il rischio di una guerra con la Russia sia sceso ad un livello bassissimo e che, salvo qualche sbalorditiva provocazione o qualche disastro, una guerra fra Stati Uniti e Russia sia diventata ora estremamente improbabile. Grazie a Dio per la sua immensa misericordia verso di noi!
Dopodiché, oserei dire che la Russia ha giocato il suo ruolo nell’elezione di Trump. No, non hackerando le emails o reclutando Ron Paul (!!!) facendone un agente della propaganda russa, ma affrontando apertamente e con fermezza gli Stati Uniti su tutti i fronti, e facendo vedere che la Russia non si sarebbe inginocchiata di fronte all’Impero Anglo-Sionista. Come ho già scritto molte volte, la Russia si sta preparando per la guerra ormai da molti anni e, anche se i Russi avevano (e hanno tutt’ora) paura della guerra, sono anche preparati e desiderosi di combatterla, se saranno costretti a farlo. Nella sua ultima conferenza stampa [in inglese], Putin si è espressamente riferito alla volontà del popolo russo, definendola un elemento chiave della capacità russa di sconfiggere ogni aggressore, quando ha detto:
“Noi siamo più forti di ogni potenziale aggressore. Non ho problemi a ripeterlo. Ho anche detto perché siamo più forti. Questo ha a che fare sia con lo sforzo per ammodernare le forze armate russe che con la storia e la geografia della nostra nazione, e lo stato attuale della società russa.”
Ed ha assolutamente ragione. Certo, Hillary era probabilmente abbastanza stupida per cercare di imporre una no-fly zone sulla Siria, ma i 200 e più generali e ammiragli che hanno espresso il loro appoggio a Trump, hanno probabilmente capito la follia di una cosa del genere. Inoltre, pare che un certo numero di Americani siano favorevoli alla Russia ed allo stesso Putin. Sempre nella sua ultima conferenza stampa, Putin ne ha parlato e ha fatto alcuni commenti molto interessanti:
“Non credo che la simpatia per il Presidente russo, presente in una larga percentuale dei votanti repubblicani, sia un appoggio personale a me stesso, la considero piuttosto un’indicazione del fatto che una parte significativa del popolo americano condivide i nostri stessi punti di vista sull’organizzazione mondiale, su quello che dovremmo fare, sulle minacce comuni e sulle sfide che abbiamo di fronte. E’ un bene che ci siano popoli che approvano la nostra visione dei valori tradizionali, perché questo getta delle buone basi su cui costruire relazioni fra due nazioni così forti come sono Russia e Stati Uniti, costruendole sulla base del mutuo consenso dei popoli (…). Mi sembra che Reagan sarebbe felice di vedere la gente del suo partito vincere dappertutto, e darebbe il benvenuto alla vittoria del neo-presidente eletto, così bravo a capire il sentimento popolare, sentimento che ha poi seguito, senza deviare, fino in fondo, anche se nessuno, eccetto noi, credeva nella sua vittoria.”
Putin ne fa una questione di valori, valori comuni, fra il popolo russo e quello americano.
[Nota personale: per quello che vale, ho continuamente a che fare con Americani che sostengono Putin perché “difende i valori americani, contrariamente a quello che fanno quei figli di puttana di Washington”].
Ma come avrebbero fatto gli Americani a capire quali erano i valori per cui si battevano Putin e la Russia, se non fosse stato per gli sforzi incessanti dello stesso Putin e dei media alternativi per far conoscere questi valori alla gente comune? Io penso che denunciando APERTAMENTE la totale ipocrisia dell’Impero Anglo-Sionista e offrendo APERTAMENTE un modello di civiltà diverso, Putin e la Russia abbiano avuto un grosso impatto sull’opinione pubblica occidentale. In parole povere, la Russia ha segnato una vittoria ideologica sugli imperialisti anglo-sionisti. Si potrebbe anche dire che la politica russa di non arretrare di fronte all’Impero e di sfidarlo apertamente sui suoi fondamenti ideologici è stata la politica corretta e che probabilmente ha influenzato il risultato delle elezioni negli Stati Uniti.
NATO 4/5
La Russia ha sconfitto la NATO su due livelli: quello puramente militare e quello politico. A livello militare la Russia ha preso tutte le misure asimmetriche che aveva promesso, per impedire sia il dispiegamento dei sistemi anti-missile americani in Europa, che quello di una pericolosa forza militare nell’Est europeo: la Russia ha schierato i missili Iskander, ha raddoppiato la consistenza delle sue Forze Aviotrasportate, e ha dato inizio alla creazione di un’Armata Corazzata nei settori strategici occidentali (per saperne di più su come la Russia si sia preparata a combattere e a sconfiggere la NATO leggete “Come la Russia si sta preparando alla III Guerra Mondiale” [in italiano] e “Il suicidio dell’Europa da negazione della realtà” [in italiano]). A livello politico, ci sono pochi dubbi sul fatto che tutti i leaders europei che erano favorevoli ad un confronto con la Russia siano ora impopolari e in crisi politica, eccetto, forse, la Merkel; ma la Germania, da sola, non può fare nulla di significativo (almeno un effetto collaterale “positivo”, per così dire, dell’integrazione europea). L’elezione di Trump ha poi diffuso il panico in tutta la NATO, specialmente in quelle nazioni che si erano prostituite all’Impero con particolare zelo ed entusiasmo (la Polonia, i tre Stati Baltici, la Svezia, la Danimarca, l’Olanda e i nostri “fratelli ortodossi” in Romania e Bulgaria). Non ce lo vedo Trump che scarica la NATO, ci sarebbe troppa opposizione ad una cosa del genere, ma, con Trump alla Casa Bianca, le stupidaggini sull’“orso russo che sta per invadere la Lettonia o la Polonia”, alla fine cadranno tutte, e quei poveracci dell’Est europeo capiranno finalmente che né alla Russia, né tantomeno agli Stati Uniti, importa un fico secco di loro. Trump darà probabilmente un giro di vite finanziario alla NATO e obbligherà gli stati membri ad acquistare ancora più materiale americano, ma questa sarà un’operazione esclusivamente finanziaria, e non un tentativo di circondare la Russia con forze militari. L’obbiettivo ultimo della Russia, la sostituzione della NATO con un accordo comune di difesa che comprenda tutta l’Europa, dal Portogallo agli Urali, non è stato raggiunto, ma l’elezione di Trump è un grosso passo nella giusta direzione.
