giovedì 1 febbraio 2018

Controllo di tutti i conti correnti bancari e postali: la grande lente del Fisco.




Il controllo dei nostri conti correnti bancari tramite l’anagrafe dei rapporti finanziari, enaostali, di depositi e simili sarà operato dall’Agenzia delle Entrate. Gli istituti di credito saranno tenuti a comunicargli i nostri dati mediante un flusso telematico da inviare periodicamente all’agenzia delle entrate che si chiama appunto anagrafe dei rapporti finanziari e nella sostanza contiene tutte le movimentazioni dei contribuenti che hanno aperti conti correnti o altre posizioni (monte titoli o altro) con istituti i credito.
La finalità antievasione della norma.
Questo per rintracciare i contribuenti da sottoporre a controllo e accertamento nell’ambito delle verifiche fiscali da partell’agenzia: novità introdotta con il Decreto Salva Italia del Governo Monti per la lotta all’evasione fiscale e al nero.
L’articolo 11 del Decreto Salva Italia infatti impone agli istituti di credito, banche, poste, istituti finanziari di comunicare con l’invio telematico tutte le informazioni relative ai conti correnti bancari dei correntisti clienti.
Dovrà essere emanato un apposito regolamento in tal senso che ne disciplinerà le modalità tecniche di compilazione ed invio dei flussi delle movimentazioni bancarie.

Come funzionano le verifiche sui conti correnti bancari.

Il flusso di informazioni tra le banche e l’Agenzia delle Entrate servirà ad indirizzare il controllo e le selezioni dei contribuenti da sottoporre a richieste di informazioni, accertamenti, accessi o verifiche anche se la domanda che ci si potrebbe porre è “nel concreto, come funziona?”, “quali saranno i contribuenti soggetti a controllo?”.
Un’ipotesi potrebbe essere quella di mettere a confronto la colonna dell’estratto conto scalare relativa alle entrate con la somma algebrica dei redditi dichiarati all’interno del 730 o delle dichiarazioni e, laddove evidenzino delle differenze superiori ad un certa soglia, far scattare la verifica. Tuttavia sta per uscire il provvedimento che dovrebbe definitivamente disciplinare l’utilizzo che l’agenzia delle entrate può fare con le risultanze delle comunicazioni che banche ed istituti di credito dovranno effettuare e che, in estrema sintesi sarà quello di selezionare solo un insieme di contribuenti che presentano degli indici di movimentazione finanziaria anomali e per questo finiranno sotto una lente più grande del fisco. Ma non saranno oggetto di apposita e specifica indagine finanziaria se non con le stesse modalità che c’erano anche prima.

Come fa l’agenzia delle entrate a controllare i conti correnti.

Con un il Sistema di interscambio dati (Sid) l’Agenzia delle Entrate recepisce le comunicazioni di tutti gli istituti di credito, banche, poste italiane e operazioni finanziarie su conto deposito titoli e/o obbligazioni; conto deposito a risparmio libero/vincolato; gestione collettiva del risparmio; gestione patrimoniale; certificati di deposito e buoni fruttiferi; cassette di sicurezza; carte di credito/debito; crediti di firma; finanziamenti; fondi pensione, flussi informatici in cui sono raccolte le informazioni sui consumi di milioni di contribuenti che passano sui conti correnti e il cui fine è quello di stabilire se il reddito dichiarato è in linea con le spese sostenute da ognuno di voi. Tutti questi dati andranno a confluire in un sistema dal nome simpaticissimo, Serpico, che andrà ad analizzare le movimentazioni in entrata e uscita.
Saranno pertanto controllati i saldi iniziali e finali del contribuente è in particolare i pagamenti effettuati con carta o con bancomat, gli addebiti e gli accrediti diretti sul conto corrente ma soprattutto i prelevamenti in contanti perché in realtà una delle cose che più interessa e su cui hanno più potere sono proprio questi in quanto con lo strumento del redditometro successivamente andranno a verificare se ci sono scostamenti e laddove vi siano e siano maggiori di una certa soglia allora quei prelevamenti in contanti saranno la base per la rideterminazione del reddito imponibile che il fisco considera da voi come quello presunto e su cui andranno ad applicarci le imposte, con sanzioni ed interessi.

Ricavi non dichiarati al fisco.

Altro campanello d’allarme sarà ovviamente qualora da questi controlli vi siano entrate non dichiarate o non fatturate. Certamente non credo che vadano a contestare magari il regalo di mille o due mila euro fatto dal padre al figlio per la laurea o per comprare il motorino però vi segnalo che rappresentano comunque punti di osservazione.
Le esclusioni.
Le esclusioni riguarderanno  i finanziamenti personali, i crediti e le garanzie personali ed i fondi pensioni che tanto sono già oggetto di controllo del redditometro per cui anche qui siete controllati mentre restano sotto controlli anche i depositi, i portafogli con strumenti finanziari, i titoli di Stato, i derivati, acquisti di oro e metalli preziosi.

Le tempistiche delle comunicazioni delle banche: 31 marzo di ogni anno.

