Visualizzazione post con etichetta Gratteri. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Gratteri. Mostra tutti i post

venerdì 23 luglio 2021

Chi molla su Bonafede è complice. - Gaetano Pedullà

 

Andate avanti voi che a me vien da ridere. Dopo aver sentito montagne di fesserie dai giuristi à la carte innamorati della riforma Cartabia, ecco che arrivano le condanne d’Appello agli ex sottosegretari berlusconiani Cosentino e D’Alì (leggi l’articolo), il primo a dieci anni e il secondo a sei, entrambi per concorso esterno in associazione mafiosa.

Ai fini costituzionalisti in trincea per abbattere la legge Bonafede, dev’essere sfuggito che per Cosentino il processo di secondo grado è durato quasi 4 anni e 8 mesi, mentre per D’Alì ci sono voluti 3 anni e mezzo. Se fosse in vigore la norma che vuol propinarci la guardasigilli, i due ex parlamentari sarebbero da tempo liberi come l’aria, in quanto dopo due anni senza sentenza in Appello, e appena uno in Cassazione, scatterebbe l’improcedibilità. Dunque liberi tutti.

Questa situazione, non proprio un sorpresa per chi segue i fatti giudiziari, è denunciata da poche voci intellettualmente libere, con gli ultimi casi (leggi l’articolo) del Procuratore nazionale antimafia Cafiero De Raho e del capo della Procura di Catanzaro, Gratteri. Parole nette, di fronte alle quali la stessa Cartabia non ha fatto un plissé, continuando a raccontarci la favoletta che la sua riforma non fa sconti a nessuno (leggi l’articolo), anche se casualmente i soliti noti della vecchia politica e degli affari stanno facendo di tutto per farla passare.

Dunque, impedire quello che è un condono per migliaia di reati non è una battaglia ideologica, ma una scelta di campo tra chi sente il valore morale di una Giustizia giusta, e chi di valori ne preferisce altri, come quelli che possono sganciare gli impuniti.

LaNotizia

sabato 30 gennaio 2021

Gratteri: “Palamara? Noi facciamo pulizia, altre categorie no”. - Lucio Musolino

 

“Certa politica dice che la mia è giustizia a orologeria? No, io cerco la verità. Non accuso i colleghi”.

Lo hanno accusato di essere il “depositario della verità” e di minare l’autonomia e l’indipendenza dei giudici. Ogni volta che in una sua indagine viene arrestato un politico, c’è chi parla di “inchieste a orologeria” (vicepresidente di FI, Antonio Tajani docet). Nicola Gratteri è abituato alle polemiche. Da procuratore capo fa scudo ai suoi pm, ma vuole fare chiarezza dopo gli ultimi attacchi.

Procuratore, dopo le sue dichiarazioni a seguito dell’operazione “Basso profilo” c’è stata una serie di comunicati interni ed esterni alla magistratura. Alcuni molto duri nei suoi confronti. Che ne pensa?

Ne sono a conoscenza. Quello che volevo dire a me sembrava chiaro, evidentemente non lo sono stato. Ribadisco nuovamente, a scanso di ulteriori equivoci, che il riferimento nell’intervista rilasciata al Corriere della Sera alle scarcerazioni avvenute e a quello che accadrà, sta a significare che sia io sia i magistrati che lavorano nel mio ufficio, siamo pienamente convinti della bontà delle nostre richieste e che, nel pieno rispetto delle norme processuali, esiste il diritto alle impugnazioni dei provvedimenti riconosciuto a tutte le parti, compreso ovviamente il pm. Al riguardo, peraltro, voglio ringraziare il presidente dell’Anm Giuseppe Santalucia che non solo ha capito, ma ha anche reso pubblico il mio pensiero, escludendo qualsivoglia mio possibile riferimento a motivazioni estranee alle dinamiche processuali.

Cosa intende?

Solo nell’ultimo mese la Procura di Catanzaro ha presentato 10 ricorsi in Cassazione contro provvedimenti in materia de libertate (che hanno a che fare con la restrizione della libertà individuale, ndr). È uno dei tanti dati oggettivi esplicativi di quanto ho detto, il resto sono pensieri che mi sono stati attribuiti, che non ho espresso e non penso. Non sono il depositario di alcuna verità.

C’è chi ha detto che non doveva rispondere alla provocazione sulla ‘giustizia a orologeria’. Tornerebbe sui suoi passi?

