giovedì 5 novembre 2020

Quali sono i 21 indicatori su cui si baserà il governo per le chiusure regionali. - Stefano Rizzuti

 

Il prossimo dpcm permetterà di suddividere l’Italia in tre diverse aree, differenziate sulla base del rischio epidemiologico territoriale e con l’applicazione di diverse misure. Per stabilire in quale area dovrà andare ogni Regione si terrà conto non solo dell’indice Rt, ma di ben 21 indicatori individuati dai tecnici e dal ministero della Salute negli scorsi mesi. Vediamo quali sono.

Tre scenari, differenziati sulla base delle diverse aree regionali e della situazione epidemiologica in ognuna di esse. Una zona rossa, una arancione e una gialla. Utili per individuare le misure da mettere in campo in ogni Regione per contrastare la diffusione del Coronavirus. Le disposizioni saranno contenute nel prossimo dpcm e potranno portare fino a un lockdown in alcune Regioni, a partire da Piemonte, Lombardia e Calabria, quelle ritenute più a rischio. Per collocare ogni Regione in un’area verranno utilizzati alcuni indicatori. Non solo l’indice Rt, ma ben 21 indicatori individuati dal Cts e dal ministero della Salute che sono stati introdotti con un decreto del ministro della Salute, Roberto Speranza, il 30 aprile, quando l’Italia era alle prese con il primo lockdown. Gli indicatori erano stati individuati per le “attività di monitoraggio del rischio sanitario”.

Quali sono i 21 indicatori.

Il decreto di aprile individua 21 indicatori da tenere sempre d’occhio per valutare la situazione epidemiologica di ogni singolo territorio. I 21 indicatori sono suddivisi in tre diverse categorie: indicatori di processo sulla capacità di monitoraggio; indicatori di processo sulla capacità di accertamento diagnostico, indagine e gestione dei contatti; indicatori di risultato relativi a stabilità di trasmissione e alla tenuta dei servizi sanitari. Andiamo a vedere quali sono questi indicatori a cui fa riferimento il governo.

Gli indicatori riguardanti la capacità di monitoraggio.

I primi sei indicatori riguardano il “processo sulla capacità di monitoraggio”. Andiamo a vedere quali sono, secondo quanto stabilito dal decreto ministeriale del 30 aprile:

1) Numero di casi sintomatici notificati per mese in cui è indicata la data inizio sintomi/totale di casi sintomatici notificati al sistema di sorveglianza nello stesso periodo.

2) Numero di casi notificati per mese con storia di ricovero in ospedale (in reparti diversi dalla TI) in cui è indicata la data di ricovero/totale di casi con storia di ricovero in ospedale (in reparti diversi dalla TI) notificati al sistema di sorveglianza nello stesso periodo.

3) Numero di casi notificati per mese con storia di trasferimento/ricovero in reparto di terapia intensiva (TI) in cui è indicata la data di trasferimento o ricovero in Tl/totale di casi con storia di trasferimento/ricovero in terapia intensiva notificati al sistema di sorveglianza nello stesso periodo.

4) Numero di casi notificati per mese in cui è riportato il comune di domicilio o residenza/totale di casi notificati al sistema di sorveglianza nello stesso periodo.

5) Numero di checklist somministrate settimanalmente a strutture residenziali sociosanitarie (opzionale).

6) Numero di strutture residenziali sociosanitarie rispondenti alla checklist settimanalmente con almeno una criticità riscontrata (opzionale).

Gli indicatori sulla capacità diagnostica e sulla gestione dei contatti.

Altri sei indicatori sono stati individuati in riferimento al “processo sulla capacità di accertamento diagnostico, indagine e di gestione dei contatti”:

7) Percentuale di tamponi positivi escludendo per quanto possibile tutte le attività di screening e il “re-testing” degli stessi soggetti, complessivamente e per macro-setting (territoriale, PS/Ospedale, altro) per mese.

8) Tempo tra data inizio sintomi e data di diagnosi.

9) Tempo tra data inizio sintomi e data di isolamento (opzionale).

10) Numero, tipologia di figure professionali e tempo/persona dedicate in ciascun servizio territoriale al contact-tracìng.

11) Numero, tipologia di figure professionali e tempo/persona dedicate in ciascun servizio territoriale alle attività di prelievo/invio ai laboratori di riferimento e monitoraggio dei contatti stretti e dei casi posti rispettivamente in quarantena e isolamento.

12) Numero di casi confermati di infezione nella regione per cui sia stata effettuata una regolare indagine epidemiologica con ricerca dei contatti stretti/totale di nuovi casi di infezione confermati.

