lunedì 17 giugno 2019

"E pensare che volevano riscrivere la Carta... - Daniela Ranieri

Risultati immagini per costituzione salvata

Li abbiamo bloccati in 20 milioni, e va bene; ma l’abbiamo scampata bella. A leggere le intercettazioni in cui Luca Lotti, ex ministro della Repubblica, esprime con linguaggio da taverna ad alcuni componenti del Csm le sue preferenze in fatto di nomine a capo di Procure che indagano su di lui e sui genitori di Matteo Renzi, una spina nel cuore ci ricorda la raccapricciante circostanza per la quale il gruppetto di amici toscani di cui Renzi era il capo-scout e Lotti il paggetto, a un certo punto della nostra storia (appena 3 anni fa), si era messo in testa di cambiare un terzo della Costituzione.
Costituzione che è fondata sul principio della separazione dei poteri, tra le altre cose e senza nemmeno tirare in ballo il respiro etico che la ispira. Il silenzio di Renzi sul cicaleccio del Lotti beccato – e sui suoi tweet allusivi, sinistri e cifrati di queste ore – non è solo l’eco tombale del suo proverbiale ciarlare, ma anche il rimbombo del nostro terrore, al solo pensare a chi stavamo dando in mano l’unica cosa ancora sacra del nostro convivere.
Un ’antica leggenda tedesca racconta di un cavaliere che giunse di notte in una locanda dopo aver cavalcato su una pianura gelata. Alla domanda del locandiere “da dove venite?”, il cavaliere indicò un punto lontano oltre la pianura. Il locandiere sbiancò, e disse al cavaliere che aveva appena attraversato il lago di Costanza ricoperto di ghiaccio. Ecco, ci sentiamo più o meno così: il locandiere-trojan ha rivelato che il renzismo aspirante costituente, col suo codazzo di miracolati figli di banchieri presi dai presepi e dai campetti del Valdarno, era un lago gelato dagli abissi oscuri che abbiamo attraversato quasi indenni credendolo (alcuni) un placido campo di fiori innevati. (Ah: il cavaliere, dalla paura postuma, morì sul colpo).

domenica 16 giugno 2019

Tu chiamalo se vuoi: Csm. Magistrati per bene insorgete! - Saverio Lodato



Che vergogna di Paese. Ogni ora che passa, ogni nuova intercettazione svelata, ogni nuova dichiarazione a propria discolpa da parte delle persone coinvolte, squaderna sotto gli occhi di milioni di italiani il quadro spaventoso di una certa magistratura che tramava a fin di nomine, scatti di carriere, aggiustamenti di indagini sgradite, consolidamento di un potere invisibile, di bassissimo conio, parallelo a quello sancito per legge che lo vorrebbe invece autonomo e indipendente dalla politica. 
È sin troppo ovvio che se ciò accade, la politica può leccarsi i baffi, portando all’incasso assai di più di quanto stimato in questi giorni da Giuliano Ferrara, per il quale - come ha scritto - la magistratura è da quasi trent’anni che predica bene e razzola male. Si direbbe che Ferrara aveva visto lungo.
Che vergogna di Paese. 
Uno dei coinvolti dice, a sua discolpa, che “di notte” ognuno può fare ciò che gli pare. Come dire che tutti i gatti, al buio, sono neri.
Un altro dice che, in quello che un collega giornalista ha definito lucidamente un Csm “by night”, qualcuno “dormiva”. Ci fu un tempo in cui i mafiosi dicevano, nelle Corti d’Assise, a loro difesa:“Presidente, io non c’ero, e se c’ero dormivo”. Questi sono gli argomenti Alti degli Alti membri dell’Alto sinedrio chiamato Csm.
Infine c’è lui, il politico Pd che sino a ieri si leccava i baffi, che si “autosospende” maramaldeggiando: “non c’è reato”. Mentre giuristi e politici di fine concetto sfogliano l’inconsueta margherita: “Il reato ci fu o non ci fu?”. E già che c’è, il maramaldo ci mette il carico contro i “moralisti” “senza morale”, incarnandosi nel povero “Enzo Tortora”, puntando l‘indice contro altri dirigenti Pd all’insegna del “così fan tutte”.
Che vergogna di Paese. 
Qualche giorno fa scrivevamo che il Capo dello Stato Sergio Mattarella si trovava a fronteggiare una situazione da far vacillare le ginocchia a chiunque. 
Oggi, man mano che il verminaio sta venendo alla luce, riteniamo che sia la parte sana della magistratura a dover far sentire la sua voce per coadiuvare lo sforzo del Capo dello Stato, non a caso tirato in ballo anche lui da troppi maramaldi che avevano trovato la pacchia convinti di essere “a prova di Trojan”. 
Magistrati per bene - perché siete migliaia - insorgete. Fate sentire la vostra voce. Denunciate lo schifo, le camarille, le sporche alleanze con una politica squallida che stanno sfregiando il vostro lavoro, il vostro ruolo, la vostra funzione.
Mettete nero su bianco il vostro disagio. Come fecero, all’indomani della strage di Capaci, tantissimi giovani sostituti procuratori che denunciarono, con nomi e cognomi, gli usurpatori del Tempio - magistrati anche loro - che avevano spianato la strada a chi poi avrebbe ucciso Giovanni Falcone.