No. In questo caso mi sembrava doveroso un chiarimento a difesa dell’onore dell’intera magistratura. Sento ripetere questa affermazione ogni volta che in una inchiesta giudiziaria viene coinvolto un politico. Ebbene non è così. Non è interesse dei magistrati colpire il politico “x” o “y” o lo schieramento “x” o “y”. La magistratura tende all’accertamento della verità. E questo vale per me e per tutta la magistratura.

La magistratura agisce sempre correttamente? Palamara ha svelato quello che definisce un “sistema”.

La quasi totalità dei magistrati con quanto raccontato da Palamara non c’entra nulla. La magistratura è composta prevalentemente da magistrati onesti il cui fine è solo quello di fare giustizia. Certo, c’è chi lo fa meglio, chi peggio, chi è più bravo chi meno, ma questo avviene nella nostra come in tutte le categorie. Quindi c’è anche una percentuale di disonesti, ma non superiore a quella delle altre categorie. Però molto più di altri facciamo pulizia, e lo facciamo in autonomia.

Lei lamenta che spesso le richieste cautelari vengono evase con mesi di ritardo, cosa che ha creato malumore in alcuni.

Su questo mi assumo la responsabilità della poco chiara affermazione che ho fatto, perché ovviamente non mi riferivo all’impegno dei singoli magistrati ma alla impossibilità oggettiva per alcuni uffici di definire richieste e processi in tempi fisiologici, e questo vale soprattutto per le sezioni Gip-Gup degli uffici distrettuali che sono il ‘collo stretto dell’imbuto’. Il Csm dovrebbe fare in modo di coprire gli organici. Quindi, con questa precisazione, confermo quanto detto. Ovviamente è compito dei capi degli uffici controllare e verificare l’impegno dei singoli per poi darne conto, in senso positivo o negativo, nelle valutazioni di professionalità. Ma da procuratore della Repubblica dico meglio un pm in meno che un giudice in meno.

C’è chi l’accusa di essere lontano dalla cultura della giurisdizione.

Non è vero. Non ho mai messo in discussione l’impegno dei giudici che, in contesti difficili come il nostro, svolgono la loro funzione con impegno e dedizione o il valore fondamentale di una giurisdizione terza e imparziale. Anzi, più volte ho esaltato il nostro sistema giudiziario criticando, invece, altri sistemi molto meno garantisti del nostro, quale ad esempio, a mio parere, quello statunitense. Ciononostante, sebbene questo sia un concetto che ribadisco ogni volta che ne ho l’occasione, spesso mi viene attribuita una visione della giurisdizione che non mi appartiene. La cosa mi rammarica. Però, se anche in certi casi sarebbe giusto spiegare, è meglio non entrare in un circolo vizioso che può provocare ulteriori danni, oltre a una sovraesposizione per me e la mia famiglia.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2021/01/30/palamara-noi-facciamo-pulizia-altre-categorie-no/6083793/

venerdì 15 maggio 2020

“Quelle scarcerazioni scoraggiano i cittadini”. - Gianni Barbacetto

“Quelle scarcerazioni scoraggiano i cittadini”