L’intervallo delle comunicazioni che effettueranno le banche il 31 ottobre sui dati relativi al periodo d imposta 2011, mentre il 31 marzo 2014 per le movimentazioni  avvenute dal primo gennaio al 31 dicembre 2012 e così via per ciascun anno. Questi però sono termini prorogati in quanto la scadenza naturale dell’adempimento è previsto per il 20 aprile dell’anno successivo a quello oggetti di controllo.
Oltre a questo ricordo brevemento che con il Decreto Salva Italia è prevista anche l’introduzione nel reato penale di false autocertificazioni e con questo si intende non solo la falsificazione di documento ma anche attestazioni e false risposte ai questionari dell’agenzia delle entrate. Ora v’è anche da dire che un contribuente alle prese con il diritto tributario e la complessità della materia potrebbe essere indotto in errore, ma si spera sempre che vi sia un’accoglienza ed una disponibilità da parte degli operatori dell’agenzia tesa a prendere in considerazione la buona fede dal contribuente rispetto invece ai veri evasori fiscali…
Quando scatta il penale per reati fiscali.(articolo di approfondimento)
Si potrebbe pensare ad una violazione della privacy in quanto non tutti hanno piacere a sapere che c’è chi può guardare tutte le sue movimentazioni bancarie, con accesso alle informazioni non solo numeriche bensì anche qualitative ossie dove è stato effettuato un acquisto o sostenuta una spesa, ma c’è da sperare che l’analisi preliminare si fermi solo all’importazione delle informazioni numeriche. Il principio però che deve animare questo genere di riflessioni a mio avviso è sempre lo stesso: se non si ha nulla da nascondere non bisogna temere che vi siano sguardi indiscreti sulle proprie abitudini di acquisto e che esulano dalla reale finalità della legge, che è quella di recuperare reddito imponibile dichiarato dal contribuente e impedire il nero.

Il dramma dell’inversione dell’onere della prova a carico del contribuente.

Vi riporto la sintesi della sentenza numero 9535 del 29 aprile 2011 (udienza del 10 febbraio 2011) Corte di cassazione, sezione tributaria in cui la rivista telematica dell’agenzia delle entrate afferma che il DPR n. 600 del 1973, art. 38, non impedisce, pure in presenza di dichiarazione formalmente regolare, l’accertamento in rettifica in forza di valutazioni condotte sulla base di presunzioni gravi, precise e concordanti, come nella specie. Infatti nel processo tributario, nel caso in cui l’accertamento effettuato dall’ufficio finanziario si fondi su verifiche di conti correnti bancari, è onere del contribuente, a carico del quale si determina una inversione dell’onere della prova, dimostrare che gli elementi desumibili dalla movimentazione bancaria non siano riferibili ad operazioni imponibili, ovvero che abbiano già scontato l’imposta, mentre l’onere probatorio dell’Amministrazione è soddisfatto, per legge, attraverso i dati e gli elementi risultanti dai conti predetti (cfr. anche Cass. n. 4589 del 26/02/2009, n. 1739 del 2007).
La documentazione bancaria rinvenuta durante i controlli è utilizzabile dall’amministrazione finanziaria per l’accertamento fiscale ma essendo solo degli indizi che devono essere supportati da altri elementi sono presunzioni relative.

Sistema degli strumenti contro la lotta all’evasione.

Anche se sarà oggetto di un futuro articolo dedicato agli strumenti del legislatore fiscale per la lotta all’evasione fiscale, qui si può dire che con l’introduzione della comunicazione da parte delle banche degli estratti conto bancari (o solo movimentazioni bancarie, questo è ancora da chiarire) il sistema degli strumenti alla lotta all’evasione dovrebbe chiudersi in quanto questo era forse l’ultimo baluardo da abbattere per permettere ai verificatori e accertatori di avere tutti i dati a disposizione per ricostruire ragionevolamente il comportamento fiscale del contribuente.
Giurisprudenza a nostro favore.
Vi riporto inoltre il testo di una sentenza (n. 21132 del 13 ottobre 2011 del 7 luglio 2011, Corte di cassazione, sezione tributaria – Pres. Bognanni, Rel. Botta in materia di iva in cui si chiarisce che in tema di Iva, l’utilizzazione dei dati acquisiti presso le aziende di credito, ai sensi del Dpr n. 633 del 1972, art. 51, comma 2, n. 2, non è subordinata alla prova che il contribuente eserciti attività d’impresa (o di lavoro autonomo): infatti, se non viene contestata la legittimità dell’acquisizione dei dati risultanti dai conti correnti bancari, i medesimi possono essere utilizzati sia per dimostrare l’esistenza di un’eventuale attività occulta (impresa, arte o professione) sia per quantificare il reddito ricavato da tale attività, incombendo al contribuente l’onere di dimostrare che i movimenti bancari che non trovano giustificazione sulla base delle sue dichiarazioni non sono fiscalmente rilevanti” (Cass. n. 9573 del 2007). La medesima presunzione opera per le imposte dirette ai sensi dell’art. 32, comma primo, n. 7) del Dpr 29 settembre 1973, n. 600.
Altra importante sentenza letta il 23 marzo 2015 sul sole24ore èdella Corte Costituzionale che si è sulla questione di legittimità costituzionale dell’art. 32, co. 1, numero 2, secondo periodo del D.P.R. 600/73, per come modificato dall’art. 1 della Legge n. 311/2004 (nel prosieguo “Finanziaria 2005”) e che in estrema sintesi argomenta sulla presunzione legale secondo cui i prelevamenti o gli importi riscossi nell’ambito di rapporti finanziari costituirebbero ricavi o compensi qualora il contribuente non ne indichi il beneficiario o se non risultino dalle scritture contabili.
Nella pratica si impedisce quasi di prelevare al professionista in quanto se cosi fate l’agenzia delle entrate potrebbe tassarvi il prelievo ai fini dell ‘Irpef Irap e Iva. La corte dichiarano “l’illegittimità costituzionale dell’art. 32, comma 1, numero 2), secondo pe­riodo del D.P.R. 29 settembre 1973, n. 600…come modificato dalla…legge 30 dicembre 2004, n. 311…limitatamente alle parole «o compensi»” Vi consiglio comunque di leggerla.
Aggiornamento 2013: grazie anche all’opera di sensibilizzazione e di informazione di questo sito si è riusciti a rivedere le originali funzionalità di questo strumento che a mio avviso era al limite della lesione del diritto della privacy e si è arrivati a definire una bozza di provvedimento che sancisca definitivamente che il controllo dei conti correnti bancari e postali attuato dall’agenzia delle entrate attraverso la anagarafe dei conti correnti servirà solo ad individuare dei cluster o insieme di contribuenti da sottoporre successivamente ad indagini finanziarie e fiscali. In pratica non si andranno ad analizzare analiticamente ciascun conto corrente bensì sulla base di parametri di congruenza  si attiveranno degli alert nei database e si formeranno delle liste di contribuenti che saranno accertati con maggiore probabilità rispetto ad altri. Non sarà poi possibile analizzare le singole con maggiore facilità rispetto a prima.
Nuova sentenza 2014 contro il redditometro.
Segnaliamo la sentenza 6 ottobre 2014, n. 228 della Corte Costituzionale che elimina la presunzione di imponibilità dei prelievi non giustificati da sportello per i lavoratori autonomi accertati ex articolo 32 del DPR 600 del 1973. In passato infatti e non poche vittime ha mietuto questa presunzione legale in forza della quale e con molta scioltezza si prendevano gli estratti conto, si andava a guardare i prelievi effettuati sul conto corrente e si sosteneva che quelli sarebbero andati a remunerare fornitore pagati in nero per cui non sapendo di colpire si colpiva colui che aveva prelevato i soldi dallo sportello, applicando l’aliquota dell’imposta Irpef e affermando che quelle erano imposte evase. A queste si aggiungevano sanzioni ed interessi in forza dell’art. 32, D.P.R. n. 600 del 1973. Inutile dire poi che dietro quelle due parole “non giustificati” ci potrebbe essere dietro un modo di interpretazioni a cui si sono susseguite interpretazioni, sentenze etc etc.