Gli indicatori sulla trasmissione e la tenuta dei servizi sanitari.

Gli ultimi indicatori, ben nove, sono quelli “di risultato relativi a stabilità di trasmissione e alla tenuta dei servizi sanitari”:

13) Numero di casi riportati alla Protezione civile negli ultimi 14 giorni.

14) Rt calcolato sulla base della sorveglianza integrata ISS (si utilizzeranno due indicatori, basati su data inizio sintomi e data di ospedalizzazione).

15) Numero di casi riportati alla sorveglianza sentinella COVID-net per settimana (opzionale).

16) Numero di casi per data diagnosi e per data inizio sintomi riportati alla sorveglianza integrata COVID-19 per giorno.

17) Numero di nuovi focolai di trasmissione (2 o più casi epidemiologicamente collegati tra loro o un aumento inatteso nel numero di casi in un tempo e luogo definito).

18) Numero di nuovi casi di infezione confermata da SARS-CoV-2 per Regione non associati a catene di trasmissione note.

19) Numero di accessi al PS con classificazione ICD-9 compatibile con quadri sindromici riconducibili a COVID-19 (opzionale).

20) Tasso di occupazione dei posti letto totali di Terapia Intensiva (codice 49) per pazienti COVID-19.

21) Tasso di occupazione dei posti letto totali di Area Medica per pazienti COVID-19

https://www.fanpage.it/politica/quali-sono-i-21-indicatori-su-cui-si-basera-il-governo-per-le-chiusure-regionali/

Denis santo subito. - Marco Travaglio
















Non sappiamo chi è il nuovo presidente Usa perché aspettiamo i postini. Non sappiamo quali sono le zone rosse, arancioni e gialle, perché aspettiamo il ministero, l’Iss, il Cts, gli sgovernatori, i sindaci e il divino Otelma. Ma una certezza l’abbiamo: Verdini martire. Condannato in Cassazione a 6 anni e 6 mesi per la bancarotta fraudolenta del Credito cooperativo fiorentino (32 “distrazioni”, cioè 32 furti ai risparmiatori per favorire gli amichetti suoi) e prescritto in extremis per truffa allo Stato sui i fondi pubblici all’editoria, era uno dei pochi berlusconiani rimasti a piede libero. Ma ha provveduto lui stesso a colmare l’inspiegabile ritardo, consegnandosi a Rebibbia prima che i carabinieri andassero a prenderlo. E l’ha fatto senza un lamento, perché non è un piagnucolone e perché, conoscendosi, sapeva benissimo che sarebbe finito lì (anche la scelta dei portafortuna, dal Caimano all’Innominabile al Cazzaro, non ha giovato). Ma a lacrimare al suo posto ci pensano i giornalisti increduli per lo scandalo di un pregiudicato in galera. Il suo amico Giuliano Ferrara, del cui Foglio Verdini fu editore coi soldi di B. e soprattutto nostri, strilla contro “la logica delle manette”, senza spiegare in quale Paese un condannato a 78 mesi resta a piede libero. Ma da lui c’era poco da attendersi: il suo bacio è un apostrofo rosa tra le parole “ti” e “arresto” (Craxi ad Hammamet, B. a Cesano Boscone, Dell’Utri, Previti e Verdini a Rebibbia).

Strepitoso invece Mattia Feltri, quello che aspetta sempre la Cassazione e poi, quando arriva la Cassazione, non gli va bene lo stesso. Premette: “Non so nulla del processo”, anche se “Ferrara lo definisce brutale e spicciativo” senza saper nulla del processo. Ma proprio perché non sa nulla del processo, e se ne vanta, Feltri jr. rimpiange gli abbracci di Denis che “spalancava le tanaglie e mi rinserrava dentro”. E “prova un dolore intenso”: non per le vittime del crac Ccf finite sul lastrico, ma per il bancarottiere-truffatore a cui “voglio molto bene” perché prima della Stampa lavorava al Foglio gestito da Verdini a spese dei contribuenti (prima di passare all’edizione toscana del Giornale e infine al gruppo Libero-Il Tempo del sen. Angelucci). Roba che può accadere solo in Italia: all’estero è conflitto d’interessi. Ma ora, proprio grazie al conflitto d’interessi, mezza stampa lo beatifica. Il Giornale arriva a scrivere che, al suo arrivo a Rebibbia, i giudici dovevano “respingerlo” per evitare che sconti la pena “a contatto col carcere e col virus” (notoriamente circoscritto alle patrie galere), come peraltro fanno 60mila detenuti che non sono mai stati senatori, banchieri ed editori. Diceva Trilussa: “La serva è ladra e la padrona è cleptomane”.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2020/11/05/denis-santo-subito/5992461/

Ancora tu... - Rino Ingarozza










 








"Un governo di dilettanti e di incapaci".