“Il Dap non ha agito in malafede. Non do pagelle ad altri giudici”.
“L’effetto delle scarcerazioni di questi mesi è stato devastante. Ha minato la fiducia nella giustizia e nello Stato che avevamo faticosamente conquistato negli ultimi anni”. Nicola Gratteri, procuratore di Catanzaro, magistrato antimafia, è anche sicuro che le organizzazioni criminali stiano già sfruttando l’emergenza coronavirus per mettere le mani su pezzi dell’economia italiana.
Il decreto Bonafede del 10 maggio è riuscito a fermare l’epidemia di scarcerazioni avvenute negli ultimi mesi?
Obbliga almeno a controllare, prima di scarcerare, se è attuale e concreto il pericolo che il detenuto possa infettarsi di Covid-19; e a trovare eventuali soluzioni alternative alla detenzione domiciliare. Nei mesi scorsi sono stati mandati a casa molti detenuti per ragioni di salute: nell’ipotesi che, se contagiati, sarebbero potuti morire. L’ipotesi si basa sulla possibilità di essere contagiati. Ebbene, due mesi fa avevo detto che era più facile essere contagiato in piazza Duomo a Milano che non nelle carceri di San Vittore o di Opera. Sono stato criticato e attaccato. Oggi i fatti mi danno ragione: i contagiati in carcere sono 159 su 62 mila detenuti. Intanto ottomila persone sono uscite di cella, diminuendo il sovraffollamento carcerario. Ma intanto sono state scarcerate 400 persone che erano detenute al 41 bis o in alta sicurezza. In nome di un pericolo di contagio che non si è manifestato. I detenuti avevano il 99,5 per cento di possibilità di non infettarsi: a dirlo è il Garante nazionale delle private libertà. Era più pericoloso fare la spesa al supermercato che stare in carcere.
Il decreto Bonafede impone anche di chiedere il parere, prima di scarcerare, alle Procure distrettuali antimafia e alla Procura nazionale.
Le Direzioni distrettuali devono rilasciare il parere in due giorni: troppo pochi, ce ne vorrebbero almeno cinque. Anche perché la Direzione nazionale antimafia, che invece ha a disposizione quindici giorni, il parere lo chiede a noi delle Procure distrettuali.
L’ondata di scarcerazioni è stata causata dalla circolare del Dap (il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria) del 21 marzo?
Non credo sia stata fatta in malafede. Chiunque l’ha pensata non voleva certo favorire i mafiosi e non prevedeva neppure l’ondata di uscite dal carcere.
La responsabilità è allora dei magistrati di sorveglianza?
Non voglio dare pagelle e non posso sovrappormi alle decisioni di altri magistrati, perché non conosco gli atti.
L’effetto delle scarcerazioni è stato comunque un rafforzamento dei gruppi criminali?
Le ragioni poste a fondamento delle scarcerazioni sono legate a rischi di salute per il detenuto; purtuttavia un rafforzamento c’è stato in ragione dell’alto valore simbolico del rientro nei territori di provenienza degli appartenenti ai gruppi criminali. Un effetto devastante. La gente è smarrita di fronte a certe scarcerazioni. Ho visto una ricerca secondo cui i cittadini calabresi sono quelli con maggiore fiducia nella giustizia in Italia: da calabrese sono fiero di questo risultato che mi riempie d’orgoglio. Spero che l’effetto delle scarcerazioni non venga interpretato come debolezza dello Stato.
Un effetto collaterale: a causa del coronavirus si è ripreso a parlare di mafia.
Sì, e una gran parte dell’informazione ha fatto un ottimo lavoro. Ora dovremmo fare dei passi avanti. Per esempio istituendo i Tribunali distrettuali antimafia, per celebrare i processi di criminalità organizzata. Ogni mattina dal mio ufficio, qui a Catanzaro, partono sette auto per portare i pm in sette diversi Tribunali della Calabria, perché i processi si celebrano nel luogo dove è stato commesso il reato. Ma sarebbe più razionale unificarli tutti nei capoluoghi sedi delle Direzioni distrettuali antimafia. Otterremmo anche dei giudici con maggiore specializzazione ed esperienza.
L’emergenza virus non ha fermato le attività dei gruppi mafiosi.
Per niente. Le difficoltà di tante attività produttive o commerciali spingerà a chiedere soldi a usura ai gruppi criminali, i quali prestano soldi per poi rilevare le attività, che saranno usate per fare riciclaggio. Dopo il traffico di cocaina, l’usura è l’attività criminale più facile e frequente. Le cosche sono già al lavoro.

martedì 14 aprile 2020

Emergenza Coronavirus, Gratteri su aiuti economici: "Evitare che vadano in mano alla mafie".

Nicola Gratteri: «La 'ndrangheta punta a diventare il supermarket ...