Le altre misure e gli strumenti nella lotta all’evasione.

Oltre alle misure messe a punto dal Decreto Salva Italia il sistema degli strumenti della lotta all’evasione era già stato rinnovato dalle precedenti manovre del 2010 e del 2011. Parlo in primis del nuovo redditometro e dell’accertamento sintetico ma soprattutto dell’inversione dell’onere della prova a carico del contribuente, che di fatto ha consegnato il manico nella mani del Fisco attribuendo assoluto potere nella rideterminazione del reddito imponibile del contribuente che, in base ad una stima statistica del fisco, deve provare con enorme difficoltà in molti casi che quella ricostruzione in realtà non corrisponde al vero.
E’ il caso anche per le società ed i professionisti titolari di partita Iva degli studi di settore e dell’inasprimento delle pene connesse alle violazioni tributarie e alla possibilità di procedere ad accertamento anche in caso di corretta compilazione dello studio ma in presenza di un reddito imponibile dichiarato in Unico superiore al 10% del reddito accertato in caso di diversa compilazione dello studio.
Anche per quello che concerne l’esecutività dell’accertamento viene abbandonata la previsione di esecutività dopo l’iscrizione al ruolo in quanto l’atto di accertamento diviene esecutivo subito dopo i 60 giorni dalla notifica. Per ulteriori approfondimenti potete prendere spunto anche dalla circolare numero 83607/2012 del 19 marzo 2012 della Guardia di Finanza.
Pignoramento dei conti correnti bancari e postali.
Leggi anche articolo su Pignoramento e confisca dei conti correnti bancari o postali per vedere come e quanto evitare che Equitalia pignori i vostri conti correnti bancari o postali o confischi beni mobili e immobili dove per beni deve intenerii l’accezione più ampia ricomprendendo anche azioni, quote o partecipazioni.
Limiti all’uso del contante e spesometro: le altri armi per scovare gli evasori.
Oltre a questo c’è sempre da ricordare anche due altri importanti strumenti di raccolta di tutte le informazioni disponibili sui comportamenti del contribuente: lo spesometro, ossia la comunicazione delle operazioni effettuate dai contribuenti titolari di partita Iva e la riduzione all’utilizzo del contante che scende la cui soglia di tracciabilità del contante scende al di sotto dei mille euro.
MONEY TRANSFER.
Vi sono poi altri strumenti per esportare denaro all’estero; molto utilizzato è il Money Tranfer di cui vi segnalo l’articolo di approfondimento dedicato proprio alla Guida al Money Transfer
Ulteriori punti.
Le indagini bancarie dovranno supportare un accertamento e potranno servire per rettificare eventualmente i dati a cui è arrivata l’agenzia delle entrate. Il primo punto che vi potranno contestare saranno i prelievi che, paradosso, sono usati per determinare quanto avete evaso per loro, ossia prelievo 100, evado 100, pago le tasse più sanzioni su 100. Per cui dovrete dimostrare chi erano effettivamente i beneficiari di quel prelievo (io per esempio talvolta prelevo prima di andare al ristorante o uscire e non pago sempre con la carta per cui, a distanza di anni non è per niente facile dimostrare che sei andato al cinema o al ristorante e hai pagato in contanti…impossibile se non per un malato mentale che si tieni in fila tutti gli scontrini da quando è nato; il che mi fa sospettare di problemi mentali e non di evasione fiscale.
Inoltre le movimentazioni bancarie dovranno essere acquisite all’interno di una indagine autorizzata pena la nullità dell’accertamento qualora l’agenzia delle entrata ne sia entrato in possesso (escluso il caso in cui non siate state voi a consegnargliele spontaneamente) autorizzazione.
Novità 2017: Condono sui prelievi ed incassi.
Vi segnalo le importanti novità contenuti nella Manovra economica di bilancio 2017 sul tavolo per gli evasori fiscali che potranno beneficiare del condono chiamato Voluntary Disclosure che consentirà dietro un forte risparmio di imposta di riportare i soldi in patria o di regolarizzare prelevamenti da sportello finalizzati a pagamenti in nero.

Riferimento normativo.