Il quale - ricordiamolo sempre - si ribellò sino alla fine all'Italia della vergogna, al Csm di allora, che pure, rispetto a quello di oggi, potremmo definire un collegio di educande svizzere. Tempo ne rimane poco.

saverio.lodato@virgilio.it 

La rubrica di Saverio Lodato

Foto © Paolo Bassani


http://www.antimafiaduemila.com/rubriche/saverio-lodato/74880-tu-chiamalo-se-vuoi-csm-magistrati-per-bene-insorgete.html?fbclid=IwAR3gXZO1YMtpmPx8fxyphRBeytZZouj4qqikHoMFfidwS6VhEOIfFz0QB8U

Amore, stasera ti porto fuori a vedere un film.

Troppi rumori, anziano spara e uccide titolare chiosco.

 © ANSA

Infastidito dagli schiamazzi provenienti dal chiosco sotto casa, ha preso la pistola e ha sparato. Così a Palma Campania (Napoli) un anziano di 83 anni ha ucciso la scorsa notte il proprietario del chiosco, di 67 anni, deceduto in ospedale per le lesioni riportate.
Feriti gravemente anche la figlia e il genero della vittima, soccorsi dal 118 e trasportati negli ospedali di Sarno e Nola. Gli spari dopo una discussione. L'anziano è stato trovato nella sua abitazione, sotto choc. L'arma con la quale ha sparato era regolarmente detenuta. Sequestrate anche altre armi trovate in casa. I Carabinieri hanno bloccato l'anziano e lo hanno arrestato.

Quando "qualcuno" impone leggi che sconvolgono il concetto della sicurezza e fanno credere che uccidere per difendersi, (ma poi da chi o da che cosa) sia permesso legalmente, vuol solo dire che abbiamo sbagliato tutto e che le buone intenzioni sono andate a farsi benedire cedendo il passo al pressapochismo causato dall'impreparazione a legiferare con logica e cognizione di causa.
ByC.

MACIGNO TAGLIATO DA UN LASER NELL'ETA' DEL BRONZO!!! CHI E' STATO?



Situato nell'Oasi di Tamya in Arabia Saudita è un affascinante megalito chiamato Al-Naslaa. E 'perfettamente suddiviso in mezzo e ha curiosi simboli raffigurati sulla sua superficie. 
Se non fosse sufficiente, le due rocce si dividono a metà con precisione laser, sono riuscite a rimanere in piedi per secoli e sono in qualche modo perfettamente equilibrate. Le pietre erano divise a metà con una precisione degna di un taglio laser.
Immagina di camminare nel deserto, esplorando l'ignoto e incontrerai una massiccia pietra in piedi, divisa in mezzo da una perfetta linea geometrica. 
Che cosa sarebbe la prima cosa che salta alla tua mente?
Le pietre in piedi di Al-Naslaa veramente sono un mistero. Situato in Arabia Saudita, le due pietre divise a metà hanno creato confusione tra gli esperti fin dalla loro scoperta. 
Considerato come uno dei petroglifi più fotogenici sulla superficie del pianeta, la roccia massiccia è divisa a metà con estrema precisione. 
Tuttavia, secondo alcuni, il taglio di precisione laser non è stato creato artificialmente .
Secondo molti, è uno dei più grandi misteri dell'uomo, e questa incredibile struttura in pietra antica attrae migliaia di turisti ogni anno che vengono ad Al-Naslaa per osservare la sua perfezione e l'equilibrio, che ha dato origine a innumerevoli teorie che cercano di spiegare la sua origine. 
La roccia è in perfetto equilibrio, sostenuta da due basi e la cosa più strana è che si divide perfettamente in metà. 
Tutto suggerisce che ad un certo punto deve essere stata lavorato da strumenti estremamente precisi, alcuni hanno anche avventurato e hanno detto strumenti come il laser.