Unione Europea 5/5
I poveri “UEani(la mia personale definizione per quegli zombi europei che avevano creduto nell’Unione Europea di Bilderberg), adesso sono, per dirla in modo carino, completamente “fritti”. Non solo gli Inglesi hanno sfidato l’Impero ed hanno votato per il Brexit, ma ora la stessa Patria Imperiale li ha “pugnalati alle spalle”, eleggendo un patriota che non ha nessun interesse a tenere in piedi un impero planetario (o, almeno questo è ciò che dice attualmente). Allo stesso tempo, la cosiddetta “crisi dei rifugiati” sta portando diverse importanti nazioni europee sull’orlo della guerra civile (la Francia, per esempio), mentre tutti gli sforzi delle elites per incolpare la Russia anche di questo sono falliti miseramente. Guardate solo questo ridicolo articolo sul Sun inglese, dove si accusa la Russia di, e non sto scherzando, “organizzare assalti a sfondo sessuale in Germania”!! [in inglese]. Vero, avevamo già avuto i “Cetnici serbi che usavano lo stupro come arma per la pulizia etnica” e Gheddafi che “dava il Viagra ai suoi soldati affinché stuprassero le rappresentanti dell’opposizione”, ma Putin che ordina ai rifugiati di violentare le donne tedesche è veramente il meglio, per così dire. E, se per caso in Germania succedesse l’impensabile, i Tedeschi sono già stati avvisati che gli hackers russi potrebbero cambiare il risultato elettorale in Germania. Sarebbe ridicolo, se non fosse così profondamente disgustoso. La verità è questa: l’intero progetto politico europeo è in completa bancarotta morale, tutti gli stati membri dell’Unione Europea sono in questo momento in una profonda crisi politica e le cosiddette “elites” si stanno arrabattando per trovare una risposta a quello che sembra essere il crollo inevitabile dell’ordine europeo in tutto il continente. Gli eserciti europei sono una barzelletta, tutti quanti, e quando, per dire, gli Svedesi vanno “a caccia di un sommergibile russo”, finiscono sempre per mettersi in imbarazzo da soli. Se ci fossero degli extraterrestri che ci osservano dallo spazio, l’Unione Europea sarebbe senza dubbio il loro zimbello. Per quanto riguarda poi i Russi, ben lungi dal temere gli Europei, non li prendono neanche molto seriamente, e li guardano con pietà o con risentimento per la loro, apparentemente infinita, mancanza di dignità e di spina dorsale. Certamente, appena nelle varie nazioni europee torneranno al potere dei leaders sani di mente, la Russia sarà più che felice di instaurare relazioni commerciali con l’Unione Europea, di inviare e ricevere turisti e, in generale, di avere buone relazioni. Ma, dopo più di tre secoli di sforzi per imitare passivamente gli Europei e per essere accettati da loro, i Russi hanno finalmente perso tutto l’interesse ad emulare l’Europa, almeno in senso culturale o politico. Naturalmente, ai Russi continueranno a piacere le macchine tedesche, i vini francesi e la musica italiana, ma il mito della superiorità culturale europea è veramente morto. Finalmente!
Economia russa 3/5
I principali fattori esterni che hanno influenzato l’economia russa sono state le sanzioni occidentali, il successivo calo degli investimenti e del credito e, in modo particolare, il basso prezzo del petrolio. Quasi esattamente come aveva previsto Putin, alla Russia ci sono voluti due anni per superare gli effetti combinati di tutti questi fattori, e non lo dico io o un portavoce del Cremlino, ma l’FMI (vedere qui [in inglese]). Ciò che è importante non è un numero piuttosto di un altro del PIL o della percentuale di inflazione, ma il fatto che tutti gli indicatori-chiave dell’economia russa indicano una ripresa graduale e buone prospettive per la crescita. Personalmente credo che la politica del “blocco economico” voluta dal governo Medvedev abbia reso gli effetti della crisi ancora più gravi di quello che avrebbero dovuto essere, ma devo ammettere che, nonostante i grossi errori commessi dal governo, l’economia russa si sta riprendendo. Se dovessi dare un punteggio ai risultati della politica governativa russa, darei al massimo un 2/5, ma, dal momento che quello che sto prendendo in considerazione è lo stato dell’economia, devo assegnare un molto più obbiettivo 3/5. Penso solo che sarebbe stato possibile anche un 5/5. Una piccola puntualizzazione: qualcuno ha alzato un gran polverone sulla prevista riduzione del budget della difesa russo, ma quello che sfugge ai più è che questa riduzione viene compensata dalla spesa degli ultimi due anni, e che il programma della difesa russa, fino al 2020, non ne viene assolutamente influenzato e in nessun modo ridotto. In altre parole, l’esercito russo può permettersi di spendere meno per un paio d’anni, senza che ci siano tagli ai programmi della difesa programmati fino al 2020.
Opinione pubblica russa 4/5
Nonostante il controllo ancora saldo che i “cultori del FMI” facenti parte del governo russo hanno sulle decisioni economiche importanti, in Russia ci sono alcuni segnali di come le cose stiano andando meglio e di come il pubblico russo veda finalmente rotolare qualche tanto agognata testa: mi sto riferendo, è ovvio, all’arresto del Ministro per lo Sviluppo Economico della Federazione Russa, Alexei Uliukaev. Naturalmente, la lista dei candidati da terminare e da arrestare è molto più lunga (vedere qui [in italiano]), ma Uliukaev era sicuramente uno dei membri più influenti e pericolosi degli Integrazionisti Atlantici, e la reazione isterica della stampa liberale russa mostra chiaramente quanto doloroso sia stato il suo arresto per la 5° colonna russa. Fino ad ora, l’incarcerazione di Uliukaev non è stata seguita da altre “terminazioni” o da altri arresti, ma è anche possibile che Putin abbia fatto con Uliukaev quello che aveva già fatto con Berezovsky: colpire il “pezzo grosso” e costringere in questo modo il resto della banda a collaborare e ad abbandonare ogni speranza di poter avere la meglio su di lui. Solo il tempo dirà se il licenziamento e l’arresto di Uliukaev basteranno finalmente a ri-sovranizzare la Russia, ma è di certo un inizio molto buono.
Russofobi russi 4/5
Suona strano, vero? “Russofobi russi”. Mi ricorda gli “Ebrei che odiano sé stessi”. E certo, questi esistono, almeno di nome. Dico almeno di nome, perché essere russo non ha mai significato parlare russo o vivere in Russia, e non ha mai avuto nulla a che fare con un’ipotetica “etnia russa” (che in realtà non esiste). Una definizione di che cosa vuol dire essere russi è stata data dal filosofo Vasilii Rozanov, che ha scritto nel 1913 le seguenti, profetiche parole: “Amare una grande e felice Madrepatria in verità non è granché. Dobbiamo amarla quando è debole, piccola, umiliata, infine stupida e magari anche piena di vizi. E’ quando nostra madre è “ubriaca”, prostrata e tutta presa dai suoi peccati, che noi non dobbiamo allontanarci da lei. Ma anche questo non è abbastanza, quando alla fine muore, divorata dagli Ebrei, e quando di lei resteranno solo le ossa, sarà un vero “russo” chi piangerà sopra il suo inutile scheletro, abbandonato da tutti. Egli sarà veramente…”. Non c’è bisogno di dire che Rozanov è odiato dai “liberali ” russi. Contrariamente a Rozanov, questi russofobi “liberali” russi gioiscono ad ogni fallimento russo e riescono a stento a trattenere la gioia quando qualche tragedia si abbatte sul popolo russo, che odiano e disprezzano perché sostiene un “tiranno” come Putin, invece di parteggiare per loro, che si auto-considerano “l’elite intellettuale” della Russia.