Il riferimento normativo è contenuto nell’articolo 11 del Decreto legge 201 del 2011 anche ribattezzato Decreto Salva Italia 2012 intitolato emersione della base imponibile e più in particolare dell’articolo 11 comm 6 che recita: “6. Nell’ambito dello scambio informativo previsto dall’articolo 83, comma 2, del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, l’Istituto Nazionale della previdenza sociale (INPS) fornisce all’Agenzia delle entrate ed alla Guardia di finanza i dati relativi alle posizioni di soggetti destinatari di prestazioni socio-assistenziali affinché vengano considerati ai fini della effettuazione di controlli sulla fedeltà dei redditi dichiarati, basati su specifiche analisi del rischio di evasione.
Successivamente nel 2015 è stata emanato apposito provvedimento Provvedimento 28 maggio 2015 – Dati oggetto della comunicazione che recita “Gli operatori finanziari, indicati all’articolo 7, sesto comma, del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 605, comunicano all’Anagrafe Tributaria, a decorrere dal 2014, la giacenza media annua unitamente alle informazioni relative ai saldi e ai movimenti dei rapporti finanziari previste dal provvedimento del 25 marzo 2013 sulla base della tabella che costituisce l’allegato n. 1 al presente provvedimento.”
Già il provvedimento 25 marzo 2013 indicava che dovevano essere comunicato annualmente le seguenti informazioni, relative alla tipologia di rapporti contenuti nell’allegato 1, attivi nel corso dell’anno di riferimento:
a) i dati identificativi del rapporto, compreso il codice univoco del rapporto, riferito al soggetto persona fisica o non fisica che ne ha la disponibilità, inclusi procuratori e delegati, e a tutti i cointestatari del rapporto, nel caso di intestazione a più soggetti;
b) i dati relativi ai saldi del rapporto, distinti in saldo iniziale al 1° gennaio e saldo finale al 31 dicembre, dell’anno cui è riferita la
comunicazione;
c) per i rapporti accesi nel corso dell’anno il saldo iniziale alla data di apertura, per i rapporti chiusi nel corso dell’anno il saldo
contabilizzato antecedente la data di chiusura;
d) i dati relativi agli importi totali delle movimentazioni distinte tra dare ed avere per ogni tipologia di rapporto come indicato nella tabella allegato 1, conteggiati su base annua.

Mafia: blitz Polizia a Palermo, 31 misure cautelari. In cella anche Benedetto Bacchi.

Bacchi © ANSA

E' uno dei maggiori imprenditori italiani nel settore dei giochi e delle scommesse il personaggio chiave dell'inchiesta della Dda di Palermo.

La Polizia di Stato, coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Palermo, sta eseguendo un'ordinanza di custodia cautelare a carico di 31 persone accusate a vario titolo di associazione mafiosa, riciclaggio, auto riciclaggio, trasferimento fraudolento di valori aggravato dal metodo mafioso, concorrenza sleale aggravata dal metodo mafioso, associazione per delinquere finalizzata alla raccolta abusiva di scommesse ed alla truffa ai danni dello Stato e traffico di stupefacenti.
Nell'operazione sono coinvolti più di 200 uomini del Servizio centrale operativo e della Squadra mobile di Palermo. L'indagine è stata coordinata dal procuratore di Palermo Francesco Lo Voi, dal procuratore aggiunto Salvo De Luca e dai pm della Dda Roberto Tartaglia, Annamaria Picozzi e Amelia Luise.
E' Benedetto Bacchi, uno dei maggiori imprenditori italiani nel settore dei giochi e delle scommesse, il personaggio chiave dell'inchiesta della Dda di Palermo che oggi ha portato a 31 arresti. Bacchi è finito in cella con le accuse di concorso in associazione mafiosa e riciclaggio del denaro dei clan. Dalle indagini è emerso un vero e proprio 'contratto' tra Cosa Nostra palermitana e l'imprenditore, riuscito secondo le indagini, con l'appoggio delle famiglie mafiose, a monopolizzare il settore.
Bacchi ha realizzato una rete di agenzie di scommesse abusive - più di settecento in tutta Italia - capaci di generare guadagni quantificati in oltre un milione di euro al mese. Parte delle somme, tra i 300 e gli 800 mila euro l'anno, veniva poi distribuita tra le varie famiglie mafiose. Tra i 31 arrestati c'è anche Francesco Nania, socio occulto di Bacchi e capo della "famiglia" mafiosa di Partinico, che, grazie alla complicità di Michele De Vivo, insospettabile commercialista campano che fungeva da prestanome, era riuscito a creare un fiorente mercato di import-export di prodotti alimentari con gli Stati Uniti. 
In cella, oltre a persone legate a Cosa Nostra con ruoli di vertice, sono finiti anche insospettabili professionisti funzionali agli interessi criminali di Bacchi. Alcuni indagati rispondono anche di associazione per delinquere finalizzata alla produzione ed al traffico di stupefacenti. L'inchiesta ha in parte ricostruito la movimentazione degli enormi flussi di denaro provenienti dal gioco illecito. Nel corso del blitz sono stati sequestrati beni immobili, società e conti correnti bancari di Bacchi e di diverse persone che lo avrebbero aiutato a riciclare denaro sporco per milioni di euro.

L'agricoltura contadina alimenta il mondo.



I contadini producono il 70% del cibo mondiale nel 25% della terra, mentre il settore agroalimentare, per produrre il 25% del cibo, usa il 75% della terra.
I contadini, gli indigeni e agricoltori familiari producono il 70% del cibo mondiale, nonostante abbiano solo il 25% della terra. Al contrario, le aziende agroalimentari rappresentano il 75% della terra ma producono solo il 25% del cibo. 
Lo rivela un'indagine dell'ONG internazionale Grupo ETC, che disarma i miti dell'agricoltura industriale e transgenica. Assicura che se i governi vogliono porre fine alla fame e frenare il cambiamento climatico, devono attuare politiche pubbliche per promuovere l'agricoltura contadina.
"Chi ci nutrirà? La rete dell'industria alimentare o la filiera agroindustriale?" È il nome della ricerca del Gruppo ETC (Gruppo d'azione sull'erosione, la tecnologia e la concentrazione) che, sulla base di 24 domande, fornisce la prova delle conseguenze dell'agricoltura industriale e della necessità di un altro modello.