Catanzaro - "Bisogna fare in fretta, ma c'è il pericolo che i soldi degli aiuti vadano in mano alle mafie, certamente. Per questo, per quanto riguarda i lavoratori in nero, ho parlato con l'Anci, e per lo meno l'Anci calabrese è d'accordo: consegneranno gli elenchi ai Prefetti, che li distribuiranno alle forze dell'ordine che li visioneranno per evitare che evasori totali, gente ricca che sulla carta risulta nullatenente, incassi questi soldi". Lo ha detto a Sky TG24 il Procuratore della Repubblica di Catanzaro Nicola Gratteri. "Per quanto riguarda le aziende - ha aggiunto Gratteri - è necessario, anche in questo caso, questo tipo di controllo. Noi abbiamo le forze dell'ordine che sul territorio hanno un controllo capillare, abbastanza diffuso. Possiamo utilizzare questa grande conoscenza per interagire con chi deve distribuire questi soldi, con chi va a fare gli elenchi per vedere chi ha bisogno e chi no".
"In paesi di 5000 abitanti - ha proseguito Gratteri -, di cui ad esempio è piena la Calabria o la Sicilia, a una stazione dei carabinieri bastano 48 o 24 ore per controllare. Non si ritarda di molto, al massimo di 48 ore. In paesi più grandi ci sono le Compagnie, la Guardia di Finanza, la Questura. È più il parlare che il fare. Intanto mandate questi soldi, nel contempo mandate questi elenchi alla Prefettura e in 48 ore si è in grado di stabilire chi è evasore totale e avrebbe la possibilità. Sarebbe una grande occasione di controllo, per far emergere il lavoro nero, finirla con questo sfruttamento che dura da secoli. Questo è un momento importante, consideriamolo uno spartiacque, però è ovvio che per fare queste cose ci vuole volontà, coraggio, libertà, non è una cosa semplice". "Sono molto vicino alle persone che hanno bisogno e ai poveri - ha detto ancora il Procuratore di Catanzaro - soffro quando li vedo ma al contempo mi arrabbio perché non è possibile che nel 2020 ancora succedano questi sfruttamenti, ma soprattutto perché non incominciamo a discutere anche il mercato. Non è possibile che le arance della Calabria vengano pagate trenta centesimi e poi al mercato di Milano costino due euro e cinquanta".
"Non ho avuto nessuna interlocuzione con il Governo, mi chiamano parlamentari di tutte le ideologie politiche, mi confronto con tutti e sono, per quello che posso e per quelle che sono le mie conoscenze, il consulente gratuito di tutti" così ha proseguito il Procuratore della Repubblica di Catanzaro Nicola Gratteri sui rischi di influenza della criminalità organizzata per quanto riguarda la distribuzione degli aiuti economici in seguito alla crisi economica dovuta all'epidemia di coronavirus.
“Le mafie sono un fenomeno mondiale, non più solo europeo, anche se l’Europa fa finta di non capire, perché in Germania arrivano milioni di Euro provenienti dal traffico di cocaina e sono i grandi ristoratori che riciclano per conto della ‘ndrangheta in Germania". Lo sottolinea il procuratore di catanzaro, Nicola Gratteri, riferendosi, tra l'altro a un articolo comparso in un quotidiano tedesco. "Non si devono permettere di dire quelle cose sull’Italia - aggiunge - sono cose che conosco bene, per quante rogatorie internazionali ho fatto con la Germania già dieci anni prima della strage di Duisburg. So io quante volte li abbiamo pregati di cambiare le norme, di contrastare le mafie in Germania, di cambiare il loro Codice e non siamo stati ascoltati”.

domenica 1 marzo 2020

Mafia, Gratteri: salto di qualità grazie ai rapporti con il potere.


Risultato immagini per gratteri

“Perché i ladri di polli in Italia sono diventati mafia e altrove sono rimasti ladri di polli?”. Così il Procuratore della Repubblica di Catanzaro, Nicola Gratteri, in seguito all’introduzione del Direttore Mario Caligiuri, ha iniziato la sua lezione al Master in Intelligence dell’Università della Calabria. Una domanda a cui il magistrato ha immediatamente dato una risposta, prima di tutto realizzando un quadro storico del fenomeno mafioso. Ha ricordato lo scioglimento del Comune di Reggio Calabria nel 1869 a causa di brogli elettorali con minacce, vessazioni e metodi mafiosi, così ha ricordato successivamente come la criminalità sfruttò la ricostruzione dopo il terremoto che colpì la regione nel 1908.