Ogni parte della pietra divisa ha una roccia minima o un ammortizzatore in basso, impedendo che tocchi il suolo.
Le scoperte archeologiche dimostrano che in epoca antica la zona in cui si trova la roccia era abitata. Infatti, è uno dei petroglifi più fotogenici della zona.
Il megalito è stato scoperto da Charles Huver nel 1883 e, sin dalla sua scoperta, è stato oggetto di dibattito tra esperti che hanno diviso le opinioni in merito alla sua origine.
Nel 2010 SCTH - la Commissione Saudita per il Turismo e il Patrimonio Nazionale ha annunciato la scoperta di una roccia vicino a Tayma con un'iscrizione geroglifica del Faraone Ramses III. 
Sulla base di questa scoperta, i ricercatori hanno ipotizzato che Tayma faceva parte di un importante itinerario tra la costa del Mar Rosso della penisola araba e la valle del Nilo. 
Recenti scoperte archeologici mostrano che Tayma è stata abitata fin dall'età del bronzo.
Come notato la divisione tra due rocce in piedi e la sua superficie piana è un evento completamente naturale.
UnusualPlaces offre una spiegazione naturale per il taglio enigmatico, laser:
"... Probabilmente il terreno si è spostato leggermente sotto uno dei due supporti e la roccia si è divisa. 
Potrebbe essere da un area vulcanica di qualche minerale più debole che si è solidificato prima che tutto fosse esumato. Oppure, potrebbe essere una vecchia crepa di pressione (si vede una crepa parallela a destra di essa) che è stata spinta / distanziata da alcuni. O, potrebbe essere una vecchia linea di faglia (minore), poiché il movimento di faglia crea una zona di roccia indebolita che si erode relativamente più facilmente della roccia circostante ... " 


Ma questa è ovviamente un'altra teoria. Il taglio estremamente preciso, divide le due pietre, ha sollevato più domande rispetto alle risposte.
Se vogliamo capire la sua origine, forse dovremmo viaggiare indietro nel tempo.
Secondo i rapporti, la menzione più antica della città oasi appare come "Tiamat" nelle iscrizioni assire risalenti all' VIII secolo aC. 
L'oasi si sviluppò in una città prospera, ricca di pozzi d'acqua e di edifici belli.
Inoltre, gli archeologi hanno scoperto iscrizioni di Cuneiforme forse risalenti al VI secolo aC presso la città dell'oasi. 
Come si può vedere, oltre ad essere un'area in cui sono state fatte numerose scoperte archeologiche, l'area in cui si trova l'incredibile megalite di Al-Naslaa è anche ricca di storia.
E' possibile che esistessero altri sistemi di taglio di cui oggi non siamo ancora a conoscenza?

sabato 15 giugno 2019

Radio Radicale, dove sono finiti i 300 milioni di fondi pubblici. - Patrizia De Rubertis