"I contadini sono i principali fornitori di cibo per oltre il 70% della popolazione mondiale e producono questo cibo con meno del 25% delle risorse - acqua, suolo, combustibili ", afferma all'inizio dell'indagine. Al contrario, la catena agroindustriale "usa il 75% delle risorse agricole del mondo, ed è la principale fonte di emissioni di gas serra e fornisce cibo a meno del 30% della popolazione mondiale".

In tutto il lavoro, sono riportate 232 citazioni di altre ricerche e pubblicazioni scientifiche, che costituiscono la base documentaria che fornisce supporto teorico e argomentativo al Gruppo ETC. Nei dati monetari, precisa che per ogni dollaro che i consumatori pagano all'interno della catena agroindustriale, la società paga altri due dollari per danni ambientali e per la salute causati dalla stessa catena.
Quando si riferisce alla "filiera agroalimentare" si tratta dei legami che vanno dagli input per la produzione a ciò che viene consumato nelle case: aziende di genetica vegetale e animale, società di agrotossica, medicina veterinaria e macchinari agricoli; trasporto e stoccaggio, lavorazione, imballaggio, vendita all'ingrosso, vendita al dettaglio e infine consegna a case o ristoranti.
La ricerca del gruppo ETC affronta una critica sistemica. "La linea di fondo è che almeno 3.900 milioni di persone soffrono la fame o la malnutrizione perché la filiera agro-industriale è troppo complicata, costosa e - dopo 70 anni di utilizzo - si è dimostrata incapace di nutrire il mondo".
Per decenni, il banale argomento di società, scienziati del modello transgenico, giornalisti e funzionari è che la popolazione mondiale aumenta e serve più produzione per alimentarla. La ricerca cita decine di lavori scientifici che mostrano la fallacia dietro il discorso dell'agrobusiness. Ci sono già abbastanza alimenti per l'intera popolazione. 

Il problema non è la produzione, ma la distribuzione ingiusta. "In un mondo pieno di cibo, più della metà degli abitanti non può accedere al cibo di cui ha bisogno. La cosa più tragica è che sia in numero sia in percentuale, la proporzione di persone malnutrite sta aumentando ", avverte.

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In relazione all'ambiente, ci sono anche grandi differenze tra i due modelli. Il modello contadino utilizza solo il 10% dell'energia fossile e meno del 20% dell'acqua che richiede la produzione agricola totale, con "virtualmente zero devastazioni di suoli e foreste". Mentre, la catena agroindustriale distrugge ogni anno 75.000 milioni di tonnellate di terra arabile e smantella 7,5 milioni di ettari di foresta. È anche responsabile del 90% del consumo di combustibili fossili utilizzati in agricoltura.
Il modello agro-industriale è il principale responsabile dello spreco di cibo. Secondo il Gruppo ETC, dei 4.000 milioni di tonnellate di cibo che la filiera agro-alimentare produce ogni anno, tra il 33 e il 50 percento viene sprecato lungo le fasi della sua lavorazione, trasporto e stoccaggio.
Tra i sostenitori del modello ci sono le aziende di imput agricole, che sono anche grandi promotori e alleati dei media, delle università e dei governi. Nel mercato delle sementi, con un fatturato di 41.000 milioni di dollari, solo tre società (Monsanto, DuPont e Syngenta) controllano il 55% del settore. Il modello agro-industriale dipende dalle agro-tossine. Tre società (Syngenta, Basf e Bayer) controllano il 51% di un mercato di 63.000 milioni di dollari. "Da quando sono state introdotte le sementi transgeniche 20 anni fa si sono verificate più di 200 acquisizioni di piccole aziende di semi. E, se le mega-fusioni aziendali attualmente negoziate sono fiorenti, solo tre nuove società monopolizzeranno il 60% del mercato delle sementi commerciali e il 71% del mercato degli agrotossici ", avverte la ricerca.
La ricerca assicura che, con le giuste politiche, il modello agricolo-ecologico potrebbe triplicare l'occupazione nelle campagne, ridurre sostanzialmente la pressione sulle città esercitate dalle migrazioni, migliorare la qualità nutrizionale del cibo ed eliminare la fame.
Un altro modello

Il lavoro rivaluta le azioni contadine e indigene. Ricorda che i popoli indigeni hanno scoperto, protetto, addomesticato, allevato e riprodotto ciascuna delle specie commestibili oggi utilizzate. Insieme ai contadini, capiscono "la diversità culturale come inerente all'agricoltura e come garante della stabilità ambientale". Afferma che il modello della produzione contadina-indigena "garantisce sempre più varietà e possibilità di nutrire la popolazione in ogni momento, a differenza dell'uniformità imposta dall'agroindustria per mantenere i suoi profitti".
La ricerca evidenzia la necessità di un modello basato sulla "sovranità alimentare", in cui le persone decidono cosa e come produrre, e non le multinazionali dell'agricoltura. In questo modello necessario, il ruolo passa attraverso contadini, indigeni, piccoli produttori e cibo sano, senza transgenici o agro-tossici. "Sostenere la rete dei contadini è l'unica opzione realistica che abbiamo per porre fine alla fame e frenare i cambiamenti climatici", afferma il gruppo ETC.
Un altro modello agricolo implica politiche pubbliche che promuovono una riforma agraria; garantire il diritto di conservare, seminare, scambiare, vendere e migliorare le sementi; eliminare le normative che ostacolano lo sviluppo dei mercati locali; riorientare le attività di ricerca pubblica in modo che siano guidate dai contadini e rispondano ai loro bisogni; istituire un commercio equo e stabilire salari e condizioni di lavoro equi per i lavoratori agricoli.