Il salto di qualità di boss e picciotti nostrani, ha affermato il Procuratore, avvenne negli anni Settanta, in seguito alla nascita della Santa, “che può essere considerata la più grande invenzione della 'Ndrangheta, uno spartiacque poiché, per esempio, non si discuteva più chi dovesse vincere un appalto ma se dovesse essere costruita un’opera”. Ci fu una vera e propria evoluzione dell’organizzazione mafiosa, che salì di grado e cominciò ad entrare in contatto con il mondo massonico e con il mondo dell’imprenditoria e della politica. Infatti, ha chiarito, "i sequestri di persona erano serviti per comprare ruspe e camion, e per costruire case”, ricordando che "per frenare la rivolta di Reggio capoluogo, il Pacchetto Colombo prevedeva la realizzazione di una serie di opere pubbliche, tra le quali la realizzazione del centro siderurgico a Gioia Tauro e dell'impianto della liquilchimica a Saline Joniche. La 'Ndrangheta si è arricchita realizzando i lavori, maturando la consapevolezza di poter contare di più. Si è quindi adoperata per cambiare le regole del gioco. Infatti, i giovani boss hanno ucciso i vecchi rappresentanti delle 'ndrine, come Antonio Macrì, che aveva un grande peso all'ateneo di Messina, e Domenico Tripodo”.

Una mafia quindi che si arricchisce sempre di più e che attualmente, grazie alle relazioni con il potere è riuscita ad infiltrarsi nell’economia, condizionando così la costruzione di appalti e opere pubbliche, e inoltre indirizzando la politica. Come ha spiegato Gratteri "il problema degli appartenenti alla élite della 'Ndrangheta è come giustificare la ricchezza, tanto che sono tra quelli che pagano con più puntualità tutte le tasse", evidenziando che "le imprese mafiose hanno successo perché sono competitive, aggiudicandosi con alti ribassi i lavori pubblici e privati. In questo quadro, sono fondamentali i rapporti con la politica e la pubblica amministrazione”.

Le relazioni con la politica.
Il Procuratore ha fatto riferimento ai rapporti che la mafia ha intrapreso in questi anni con la politica, chiarendo che il suo successo è dovuto alla sua presenza 365 giorni all’anno sul territorio, “molto più della rappresentanza politica”. Inoltre, negli ultimi anni, il rapporto con quest’ultima si è considerevolmente ribaltato: “Prima ai politici si chiedeva il posto di bidello oppure il trasferimento del militare, mentre adesso si propongono pacchetti di voti in cambio di utilità”.

Gratteri poi ha spiegato il motivo per cui la ‘Ndrangheta non segue le ideologie politiche, e quindi si relaziona ogni volta con lo specifico partito che sale al potere: “Perché punta sempre sul cavallo vincente per non rimanere mai all'opposizione. Inoltre, la legge Bassanini ha favorito oggettivamente le mafie, annullando i controlli esterni". Ed ha quindi ricordato che "la 'Ndrangheta opera sotto traccia a differenza della mafia siciliana che ha sfidato lo Stato sul piano militare”.

Il traffico di droga.
Ovviamente nell’intervento di Gratteri non poteva mancare il riferimento ad uno degli utili più consistenti della criminalità organizzata, il traffico di droga. Un’attività che ha permesso alla mafia calabrese di entrare a far parte del mercato internazionale, in cui i più grandi produttori di cocaina allo stato naturale, sono Colombia, Bolivia e Perù. Il Procuratore ha quindi sottolineato che “la 'Ndrangheta acquista tutto ciò che è in vendita sul mercato per imporre il prezzo. Se intervenisse l'Onu, si potrebbe trattare direttamente con i coltivatori di piante di coca facendo la conversione delle culture, attraverso specifici incentivi. Si spenderebbe meno di un sesto di quanto adesso sta costando la lotta alla droga”. Ed ha continuato dicendo che per questo motivo “è impossibile contrastare la marijuana, che si può coltivare dovunque, oppure le droghe sintetiche, che si realizzano in laboratorio e sono particolarmente dannose. Negli Stati Uniti è ritornato preponderante il consumo di eroina, perché costa la metà della cocaina, e il fentanil, che sta decimando migliaia di giovani nei campus”.

Parlando poi della presenza sul nostro territorio delle mafie estere, come quella albanese o quella nigeriana, e della convivenza di quest’ultime con la mafia italiana, il Procuratore ha evidenziato come "il pericolo della mafia albanese è in crescita nel Nord Italia, in Olanda, in Germania, in Belgio ed è particolarmente forte perché non viene adeguatamente combattuta nei territori di origine. È presente anche in Sud America, per ora insieme alla 'Ndrangheta ma è anche in grado di organizzare viaggi autonomi in Europa". La mafia nigeriana al momento è forte sul piano militare ma non è infiltrata con la politica e l’imprenditoria.

