martedì 11 febbraio 2020

l'informazione della disinformazione.

Accordo fra Renzi e Salvini? Bluff ma… Parla Antonio Polito

L'informazione...(ops!)... la disinformazione ha accantonato momentaneamente Salvinetor e ha cominciato a mettere in evidenza il verbo sciorinato dall'altro Matteo.
Il suo intento pare che sia quello di farci credere che chi pensa a se stesso e non a noi sia preferibile a chi pensa a noi prima che a se stessi.
A quanto pare ci sta riuscendo, infatti, Salvinetor è primo in classifica e l'altro Matteo pare che stia crescendo come consensi.
Ci avviciniamo sempre più al modello americano, quello degli Stracci Uniti (come li definisce un mio amico), che ha scelto come presidente Trumpetetà.
Siamo l'ombra di noi stessi, che fine ingloriosa abbiamo fatto!
C.

Il Beccaria della Laguna. - Marco Travaglio 11 febbraio 2020

L'immagine può contenere: una o più persone

Un giorno sì e uno no, il fortunatamente ex pm veneziano Carlo Nordio ci spiega sul Messaggero, edito dal prescritto Francesco Gaetano Caltagirone, che la prescrizione è un diritto inalienabile dell’imputato e bloccarla è uno obbrobrio giuridico. Accusa il Bonafede di “sgretolare definitivamente i principi minimi del diritto”, soprattutto del “diritto alla difesa”, e “quel minimo di residua civiltà giuridica con la pericolosa riforma che rende eterni i processi”. E incita Renzi a fare scudo alla prescrizione col suo corpo: “La resistenza ne accrescerebbe la dignità politica”. Il Beccaria della Laguna, che quando indossava la toga preferiva un altro Cesare (Previti, con cui fu fotografato a cena), ce l’ha pure con l’altra riforma Bonafede, quella del processo, che prevede un tempo massimo per ogni grado di giudizio e azioni disciplinari per i magistrati che sforano per colpa loro. “Proposta assurda”, tuona Nordio: “la lentezza dei processi dipende da ben altre cause e i nostri magistrati avranno tanti difetti ma non quello della poltroneria”. Vero, se si guardano i carichi medi di lavoro delle toghe italiane, le più laboriose d’Europa. Il che però non esclude sacche circoscritte di fannulloneria, che vanno sanzionate caso per caso. Sempreché, appunto, come prevede la riforma Bonafede, si dimostri che un’indagine o un processo sono durati troppo non per motivi fisiologici o esterni, ma per colpa del magistrato.

Si potrebbero citare molti esempi. Due anni fa la Corte d’appello di Torino prescrisse un condannato per stupro e pedofilia su una bambina perché il processo era durato vent’anni. Il presidente della Corte chiese scusa alla vittima e alla famiglia. Ma, a proposito di indagini su politici, c’è il caso ancor più increscioso di un pm veneziano che nel 1993-’94 si prese per competenza tutte le indagini in corso in mezza Italia sui soldi delle coop rosse all’ex Pci e al fu Psi, indagando la bellezza di 278 persone. E nel 1995, da vero Superprocuratore nazionale anti-tangenti rosse, inviò un avviso di garanzia al segretario del Pds Massimo D’Alema e al suo predecessore Achille Occhetto per ricettazione e finanziamento illecito al loro partito dalle coop rosse (fu indagato anche Craxi, ormai uccel di bosco ad Hammamet). Molto critico col pool Mani Pulite per il presunto teorema del “non poteva non sapere” (mai usato in una sola indagine milanese), il bizzarro pm scrisse nell’avviso di garanzia che i tre politici “non potevano non sapere”. Ma nessuno obiettò nulla. Poi, dopo quattro anni di indagini, nel ’98 chiese il rinvio a giudizio di 93 pesci piccoli delle coop per reati contabili e fiscali.