Quando Putin aveva preso il potere, questi russofobi esponenti della 5° colonna erano praticamente dappertutto, perché provenivano da famiglie che facevano parte dell’elite sovietica e, fin dagli infami anni ’90, avevano letteralmente assunto il controllo di tutte le leve del potere in Russia, dai mass media fino al Cremlino. Per prima cosa, Putin si era liberato degli oligarchi, specialmente dei “Sette Banchieri” [in inglese], poi li aveva gradualmente estromessi dai mezzi di informazione (e qui è stato quando i loro colleghi e protettori in Occidente avevano iniziato a parlare della mancanza di una stampa libera in Russia). Dopodiché ha iniziato il lento e decisamente pericoloso processo della loro estromissione, uno alla volta, dall’interno stesso del governo russo, Cremlino compreso. Ma il maggior successo di Putin quest’anno è stato la sua ben riuscita campagna per la delegittimazione della 5° colonna. Non lo ha fatto con un “giro di vite” nei loro confronti, e neanche ha fatto assassinare dei giornalisti o degli esponenti dell’opposizione, e non ha neanche riempito il “nuovo Gulag russo” con migliaia di dissidenti liberali. Lui (e per ”lui” intendo non solo lo stesso Putin, ma anche i suoi sostenitori) ha fatto esattamente l’opposto: ha dato loro una piattaforma (mediatica) e ha fatto in modo che il loro punto di vista venisse pubblicizzato, praticamente tutti i giorni. Chi fosse interessato, può leggere la mia analisi “Contropropaganda in stile russo” [in italiano]. Questo è stato un colpo di genio: invece di mettere a tacere i russofobi, Putin ha dato loro uno spazio mediatico assolutamente sproporzionato (tenete a mente che meno del 5% della popolazione russa sostiene questi fenomeni da baraccone) e ha lasciato che si impiccassero da soli, dal momento che avevano torto praticamente su tutto: sulla Crimea, sull’Ucraina, sull’economia, sui diritti sociali e civili, sulla corruzione, sui cosiddetti “diritti dei gay”, sulla NATO, sull’Unione Europea, sulla Clinton (ne erano innamorati), su Trump (lo odiano), sul terrorismo e sulla Siria. Come risultato, questi Come risultato, durante le recenti elezioni [della Duma] abbiamo avuto la stupefacente visione“liberali” (nel senso russo della parola), sono ora universalmente considerati traditori, russofobi, snob, razzisti, esponenti della 5° colonna, fantocci della CIA, ecc. Sono odiati e assolutamente disperati.  dei “liberali” russi, ebrei compresi, che si alleavano ai nazisti [in inglese] e organizzavano manifestazioni congiunte contro Putin [in inglese]. Non c’è bisogno di dire che questo è servito solo a screditarli ulteriormente.
In Russia, di esponenti della 5° colonna ce n’è ancora in abbondanza, ma tengono un profilo veramente basso, sperando in tempi migliori e cercando di rimanere lontani dall’opinione pubblica il più a lungo possibile. Il centro di potere più importante ancora nelle loro mani è la Banca Centrale Russa e il “blocco economico” del governo Medvedev, ma, da quando Kudrin e Uliukaev sono stati sbattuti fuori, tutti gli altri sono diventati molto cauti nelle loro azioni e nelle loro dichiarazioni.
Complessivamente, il 2016 è stato un anno assolutamente catastrofico per la 5° colonna russofoba, che ora è allo sbando totale e che sembra non avere alcun futuro di sorta.
Siria 5/5
Il successo russo in Siria è assolutamente stupefacente. Non solo un contingente militare russo estremamente piccolo è stato in grado di ribaltare le sorti della guerra, ma è riuscito a tenere una posizione praticamente indifendibile abbastanza a lungo, fino a dissuadere la Turchia, l’Arabia Saudita, gli Stati del Golfo e gli Stati Uniti dall’attaccare apertamente le forze governative siriane. I Russi ci sono riusciti nonostante numerose, orribili e sanguinose provocazioni e nonostante il fatto di aver dovuto operare in un ambiente estremamente ostile (la regione “appartiene” alla NATO e al CENTCOM). Uno dei successi più incredibili è stato il modo in cui i Russi sono riusciti a salvare in extremis Erdogan da un colpo di Stato organizzato dagli Stati Uniti, e a convincerlo a collaborare con la Russia e l’Iran per risolvere la crisi siriana. La liberazione di Aleppo non avrebbe potuto avvenire se la Turchia avesse continuato a sostenere a tutti i costi Al-Nusra & Compagni. Come minimo, ci sarebbe voluto molto più tempo. Alla fine del 2016 i Russi dominano il Mar Nero, controllano, almeno per ora, il Mediterraneo Orientale, e stanno collaborando con le tre maggiori potenze in campo: con la Siria, ovviamente, ma anche con l’Iran e la Turchia. Per quanto riguarda gli Stati Uniti, sembra che abbiano perso l’intera regione, e il loro unico “successo”, per così dire, è stato quello di inimicarsi sia gli Israeliani che i Sauditi. Il presidente eletto Trump ha poi fatto chiaramente capire che la sua priorità numero uno sarà smantellare Daesh & Compagni, che è esattamente ciò che vogliono anche Russia, Iran e Siria. Se Trump riuscirà davvero a mettere quei pazzi dei Neoconservatori nel posto che si meritano, in uno scantinato insieme agli scarafaggi, potremmo vedere qualcosa di abbastanza stupefacente: un’azione comune russo-americana per distruggere il Daesh. Il grosso problema, in questo caso, sarà però la assolutamente controproducente, e francamente idiota, retorica anti-iraniana della campagna presidenziale di Trump. In ogni caso, attorno a Trump ci sono abbastanza teste pensanti per fargli capire che nella regione non può succedere nulla senza l’approvazione dell’Iran, e che Stati Uniti ed Iran non devono per forza amarsi alla follia per accordarsi su un obbiettivo comune. A me Trump sembra molto più un realista che un ideologo. Speriamo che impari a separare la retorica che serve ad ammansire l’AIPAC dalla politica estera seria (il fallimento totale dell’amministrazione Obama dovrebbe avergli insegnato la lezione).
Quello che è certo è che la Russia in Siria sta dettando le regole del gioco e che, senza l’aiuto degli Stati Uniti e della Turchia, il Daesh si trova ora di fronte ad una crisi esistenziale. Naturalmente, la situazione rimane fluida, complicata e pericolosa. E non escluderei neanche la possibilità che gli Stati Uniti o la Turchia facciano un’altra inversione di marcia e riprendano a sostenere il Daesh. Il fattore curdo, la politica di Israele e l’insita imprevedibilità di Erdogan fanno chiaramente capire che la crisi siriana continuerà ancora nel 2017. Credo comunque che la furia demenziale dei Neoconservatori abbia raggiunto l’apice e che le cose, da ora in poi, dovrebbero iniziare a migliorare. La Russia da sola non avrebbe semplicemente potuto salvare la Siria, eppure sembra che abbia fatto esattamente questo.