Contrasto organizzato a livello comunitario.
Infine il magistrato ha rimarcato la velocità di evoluzione e di trasformazione delle mafie, che costantemente cambiano la propria struttura sociale, rendendone molto più difficoltoso il contrasto. Infatti Gratteri, in riferimento ad una carenza di cooperazione delle attività di opposizione tra i paesi europei, ha chiarito come “l'Italia ha maturato una particolare esperienza nella lotta alle mafie sia come legislazione che come professionalità ma nessuna delle agenzie europee di contrasto alla criminalità si trova nel nostro Paese, segno della nostra debolezza sul piano internazionale. Infatti, ad esempio, Eurojust ed Europol si trovano all’Aja”. Ed ha continuato affrontando il tema dell’omologazione dei codici, in vista di un contrasto organizzato a livello comunitario, sottolineando che “come base di partenza non si sceglie mai il nostro sistema giudiziario, pur se riconosciuto il più avanzato nel campo della legislazione antimafia. L'unificazione comunitaria dei codici non può infatti avvenire partendo magari dal sistema lettone”.

http://temi.repubblica.it/micromega-online/mafia-gratteri-salto-di-qualita-grazie-ai-rapporti-con-il-potere/

lunedì 10 febbraio 2020

Prescrizione, Gratteri: “Il lodo Conte bis è mediazione al ribasso. Legislatore si preoccupi del perché fascicolo sta 4 anni in un armadio”.

Prescrizione, Gratteri: “Il lodo Conte bis è mediazione al ribasso. Legislatore si preoccupi del perché fascicolo sta 4 anni in un armadio”

Il procuratore di Catanzaro è intervenuto, intervistato da Lucia Annunziata su Rai 3, per ribadire l'importanza che il governo agisca per velocizzare i processi: "Tutte queste persone che si stanno ammazzando a gridare contro la prescrizione, perché nel mentre non presentano un’alternativa, un articolato di legge dove dimostrano concretamente che è possibile velocizzare i processi, che è possibile far funzionare la giustizia?"

Il lodo Conte bis a cui è arrivato il governo sulla riforma della prescrizione “è una mediazione al ribasso“. Il procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri, intervistato da Lucia Annunziata su Rai3 a “Mezz’ora in più” ha parlato del tema che divide la maggioranza da settimane e ha ribadito la sua posizione in favore del blocco della prescrizione. Anzi parlando della mediazione dell’esecutivo che prevede lo stop se uno è assolto mentre che continui a decorrere se uno è condannato, ha dichiarato: “Così c’è disparità di trattamento”. Ma, è stato il ragionamento, l’urgenza è intervenire sulla velocità dei processi: “Un legislatore serio deve preoccuparsi del perché un fascicolo resta quattro anni in un armadio del pm“, ha dichiarato. “Questa è la mamma di tutte le riforme. Serviva la prescrizione per costringere il legislatore ad interessarsi concretamente per modifiche procedurali al codice di procedura per velocizzare il processo senza diminuire le garanzie dell’imputato”. Una posizione simile a quella espressa nelle scorse ore dall’Associazione nazionale magistratiSulla base di preoccupazioni catastrofiche che noi non condividiamo, sull’esito della riforma della prescrizione si è creato uno stallo”.

Sono giorni che sul fronte politico la tensione rimane molto alta, con Italia viva tra i principali oppositori della riforma. “Tutte queste persone”, ha continuato Gratteri, “che si stanno ammazzando a gridare contro la prescrizione, perché nel mentre non presentano un’alternativa, un articolato di legge dove dimostrano concretamente che è possibile velocizzare i processi, che è possibile far funzionare la giustizia?”. Secondo il procuratore di Catanzaro è “necessario togliere tutte le condizioni perché un fascicolo non rimanga più fermo. Ogni bambino ha un tablet, ogni persona ha due telefoni però quando chiediamo la tecnologia applicata al processo viene l’orticaria a tutti e dicono che si abbassa il livello di garanzia dell’indagato. L’informatica non abbassa la garanzia, lascia traccia. Non fa altro che aumentare le garanzie. Tecnologia vuol dire efficienza, diminuire il potere discrezionale dell’uomo, quindi diminuire l’abuso. La legge Bonafede ne esce cambiata? Si certo ma la storia insegna che le cose dirompenti si fanno nei primi 6 mesi di legislatura poi qualsiasi governo man mano che va avanti ha sempre meno potere e energia”.