E chiese l’archiviazione di 180 indagati, fra cui molti politici, compresi D’Alema e Occhetto, giungendo alle stesse conclusioni a cui erano giunti diversi anni prima i suoi colleghi di Milano, Torino e Roma (quelli sempre accusati di usare il teorema del “non poteva non sapere”, mai usato da alcuni fuorché da lui): non c’erano prove che i vertici nazionali conoscessero i finanziamenti delle coop a esponenti locali dell’ex Pci. Il gup però, nel 2000, decise di non decidere, almeno su D’Alema e Occhetto (Craxi intanto era morto), perché il pm non era competente su quasi nulla, salvo i fatti avvenuti a Venezia. Dunque stralciò tre tronconi dell’inchiesta e li trasmise alle procure delle città dove avevano sede le coop coinvolte (Padova, Rovigo e Treviso) e trattenne solo i faldoni sui fatti di Venezia, con 9 imputati in tutto: i dirigenti locali del Pds e della Lega Coop, che lui stesso archiviò in blocco. Quasi sempre su richiesta dello stesso SuperPm.
Quanto a D’Alema e Occhetto, stabilì che il Superprocuratore non era competente a indagare neppure su di loro e ordinò di restituire il loro fascicolo alla Procura di Roma. Ma incredibilmente il SuperPm non lo fece, credendo che l’avesse fatto il gup e si dimenticò il faldone nel cassetto per quattro anni.

Fino al 2004, quando Bruno Vespa, lavorando a un libro, chiese notizie dell’inchiesta ai pm romani. Quelli caddero dalle nuvole, non avendo ricevuto nulla. E chiesero lumi al SuperPm, nel frattempo promosso a consulente del ministro leghista Castelli per il nuovo Codice penale. Il quale si batté una mano sulla fronte inutilmente spaziosa, aprì il cassetto pieno di polvere e ragnatele, ne estrasse il faldone su D’Alema e Occhetto con le sue richieste di archiviazione e lo spedì nella Capitale: appena 11 anni dopo l’inizio dell’indagine. La Procura di Roma richiese al gip, stavolta quello giusto, l’archiviazione dei due ex segretari. Che comunque non avrebbero più potuto subire alcun processo: trattandosi di fatti avvenuti fino al 1991, la prescrizione per gli eventuali finanziamenti illeciti (5 anni) e le ricettazioni (7 anni e mezzo) era scattata fra il 1996 e il ’98. Dunque l’amnesia del SuperPm li aveva tenuti sulla graticola inutilmente. Infatti furono risarciti dallo Stato con 9 mila euro a testa per l’ingiusto ritardo. Cioè per il “processo eterno” inflitto dal SuperPm 16 anni prima che arrivassero Bonafede e la blocca-prescrizione: a “sgretolare definitivamente” i “principi minimi del diritto”, soprattutto del “diritto alla difesa”, e “quel minimo di residua civiltà giuridica” rendendo “eterni i processi”, aveva provveduto in solitudine il nostro eroe. Che dichiarò serafico: “Era una mia inchiesta, me ne assumo la responsabilità… Dopo che avevo chiesto l’archiviazione, tutti erano convinti che la cosa fosse finita lì, nessuno si era più fatto vivo… Nessuno ha avuto danni, neanche d’immagine: infatti, 9mila euro è un risarcimento molto contenuto… Ora spero che lo Stato non chieda i soldi a me. In fin dei conti sono incerti del mestiere. Se poi mi vogliono crocifiggere, pazienza: pagherò”. Il suo nome è Carlo Nordio. Vergogniamoci per lui.


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lunedì 10 febbraio 2020

Mostruosa galassia nell’universo primordiale. - Maura Sandri


Rappresentazione artistica di una galassia imponente e polverosa, simile a come doveva apparire Xmm-2599 alla luce visibile quando ancora stava formando le sue stelle. Crediti: Nrao/Aui/Nsf, B. Saxton.