Isteria russofoba in Occidente 3/5
Non era assolutamente possibile che gli Anglo-Sionisti venissero sconfitti su tutti i fronti senza che si mettessero a gridare “oy vey!” a squarciagola, e questo è esattamente quello che hanno fatto. Per tutto l’anno. Le loro affermazioni hanno spaziato dalla Russia che intendeva invadere la Lettonia agli hakers russi che hanno interferito nelle elezioni americane. E, per fare in modo che non ci fossero dubbi di sorta sull’identità di questi hackers, gli Anglo-Sionisti ci hanno detto che questi hackers si fanno chiamare “orsetto” e “orsacchiotto”, che hanno usato lo pseudonimo “Felix Edmundovich” (nome di battesimo e patronimico di Felix Derzhinskii, il fondatore dei servizi segreti sovietici) e che lavoravano durante le ore d’ufficio di Mosca e si riposavano durante le festività russe. Come minimo, potreste pensare che questo genere di stupidaggini sia stato concepito in un centro di igiene mentale o in una scuola materna, eccovi comunque il link all’articolo del New York Times [in inglese], dove si citano gli “esperti alla sicurezza”. Stupefacente, vero? Ma poi, quando vedo che i Neoconservatori definiscono seriamente Ron Paul un agente russo, allora capisco che non c’è nulla, per quanto stupido possa essere, che questa gente non oserebbe dire. Chutzpah in piena azione, credo. E, anche se la zona a sinistra nella Curva di Bell sembra abbia ben recepito il messaggio, c’è una parte in continua crescita della popolazione che si rende conto di quanto siano stupide queste accuse.
[Nota personale: anche se sono sicuro che ci siano parecchi Americani convinti che i Russi sono un pericoloso nemico per gli Stati Uniti, di questi Americani, fino ad ora, non ne ho incontrato neanche uno. Nella mia attività quotidiana non vedo *nessuna* ostilità nei confronti dei Russi, anche quando parlo tranquillamente in russo con la mia famiglia nei negozi o nei ristoranti o quando dico di essere russo. Magari questo succede perché sono in Florida e non a New York, ma devo ancora vedere un singolo esempio di ostilità verso i Russi].
Il trattamento subito dalla Russia da parte della WADA, controllata dall’Occidente, ai Giochi Olimpici di Rio è stato, nel complesso, un oltraggio totale, una farsa e un atto criminoso. E, buona parte della colpa, per aver permesso che un’organizzazione mondiale così importante passasse in maniera così massiccia sotto il controllo dell’Occidente, ricade sulla Russia. C’è però anche da dire che gli Stati Uniti non sono riusciti a far bandire completamente la Russia dai Giochi di Rio, e che gli hackers russi (certo, esistono) hanno scoperto fatti inoppugnabili che discreditano la WADA e tutto il sistema che sta dietro ad essa. Li chiamerei i “dolori della crescita” dello sport russo post-sovietico. La Russia deve ora “fare le pulizie di casa” nei veri casi di doping e, allo stesso tempo, cercare di togliere all’Occidente il controllo delle organizzazioni internazionali importanti. Certamente un compito duro, ma la Russia, in questa lotta (e in molte altre) ha un alleato estremamente potente: la Cina. Tutto sommato però, la parziale esclusione (dai Giochi Olimpici) e la successiva campagna anti-russa sono state un occhio nero per la Russia.
Nel caso dell’Europa, la russofobia è sempre stata un fenomeno tipico del Nord Europa. Le nazioni mediterranee sono state costrette ad imporre le sanzioni dalle forti pressioni provenienti dal nord. Sembra che la Francia verrà presto governata dall’uno o dall’altro dei partiti formalmente filo-russi in gara per la presidenza. Il Brexit ha tolto di mezzo la nazione probabilmente più anti-russa di tutta l’Unione Europea, ed ora Germania e Polonia sono più o meno sole nel cercare disperatamente di rivitalizzare il fronte anti-russo. Il loro problema è che sono entrambe anche servili colonie americane e che, anche se pensano di essere i futuri difensori della civiltà occidentale dalle orde mongole revansciste provenienti dall’est, la realtà è che faranno esattamente quello che lo Zio Sam dirà loro di fare.
D’ora in poi, l’unico bastione di vera, rabbiosa russofobia si potrà trovare in quei settori della società che sono stati maggiormente “sionizzati”: i media, i cosiddetti “intellettuali”, i “liberali interventisti” e tutte le altre “tribù di minoranze” che hanno il dente avvelenato con la Russia a causa del diverso modello di civiltà che essa rappresenta (genitori di sesso diverso, religione, patriottismo – ma non nazionalismo! -, ecc.). Questi continueranno a versare un fiume di fango sulla Russia in generale, e su Putin in particolare. Putin non sarà comunque il loro unico bersaglio, e a Donald Trump toccherà tutto quello che avanza dell’odio destinato a Putin. Francamente, prendersela allo stesso tempo con Putin E con Trump è una cosa inutile e forse anche rischiosa, indipendentemente da chi possiate essere nel “jet set” anglo-sionista, sopratutto se avete poco seguito presso la gente comune, che avete regolarmente insultato, svilito e trascurato.
Le cose potrebbero mettersi male, proprio davanti ai nostri occhi, per tutti quelli che hanno fatto la parte del leone nella propaganda dell’odio in Occidente: queste persone potrebbero finalmente arrivare a raccogliere quello che hanno seminato e diventare loro stessi oggetto di odio.
Terrorismo 4/5
Quest’anno è stato duro per la Russia. In un recente commento anonimo postato su questo blog [in inglese] c’è un elenco abbastanza corretto degli eventi in cui hanno perso la vita dei Russi nel corso di quest’anno, compreso l’attentato all’aereo civile russo sull’Egitto, l’abbattimento del SU-24 con il coinvolgimento degli AWACS americani, l’uccisione dei medici russi in un bombardamento di precisione, l’assassinio dell’ambasciatore russo e la perdita del Coro dell’Armata Rossa (le ultime notizie dalla Russia parlerebbero però di un malfunzionamento dei flaps alari, non di un attacco terroristico). A questa lista aggiungerei i comandanti assassinati nel Donbass. Queste sono tantissime vittime russe innocenti. Ma, in confronto ai morti innocenti siriani o turchi, questo numero è relativamente piccolo. E’ decisamente piccolo se lo confrontiamo poi a quel genere di orrori di massa che i Wahabiti erano riusciti ad organizzare in Cecenia. Ricordiamoci che la Russia è una nazione in guerra con il terrorismo di stato transnazionale, e che molti milioni di dollari di “aiuti” arrivano alle varie organizzazioni naziste e wahabite che hanno come unico obbiettivo quello uccidere dei Russi. Vorrei poter dire “fin qui tutto bene”, ma non posso farlo perché credo che la Russia non sia ancora pronta ad affrontare quel genere di terrorismo che, molto probabilmente, la colpirà l’anno venturo. C’è un bersaglio molto ben definito che in questo momento è completamente indifeso e che i terroristi possono colpire con la quasi certezza dell’impunità: le chiese russo-ortodosse al di fuori della Russia.