Darío Aranda è un giornalista argentino. Lavora nel quotidiano Página/12, nella cooperativa di comunicazione La Vaca e nelle radio FM Kalewche (Esquel), nella  Cooperativa La Brújula (Rosario) e Los Ludditas (FM La Tribu). Specializzato nell'estrattività (petrolio, estrazione mineraria, agro-alimentare e forestale), scrive sugli eventi delle popolazioni indigene, delle organizzazioni contadine e delle assemblee socio-ambientali.
Ha iniziato la sua formazione professionale presso l'Agenzia universitaria di notizie e opinione (AUNO) della Facoltà di Scienze sociali dell'Università Nazionale di Lomas de Zamora (UNLZ). Il suo primo libro è stato Argentina originaria: genocidios, saqueos y resistencias (2010). Il suo ultimo libro è Tierra Arrasada. Petróleo, soja, pasteras y megaminería (Editorial Sudamericana). 


http://www.vocidallastrada.org/2018/01/lagricoltura-contadina-alimenta-il-mondo.html#more

mercoledì 31 gennaio 2018

Berlusconi chi è?

L'immagine può contenere: 1 persona, in piedi e vestito elegante

La spregiudicatezza di quest'uomo, il suo scarso rispetto verso le istituzioni, dovrebbero rappresentare un deterrente per un suo approccio in parlamento, ma siamo in Italia, il paese del bengodi, dove il più furbo e disonesto la fa da padrone poichè carente di coscienza e responsabilità.
Ha portato in parlamento un pot pourri di personaggi incompetenti disposti a tutto e noi glielo abbiamo permesso.
Siamo colpevoli anche noi di quanto sta succedendo nel nostro paese, meritiamo di subire la gogna alla quale ci stanno sottoponendo. Peccato che a subire dovremo essere anche noi, quelli che non gli hanno mai creduto e non lo hanno mai scelto come leader.

By Cetta.





Appunti su di lui:
Dopo le prime saltuarie esperienze lavorative giovanili come cantante e intrattenitore sulle navi da crociera insieme all'amico Fedele Confalonieri[41] e come venditore porta a porta di scope elettriche insieme all'amico Guido Possa,[42] iniziò l'attività di agente immobiliare[43]e, nel 1961, fondò la Cantieri Riuniti Milanesi Srl insieme al costruttore Pietro Canali. Il primo acquisto immobiliare fu un terreno in via Alciati a Milano, per 190 milioni di lire, grazie alla fideiussione del banchiere Carlo Rasini (titolare e cofondatore della Banca Rasini, nella quale lavorava il padre di Silvio).[29]