Circa 12 miliardi di anni fa, quando l'universo era ancora adolescente, la galassia Xmm-2599 aveva già una massa di oltre 300 miliardi di soli. Uno studio ha ora dimostrato che la formazione stellare era stata, fino a quel momento, incredibilmente attiva per poi, improvvisamente e per ragioni ancora sconosciute, cessare completamente. Nella scoperta sono coinvolti anche tre astrofisici dell’Inaf: Francesco La Barbera, Mario Nonino e Paolo Saracco.
Un team internazionale di scienziati ha trovato un’insolita ed enorme galassia che esisteva già circa 12 miliardi di anni fa, quando l’universo aveva solo 1.8 miliardi di anni – o, in altre parole, solo il 13 per cento della sua età attuale, pari a 13.8 miliardi di anni. Dalla sommità del vulcano Mauna Kea, alle isole Hawaii, grazie alle numerose osservazioni effettuate con l’Osservatorio W. M. Keck, il team ha scoperto che la galassia in questione, chiamata Xmm-2599, era veramente molto massiccia, e deve aver formato stelle a una velocità elevatissima. Poi, improvvisamente, per ragioni ancora sconosciute, ha smesso di farlo.
«L’universo non aveva ancora due miliardi di anni, e già la massa di Xmm-2599 superava quella di 300 miliardi di soli», dice Benjamin Forrest, ricercatore alla University of California Riverside (Ucr) e primo autore dello studio. «Con il nostro lavoro siamo riusciti a dimostrare che Xmm-2599 ha formato la maggior parte delle sue stelle molto velocemente, quando l’universo aveva meno di un miliardo di anni, per poi diventare inattiva quando ne aveva solo 1.8 miliardi».
Per arrivare a queste conclusioni, il team ha utilizzato le osservazioni spettroscopiche del potente Mosfire (Multi-Object Spectrograph for Infrared Exploration), che ha permesso di compiere misure dettagliate di Xmm-2599 e quantificarne con precisione la distanza. «Sono state necessarie molte osservazioni, alcune delle quali lunghe nove ore ciascuna, per determinare la distanza e la massa di Xmm-2599», ricorda il coautore Percy Gomez, astronomo all’Osservatorio del Keck.
«In quell’epoca, pochissime galassie avevano smesso di formare stelle e nessuna è così massiccia come Xmm-2599», osserva Gillian Wilson, anch’egli di Ucr. «L’esistenza di galassie ultramassive come Xmm-2599 rappresenta una vera sfida per i modelli numerici. Anche se galassie così enormi sono, per quell’epoca, incredibilmente rare, risultano comunque previste dai modelli. Tuttavia, dovrebbero essere galassie ancora in grado di formare stelle. Ciò che rende Xmm-2599 così interessante, insolita e sorprendente è che non sta più formando stelle, forse perché ha smesso di essere alimentata, o il suo buco nero ha iniziato ad accendersi. I nostri risultati richiedono cambiamenti nel modo in cui i modelli disattivano la formazione stellare nelle prime galassie».
Questo set di immagini mostra la possibile evoluzione di Xmm-2599, da una galassia massiccia, polverosa, nella quale è molto attiva la formazione stellare (a sinistra), a una galassia rossa inattiva (al centro), per poi entrare a far parte, forse, di un grappolo luminoso di galassie (a destra). Crediti: Nrao/Aui/Nsf, B. Saxton; Nasa/Esa/R. Foley; Nasa/Esa/Stsci, M. Postman/Clash