I Russi devono riesaminare quel tipo di campagna terroristica che i Palestinesi avevano portato avanti contro Israele negli anni ’70, quando avevano attaccato non solo i centri culturali israeliani, ma anche gli asili infantili, le scuole e le sinagoghe ebraiche. Le chiese russo-ortodosse si trovano ora a dover affrontare la stessa minaccia, attentati dinamitardi e sequestri di ostaggi compresi. Essendo uno che ha frequentato chiese russo-ortodosse per tutta la vita e dappertutto, so che i potenziali bersagli si contano a centinaia e che sono tutti completamente sguarniti.
L’esempio israeliano in questo caso è importantissimo, perché gli Israeliani si erano subito resi conto che, semplicemente, non potevano contare, per la loro protezione, sulle forze di polizia locali. Questo è il motivo per cui avevano messo in piedi diverse organizzazioni, collegate direttamente ad una sinagoga o ad una scuola, gestite da volontari, in grado di fare parecchie cose, tutte utili e perfettamente legali, per proteggere degli obbiettivi ebraici/israeliti, come, per esempio, occupare tutti i parcheggi attorno ad una sinagoga 48 ore prima di ogni festività religiosa, per essere sicuri che nessuna auto-bomba potesse essere piazzata vicino alla sinagoga stessa. Ci sono un sacco di cose che un gruppo ben preparato di volontari può fare per proteggere un obbiettivo civile scoperto. Possono fare anche meglio lavorando in tandem con la polizia locale e con gli specialisti delle ambasciate. I Russi hanno urgentemente bisogno di studiare l’esperienza israeliana per poter gestire quel genere di minaccia che si troveranno presto a dover affrontare. Ricordate che anche i Palestinesi avevano incominciato attaccando diplomatici, rappresentanti ufficiali ed aerei, ma, appena questi bersagli erano diventati troppo “protetti”, erano passati agli asili, alle scuole ed alle sinagoghe.
Credo che all’interno della Russia l’FSB abbia un buon controllo della situazione. Al di fuori della Russia, però, il personale specializzato che si dedica esclusivamente alla sicurezza è dolorosamente scarso e deve essere notevolmente incrementato. Durante il periodo sovietico, ben pochi governi osavano attaccare apertamente obbiettivi sovietici, la tremenda (e anche molto esagerata!) reputazione del KGB probabilmente aiutava, mentre, durante gli anni di Eltsin, non c’era proprio nessun bisogno di attaccare la Russia, dal momento che stava crollando dal di dentro. Ma ora che la Russia è molto forte internamente e che il personale militare russo è difficile da colpire, i diplomatici, i bambini e il clero saranno probabilmente i prossimi bersagli dei Wahabiti.
La buona notizia qui è che Sovietici e Russi hanno combattuto contro i Wahabiti fin dagli anni ’70, e sanno benissimo che non esiste un terrorismo che non sia sponsorizzato da qualche stato. I Russi sanno da dove arrivano i soldi, l’addestramento e le armi e si rendono conto che il terrorismo si può sconfiggere solo con un forte controspionaggio e con operazioni di intelligence, sopratutto di intelligence umana. La sezione per il controspionaggio estero del KGB, PGU o Primo Direttorato Principale, aveva la fama (molto ben meritata) di riuscire ad infiltrare agenti praticamente dappertutto, compresi i massimi livelli della CIA e dell’NSA, perciò possiamo essere sicuri che l’SVR stia oggi lentamente ricostruendo le suo opportunità all’estero, sopratutto nelle nazioni che sostengono il terrorismo wahabita. Il modo in cui i servizi speciali russi hanno salvato Erdogan, ribaltando completamente la situazione in Turchia, uno dei peggiori sponsor del terrorismo wahabita, è già un enorme successo. Dio volendo, i prossimi saranno i Sauditi.
Conclusione
In parole povere, il 2016 è stato un anno fantastico per la Russia. La politica di Putin, fatta di mosse e contromosse, lente, di basso profilo e ponderate, ha dimostrato di essere estremamente efficace. Anche se ad alcuni patriottardi potrà essere sembrato che Putin sia stato passivo e non abbia fatto nulla, i risultati di quest’anno sono stati, per Putin, una vittoria su tutti i fronti, compresi quelli più pericolosi e più difficili. Ricordate tutte quelle stupidaggini che scrivevano gli antiputiniani, tipo “Putin sta svendendo il Donbass”, “Putin è incapace di rispondere all’abbattimento turco del SU-24”, “Putin sta disarmando la Siria” o “Putin sta tradendo Assad”? Sono anni che questi patriottardi prevedono sciagure e sventure e tutte le volte si è visto che avevano torto. E’ bastato questo a farli stare zitti? In qualche modo. Noto che la maggior parte dei blog di quelli secondo cui “Putin sta svendendo il Donbass” stanno pubblicando molto poco e, quando lo fanno, è sopratutto materiale non correlato alle loro precedenti campagne diffamatorie contro Putin. Lo stesso vale per i commentatori Ukronazi sui post che permettono di commentare: sembra che abbiano gettato la spugna e abbiano rinunciato a convincere il mondo su quanto sia democratica la giunta di Kiev, sulle centinaia di carri armati russi a Donetsk, e su come l’Ucraina entrerà nella comunità Europea e diventerà come le Germania da un giorno all’altro. Le uniche che continuano con la loro campagna diffamatoria contro Putin sono le prostitute della stampa occidentale, ma lo fanno per il salario e per il posto di lavoro. In ogni caso, è comunque tutto quello che sanno fare. Ma, tutto sommato, c’è una diffusa mancanza di energia e di entusiasmo fra i ranghi dei diffamatori della Russia, e vedere questo, per me è una vera gioia.
Il 2017 potrebbe essere per il mondo un anno meraviglioso, oppure una grossa delusione. Al momento, questo dipende sopratutto da quello che farà Trump dopo che avrà assunto i poteri ufficiali. Per me, il fatto più importante rimane che, con Hillary alla Casa Bianca, il nostro pianeta avrebbe rischiato una grossa guerra termonucleare. Non c’è più nessuna ragione per pensare che una cosa del genere stia per accadere. Per quanto riguarda l’elenco delle cose buone che *potrebbero* avvenire nel 2017, se Trump farà le cose giuste per la sua nazione, questo sarà l’oggetto di un’analisi futura.

martedì 3 gennaio 2017

Perché l’Occidente sta aiutando l’ISIS a diffondere l’isterismo post-attentato di Berlino. - Tony Cartalucci

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Il Washington Post – insieme ad altri – si è gettato con slancio nella scia di un presunto attacco terroristico nella capitale tedesca prima che fosse stata diffusa alcuna prova e perfino prima che la polizia tedesca arrestasse un sospetto.
Un camion è piombato su un affollato mercatino di Natale, uccidendo 12 persone e ferendone molte altre in un attacco molto simile a quello di Nizza, in Francia, dove un camion ha falciato la folla uccidendo 86 persone e ferendone diverse centinaia.
Divulgare la propaganda dell’ISIS
L’articolo del Washington Post e altri simili ad esso hanno seguito la linea secondo cui l’auto-proclamato “Stato Islamico” (ISIS) è stato il presunto responsabile dell’attentato. Senza lasciarsi scoraggiare dalla mancanza di prove, il Washington Post e altre fonti di informazione – desiderosi di capitalizzare l’attacco per dare seguito alla narrativa occidentale [sul terrorismo] – sono saltati alla conclusione che l’attacco avesse l’obiettivo di “inasprire la divisione tra i musulmani e tutti coloro che non lo sono”.