Eccolo, ogni tanto esce allo scoperto. Ogni tanto se ne esce con qualche dichiarazione delle sue.
Prima scappa all'estero, alle prime difficoltà, poi rientra e spara sul governo. In pratica avremmo dovuto fare tutti come lui, seguire il suo esempio. Scappare nella nostra villa sul mare in Francia col nostro cane e la badante...pardon...compagna.
Chi di noi non ha una villa in Francia.
In un paese normale, questo esemplare di "spazzatura differenziata" sarebbe stato, da parecchio tempo, in galera a raccontare barzellette ai colleghi galeotti. In Italia, invece, è libero di pontificare, di spargere perle di saggezza, a destra e .....a destra. E si, perché solo quelli di destra possono ancora ascoltarlo. D'altra parte, molti di loro (almeno quelli di Forza Italia) devono a lui la visibilità di cui godono e, fatto non trascurabile, una discreta ricchezza. Personaggi anonimi che, senza di lui, sarebbero, assolutamente, in cerca di un lavoro o percettori di reddito di cittadinanza, dopo essere passati per il "bunga bunga".
Persino l'ex moglie aveva pregato i suoi amici di aiutarlo. Li aveva pregati di distoglierlo dalla tentazione di importunare le minorenni (parole sue).
"Stategli vicino" aveva detto.
Probabilmente, però, il messaggio è stato frainteso. Soprattutto dalle donne. Fraintesa la frase "stategli vicino".
Feste, festini, lettone di Putin (per le predilette), sculettamenti a palpazioni per le altre.
Berlusconi è un essere ignobile, vomitevole, che considera le donne degli oggetti. Venute al mondo solo per soddisfare le sue perversioni.
Ma la stessa cosa pensa degli uomini. Persone venute al mondo per "soddisfare" i suoi sporchi affari.
Giornalisti, artisti, politici, tutti al suo servizio. Persone senza un briciolo di dignità che si stendono per terra, come zerbini, al suo passare.
D'altra parte lo disse anche la "diversamente riciclata" Santanche'. Disse, testualmente: "Berlusconi vede noi donne, solo in posizione orizzontale". Evidentemente sapeva ciò che diceva.
È vergognoso vedere quotidianamente, ex vallette, ex ballerine, ex giornalisti, ex niente, seduti sugli scranni del parlamento italiano. Quando ci vanno, almeno. Alcuni non si sono mai visti. Hanno dato solo il loro codice iban, per l'accredito del loro lauto stipendio.
Addirittura, tutta la destra in coro, ha chiesto la grazia per poterlo riabilitare e candidarlo a Presidente della Repubblica.
Come se non bastassero tutti i danni che ha già fatto. Come se non bastasse aver provocato il continuo dileggiamento dell'Italia da parte degli altri paesi. Eravamo diventati lo zimbello d'Europa. E questi vorrebbero candidarlo a Presidente della Repubblica.
A fatica abbiamo riacquistato credibilità all'estero e adesso questi geni (del male) vorrebbero farcela perdere di nuovo.
Solo in Italia si può pensare di candidare un pregiudicato (ha frodato allo Stato 368 milioni di dollari) a Presidente della Repubblica. Uno che pagava la mafia, il leader di un partito fondato da un mafioso (Dell'Utri), dovrebbe ratificare le leggi contro di essa. Ma chi dobbiamo far ridere ancora? Il dittatore della Corea del nord?
Io divento matto, quando sento queste cose.
Questo individuo è entrato in politica dopo la condanna e la fuga all'estero di Bettino Craxi (chissà perché). È entrato in politica per fare i suoi interessi. Ha fatto di tutto. Decine di leggi porcate.
Leggittimo impedimento .
Lodo Alfano.
Depenalizzazione del falso in bilancio.
Legge sulle televisioni detta Legge Gasparri.
Legge salva Rete4.
Legge per il raddoppio del finanziamento pubblico ai partiti.
Legge di depenalizzazione per i partiti e per gli amministratori che ricevono e che danno dei finanziamenti in nero.
Abolizione della tassa di successione sopra i 350 milioni di lire.
Contributo statale per l'acquisto del decoder (il fratello li produceva).
E, dulcis in fundo......Ruby rubacuori, nipote di Mubarak (questa è la più romantica. Il cavaliere che cerca di salvare se stesso da interferenza in altri organi dello stato, e la sua dama, dall'accusa di "puttanismo'. Sembra una favola di Christian Andersen. Una favola d'altri tempi.
Devo andare avanti o bastano?
Leggi che ha fatto votare a tutti.
Alla Lega di Salvini, alla Meloni, a Gasparri, a La Russa, a tutti, insomma. A quelli che oggi dovrebbero stare in religioso silenzio e stipati "nell'angolo della vergogna" e che invece si atteggiano a novelli statisti che ..."so tutto io e voi non capite un caxxo".
Per non parlare del fatto che Forza Italia ha sempre avuto più indagati e condannati, che iscritti.
Ripeto, questo sarebbe dovuto essere il candidato della destra a Capo della Stato, nel caso in cui Mattarella gli avesse concesso la grazia.
Volevano addirittura farne un film.
Era già pronta la sceneggiatura :"Un condannato al colle" con Silvio Berlusconi (nella parte di se stesso), Giorgia Meloni nella duplice veste di first lady e di regista. Seduta su 'tre comode poltrone" da regista. Podotto da Matteo Salvini. Ad una condizione, però, che la spesa per girare il film, non avrebbe dovuto superare la somma di 49 milioni di euro.