«Abbiamo catturato Xmm-2599 nella sua fase inattiva», spiega Wilson. «Non sappiamo in cosa si sia trasformata oggi. Sappiamo che non può perdere massa. Una domanda interessante è cosa sia successo intorno a essa. Col passare del tempo, potrebbe essere stata in grado di attrarre gravitazionalmente le galassie vicine e formare una luminosa metropoli di galassie?». Il coautore Michael Cooper, della Uc Irvine, ritiene che questa potrebbe essere una prospettiva molto probabile: «Forse durante i successivi 11.7 miliardi di anni di storia cosmica, Xmm-2599 diventerà il membro centrale di uno dei più brillanti e massicci ammassi di galassie nell’universo locale. In alternativa, potrebbe continuare ad esistere per i fatti suoi. Oppure potremmo avere uno scenario che sarà una via di mezzo tra questi due scenari estremi».
I risultati dello studio sono appena stati pubblicati su The Astrophysical Journal, in un articolo di cui sono co-autori anche Francesco La Barbera dell’Inaf di Napoli, Mario Nonino dell’Inaf di Trieste e Paolo Saracco dell’Inaf di Brera. «La formazione ed evoluzione delle galassie è un argomento di studio fondamentale nell’astrofisica», spiegano i tre astrofisici a Media Inaf, «sia dal punto di vista osservativo che da quello teorico, con i diversi modelli proposti (collasso monolitico vs modello gerarchico). La scoperta di Xmm-2599 rappresenta una sfida eccitante, date le straordinarie proprietà di questa galassia dedotte dalle osservazioni, quali la massa stellare (300 miliardi di masse solari, circa cinque volte la massa stellare della nostra galassia), la quasi totale assenza di formazione stellare e, soprattutto, la sua esistenza in un’epoca alla quale l’universo aveva solo una frazione dell’età attuale».
«Le osservazioni suggeriscono che l’intervallo di tempo di formazione di Xmm-2599, inteso come il tempo trascorso fra la formazione delle prime stelle dal gas preesistente, al momento in cui la formazione stellare è cessata quasi del tutto, sia ancor più breve (inferiore a 1 miliardo di anni)», continuano La Barbera, Nonino e Saaracco. «Ciò implica un tasso di formazione stellare davvero elevato, con picchi corrispondenti a più di mille soli per anno (per confronto, la nostra galassia ha un tasso stimato di 1.5-1.7 soli per anno). Resta quindi da capire quale sia il processo – o i processi – fisico che ha interrotto in maniera repentina la formazione stellare in un oggetto cosi massivo come Xmm-2599. Ciò è senz’altro di grande interesse per tutti coloro che studiano modelli di formazione delle galassie, in particolare quelle di più grande massa, simili a Xmm-2599. I modelli attuali riescono a riprodurre in parte questi oggetti, ma ci sono indicazioni che la densità di oggetti così peculiari sia maggiore di quella prevista».
«Dal punto di vista osservativo», concludono i tre, «si tratta di trovare quali potrebbero essere i progenitori di galassie come Xmm-2599: i candidati più verosimili sono le galassie con alto tasso di formazione stellare con una notevole quantità di polveri, alla cui caratterizzazione e scoperta sta contribuendo in maniera determinante Alma. Un contributo importante è inoltre atteso da Euclid, in cui Inaf è fortemente coinvolto, dato che per scoprire e studiare oggetti molto rari come Xmm-2599 è fondamentale osservare nelle bande infrarosse su ampie zone di cielo.  Gli eccellenti dati di Euclid dovrebbero fornire un campione significativo di oggetti simili a Xmm-2599, contribuendo a chiarire in maniera determinante i processi che hanno portato alla formazione di simili “mostri” quando l’universo era ancora estremamente giovane».