Aspetti controversi dell'attività edilizia: i finanziamenti di origine ignota

Per avviare la sua attività imprenditoriale nel 1961 nel campo dell'edilizia Berlusconi ottenne una fideiussione dalla Banca Rasini, indicata da Michele Sindona e in diversi documenti della magistratura come la principale banca usata dalla mafia nel nord Italia per il riciclaggio di denaro sporco e fra i cui clienti si potevano elencare Totò RiinaBernardo ProvenzanoPippo Calò.[139] Nella società fondata da lui e Pietro Canali impegnò 30 milioni di lire, provenienti, secondo quanto da lui affermato, dalla liquidazione anticipata di suo padre Luigi, procuratore della Banca Rasini. Il resto venne da una fideiussione fornita dalla stessa banca.[140]
Riguardo invece all'origine di alcuni finanziamenti, provenienti da conti svizzeri alla Fininvest negli anni 1975-1978, dalla fondazione all'articolazione in 22 holding (i quali ammontavano a 93,9 miliardi di lire dell'epoca)[141] Berlusconi, interrogato in sede giudiziaria dal pubblico ministero Antonio Ingroia, si avvalse della facoltà di non rispondere;[142]così, anche a causa delle leggi svizzere sul segreto bancario, non è stato possibile accedere alle identità dei possessori dei conti cifrati inerenti al flusso di capitali transitato all'epoca e in piena disponibilità della Fininvest.[143]
Nell'agosto 1998 il quotidiano La Padania pubblicò un'inchiesta nella quale si contestava a Berlusconi l'origine di diversi aumenti di capitale di alcune società da lui possedute, avvenuti tra il 1968 e il 1977.[144]
Al tempo in cui Luigi Berlusconi era procuratore generale della Banca Rasini, questa entrò in rapporti d'affari con la Cisalpina Overseas Nassau Bank, nel cui consiglio d'amministrazione figuravano Roberto CalviLicio GelliMichele Sindona e il vescovo Paul Marcinkus, presidente dello IOR), di fatto la banca dello Stato della Città del Vaticano. Tutti questi personaggi hanno poi avuto un grosso rilievo nella cronaca giudiziaria. Secondo Sindona e alcuni collaboratori di giustizia, la Banca Rasini era coinvolta nel riciclaggio di denaro di provenienza mafiosa (il che spiegherebbe la grossa presenza di finanziatori svizzeri nei primi anni di attività di Berlusconi).[145]
Nel 1999 Francesco Giuffrida, vicedirettore della Banca d'Italia a Palermo, durante il processo Dell'Utri, sostenne (in una consulenza da lui eseguita per conto della Procura di Palermo riguardante la ricostruzione degli apporti finanziari intervenuti alle origini del gruppo Fininvest tra gli anni 1975-1984) che non era possibile identificare la provenienza di alcuni fondi Fininvest del valore di 113 miliardi di lire dell'epoca, in contanti e assegni circolari (corrispondenti a circa trecento milioni di euro odierni).[146] La questione riguardava i sospetti di presunti contributi di capitali mafiosi all'origine della Fininvest.
Querelato per diffamazione da Mediaset, nel 2007 Giuffrida giunse a un accordo transattivo con i legali di questa, per il quale il consulente della Procura ha riconosciuto i limiti delle conclusioni rassegnate nel proprio elaborato e delle dichiarazioni fornite durante il processo (definite incomplete e parziali a causa della scadenza dei termini di indagine, che non gli avevano permesso di approfondire a sufficienza l'origine di otto transazioni dubbie) e la dichiarazione conseguente che le «operazioni oggetto del suo esame consulenziale erano tutte ricostruibili e tali da escludere l'apporto di capitali di provenienza esterna al gruppo Fininvest».[147]
I legali di Giuffrida nel processo per diffamazione hanno comunque rilasciato una dichiarazione, riportata dall'ANSA,[senza fonte] in cui sostengono di essere stati avvertiti solo pochi giorni prima (il 18 luglio) del fatto che i legali Mediaset avevano proposto una transazione al loro assistito, di non condividere né quel primo documento ("una bozza di accordo che gli stessi non hanno condiviso, ritenendo che quanto affermato nel documento non corrispondesse alle reali acquisizioni processuali"), né la versione definitiva leggermente corretta ("non sottoscriveranno non condividendo la ricostruzione dei fatti e le affermazioni in esso contenute").
La perizia di Giuffrida era stata ritenuta dai giudici già al tempo basata su "una parziale documentazione", ma era stata ritenuta valida anche in virtù del fatto che non aveva "trovato smentita dal consulente della difesa Dell'Utri", in quanto lo stesso professor Paolo Iovenitti (perito della difesa), davanti alle conclusioni di Giuffrida, aveva ammesso che alcune operazioni erano "potenzialmente non trasparenti" e non aveva "fatto chiarezza sulla vicenda in esame, pur avendo il consulente della difesa la disponibilità di tutta la documentazione esistente presso gli archivi della Fininvest".[147][148][149]
Tale ritrattazione, contenuta nell'accordo transattivo raggiunto dai legali Mediaset e il professor Giuffrida a composizione della controversia instaurata dalla Mediaset stessa per diffamazione, non consente comunque di fare chiarezza sulla provenienza dei capitali del gruppo societario facente capo a Silvio Berlusconi.
Berlusconi, essendo iscritto alla loggia massonica Propaganda 2[150] di Licio Gelli[151], aveva accesso a finanziamenti altrimenti inottenibili: la Commissione parlamentare d'inchiesta sulla loggia massonica P2,[152] infatti, affermò, nella relazione di maggioranza firmata da Tina Anselmi, che alcuni operatori appartenenti alla Loggia (tra cui Genghini, Fabbri e Berlusconi), trovarono appoggi e finanziamenti presso le banche ai cui vertici risultavano essere personaggi inclusi nelle liste P2 "al di là di ogni merito creditizio".[153]
Il 1º febbraio 2010 Massimo Ciancimino ha raccontato, basandosi su informazioni ricevute direttamente dal padre e su appunti dello stesso ritenuti autentici dalla Polizia scientifica, che il generale dei carabinieri Mario Mori e il colonnello Mauro Obinu, tra la fine degli anni settanta e gli inizi degli anni ottanta, tramite Marcello Dell'Utri e i costruttori Antonino Buscemi e Franco Bonura aveva investito soldi in Milano 2.[154][155][156] Il 18 settembre Il Fatto Quotidiano ha pubblicato un appunto di Vito Ciancimino con su scritto: "In piena coscienza oggi posso affermare che sia io, che Marcello Dell'Utri ed anche indirettamente Silvio Berlusconi siamo figli dello stesso sistema ma abbiamo subito trattamenti diversi soltanto ed unicamente per motivi geografici".[157]
Giovanni Scilabra, ex-direttore generale della Banca Popolare di Palermo, in un'intervista ha affermato che Vito Ciancimino e Marcello Dell'Utri nel 1986 gli chiesero un finanziamento di circa 20 miliardi di lire per Berlusconi.[158]

Lavoro: Confcooperative, 3,3 mln di occupati in nero.

Archivio © ANSA

Dipendenti regolari -2,1%. In false cooperative 100mila sfruttati.

