Nelle prime ore del mattino, intorno alle 6:00 UTC, due petroliere nel Golfo di Oman sono state attaccate con armi di superficie. Entrambe le navi si trovavano a circa 50 chilometri a sud-est di Bandar-e Jask, in Iran, e a circa 100 chilometri ad est di Fujairah.
La Front Altair, una nave cisterna per il trasporto di petrolio grezzo lunga 250 metri e battente bandiera delle Isole Marshal, proveniva dagli Emirati Arabi Uniti e si stava dirigendo verso Taiwan. Il suo carico di 75.000 tonnellate di nafta si è incendiato e l’equipaggio ha dovuto abbandonare la nave.
La seconda nave attaccata è la Kokuka Courageous, una petroliera di 170 metri di lunghezza, battente bandiera panamense. Proveniva dall’Arabia Saudita e si stava dirigendo verso Singapore. La nave ha lo scafo aperto al di sopra della linea di galleggiamento, ma il suo carico di metanolo sembra essere intatto.
La nave iraniana di ricerca e salvataggio Naji ha raccolto i 44 membri dell’equipaggio delle due navi e li ha trasferiti a Bandar-E Jash. I prezzi del petrolio sono aumentati di circa il 4%.
Questi attacchi arrivano un mese dopo che quattro navi ancorate nei pressi del porto di Fujairah (Emirati Arabi Uniti) erano state danneggiate da cariche esplosive attaccate agli scafi. Le indagini su questo incidente da parte degli Emirati Arabi Uniti non avevano indicato nessun colpevole, ma avevano suggerito che la responsabilità andava attribuita ad un’entità nazionale. Il consigliere per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti, John Bolton, aveva accusato l’Iran.
È probabile che forze mercenarie iraniane siano responsabili degli attacchi di maggio. Sembra però improbabile che l’Iran abbia qualcosa a che fare con gli attacchi di oggi.
I fatti di maggio erano stati seguiti da due attacchi di droni lanciati dalle forze Houthi nello Yemen contro il gasdotto saudita est-ovest, che consente ad una certa percentuale delle esportazioni saudite di evitare il passaggio attraverso lo stretto di Hormuz. Un terzo attacco era stato il lancio di un missile a medio raggio della Jihad islamica nella striscia di Gaza contro la città di Ashkelon, in Israele.
Tutti e tre gli attacchi erano stati avvertimenti diretti a tutti quei paesi che premono per un conflitto Stati Uniti-Iran, giusto per far capire che verrebbero seriamente danneggiati nel caso in cui l’Iran venisse attaccato.
L’attacco di oggi arriva però in un momento inopportuno per l’Iran. La rumorosa campagna anti-iraniana, iniziata da John Bolton ad aprile e a maggio, si era recentemente calmata.
Il presidente Trump sta cercando di costringere l’Iran a negoziare con gli Stati Uniti. Di recente, ha ricevuto alla Casa Bianca il Presidente della Svizzera. La Svizzera è la “potenza protettrice” che rappresenta gli interessi diplomatici degli Stati Uniti in Iran. Il ministro degli Esteri tedesco Maas era stato inviato in Iran per sollecitare concessioni da parte di Teheran. Attualmente, il Primo Ministro giapponese Shinzo Abe è in visita a Teheran. Oggi ha incontrato il leader supremo dell’Iran, l’Ayatollah Khamenei, ma non ha avuto successo nel convincere l’Iran a negoziare con Trump.
Anche se l’Iran continua a rifiutarsi di negoziare con gli Stati Uniti, almeno finché gli Stati Uniti manterranno le proprie sanzioni, non ha alcun interesse a turbare l’attuale fase diplomatica. L’Iran non avrebbe nulla da guadagnare da questi attacchi.
C’è qualcun altro che ha quasi silurato (letteralmente) gli attuali tentativi di mediazione?
Aggiornamento (11:30 utc, 7:30 orario del blog):
Alcuni tweet che il leader supremo dell’Iran ha rilasciato oggi, dopo il suo incontro con il Primo Ministro Abe, suggeriscono un motivo per cui l’Iran potrebbe essere costretto a compiere un gesto simile all’attacco verificatosi oggi:
Non crediamo affatto che gli Stati Uniti stiano cercando veri negoziati con l’Iran; perché trattative serie non verrebbero mai da una persona come Trump. La serietà è molto rara tra i funzionari degli Stati Uniti.
. @ AbeShinzo Il presidente degli Stati Uniti si è incontrato e ha parlato con lei alcuni giorni fa, anche dell’Iran. Ma dopo essere tornato dal Giappone, ha immediatamente imposto sanzioni all’industria petrolchimica iraniana. È forse questo un messaggio di onestà? Una cosa del genere dimostra che è disposto ad impegnarsi in veri negoziati?
Dopo l’accordo sul nucleare, il primo a violare immediatamente il JCPOA era stato Obama; la stessa persona che aveva richiesto trattative con l’Iran e che aveva inviato un mediatore. Questa è la nostra esperienza e, Sig. Abe, sappia che non ripeteremo la stessa esperienza.
La parola chiave qui è “petrolchimica“. Le petroliere colpite oggi erano cariche di nafta dagli EAU e di metanolo dall’Arabia Saudita. Entrambi sono prodotti petrolchimici e non semplicemente petrolio grezzo. Venerdì scorso, 7 giugno, gli Stati Uniti hanno sanzionato tutti gli scambi commerciali con il maggiore produttore petrolchimico iraniano. Queste sanzioni danneggeranno gravemente l’Iran.
Quando l’amministrazione Trump aveva iniziato a sanzionare, l’anno scorso, le esportazioni di petrolio dall’Iran, l’Iran aveva annunciato che non avrebbe giocato secondo le regole. Aveva affermato che si sarebbe rivalso nei confronti degli altri produttori del Golfo Persico, qualora non fosse stato in grado di esportare i suoi prodotti:
L’Iran ha minacciato di bloccare lo Stretto di Hormuz, un’arteria vitale per il trasporto del petrolio dal Medio Oriente. L’avvertimento è una risposta agli Stati Uniti, che stanno cercando di bloccare le esportazioni di greggio iraniano.
…
Il consigliere anziano per gli affari internazionali del capo supremo dell’Iran, Ali Akbar Velayati, ha dichiarato che il suo paese si vendicherà.
“La risposta più trasparente, completa e tempestiva era stata data da [Hassan] Rouhani, il presidente iraniano, durante il suo ultimo viaggio in Europa. La risposta era stata chiara: ‘se l’Iran non può esportare petrolio attraverso il Golfo Persico, allora nessuno potrà,’“aveva detto Velayati parlando alla riunione del Gruppo Valdai, in Russia. “O tutti esporteranno, o non lo farà nessuno,” aveva aggiunto.
Ora possiamo applicare la parola chiave usata oggi da Khamenei a queste frasi: “se l’Iran non può esportare prodotti petrolchimici attraverso il Golfo Persico, nessuno lo farà.” “O possono esportare tutti, o nessuno.”
Che l’Iran possa avere i suoi motivi non significa o prova che sia responsabile dell’attacco di oggi. Rischiare di affondare due navi cisterna straniere in acque internazionali non è una cosa che un Iran, solitamente prudente, farebbe a cuor leggero. Potrebbe averlo eseguito qualcun altro per potergli dare la colpa.
Comunque, indipendentemente dal fatto che l’Iran sia o no coinvolto, le parole di Khamenei sono un messaggio molto serio che Abe, l’inviato di Trump in Iran, capirà e riferirà alla Casa Bianca.
Moon of Alabama
Scelto e tradotto da Markus per comedonchisciotte.org