Prescrizione, Gratteri: “Il lodo Conte bis è mediazione al ribasso. Legislatore si preoccupi del perché fascicolo sta 4 anni in un armadio”.

Prescrizione, Gratteri: “Il lodo Conte bis è mediazione al ribasso. Legislatore si preoccupi del perché fascicolo sta 4 anni in un armadio”

Il procuratore di Catanzaro è intervenuto, intervistato da Lucia Annunziata su Rai 3, per ribadire l'importanza che il governo agisca per velocizzare i processi: "Tutte queste persone che si stanno ammazzando a gridare contro la prescrizione, perché nel mentre non presentano un’alternativa, un articolato di legge dove dimostrano concretamente che è possibile velocizzare i processi, che è possibile far funzionare la giustizia?"

Il lodo Conte bis a cui è arrivato il governo sulla riforma della prescrizione “è una mediazione al ribasso“. Il procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri, intervistato da Lucia Annunziata su Rai3 a “Mezz’ora in più” ha parlato del tema che divide la maggioranza da settimane e ha ribadito la sua posizione in favore del blocco della prescrizione. Anzi parlando della mediazione dell’esecutivo che prevede lo stop se uno è assolto mentre che continui a decorrere se uno è condannato, ha dichiarato: “Così c’è disparità di trattamento”. Ma, è stato il ragionamento, l’urgenza è intervenire sulla velocità dei processi: “Un legislatore serio deve preoccuparsi del perché un fascicolo resta quattro anni in un armadio del pm“, ha dichiarato. “Questa è la mamma di tutte le riforme. Serviva la prescrizione per costringere il legislatore ad interessarsi concretamente per modifiche procedurali al codice di procedura per velocizzare il processo senza diminuire le garanzie dell’imputato”. Una posizione simile a quella espressa nelle scorse ore dall’Associazione nazionale magistratiSulla base di preoccupazioni catastrofiche che noi non condividiamo, sull’esito della riforma della prescrizione si è creato uno stallo”.

Sono giorni che sul fronte politico la tensione rimane molto alta, con Italia viva tra i principali oppositori della riforma. “Tutte queste persone”, ha continuato Gratteri, “che si stanno ammazzando a gridare contro la prescrizione, perché nel mentre non presentano un’alternativa, un articolato di legge dove dimostrano concretamente che è possibile velocizzare i processi, che è possibile far funzionare la giustizia?”. Secondo il procuratore di Catanzaro è “necessario togliere tutte le condizioni perché un fascicolo non rimanga più fermo. Ogni bambino ha un tablet, ogni persona ha due telefoni però quando chiediamo la tecnologia applicata al processo viene l’orticaria a tutti e dicono che si abbassa il livello di garanzia dell’indagato. L’informatica non abbassa la garanzia, lascia traccia. Non fa altro che aumentare le garanzie. Tecnologia vuol dire efficienza, diminuire il potere discrezionale dell’uomo, quindi diminuire l’abuso. La legge Bonafede ne esce cambiata? Si certo ma la storia insegna che le cose dirompenti si fanno nei primi 6 mesi di legislatura poi qualsiasi governo man mano che va avanti ha sempre meno potere e energia”.

https://www.ilfattoquotidiano.it/2020/02/09/prescrizione-gratteri-il-lodo-conte-bis-e-mediazione-al-ribasso-legislatore-si-preoccupi-del-perche-fascicolo-sta-4-anni-in-un-armadio/5701093/?fbclid=IwAR28eH1bnEDj3rsvcUpboSmY-tjI37VBqggdO9vLsEEL0-NJ-tLfg3l0aSA

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https://www.ilfattoquotidiano.it/2020/02/08/prescrizione-ipsos-per-57-degli-intervistati-fa-evitare-la-condanna-ai-colpevoli-la-riforma-bonafede-promossa-dal-59-di-chi-la-conosce/5700052/

Ma mi faccia il piacere. - Marco Travaglio sul Fatto Quotidiano del 10 Febbraio

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Il partigiano Silvio. “Il presidente Berlusconi si vanta addirittura di essere stato un partigiano” (Alessandro Sallusti, Dimartedì, La7, 4-2). Calcolando che è nato nel 1936, non si esclude che fosse pure un eroe del Risorgimento.

Maestri di giornalismo. “La figlia di Tortora accusa: Travaglio fa cattivo giornalismo” (intervista di Gaia Tortora a Pietro Senaldi, Libero, 3.2). Mo’ me lo segno.

Tentazione unica/1. “Il premier ora dica se siamo di troppo. Possiamo lasciare” (Maria Elena Boschi, senatrice Iv, La Stampa, 8.2). “Non voteremo questo pasticcio. Se lo vogliono fare, ci caccino” (Renzi, Corriere della sera, 8.2). In fondo non chiedono granchè: possibile che non si possa proprio accontentarli?

Tentazione unica/2. “Renzi: mi accordo con Salvini per il voto dopo il referendum” (il Giornale, 8.2). Magari: mal che vada, un Matteo su due ce lo leviamo dalle palle.

Memento. “Ricordiamoci che i mafiosi sono uomini di merda” (Alessandro Sallusti sulle rivelazioni di Graviano su B., il Giornale, 8.2). Però sono degli ottimi stallieri.