Trecento milioni di euro arrivati quasi sempre a fine anno nelle leggi di Stabilità, nei decreti Milleproroghe o in altri provvedimenti ad hoc hanno permesso a Radio Radicale di svolgere per 25 anni “servizio pubblico”, senza alcun tipo di valutazione (come l’affidamento con una gara) e nonostante sia una radio privata e legata a un partito. Ed è una ricorrente che il salvataggio dell’emittente fondata nel 1976 da Marco Pannella arrivi sempre in extremis grazie a denaro pubblico. Come l’ultima boccata di ossigeno arrivata dall’accordo Lega-Pd che giovedì ha concesso a Radio Radicale altri 3 milioni nel 2019 (e 4 milioni nel 2020). Che si vanno ad aggiungere ai 5 già stanziati per l’anno in corso. Un unicum nel panorama editoriale quello conquistato dall’emittente.
Radio Radicale nasce 43 anni fa, per iniziativa di un gruppo di deputati militanti dell’omonimo partito, e diventa subito il megafono delle battaglie di Marco Pannella, tra cui quella contro il finanziamento pubblico ai partiti. Ma senza quei fondi e a fronte di costi di gestione sempre più alti, sono costretti a chiudere nel luglio 1986. I dirigenti decidono di sospendere tutti i programmi per lasciare la parola agli ascoltatori che tra messaggi di stima e bestemmie la trasformano nell’emittente più ascoltata d’Italia (l’esperimento è stato ripetuto anche nel 1993, sempre per salvarsi dalla chiusura). Ma la svolta arriva nel 1990 con la legge 230 quando si aprono le porte dei contributi pubblici: da allora la radio percepisce ogni anno circa 4 milioni di euro. La secondo svolta è datata 21 novembre 1994: viene firmata la convenzione, approvata con un decreto del ministro delle Telecomunicazioni Giuseppe Tatarella, che da allora eroga alla società Centro di produzioni S.p.a. (ossia Radio Radicale con il suo archivio in via Principe Amedeo a Roma) 10 milioni di euro ogni anno per la trasmissione delle sedute parlamentari. È merito di un bando del governo Berlusconi, che i maligni dicono sia stato cucito su misura (niente musica e zero pubblicità), se la radio – che navigava in cattive acque – si salva di nuovo. I Radicali continuano a essere contrari a dare i soldi dei contribuenti ai partiti, ma da allora la radio ha incassato oltre 300 milioni di euro. Il bando, fatto per decreto, non è stato mai convertito in legge. È stato rinnovato per ben 17 volte, da tutti i governi, con una specie di regime transitorio. Contributi all’editoria e rinnovo della convenzione che hanno permesso di percepire 14 milioni di euro ogni anno.
Chi c’è dietro la radio? Fino alla fine degli anni Novanta l’azionista unico dell’emittente era l’Associazione politica nazionale Lista Marco Pannella. Poi l’assetto proprietario cambia nel marzo 2000 quando l’imprenditore Marco Podini (già padrone della catena di supermercati A&O e dei discount Md), aderendo all’appello pubblico di Pannella in un altro momento di difficoltà della radio, acquista tramite la Pasubio Spa il 25% di Radio Radicale per 25 miliardi di lire. Emittente finanziata fino ad allora solo da soldi pubblici, e il cui valore totale schizza così a 100 miliardi di lire. Pochi mesi prima la Rai aveva fatto un’offerta per rilevare tutta la società per una ventina di miliardi. Podini annuncia un aumento della sua partecipazione al 50%, che però non avverrà mai. L’imprenditore siede insieme alla sorella Maria Luisa nel cda della società (la quota è passata nel frattempo alla Holding Lillo) ed è anche il presidente della Dedagroup, una società che si occupa di information technology. Così come l’altro gruppo che possiede, la Piteco, una software house italiana quotata in Borsa.
Da allora le quote della società che controlla la radio sono rimaste immutate: all’associazione Pannella, editore dell’emittente, resta il 62,68% e un’altra piccola quota, del 6,17%, è in mano alla commercialista Cecilia Maria Angioletti. Il resto è in mano alla holding finanziaria Lillo attiva nel campo della distribuzione alimentare che fattura 2,3 miliardi di euro l’anno. Nel 2017, ultimo dato aggiornato del bilancio, i ricavi complessivi della radio hanno raggiunto gli 8,3 milioni con un incremento di 21mila euro sull’anno prima, garantiti dagli introiti della convenzione. A cui si aggiungono 4 milioni di contributi dal fondo dell’editoria. Il costo del personale (a Radio Radicale lavorano 52 dipendenti tra cui 20 giornalisti impiegati) è salito a 4 milioni dai 3,8 del 2016 (compresi contributi e Tfr) con il direttore Alessio Falconio e l’ad Paolo Chiarelli che guadagnano poco più di 100mila euro. Utili ce ne sono stati pochi negli ultimi anni, ma non è sempre andata così. Il 2010, per dire, si chiuse con un utile di 168 mila euro, ma il cda deliberò di distribuire un dividendo di 600 mila euro attingendo alle riserve. Negli ultimi 3 anni i conti hanno sempre chiuso in rosso (nel 2017 di 6.500 euro).

