Un diario, dove annoto tutto ciò che più mi colpisce. Il mio blocco per gli appunti, il mio mondo.
sabato 31 ottobre 2020
Chiudere i vecchi, la nostra via virale al darwinismo etico. - Daniela Ranieri
Lo studio dell’Ispi (Istituto per gli studi di politica internazionale) condotto dal ricercatore Matteo Villa stima che, poiché l’82% dei morti per Covid ha più di 70 anni e il 94% più di 60, isolando solo le persone anziane si ridurrebbe drasticamente la mortalità, si libererebbero le terapie intensive e si eviterebbe un lockdown generale, paralizzante per la comunità e distruttivo per l’economia. Lo studio intravede dei problemi logistici (dove isolare gli anziani che vivono coi figli?), e ne adombra di comportamentali (accetterebbero di auto-isolarsi?), ma trascura del tutto quelli antropologici ed etici. Noi siamo un Paese di famiglie, unità sociali che in molti casi hanno permesso di sopperire alle lacune del welfare sotto i colpi della prima ondata. È vero che il contagio avviene per lo più in famiglia: persone che per tutta la primavera e l’estate hanno adottato mille accorgimenti sanitari sono venute in contatto con chi alla fine della clausura si è concesso una vita sociale più attiva, e il virus ha colpito laddove le distanze tra persone si restringono, ci si concede l’abbraccio e si cerca riparo. Come un mantra consolatorio (e falso), da marzo ci ripetiamo che “muoiono solo i vecchi”, più fragili e soggetti ad avere malattie pregresse. Questo stride con i diktat progressisti di una società improntata alla prevenzione e alla medicalizzazione, con cui si cerca di procrastinare la morte stanando ogni possibile malattia e consentendo attraverso i farmaci di allungare l’età media. Perciò la nostra società invecchia progressivamente: i 37 miliardi sottratti alla Sanità pubblica in 7 anni e i 5 milioni di poveri non compaiono nelle statistiche in cui finiscono triturate vite, biografie di anziani che magari, fossero stati più in salute, non sarebbero morti.
Il Covid ha annullato queste conquiste (o dogmi, a seconda di come si intende la dialettica tra scienza e natura), come fosse l’incarnazione di una Parca, o Moira, capace di recidere il filo che eroicamente la Medicina aveva tessuto per tenerci attaccati alla vita. Questo virus destinale ci ha “donato” una specie di fatalismo, sfociato nel vitalismo dell’estate e nel darwinismo etico che oggi ci fa pensare di poter sterilizzare le vite di un terzo o di un quarto degli italiani per non bloccare noi sani, pronti a goderci il rischio dell’infezione. Certo, la soluzione proposta nello studio è mossa dalla volontà di salvare il “sistema” proteggendo anzitutto i vecchi (cioè gli improduttivi); ma siamo sicuri che non sia invece l’altra faccia, il volto speculare dello stesso nichilismo? Al di là degli aspetti costituzionali (“Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge”), in definitiva si tratterebbe di lasciare i nostri vecchi da soli di fronte alla paura e alla morte. Si vive tutta una vita per comprendere il senso del dolore e dell’amore: noi doneremmo a chi è arrivato all’ultimo tratto della vita un presente disinfettato, impaurito, con la consolazione di lasciar vivere noi e con la promessa di un futuro sanificato che sarebbe solo più vicino. Il freddo della morte sociale portato da questa separazione igienica non è meno rigido del freddo della morte biologica.
Bibbiano, chi sono gli angeli e chi i demoni. - Sarah Buono e Alessandro Mantovani
A Reggio Emilia oggi riaprono l’aula bunker, quella del maxi-processo alla ’ndrangheta, per l’udienza preliminare del processo sugli affidi illeciti di minori a Bibbiano e dei Comuni della Val d’Enza. Affidi richiesti per i presunti abusi sessuali dei genitori, del compagno della mamma, del sociò del papà, del nonno, una volta del fratellastro, che non sono mai stati accertati. Gli arresti del giugno 2019 furono un terremoto, l’inchiesta “Angeli e Demoni” fece emergere il legame tra i servizi sociali comunali e gli psicoterapeuti della Onlus Hansel e Gretel di Torino, Claudio Foti e l’ex moglie Nadia Bolognini, dieci anni fa tenuti in considerazione da vari uffici giudiziari e poi molto meno, sostenitori di metodi assai discussi per far affiorare “i brutti ricordi”. Fino alla “macchinetta” che generava piccole scariche elettromagnetiche dai cavetti lasciati in mano ai giovani pazienti: illecita per i pm, solo inutile per altri specialisti. Vale diverse accuse di violenza privata a Bolognini, che risponde anche di frode processuale per aver ingannato i giudici e di lesioni per aver provocato a una ragazzina, allontanandola da casa, un “disturbo depressivo permanente”; a un altro un “disturbo specifico dell’apprendimento” raccontandogli che il padre era in carcere e non si era mai occupato di lui; a un’altra un “disturbo post-traumatico da stress”. È la psicologa che, secondo la Procura, trattando un bambino di 7 anni “si travestiva da ‘lupo’ (…) urlandogli contro e inseguendolo, associando al termine del gioco, la figura del ‘lupo cattivo’ a quella del compagno della madre”, accusato degli abusi mai dimostrati.