https://www.ilfattoquotidiano.it/2020/02/09/prescrizione-gratteri-il-lodo-conte-bis-e-mediazione-al-ribasso-legislatore-si-preoccupi-del-perche-fascicolo-sta-4-anni-in-un-armadio/5701093/?fbclid=IwAR28eH1bnEDj3rsvcUpboSmY-tjI37VBqggdO9vLsEEL0-NJ-tLfg3l0aSA

Leggi anche: 
https://www.ilfattoquotidiano.it/2020/02/08/prescrizione-associazione-magistrati-stallo-dovuto-a-preoccupazioni-catastrofiche-che-non-condividiamo-emergenza-e-la-durata-processi/5700273/

https://www.ilfattoquotidiano.it/2020/02/10/prescrizione-i-renziani-provocano-lesecutivo-se-resta-cosi-il-governo-rischia-crimi-italia-viva-dica-chiaramente-se-vuole-la-crisi/5702060/

https://www.ilfattoquotidiano.it/2020/02/08/prescrizione-ipsos-per-57-degli-intervistati-fa-evitare-la-condanna-ai-colpevoli-la-riforma-bonafede-promossa-dal-59-di-chi-la-conosce/5700052/

domenica 17 gennaio 2016

Finti agenti a casa del figlio di Gratteri, il giovane messo sotto tutela.



Rafforzata anche la protezione del procuratore.
Reggio Calabria, 16 gennaio 2016 - Maggiori tutele e protezioni per il figlio e lo stesso procuratore aggiunto di Reggio Calabria Nicola Gratteri, dopo il misterioso e inquietante episodio avvenuto qualche giorno fa. Due persone hanno, infatti, suonato il campanello dell'appartamento di Messina dove uno dei figli del procuratore vive affermando di essere poliziotti. Dopo un po', quando il giovane non vedendo arrivare nessuno si è affacciato sul pianerottolo, ha notato due figure incappucciate scendere le scale dal piano di sopra al suo. Il giovane ha subito avvertito la polizia e il padre che in quei giorni si trovava all'estero. 
Sull'episodio intimidatorio stanno indagando carabinieri di Messina con il coordinamento della Procura siciliana. Ma intanto, il giovane è stato messo sotto tutela. La decisione è stata presa in sede di Comitato per l'ordine e la sicurezza pubblica. Gli investigatori alle prese con il caso starebbero cercando di verificare se dalle telecamere di videosorveglianza della zona sia possibile risalire a immagini utili per le indagini. L'idea di fondo è che si sia trattato di un modo subdolo della 'ndrangheta per lanciare un messaggio a Gratteri. A una prima lettura dell'episodio, infatti, pare strano che i due abbiano suonato casualmente al campanello del figlio di Gratteri e che si sono presentati come agenti di polizia, visto che è il corpo che si occupa della scorta del magistrato. Inoltre, i due uomini, una volta al piano del figlio di Gratteri sarebbero poi fuggiti, forse perché si sono resi conto che davanti la porta d'ingresso dell'appartamento c'è un cancello metallico che era chiuso. Il fatto poi che i finti agenti non abbiano detto niente, a giudizio degli investigatori, non renderebbe meno credibile l'ipotesi di un "avvertimento", visto che - viene evidenziato in ambienti vicino alle indagini - la 'ndrangheta opera spesso con "gesti".
Rafforzato anche il dispositivo di tutela del procuratore aggiunto di Reggio Calabria Nicola Gratteri. Gratteri è sotto scorta da anni per le tante minacce ricevute nel corso della sua attività di magistrato impegnato nella lotta alla 'ndrangheta, ai traffici internazionali di droga, e ai rapporti con i cosiddetti colletti bianchi. Gratteri è infatti uno dei magistrati più impegnati su questo fronte: ha coordinato decine di inchieste, alcune delle quali hanno portato all'arresto di narcotrafficanti e al sequestro di ingenti quantità di cocaina provenienti dal centro America. Negli ultimi mesi è stato impegnato anche nella presidenza della commissione incaricata dal premier Matteo Renzi di apportare modifiche al codice penale.
Il figlio di Gratteri abita a Messina in un palazzo vicino all'università che frequenta. Secondo quanto si è appreso, nonostante l'episodio, il giovane continuerà a frequentare l'università.