venerdì 14 giugno 2019

Gli attacchi odierni alle petroliere nel Golfo di Oman sono contro gli interessi dell’Iran – O no? - moonofalabama.org




Nelle prime ore del mattino, intorno alle 6:00 UTC, due petroliere nel Golfo di Oman sono state attaccate con armi di superficie. Entrambe le navi si trovavano a circa 50 chilometri a sud-est di Bandar-e Jask, in Iran, e a circa 100 chilometri ad est di Fujairah.
La Front Altair, una nave cisterna per il trasporto di petrolio grezzo lunga 250 metri e battente bandiera delle Isole Marshal, proveniva dagli Emirati Arabi Uniti e si stava dirigendo verso Taiwan. Il suo carico di 75.000 tonnellate di nafta si è incendiato e l’equipaggio ha dovuto abbandonare la nave.
La seconda nave attaccata è la Kokuka Courageous, una petroliera di 170 metri di lunghezza, battente bandiera panamense. Proveniva dall’Arabia Saudita e si stava dirigendo verso Singapore. La nave ha lo scafo aperto al di sopra della linea di galleggiamento, ma il suo carico di metanolo sembra essere intatto.
La nave iraniana di ricerca e salvataggio Naji ha raccolto i 44 membri dell’equipaggio delle due navi e li ha trasferiti a Bandar-E Jash. I prezzi del petrolio sono aumentati di circa il 4%.
Questi attacchi arrivano un mese dopo che quattro navi ancorate nei pressi del porto di Fujairah (Emirati Arabi Uniti) erano state danneggiate da cariche esplosive attaccate agli scafi. Le indagini su questo incidente da parte degli Emirati Arabi Uniti non avevano indicato nessun colpevole, ma avevano suggerito che la responsabilità andava attribuita ad un’entità nazionale. Il consigliere per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti, John Bolton, aveva accusato l’Iran.
È probabile che forze mercenarie iraniane siano responsabili degli attacchi di maggio. Sembra però improbabile che l’Iran abbia qualcosa a che fare con gli attacchi di oggi.
I fatti di maggio erano stati seguiti da due attacchi di droni lanciati dalle forze Houthi nello Yemen contro il gasdotto saudita est-ovest, che consente ad una certa percentuale delle esportazioni saudite di evitare il passaggio attraverso lo stretto di Hormuz. Un terzo attacco era stato il lancio di un missile a medio raggio della Jihad islamica nella striscia di Gaza contro la città di Ashkelon, in Israele.
Tutti e tre gli attacchi erano stati avvertimenti diretti a tutti quei paesi che premono per un conflitto Stati Uniti-Iran, giusto per far capire che verrebbero seriamente danneggiati nel caso in cui l’Iran venisse attaccato.
L’attacco di oggi arriva però in un momento inopportuno per l’Iran. La rumorosa campagna anti-iraniana, iniziata da John Bolton ad aprile e a maggio, si era recentemente calmata.
Il presidente Trump sta cercando di costringere l’Iran a negoziare con gli Stati Uniti. Di recente, ha ricevuto alla Casa Bianca il Presidente della Svizzera. La Svizzera è la “potenza protettrice” che rappresenta gli interessi diplomatici degli Stati Uniti in Iran. Il ministro degli Esteri tedesco Maas era stato inviato in Iran per sollecitare concessioni da parte di Teheran. Attualmente, il Primo Ministro giapponese Shinzo Abe è in visita a Teheran. Oggi ha incontrato il leader supremo dell’Iran, l’Ayatollah Khamenei, ma non ha avuto successo nel convincere l’Iran a negoziare con Trump.
Anche se l’Iran continua a rifiutarsi di negoziare con gli Stati Uniti, almeno finché gli Stati Uniti manterranno le proprie sanzioni, non ha alcun interesse a turbare l’attuale fase diplomatica. L’Iran non avrebbe nulla da guadagnare da questi attacchi.
C’è qualcun altro che ha quasi silurato (letteralmente) gli attuali tentativi di mediazione?
Aggiornamento (11:30 utc, 7:30 orario del blog):
Alcuni tweet che il leader supremo dell’Iran ha rilasciato oggi, dopo il suo incontro con il Primo Ministro Abe, suggeriscono un motivo per cui l’Iran potrebbe essere costretto a compiere un gesto simile all’attacco verificatosi oggi:
Khamenei.ir @khamenei_ir – 9:36 UTC – 13 Jun 2019
Non crediamo affatto che gli Stati Uniti stiano cercando veri negoziati con l’Iran; perché trattative serie non verrebbero mai da una persona come Trump. La serietà è molto rara tra i funzionari degli Stati Uniti.
. @ AbeShinzo Il presidente degli Stati Uniti si è incontrato e ha parlato con lei alcuni giorni fa, anche dell’Iran. Ma dopo essere tornato dal Giappone, ha immediatamente imposto sanzioni all’industria petrolchimica iraniana. È forse questo un messaggio di onestà? Una cosa del genere dimostra che è disposto ad impegnarsi in veri negoziati?
Dopo l’accordo sul nucleare, il primo a violare immediatamente il JCPOA era stato Obama; la stessa persona che aveva richiesto trattative con l’Iran e che aveva inviato un mediatore. Questa è la nostra esperienza e, Sig. Abe, sappia che non ripeteremo la stessa esperienza.
La parola chiave qui è “petrolchimica“. Le petroliere colpite oggi erano cariche di nafta dagli EAU e di metanolo dall’Arabia Saudita. Entrambi sono prodotti petrolchimici e non semplicemente petrolio grezzo. Venerdì scorso, 7 giugno, gli Stati Uniti hanno sanzionato tutti gli scambi commerciali con il maggiore produttore petrolchimico iraniano. Queste sanzioni danneggeranno gravemente l’Iran.
Quando l’amministrazione Trump aveva iniziato a sanzionare, l’anno scorso, le esportazioni di petrolio dall’Iran, l’Iran aveva annunciato che non avrebbe giocato secondo le regole. Aveva affermato che si sarebbe rivalso nei confronti degli altri produttori del Golfo Persico, qualora non fosse stato in grado di esportare i suoi prodotti:
L’Iran ha minacciato di bloccare lo Stretto di Hormuz, un’arteria vitale per il trasporto del petrolio dal Medio Oriente. L’avvertimento è una risposta agli Stati Uniti, che stanno cercando di bloccare le esportazioni di greggio iraniano.