L’articolo del Washington Post “L’attacco con il camion potrebbe rientrare nella strategia dell’ISIS di acuire il divario tra i musulmani e gli altri afferma:
La rivendicazione dell’agenzia di stampa ufficiale Amaq è stata breve e penosamente familiare: un “soldato dello Stato Islamico” è stato l’artefice di un nuovo attacco ai danni di civili in Europa, questa volta ad un festoso mercatino di Natale a Berlino.
La fondatezza della rivendicazione è stata sollevata martedì, mentre le autorità tedesche erano alla ricerca tanto di un sospetto quanto di una motivazione alla base dell’attacco contro le persone che festeggiavano l’arrivo delle vacanze natalizie. Ma sembra che l’attentato avesse già raggiunto uno degli obiettivi dichiarati dello stato Islamico: diffondere la paura e il caos in un paese occidentale, nella speranza di rendere più marcato il divario tra i musulmani e tutti gli altri.
L’“analisi” del Washington Post non spiega il motivo per cui l’ISIS dovrebbe colpire una nazione che finora ha giocato solo un ruolo minore nelle operazioni anti-ISIS, né la logica che starebbe dietro al provocare una frattura ancora più ampia tra i musulmani e l’Occidente. Ad un certo punto, il Washington Post suggerisce che l’ISIS starebbe cercando di bloccare il flusso di rifugiati dai loro territori d’origine verso nazioni come la Germania che hanno una politica di porte aperte ad accoglierli.
In realtà, il Washington Post e gli “esperti” che ha intervistato stanno solo cercando di perpetuare il mito di ciò che ISIS è e quali sono i suoi obiettivi e le sue motivazioni.
Comprendere cos’è veramente l’ISIS e quale scopo sta davvero servendo, va oltre lo spiegare perché l’accaduto sia stato così impazientemente etichettato come “attacco terroristico” e perché è probabile che si verifichino altri episodi del genere.
L’ISIS è stato creato da e per il cambio di regime in Siria e altrove
Il governo degli Stati Uniti, in un memorandum della Defense Intelligence Agency (DIA) datato 2012 e rivelato grazie a una fuga di notizie, avrebbe ammesso che “alcune potenze”, incluso “l’Occidente” supportavano la nascita di ciò che a quel tempo veniva chiamato un “regno salafita” nell’est della Siria, esattamente dove l’ISIS ha oggi la propria base.
Il report del 2012 trapelato (.pdf) dichiara (grassetto aggiunto):
Se la situazione si sviluppa c’è la possibilità di stabilire un dichiarato o non dichiarato regno salafita nell’est della Siria (Hasaka e Der Zor), e questo è esattamente ciò che le potenze che supportano l’opposizione vogliono, in modo tale da isolare il regime siriano, che è considerato il fulcro strategico dell’espansione sciita (Iraq e Iran).
Giusto per chiarire chi fossero le “potenze che supportavano” la creazione di un regno (Stato) salafita (Islamico), il report della DIA spiega:
L’Occidente, i Paesi del Golfo e la Turchia supportano l’opposizione, mentre Russia, Cina e Iran supportano il regime.Nel 2014, in un’email tra il Consigliere USA del Presidente, John Podesta, e il precedente Segretario di Stato americano Hillary Clinton, essi avrebbero ammesso che due dei maggiori alleati americani nella regione – Arabia Saudita e Qatar – stavano fornendo supporto finanziario e logistico all’ISIS.
L’ email, rivelata al pubblico grazie a Wikileaks, affermava…dobbiamo usare i nostri mezzi diplomatici e l’intelligence più tradizionale per fare pressioni sui governi di Qatar e Arabia Saudita, che stanno fornendo sostegno finanziario e logistico all’ISIS e ad altri gruppi radicali sunniti della regione in modo clandestino.Mentre l’email ritrae gli Stati Uniti impegnati in una lotta proprio contro quel regno (Stato) salafita (Islamico) che hanno contribuito a creare e ad usare come asset strategico nel 2012, il fatto che Arabia Saudita e Qatar siano entrambi riconosciuti come stati che supportano le organizzazioni terroristiche – e che entrambi godano ancora di un enorme sostegno militare, economico e politico da parte degli Stati Uniti e dei loro alleati europei – rivela quanto la “guerra” all’ISIS sia in realtà ipocrita.
L’attacco relativamente recente alla città siriana orientale di Palmira ha avuto luogo lungo un fronte di 10 chilometri e ha visto in campo armamenti pesanti, centinaia di combattenti, ed è stato possibile solo grazie ad un gigantesco e continuativo appoggio statale, come è stato per ogni conquista dell’ISIS nella regione.
L’ISIS e gli “altri gruppi radicali sunniti” rimangono l’unica opposizione armata di un certo rilievo in campo contro il governo siriano.
Già nel 2007, come rivelato dal giornalista vincitore del Premio Pulitzer Seymour Hersh nel suo articolo del 2007, “Il Cambio di Rotta: la nuova politica del governo sta avvantaggiando i nostri nemici nella guerra al terrorismo?,” era chiaro che gli Stati Uniti fossero intenzionati ad armare e sostenere i militanti collegati ad Al Qaeda per rovesciare i governi di Siria e Iran, e a farlo attraverso il riciclaggio di armi, denaro e altre forme di supporto, servendosi di intermediari tra cui l’Arabia Saudita.
L’ISIS non è altro che la piena manifestazione di questa cospirazione documentata ormai da molto tempo.
Quindi cosa mirava davvero a raggiungere l’attacco di Berlino?
Se aggiriamo le false narrative facilmente verificabili che circondano il mito delle origini e delle motivazioni che guidano l’ISIS, e riconosciamo che l’Occidente ha creato tutto di sana pianta per raggiungere i propri obiettivi geopolitici, intravvediamo come gli attacchi di Nizza, in Francia, e a quanto pare anche quello di Berlino, in Germania, siano volti ad alimentare una vantaggiosa strategia della tensione in cui i musulmani sono sempre più presi di mira e isolati in Occidente, prontamente ingaggiati da terroristi a cui viene permesso di operare proprio sotto il naso delle agenzie di sicurezza e di intelligence occidentali, e inviati a combattere le guerre per procura dell’Occidente in Siria, Iraq e, prima o poi, in Iran.
Mentre le spiegazioni intessute da quotidiani come il Washington Post cambiano con il mutare del vento e danno ogni giorno un’interpretazione diversa alla creazione e alle azioni dell’ISIS, il calcolo dell’Occidente – messo in luce da Seymour Hersh nel 2007, documentato in un memorandum della DIA nel 2012, ammesso in un’email trapelata nel 2014, nonché evidente nelle attuali operazioni su vasta scala dell’ISIS in Siria, possibili solo con un supporto statale sostanziale – è unico nella sua natura e ormai palese da anni – perfino prima che il conflitto in Siria avesse inizio.