Foti, 59 anni, laurea in Lettere, è il teorico, nemico della Carta di Noto che nell’esame dei minori vittime di abusi raccomanda tra l’altro di evitare domande suggestive, contestata da una minoranza di operatori riuniti nel Cismai. “Tuo padre ti aveva proposto sesso e violenza – diceva Foti in una seduta registrata a un’adolescente –. Tua madre non ti ha assolutamente proposto sesso e violenza …. ma comunque ti propone anche lei un modello, cioè ehhh… magari da rivedere un attimo”. Ora risponde di lesioni per aver provocato alla ragazza, secondo altri periti, un “disturbo di personalità borderline” e un “disturbo depressivo con ansia”. Risponde anche di frode processuale, benché il Riesame l’abbia escluso in sede cautelare.
In senso tecnico, però, i principali imputati sono l’ex responsabile dei servizi sociali, Federica Anghinolfi, e l’assistente sociale, Francesco Monopoli, che si fidavano solo di Foti e Bolognini. Un infinito elenco di relazioni ai giudici minorili oggetto di accuse di falso e depistaggio. Alteravano sogni, disegni, racconti e circostanze. E consegnavano i minori, per la psicoterapia, al centro “La Cura” di Foti: 135 euro a seduta. In un caso Anghinolfi ha ottenuto l’affido di una bambina a una coppia di donne che conosceva, ben retribuite con soldi pubblici. Drammatiche intercettazioni: “Vuoi fare come i tuoi genitori che hanno fatto delle scelte che hanno portato tanto male a te?”, le diceva un’affidataria. Ogni gesto dei genitori naturali, negli incontri protetti, era interpretato secondo lo schema solito: “Il padre l’ha baciata sulla bocca e riferisce che è molto diverso dal bacio che darebbe a una donna”. La piccola diceva: “È il mio papà, non c’è niente di male”.
Anghinolfi non si è mai fatta interrogare. Il suo avvocato, Oliviero Mazza, chiede di trasferire il processo altrove: “Reggio Emilia è incompatibile, la mia assistita continua a ricevere insulti e minacce di morte. Risponderemo sulle presunte irregolarità della gestione affidi, a tutte e 90 circa le ipotesi di reato. Mi pare molto semplice ex post dire che l’intervento è stato eccessivo, ma il compito dei servizi sociali è quello di attivarsi prima, sicuramente ci sono stati casi in cui a posteriori il sospetto si è rivelato infondato, ma non è compito della mia assistita accertarlo. Sulle presunte pressioni o minacce rivolte ai suoi sottoposti risponderemo nel merito, spesso si parla in libertà e si tende a esagerare”. Vedremo. Infine c’è il sindaco Andrea Carletti del Pd, che risponde con Foti e Anghinolfi dell’affidamento senza gara del servizio di psicoterapia al centro “La Cura”.
“Agli psicologi sembrava interessare solo quello: ‘Papà ti ha toccato? È per questo che stai male vero?’”, ha raccontato una ragazza ormai maggiorenne, allontanata dal padre. “Io non ho mai parlato di abusi sessuali”, dice. Ma secondo diverse relazioni dei servizi sociali ne aveva parlato eccome. Un certo disagio c’era, sono segnalati “atti di autolesionismo a scuola”. Una volta, ha raccontato lei stessa, si era tagliuzzata un braccio con le forbici, “poi – ha spiegato – mi sono pentita”. A 14 anni la ritenevano “chiusa” e “aggressiva”, sintomi tipici di un’adolescenza complicata che se finisci nelle mani sbagliate difficilmente migliora.
