Siccome la politica è anche e soprattutto comunicazione, l’unica buona notizia dell’ultimo paio di mesi sono le piazze piene di sardine. Che saranno pure debolucce sui contenuti, ma una cosa chiara e semplice la dicono: no alla Lega di Salvini. Grazie a loro, il Cazzaro Verde non si atteggia più a padrone delle piazze e del popolo, perché l’altro popolo e le altre piazze si vedono ogni giorno a occhio nudo, anzi a perdita d’occhio. E ha dovuto rinfoderare anche l’altro suo mantra, quello dell’invasione dei migranti fatti venire appositamente dalla “sinistra”, perchè la ministra Lamorgese sta facendo in silenzio molto meglio di lui (del resto, ci voleva poco). Senza migranti, popolo e piazze, Salvini è un sacco vuoto. Infatti scende nei sondaggi e non è più affatto certo di conquistare l’Emilia Romagna, mentre a destra cresce la Meloni, che diversamente da lui lavora molto, studia il giusto e ha molti più argomenti di “narrazione”. Gli resta un solo ritornello: elezioni subito, ma a furia di ripeterlo ha già rotto i maroni, tant’è che ieri se n’è uscito con una scombiccherata proposta di inciucione: un non meglio precisato “comitato di salvezza nazionale da LeU a Forza Italia” che “in un mese” dovrebbe risolvere con fantomatiche “nuove regole” tutti i problemi che la classe politica (Lega in primis) ha creato o aggravato o non risolto negli ultimi 20 anni per votare subito dopo.
Un modo come un altro per tentare di rimettere lo zampino nell’area di governo, dopo la demenziale auto-crisi di agosto. Ma anche un sintomo di disperazione dinanzi alla prospettiva terrificante (per lui) che il governo Conte duri tre anni e lo costringa a 36 mesi di urla e strepiti fino a perdere il fiato e ad arrivare spompato alle elezioni del 2023. Intanto le inchieste che lo terrorizzano, dalle mazzette russe ai voli di Stato, dai 49 milioni scomparsi alla nuova Tangentopoli lombarda, saranno giunte in porto. Tutto questo Salvini l’ha capito benissimo e cerca di modulare le sue mosse di conseguenza. Per sua fortuna e nostra sfortuna, chi continua a non capirlo sono quelli che dovrebbero approfittarne: 5Stelle e centrosinistra, troppo impegnati a farsi la guerra ogni santo giorno per ricordarsi dell’unico vero avversario. E dire che le occasioni per inchiodarlo mediaticamente alla sua nullità con una “contronarrazione” convincente non mancano. La legge di Bilancio-miracolo che neutralizza l’aumento dell’Iva, riduce le tasse sui lavoratori e vara finalmente le manette agli evasori. Lo sconcio dei 35 voli di Stato usati per fare comizi a spese degli italiani con la scusa di improbabili impegni istituzionali.
Le balle sul Mes, discutibile finché si vuole, ma inaugurato nel 2011 dal terzo governo B. con dentro la Lega, poi modificato sotto il Conte1 tra gli applausi della Lega che non capiva, o non studiava, o dormiva. Gli scandali, i malgoverni e le incapacità in quasi tutte le regioni appena conquistate dalla Lega (dal miliardo e rotti di buco della giunta siciliana di Musumeci certificato dalla Corte dei conti per il 2019, ai disastri in Trentino Alto Adige, Sardegna, Basilicata e Molise, per non parlare delle sconcezze forzaleghiste nella roccaforte lombarda). Di questo dovrebbero parlare ogni giorno i leader dei 5Stelle e del centrosinistra nei talk, nei tg, sulle agenzie e sui social. Immaginate se, anzichè Salvini, ci fosse Di Maio sotto inchiesta per abuso d’ufficio per quei 35 voli di Stato: il Cazzaro parlerebbe solo di quello, la Meloni e quel che resta di B. pure, e tutti i media dietro. Così com’è avvenuto per il Mes, di cui gli italiani sanno poco o nulla, eppure da un mese non si parla d’altro perchè Salvini – che in un Paese informato se ne terrebbe a debita distanza – ha deciso così. Pensate che accadrebbe se negli ultimi tre mesi i rimpatri fossero aumentati e le distribuzioni in altri paesi Ue si fossero rallentate con crisi internazionali come quelle di un anno fa: il Cazzaro parlerebbe solo di quello, tutti gli risponderebbero e gl’italiani penserebbero solo a quel tema. Invece, sotto il Conte2, il trend s’è invertito rispetto alla presunta età dell’oro salviniana. E, comprensibilmente, Salvini diserta l’argomento. Ciò che è incomprensibile è che lo disertino i suoi presunti avversari, anziché bombardare i media di dati (che fra l’altro, diversamente da quelli spacciati dalla Lega, hanno il pregio di essere veri).
I 5Stelle sono troppi intenti a guardarsi l’ombelico e il Pd a farfugliare scemenze sullo Ius culturae e l’abolizione dei decreti Sicurezza. Idem per la legge di Bilancio: quando si cominciò a discuterne, Salvini e i suoi trombettieri annunciarono che era “tutta tasse”; e Di Maio e Renzi facevano a gara a dar loro ragione, spacciando le multe ai commercianti senza Pos e le sacrosante microtasse di scopo sulle bevande gassate, i cibi pieni di zuccheri e la plastica per una stangata insopportabile per i cittadini. Idem Repubblica, che titolava “Plastica, quella tassa no” a pagina 1 e nelle altre inneggiava a Greta. Ora che, purtroppo, quei balzellini utili e impercettibili per le nostre tasche sono quasi scomparsi, Conte si ritrova solo a difendere una manovra che di nuove tasse non ne ha più neppure l’ombra. E di cui tutta la maggioranza dovrebbe vantarsi, non vergognarsi: se l’avesse fatta Salvini, si sarebbe già eretto un monumento equestre da solo. Invece i nostri eroi sono troppo occupati a litigare sul salvataggio della Popolare di Bari, senza neppure aver capito che stavolta non salverà i banchieri-bancarottieri, ma i risparmiatori fregati. Ecco perchè Salvini sembra vincere anche quando perde e i giallo-rosa sembrano perdere anche quando vincono: l’uno riuscirebbe a vendere il ghiaccio pure agli eschimesi, gli altri sono gli eschimesi.
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