Quattro amici al bar. “Tutti contro Bonafede… Domanda: possibile che abbia ragione Bonafede, mentre il resto del mondo ha torto? Non s’apre un problema di legittimazione democratica per questa normativa, sconfessata dai suoi stessi destinatari (i magistrati, ndr)?” (Michele Ainis, Repubblica, 2.2). “L’Anm ha chiesto da sempre l’interruzione della prescrizione con la sentenza di condanna di primo grado, per restituire al processo la sua piena efficacia” (mozione unanime del Congresso dell’Associazione nazionale magistrati, 1.12.2019). “Ormai la blocca-prescrizione la vogliono solo Bonafede, Travaglio e pochi altri” (Luca Telese, Otto e mezzo, La7, 29.1). “A difendere l’addio alla prescrizione sono rimasti quattro amici al bar: Travaglio, quattro pm e Bonafede. Il resto del mondo, e a ragione, è contrario” (Filippo Facci, Libero, 6.2). “La riforma della prescrizione piace al 59%. Il 57% ritiene che la prescrizione spesso consente ai colpevoli di evitare la condanna e propende per l’eliminazione o l’allungamento affinché si giunga a sentenza, evitando l’estinzione del reato; solo il 20% la considera una garanzia per gli imputati” (Nando Pagnoncelli, Corriere della sera, 7.2). Mi sa che, in quel bar, tutti non ci stiamo.

Testa di Trota. “Quelli del Fatto mi vogliono rovinare la vita. Mi perseguitano per uccidere la Lega” (Renzo Bossi, Libero, 7.2). Gli abbiamo chiesto come si chiama.

Via Craxi. “Com’è difficile intitolare una strada a Craxi” (Fabio Martini, La Stampa, 5.2). Le tangenziali sono già tutte impegnate?

Da un Matteo all’altro. “Io consigliera di Salvini? Se vuole…” (Annalisa Chirico, la Verità, 3.2). Poveretta, come s’offre.

Il ciuccio. “Le balle di Marco/1… Tanto per dare qualche informazione, il capo della magistratura esiste, ed è il presidente della Repubblica” (Sansonetti, Il Riformista, 4.2). No, è il presidente del Csm: la magistratura è “autonoma e indipendente da ogni altro potere”, anche da lui.

Il bi-ciuccio. “Le balle di Marco/2… L’on. Bruno Bossio non è imputata, è indagata in una sola indagine” (Sansonetti, ibidem). Purtroppo la Procura di Catanzaro nell’ultimo anno ha chiesto due volte il suo rinvio a giudizio. Dunque è imputata, e due volte.

Sempre. “Non è un problema di Renzi o di Lucia Annibali… Noi siamo sempre stati contrari (alla blocca-prescrizione)”. (Lucia Annibali, deputata Iv, Corriere della sera, 5.2). Anche quando la proponevano loro.

Il titolo della settimana/1. “Di Maio torna in piazza contro il suo governo” (Repubblica, 6.2). Poi, in piccolo e in lieve contraddizione col titolo, il sommario: “Chiede di trasformare l’iniziativa anti-vitalizi in una giornata a difesa delle riforme M5S: ‘Vogliono cancellare lo stop alla prescrizione e il reddito di cittadinanza’”. Siccome a voler cancellare lo stop alla prescrizione e il reddito di cittadinanza non è il governo, che anzi li difende, ma Renzi, indovinate chi va “contro il suo governo”.

Il titolo della settimana/2. “Il partito degli anti-Davigo” (rag. Claudio Cerasa, Il Foglio, 5.2). Si riunisce nell’ora d’aria.

I titoli della settimana/3. “Prescrizione, torna tutto in bilico. Travaglisti furiosi (Sansonetti, Il Riformista, 4.2). “Prescrizione, palla a Conte: saprà liberarsi di Travaglio?”, “Dai, avvocato Conte: scarica Travaglio e salva governo e diritto” (Sansonetti, ibidem, 5.2). “Prescrizione, l’ultimatum di Travaglio: o Renzi molla o è crisi” (Sansonetti, ibidem, 6.2). Dài, su, Piero: adesso è l’ora della medicina.