Tra il 2012 e il 2015 "l'occupazione regolare è scesa del 2,1%, mentre quella irregolare è salita del 6,3%, portando a oltre 3,3 milioni i lavoratori che vivono in un cono d'ombra non monitorato". Così il focus Censis-Confcooperative sul lavoro nero. Le false cooperative, spiega il presidente di Confcooperative Maurizio Gardini, "sfruttano oltre 100.000 lavoratori, qui fotografiamo un'area grigia molto più ampia che interessa tantissime false imprese di tutti settori produttivi che offrono lavoro irregolare e sommerso"
La metà dei disoccupati della crisi è stata risucchiata nell'illegalità, continua il focus Censis-Confcooperative dal titolo 'Negato, irregolare, sommerso: il lato oscuro del lavoro', spiegando che tra il 2012 e il 2015 "mentre nell'economia regolare venivano cancellati 462 mila posti di lavoro (260 mila riconducibili a quello svolto alle dipendenze e 202 mila nell'ambito di quello indipendente), la schiera di chi era occupato illegalmente cresceva di 200 mila unità, arrivando a superare quota 3,3milioni". All'espansione del lavoro sommerso "ha contribuito in maniera prevalente l'occupazione dipendente (+7,4%)", mentre sul fronte dell'occupazione regolare "è la componente indipendente che, in termini relativi, ha subito un maggiore ridimensionamento (-3,7%)", prosegue lo studio Censis-Confcooperative.
Sul piano territoriale, riguardo all'incidenza del lavoro irregolare sul valore aggiunto regionale, "Calabria e Campania registrano le percentuali più alte (rispettivamente il 9,9% e l’8,8%), seguite da Sicilia (8,1%), Puglia (7,6%), Sardegna e Molise (entrambe con il 7,0%)", conclude il focus.(ANSA).
Questi sono i disastrosi risultati delle leggi varate dai governi incompetenti ed irresponsabili che si sono succeduti da un trentennio a questa parte.
Il lavoro, sul quale è fondata l'economia della nostra nazione, ha subito un cambiamento radicale, è stato stravolto!
Già le prime avvisaglie le abbiamo avute quando si varò la famigerata legge Biagi che aveva come unico scopo quello di dare un aiuto, respiro alle aziende che attraversavano un periodo di difficoltà economica, e che è diventata, nel tempo, la legge adoperata da tutti i datori di lavoro che avevano come unico scopo quello di un arricchimento personale basato sullo schiavismo.
Naturalmente, il risultato è che, se nessuno paga contributi, nessuno versa contributi e, pertanto, nessuno prenderà pensione.
Naturalmente, chi non ha un lavoro stabile e dignitoso, non potrà mettere su famiglia, non potrà mettere al mondo figli, comprare casa, auto, elettrodomestici....diventa tutto aleatorio, fluttuante, insicuro...con tutto ciò che ne consegue per l'economia dell'intero pese.
E tutto questo grazie a chi si è proposto per governare promettendo mari e monti, effetti speciali, ma ha fallito miseramente...(non è dato sapere se volutamente o involontariamente) innescando un sistema di auto distruzione dall'interno.
Stiamo andando incontro ad una involuzione dalla quale sarà sempre più difficile uscire.
Forse siamo ancora in tempo per porre riparo al danno causato da esseri immondi privi di scrupoli, infami saccenti, irresponsabili, incompetenti....
Che hanno ancora il coraggio di riproporsi alla guida del paese promettendo fuochi d'artificio, panna nel caffè, cioccolata dimagrante, cieli sereni anche durante le tempeste, ...e chi più ne ha, più ne metta!
Mandiamoli a casa, e senza vitalizio, con multe pesanti da pagare per i danni causati....

martedì 30 gennaio 2018

IL CONCORDATO? VIGE ANCORA! ECCO QUANTO CI COSTANO I PRIVILEGI DELLA CHIESA.

IL CONCORDATO? VIGE ANCORA! ECCO QUANTO CI COSTANO I PRIVILEGI DELLA CHIESA

SAPETE COSA È IL CONCORDATO?E’ UN TRATTATO FIRMATO AI TEMPI DI MUSSOLINI TRA CHIESA E STATO CHE CI “OBBLIGA”A SBORSARE FIUMI DI DENARO PUBBLICO ALLA CHIESA.

Roma, 11 Febbraio 1929. Il cardinale Segretario di stato Pietro Gasparri firmò, per conto della Santa Sede, un trattato con l’allora Primo Ministro del Regno d’Italia, Benito Mussolini. 
Si trattava di un “accordo di mutuo riconoscimento” e prese il nome di Patti Lateranensi (dal palazzo di Laterano in cui si firmò per gli accordi ). I Patti Lateranensi erano e sono costituiti tutt’ora da due distinti accordi: il “Trattato” che riconosce la sovranità e l’indipendenza della Santa Sede e la fondazione dello Stato Vaticano; e il “Concordato” che definiva le responsabilità civili, religiose e finanziarie fra i due Stati. In seguito fu emessa una legge, che oggi ritroviamo nell’articolo 7 della Costituzione Italiana e che dice esplicitamente:
Lo Stato e la Chiesa cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani. I loro rapporti sono regolati dai Patti Lateranensi. Le modificazioni dei Patti accettate dalle due parti, non richiedono procedimento di revisione costituzionale.
Ciò significa che lo Stato Italiano non può rinunciare in nessun caso ai Patti Lateranensi, qualora ve ne fosse necessità, se non cambiando il Trattato e stringendo un nuovo accordo con il Vaticano stesso. Il Concordato prevedeva inoltre che la Chiesa, quindi lo Stato del Vaticano, fosse esente dalle tasse statali e che venisse restituito come risarcimento 1 miliardo e 700 milioni di lire per i precedenti danni causati dal potere temporale, cioè dallo Stato.
Analizziamo quali sono oggi le proprietà in mano alla Chiesa, così da individuare quanto denaro trattiene a scapito dello Stato Italiano:
8.779 scuole, tra cui asili, elementari, medie, superiori, università e musei;
4.712 centri di assistenza medica;
118 sedi vescovili;
12.314 parrocchie;
12.000 oratori;
360 case generalizie di ordini religiosi;
504 seminari;
1.000 conventi maschili o femminili;
E come preannuncia il titolo di questo articolo vediamo quanto ci costa la Chiesa a noi italiani:
( milioni espressi in euro )
650 milioni per stipendiare gli oltre 22mila insegnanti di religione;
260 milioni per finanziare le suole e le università cattoliche;
25 milioni per la fornitura del servizio idrico alla Città del Vaticano;
18 milioni per i buoni scuola da dare a studenti delle scuole cattoliche;
9 milioni per la sicurezza dei dipendenti vaticani e le loro famiglie;
8 milioni per gli stipendi dei cappellani militari;
7 milioni per il fondo di previdenza del clero;
11 milioni per la costruzione di edifici di culto e la loro ristrutturazione;
Vanno aggiunti i circa 6 miliardi di euro riguardanti i vantaggi fiscali di cui la Chiesa beneficia, quindi Ici, Iva e tutte le altre imposte statali quali un cittadino italiano deve pagare. E considerando che circa il 23% degli immobili sul territorio italiano sono di proprietà del Vaticano, provate ad immaginare su che cifre ci aggiriamo…
Aggiungiamo 1 miliardo di euro annui che proviene dal’8 per mille alla Chiesa Cattolica e siamo quindi arrivati a circa 9 miliardi di euro. Denaro tolto alle casse dello Stato Italiano e ai suoi cittadini.
Da: Jeda