Fino a quando Washington e i suoi alleati riterranno conveniente dal punto di vista geopolitico mantenere l’ISIS in vita – da usare sia come una forza mercenaria nelle guerre per procura sia come pretesto per un intervento militare diretto dell’Occidente ovunque le organizzazioni terroristiche opportunamente “appaiono”, attacchi come quelli di Bruxelles, Parigi, Nizza, e ora – come sembra – Berlino, continueranno a verificarsi.
In qualsiasi momento Washington e Bruxelles lo decidessero, potrebbero smascherare il ruolo di sostegno all’ISIS di Arabia Saudita e Qatar. In qualsiasi momento lo decidessero, potrebbero anche denunciare e smantellare la rete globale di madrasa che entrambe le nazioni – con la collaborazione delle agenzie di intelligence occidentali – usano per ingrossare i ranghi di organizzazioni terroristiche come ISIS e Al Qaeda.
Invece, l’Occidente aiuta segretamente l’Arabia Saudita e il Qatar ad espandere e indirizzare queste reti terroristiche – utilizzandole come forze mercenarie nelle guerre per procura e come un pretesto pronto all’uso per giustificare interventi militari in territori stranieri e come strumenti per dividere e distrarre costantemente l’opinione pubblica nazionale.
Se gli stati che sponsorizzano il terrorismo venissero smascherati e tolti dall’equazione, gli Stati Uniti e i loro alleati europei si ritroverebbero impegnati sul campo di battaglia ai quattro angoli del mondo, coinvolti in rovesciamenti di regimi, invasioni e occupazioni senza alcun credibile casus belli.
Con gli Stati Uniti e i loro alleati determinati a ribadire e mantenere l’egemonia globale ovunque dal Medio Oriente e Nord Africa all’Asia centrale e orientale, la minaccia prefabbricata del terrorismo sponsorizzato dallo stato – cioè sponsorizzato dai più antichi e maggiori alleati arabi dell’Occidente e dall’Occidente stesso – persisterà negli anni a venire.
Tony Cartalucci è un ricercatore di geopolitica e scrittore che vive a Bangkok e scrive in particolare per la rivista online New Eastern Outlook”
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di ELEONORA FORNARA

Il Giglio Putrido e il potere truffa del PD. - Rosanna Spadini

renzi e il giglio magico

Mentre il bullo di Palazzo Chigi è momentaneamente scomparso dai radar dei media politicamente asserviti, un altro soporifero cattokomunista si è insediato sulla poltrona del comando, sfoderando le solite bufale, più spudorate di sempre: il Jobs Act è stata un’ottima riforma e i voucher «non sono il virus che semina il lavoro nero» … intanto sono partite le lettere di licenziamento per 1666 lavoratori dell’Almaviva di Roma, i sindacati svaporano come neve al sole, la povertà è in progressivo aumento e l’Italia rischia il commissariamento dalla Troika per la storia del Monte Paschi di Siena.
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Nel frattempo Luca Lotti, ex sottosegretario alla Presidenza del Consiglio e rinominato Ministro dello Sport nel governo Gentiloni, 4° governo non votato da nessuno, è sotto indagine per rivelazione di segreto d’ufficio e favoreggiamento nell’ambito dell’indagine avviata dalla Procura di Napoli sulla corruzione in Consip, la centrale di appalti della Pubblica amministrazione.
Immediatamente compare un post stranito su FB: «Sarei indagato per rivelazioni di segreto d’ufficio. È una cosa che semplicemente non esiste. Inutile stare a fare dietrologie o polemiche. Sto comunque tornando a Roma per sapere se la notizia corrisponde al vero e, in tal caso, per chiedere di essere sentito oggi stesso. È una cosa che non esiste e non ho voglia di lasciarla sospesa».
E poi continua: «Noi non scappiamo dalle indagini: siamo a totale disposizione di ogni chiarimento da parte dell’autorità giudiziaria.  La verità – del resto – è più forte di qualsiasi polemica mediatica e non vedo l’ora di dimostrarlo».
La famiglia Renzi, il ministro Lotti, la Consip, altissimi esponenti dei Carabinieri … insomma un giglio putrido invischiato in un caso di corruzione da 2,7 miliardi di euro, ma tutti i riflettori e le sirene del mainstream sono accese sulla giunta Raggi che «potrebbe essere indagata», sull’indagine Muraro, sulla bocciatura del bilancio, sull’arresto di Marra … vicende che vengono ripetute fino alla nausea sulle prime pagine e in tutti i tg, mentre lo scandalo napoletano è rapidamente scomparso dai radar, dopo i titoli rassicuranti sul comandante Del Sette subito ascoltato in Procura e seguito a ruota da Lotti.
Eppure anche l’inchiesta di Napoli meriterebbe qualche attenzione in più. L’appalto che i pm ritengono truccato è piuttosto consistente: acquisti per 2,7 miliardi deliberati dalla Consip (società pubblica al 100% del Tesoro) per la PA. E i personaggi coinvolti sono tra i più potenti d’Italia: Renzi, suo padre, il suo più fedele ministro, i comandanti dei Carabinieri italiani e toscani, i vertici della prima agenzia appaltante del Paese.
consip-report
I fatti … i pm Woodcock, Carrano e Parascandolo incaricano i carabinieri di riempire di microspie gli uffici Consip, dove il dirigente Marco Gasparri avrebbe promesso alcuni lotti della maxi commessa all’imprenditore Alfredo Romeo, anch’egli indagato per corruzione. Ma immediatamente l’amministratore di Consip Luigi Marroni chiama una ditta per bonificare gli uffici, che toglie le cimici due giorni dopo l’installazione. Gli inquirenti allora se ne accorgono e interrogano Marroni, il quale spiffera 4 nomi: Del Sette, Saltalamacchia, Luca Lotti e Filippo Vanoni.
Vannoni, amico da una vita di Renzi, che l’ha nominato presidente della municipalizzata Publiacqua, dichiara che non solo Lotti&C, ma anche Matteo sapeva in anticipo dell’indagine segreta. Molto strano che tutti i protagonisti dello scandalo siano fedelissimi di Renzi, sia i due generali (uno comandante in Toscana, l’altro nominato comandante generale proprio da Renzi), che i due imprenditori (Russo, compagno di viaggio di Tiziano Renzi e Romeo, finanziatore dichiarato della fondazione renziana Big Bang).
Il padre del premier Matteo Renzi, Tiziano, fotografato a Roma, 23 Dicembre 2014. La procura di Genova ha chiuso le indagini per la vicenda che vedeva coinvolto il padre del premier, Tiziano Renzi, accusato di bancarotta fraudolenta ed ha chiesto l'archiviazione. Il gip decidera' se accoglierla o meno. L'indagine era nata dopo il fallimento della società Chil Post srl, che distribuiva giornali e volantini. ANSA/GIUSEPPE LAMI
(Tiziano, il padre dell’ex premier Matteo Renzi. La procura di Genova ha chiuso le indagini per la vicenda che lo vedeva coinvolto, accusato di bancarotta fraudolenta ed ha chiesto l’archiviazione. L’indagine era nata dopo il fallimento della società Chil Post srl, che distribuiva giornali e volantini.)