Sono 24 gli imputati, una giovane assistente sociale ha già patteggiato un anno e otto mesi per falso. Sono una dozzina, tra cui tre coppie di fratelli, i minori e gli ex minori coinvolti nei provvedimenti di sospensione o revoca della potestà genitoriale, a volte del solo padre. Tutti revocati prima o dopo l’inchiesta. L’ultimo nel luglio scorso.
Magari non era un “sistema” diffuso, ma in Val d’Enza funzionava così ed è stato l’eccesso di richieste di allontanamento (per l’85% respinte) a suscitare l’attenzione del procuratore Marco Mescolini e della pm Valentina Salvi. Non sono emerse collusioni dei pm e dei giudici minorili di Bologna, finiti lì per lì nella bufera. Il presidente del Tribunale dei minori, Giuseppe Spadaro, ha perso il treno che l’avrebbe portato alla Procura minorile di Roma; dovrà decidere il plenum se nominarlo a Trento come proposto all’unanimità dalla commissione, relatore Piercamillo Davigo in uno dei suoi ultimi atti a Palazzo dei Marescialli. L’inchiesta amministrativa del ministero della Giustizia non ha dato luogo a procedimenti disciplinari a carico dei magistrati minorili e lo stesso dicastero oggi si costituirà parte civile per i reati di frode processuale, falsa perizia, depistaggio.
SIETE UOMINI ....O SALVINI?- Rino Ingarozza
Onde gravitazionali, in 7 mesi 'cinguettii' da 100 buchi neri. -
(Nella foto - Rappresentazione artistica di buchi neri che stanno per collidere (fonte: Simulating eXtreme Spacetimes Lensing (SXS)/Wikipedia)
Corrispondono a 40 collisioni, registrate da Virgo e Ligo.
Ci è voluto un anno intero ai ricercatori del network Virgo/Ligo per esaminare tutti i segnali gravitazionali e gli eventi cosmici registrati. Si tratta di 36 fusioni di buchi neri, una probabile fusione di un sistema binario di stelle di neutroni e due sistemi probabilmente composti da un buco nero e una stella di neutroni.
Dei 39 eventi presenti nel Catalogo, 13 sono pubblicati oggi per la prima volta, portando a 11 gli eventi di onde gravitazionali rilevati complessivamente da Ligo e Virgo. Il Catalogo pubblicato oggi offre, per la prima volta, un quadro completo del vasto numero dei segnali gravitazionali registrati e delle loro fonti. Da agosto 2017 ad aprile 2019 la sensibilità dei tre rilevatori è infatti migliorata notevolmente, permettendo a Virgo di osservare un volume di universo quasi 10 volte maggiore che nelle precedenti osservazioni.
Ciò suggerisce che vi siano altri meccanismi di formazione dei buchi neri. "Stiamo già analizzando i risultati della seconda parte del terzo periodo di osservazione - commenta Giovanni Losurdo, ricercatore dell'Istituto nazionale di fisica nucleare (Infn) e portavoce di Virgo - e lavorando per migliorare la sensibilità di Virgo nel 2022".
Apocalypse Now. Il despota conte e gli indisposti. - Antonio Padellaro
Fermate gli orologi, tagliate i fili del telefono e regalate un osso al cane, alleluja alleluja la popolarità di Giuseppi collassa di dieci punti e che nessuno osi turbare l’annuncio di una scintillante epifania. Che crac, che rovescio, che tracollo e anche se, a dirla tutta egli è ancora e pur sempre il leader più gradito (orrore), lasciate che gli aerei volteggino nel cielo e scrivano la lieta novella. Si cacci ordunque l’usurpatore da Palazzo Chigi, che sia ricondotto tra le oscure pandette cui fu sottratto dall’infausto, per il Paese, destino a cinque stelle. Disarcionato il premier tiranno, che si proceda a inviare i più titolati ambasciatori nel maniero umbro di Mario Draghi (Draghi! Draghi!) per deporre ai suoi piedi la sacra corona virus. Un momento però: siamo proprio sicuri che informatosi della crescita esponenziale dei contagi, delle faide tra i virologi, dell’anarchia regionale, degli incombenti lockdown (per citare soltanto l’ordinaria amministrazione), l’Eletto (ma non ancora eletto) sia colto da voluttà di masochismo? E decida di inabissarsi nell’apocalypse now delle rivolte di piazza, del giornalismo tre palle un soldo, dell’allucinato mondo popolato dai Fontana, Gallera e De Luca? Non è che adducendo improvvisa indisposizione farà perdere le tracce mentre le sue ultime parole (fossi matto) si perderanno nel vento? Che si interpelli senza indugio Giorgia Meloni, l’unico uomo forte dell’opposizione e a lei si affidi il compito di restituire all’Italia l’antico splendore, più bella e più superba che pria (Bene! Brava!). Come dite? Purtroppo ella già comunicò di essere, al momento, riluttante. Pronta, s’intende, alla pugna elettorale ma solo quando l’emergenza se la sarà cuccata l’odiato premier, raschiando fino in fondo il barile della pandemia.