Il consigliere anziano per gli affari internazionali del capo supremo dell’Iran, Ali Akbar Velayati, ha dichiarato che il suo paese si vendicherà.
“La risposta più trasparente, completa e tempestiva era stata data da [Hassan] Rouhani, il presidente iraniano, durante il suo ultimo viaggio in Europa. La risposta era stata chiara: ‘se l’Iran non può esportare petrolio attraverso il Golfo Persico, allora nessuno potrà,’“aveva detto Velayati parlando alla riunione del Gruppo Valdai, in Russia. “O tutti esporteranno, o non lo farà nessuno,” aveva aggiunto.
Ora possiamo applicare la parola chiave usata oggi da Khamenei a queste frasi: “se l’Iran non può esportare prodotti petrolchimici attraverso il Golfo Persico, nessuno lo farà.” “O possono esportare tutti, o nessuno.”
Che l’Iran possa avere i suoi motivi non significa o prova che sia responsabile dell’attacco di oggi. Rischiare di affondare due navi cisterna straniere in acque internazionali non è una cosa che un Iran, solitamente prudente, farebbe a cuor leggero. Potrebbe averlo eseguito qualcun altro per potergli dare la colpa.
Comunque, indipendentemente dal fatto che l’Iran sia o no coinvolto, le parole di Khamenei sono un messaggio molto serio che Abe, l’inviato di Trump in Iran, capirà e riferirà alla Casa Bianca.
Moon of Alabama
Scelto e tradotto da Markus per comedonchisciotte.org