E Renzi perché non smentisce e non querela Vannoni? Forse perché dice la verità? L’unico che sembra aver avuto un briciolo di dignità sembra essere il generale Del Sette, che ha chiesto di non essere confermato nel suo incarico, che scade tra poco … e invece il governo Gentiloni ha deciso di prolungare l’incarico per altri due anni. (Marco Travaglio, 28 dicembre 2016). Perché i generali avvertono subito l’entourage di Renzi, rischiando grosso, se nessuno del Giglio Putrido era indagato? Forse sanno che nel gioco ad incastro sono tutti coinvolti e cercano di proteggere il premier e la sua famiglia. Lotti e Del Sette dicono naturalmente che è tutto falso, allora perché non querelano Marroni per calunnia e non lo fanno licenziare dalla Consip? Forse perché dice la verità?
Luca Lotti e compagni sono innocenti fino a prova contraria e Tiziano Renzi non è indagato, però resta una domanda: Marroni è amico dei Renzi, padre e figlio, allora perché l’amministratore di una società nominato dal governo Renzi dovrebbe accusare gli amici di Matteo Renzi di avergli rivelato l’esistenza di un’indagine nelle cui carte potrebbero esserci elementi imbarazzanti su Tiziano Renzi?
Del resto il fatto che esistesse un sistema corruttivo all’interno di Consip era già stato rivelato da una puntata di Report del dicembre 2013.  Cos’è dunque Consip ? È una società partecipata al 100 per cento dal Ministero dell’economia e delle finanze, istituita in origine per la gestione di attività informatiche riservate allo Stato in materia di contabilità e finanza pubblica, poi diventata centrale di committenza nazionale, con il fine di razionalizzare gli acquisti nella pubblica amministrazione.
L’inchiesta di Report mostrava una malata connessione tra poteri politici e affari, e denunciava il cosiddetto “sistema Romeo”, che fa capo all’imprenditore campano Alfredo Romeo, proprietario della Romeo Gestioni, una società di servizi che si era aggiudicata una larga fetta del miliardo e 34 milioni di euro di appalti gestiti da Consip per conto di svariati enti pubblici. Tali servizi riguardavano la gestione di pulizia, facchinaggio e manutenzione di enti, quali il Senato della Repubblica, la Presidenza del Consiglio, comuni, province e regioni, tribunali e altri. Tale sistema si fonderebbe sulla capacità del Romeo, condannato in secondo grado per corruzione in concorso e turbativa d’asta dalla Corte d’appello di Napoli (assolto poi in Cassazione nel maggio 2016 con formula piena), accusato di tessere strette relazioni con influenti politici locali e nazionali, le quali garantirebbero un occhio di riguardo nei confronti delle società dello stesso Romeo per l’aggiudicazione di alcune gare di appalto (sintesi dell’Interpellanza presentata alla Camera da Luigi Gallo deputato del M5S).
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Gruppo Romeo Gestioni
Fatto sta che nel 2014 la società pubblica bandisce un’altra gara d’appalto di facility management, suddivisa in più lotti, forniture pluriennali a università e pubbliche amministrazioni, per un valore totale di circa 2,7 milioni di euro. Ora, tre di questi lotti se li aggiudicano le società di Alfredo Romeo. Dunque a distanza di nove anni Romeo torna nell’occhio del ciclone, per un presunto reato di corruzione, in quanto avrebbe offerto somme consistenti di danaro in contanti a Marco Gasparri, alto dirigente Consip, in cambio dell’assegnazione di appalti alle sue società. Già da tempo i pm monitoravano le attività del gruppo Romeo e avevano predisposto una serie di intercettazioni ambientali, facendo innestare un virus spia Trojan sul cellulare di Romeo e di altri indagati.
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(Alfredo Romeo)
Nell’indagine è coinvolto anche un personaggio non comune. Si chiama Carlo Russo, 33 anni, imprenditore di Scandicci, amico di Tiziano Renzi e in ottimi rapporti con l’imprenditore Alfredo Romeo. Sarebbe interessante capire se ci sono rapporti triangolari tra Tiziano Renzi, Carlo Russo e Alfredo Romeo. Ma l’ipotesi probabilmente non potrà avere riscontro dalle microspie in Consip che sono state neutralizzate dalla soffiata.
Non è la prima volta che il nome del padre dell’ex premier, Tiziano Renzi, da agosto scorso segretario del PD di Rignano sull’Arno, si trova coinvolto in indagini giudiziarie, all’inizio dell’anno era stato sfiorato dalla triste vicenda di Banca Etruria. Solo la scorsa estate era arrivata per lui l’archiviazione circa l’indagine che lo vedeva accusato di bancarotta fraudolenta nel quadro del fallimento della società di distribuzione editoriale Chil Post. Sembra che avesse chiesto agli ospiti che andavano a trovarlo di lasciare il cellulare dentro casa e di appartarsi con lui in un bosco vicino per parlare: segno che avrebbe temuto la presenza di cimici in casa.
Sarebbe dunque necessario riflettere sul diffuso malaffare che coinvolgerebbe importanti membri del Giglio Magico, che troverebbe la sua naturale matrice in terra toscana, dove il Partito Democratico sostanzialmente ha un potere incontrastato dal secondo dopoguerra, attraverso un’odissea paradossale che passa dal PCI, PDS, DS fino al PD renziano, un partito sfacciatamente neoliberista.
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Un potere accumulatosi nel tempo anche grazie allo stretto intreccio tra cooperative rosse e bianche, supermercati Coop, Arciconfraternita della Misericordia, clero progressista e banche locali. Un potere che inizia molto prima di Renzi, che spicca il volo proprio grazie alla promessa di rottamare una classe politica invischiata in affari con la famiglia Ligresti o garante della nomina di Mussari a MPS, uomo molto vicino a D’Alema. Insomma il sistema piovra del PD toscano ha progressivamente allargato i tentacoli sul territorio italiano fino ad arrivare a Palazzo Chigi. Ma niente paura, molto meglio parlare di terrorismo e della sindaca Raggi.
Semplicemente perché i mezzi di distrazione di massa orientano le opinioni dell’elettorato verso notizie irrilevanti rispetto all’agenda dettata dall’establishment finanziario, e dunque la gestione truffaldina del potere avviene sotto gli occhi di tutti i cittadini spettatori, senza che questi però se ne possano accorgere, perché quello che non serve alle élites deve essere taciuto e oscurato.
La corruzione politica del paese dunque non è un problema minimamente marginale rispetto alla sudditanza europea e alla perdita di senso dello stato, dato che sono le tre componenti necessarie per la conduzione a buon fine del processo di dissoluzione della sovranità politica italiana in quell’organismo sovraordinato che si chiama Unione Europea.
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Del resto il giglio, le fleur-de-lys, è una figura ambivalente della simbologia araldica (informazione di sanpap) … a partire dal Medioevo  divenne l’emblema della regalità, ma dietro l’immagine stilizzata del fiore cela l’ombra di un rospo o di una rana, abitanti della palude, che sguazzano volentieri tra il fango … come tra il fango dell’ipocrisia e della truffa sguazzano i componenti del giglio putrido del renzismo italiano.