E l’unità nazionale allora? E le larghe intese? E i comitati di salute pubblica? Suvvia, che s’interpelli il sempre probo e leale Renzi. E l’ardimentoso Zingaretti. Dove si trovano? Intenti a fornicare con disgustosi rimpasti, voi sostenete? Si dovrà insomma ricorrere ancora ai maneggi del despota di Volturara Appula? Del resto, quale dissennato vorrebbe in questo momento essere al suo posto, per giunta tormentato dai profeti del giorno dopo? Non a caso il mitico Mannelli ce lo mostra mentre arringa le folle in subbuglio, con il fervido auspicio: andate pure liberamente affanculo. Ma per fortuna è solo una vignetta.
Il misirizzi. - Marco Travaglio
L’altra sera, in un talk show, un piccolo misirizzi in evidente stato confusionale, il cui curriculum sfugge ai più, dava lezioni di giornalismo indipendente ad Antonio Padellaro. E, per l’angolo del buonumore, potrebbe bastare così. Poi però, siccome Antonio gli chiedeva pazientemente lumi su alcuni suoi delirii (“Manca un discorso di verità sul perché e il percome e il disegno complessivo!”, “Al governo ci vogliono persone adeguate!”, “Ad abbattere Conte ci penserà il virus!” e ovviamente “Serve il Mes! Il Mes! Il Mes!”), il pover’ometto elencava le terapie intensive non attivate, le poche assunzioni di medici e infermieri, i drive in fuori dagli ospedali: cioè tutte scelte delle Regioni, visto che la sanità in Italia purtroppo è regionale, mentre il governo ha stanziato 8 miliardi per gli ospedali (mai spesi dalle Regioni) e il commissario Arcuri ha acquistato 5mila ventilatori per raddoppiare i posti letto di terapia intensiva, di cui 1445 consegnati e non attivati dalle Regioni e altri 1849 rimasti nei suoi magazzini perché nessuna di esse glieli ha ancora chiesti.
Padellaro faceva sommessamente notare che attualmente il nostro problema è abbattere il virus, non Conte. Ma il misirizzi, non conoscendo la parola “Regioni”, tentava la fuga buttandola in caciara: “Sono sicuro che, se ci stava Salvini (sic, ndr), saresti stato molto meno generoso”. Non sospettando che, “se ci stava Salvini”, nei giorni pari chiuderebbe tutto e nei dispari riaprirebbe tutto, cioè avremmo il decuplo dei contagi e dei morti, come i Paesi sgovernati dagli spiriti-guida di Salvini. A quel punto, palla in tribuna: “Il tuo giornale è un capolavoro di doppia morale e doppio standard, impegnato a bastonare chi è critico al governo (ri-sic, ndr)”, “Io sono di sinistra, ho una storia di sinistra, scrivo cose di sinistra e non accetto che la patente di sinistra me la dia il tuo giornale che per combattere il fascismo usa i metodi da bastonatori nei confronti di chi non la pensa come loro (ri-ri-sic, ndr)”. Cioè: il Fatto è fascista e lui è il capo della Resistenza. Infatti va in giro per telepollai a ripetere “Covid governo ladro” (tra poco chiederà le dimissioni o il rimpasto pure alla Merkel, a Macron, a Sánchez e ai capi di Stato del resto del mondo che sta nella merda come o più dell’Italia), mentre noi riteniamo che Conte e il suo governo siano meglio di quelli che li hanno preceduti negli ultimi vent’anni (almeno), ma soprattutto di quelli che verrebbero dopo. Se fosse un altro, partirebbe immediata la querela, peraltro vinta in partenza. Ma, trattandosi di questo poveretto, sarebbe fatica sprecata: verrebbe subito archiviato per manifesta incapacità di intendere e volere.
https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2020/10/31/il-misirizzi/5986358/