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Ritorna Belsito: la cassa di soldi e l’aiuto del Trota. - Luigi Franco e Thomas Mackinson



L’ex tesoriere della Lega Nord (quello dei fondi spariti) chiese a Renzo Bossi di organizzare una spedizione dall’Africa.
Un aereo cargo russo, una cassa con milioni di euro in contanti sparita nel nulla. E una partita di oggetti d’arte della Costa d’Avorio. Sono gli elementi di una strana vicenda che unisce ancora una volta gli ex compagni di partito e di processo Francesco Belsito e Renzo Bossi. Condannato per i fondi della Lega, costati al partito una confisca da 49 milioni, Belsito cerca affari in Africa come consulente e investe soldi “per conto di amici”. Questo ha spiegato nell’’intervista condotta per Sono le Venti, il programma di approfondimento giornalistico di Peter Gomez sul Nove.
Tra gli investimenti dell’ex tesoriere della Lega salta fuori l’artigianato locale. Belsito, che per sua stessa ammissione ne sa poco o nulla, l’anno scorso ha tentato di esportare ben 138 casse contenti 700 statue di legno: 50 elefanti, 50 scimmie, 300 maschere, 200 statue e 100 ippopotami. Il dettaglio si legge nell’autorizzazione rilasciata dal Museo del costume di Grand Bassam, l’ente che in Costa d’Avorio dà il nulla osta all’uscita dal Paese di manufatti locali. Sul documento è indicato il proprietario della merce, ed è proprio Belsito, con tanto di numero di passaporto.
A occuparsi del trasporto vengono chiamati imprenditori russi che mettono a disposizione un aereo cargo. Ed è qui che entra in scena Renzo Bossi. È stato l’ex “trota” a metterli in contatto con Belsito e chiedere loro i preventivi. Alla fine, però, il trasporto salta. E qui le versioni dei protagonisti divergono. Secondo gli imprenditori, incontrati dai cronisti a Mosca, le casse vengono fermate nel giugno 2019 ad Abidjan, la capitale della Costa d’Avorio, prima di partire per Istanbul, la destinazione prescelta per le casse. “Durante un’ispezione viene aperta una cassa, era piena di banconote da 100 euro”, raccontano mostrando la foto di un baule colmo di denaro. “C’è anche una scatola di diamanti. Noi non ne sapevamo nulla”.
Bossi, raggiunto mercoledì scorso sotto la sua abitazione milanese, dice di essersi occupato solo dei preventivi per il trasporto aereo, su incarico dell’ex compagno di partito. Alla fine il migliore è quello dei russi: 120mila euro. “Questa non l’ho mai vista”, dice in lacrime appena gli viene mostrata la foto della cassa piena di soldi. “Mi sono cagato sotto”. Sostiene che l’aereo non sia mai arrivato ad Abidjan, perché Belsito, nonostante il contratto, non ha mai versato l’acconto agli imprenditori. Promette un’intervista per l’indomani, in modo da chiarire tutti i dettagli della vicenda. Ma anziché venire all’appuntamento, rilascia una intervista al quotidiano Libero in cui accusa i giornalisti di volerlo fregare e di averlo intimidito. Cosa in realtà mai avvenuta. Aggiunge di non saper nulla dei “traffici” di Belsito e di essere tornato in contatto con l’ex tesoriere dalle Lega dopo il processo solo “per carineria”.
Dal canto suo Belsito, ammette di essersi interessato a una partita di oggetti d’arte tribale, ma sostiene che l’affare è andato a monte quasi subito. E sulla cassa piena di soldi? “La cassa non esisteva, sono stato truffato anch’io da un avvocato d’affari locale che mi ha mostrato quella foto per convincermi a lavorare con lui. Ho perso 200mila euro”. Eppure esiste un video, in mano agli imprenditori russi, in cui Belsito, alla presenza di Bossi, parla di una cassa ad Abidjan. Il video, insieme ad altri documenti e interviste esclusive verrà mandato in onda da Sono le Venti, nel corso di una inchiesta a puntate che inizia questa sera.

La prescrizione è una catastrofe!

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