mercoledì 4 novembre 2020

Il sonno della Regione. - Marco Travaglio

 

Ricordate i referendum di Maroni&Zaia per l’autonomia del Lombardo-Veneto? E le intemerate dei “governatori” del Pd a rimorchio, da Bonaccini a De Luca, per ottenere lo stesso risultato al tavolo col governo? “Padroni a casa nostra”, che bello! Basta centralismo, viva il federalismo, anzi l’autonomia, e mica un’autonomia qualunque: “dif-fe-ren-zia-ta”! Anni di propaganda si sono liquefatti nelle ultime riunioni degli sgovernatori con Mattarella, Conte e Speranza. Che non chiedevano la luna: solo il minimo sindacale di “leale collaborazione istituzionale” per condividere le nuove misure, differenziate (come l’autonomia) in base alle situazioni dei singoli territori. Anzi, di più: parametri da fissare insieme per far scattare in automatico le zone rosse o arancioni nelle aree che di volta in volta li superino. La risposta dei 21 presidenti è unanime: non vedo, non sento, non parlo. E sediziosa: noi non chiudiamo niente, se vuole lo faccia il governo, ma noi ci riserviamo il diritto di veto a furor di piazza.

E pazienza se la sanità è affare delle Regioni. E se l’art. 32 della legge 833/1978 (“Istituzione del Servizio Sanitario Nazionale”) prevede espressamente che, in caso di emergenza sanitaria, “sono emesse dal presidente della giunta regionale o dal sindaco ordinanze di carattere contingibile ed urgente, con efficacia estesa rispettivamente alla regione o a parte del suo territorio comprendente più comuni e al territorio comunale”, mentre quel tipo di ordinanze spettano al ministro della Salute se investono “l’intero territorio nazionale o a parte di esso comprendente più regioni”. Il sindaco Sala legge i numeri dei contagi e dei ricoveri a Milano? Fontana, Gallera, Toti, Cirio, De Luca e il reggente calabrese Spirlì hanno idea di quel che accade nelle loro Regioni? Anziché straparlare sui social e imbrodarsi in tv e sui giornali, che aspettano ad ascoltare i medici e a fare ciò che la legge impone? E con che faccia chiedono nuovi poteri, se non esercitano neppure quelli che già hanno? La vulgata paracula dei media è che governo e Regioni giocano allo “scaricabarile”. Ma qui governo e Quirinale fanno il proprio dovere, chiamando ciascuno a rispettare la legge e ad assumersi le proprie responsabilità. Sono sgovernatori e sindaci che scaricano barile e poi chiamano “scaricabarile” il loro amato federalismo, per continuare a fare gli autonomisti col culo degli altri. Però non tutti i mali vengono per nuocere: la gente ne ha piene le scatole di questi conigli in fuga che autonomizzano i meriti e centralizzano le responsabilità. Se un domani qualche mente saggia proponesse di abolire le Regioni, farebbe il pieno di voti. Compresi i nostri.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2020/11/04/il-sonno-della-regione/5990674/

Stefano Buffagni

 

Ieri abbiamo ascoltato in Aula alla Camera il discorso (delirante) del deputato della Lega Claudio Borghi, il quale sosteneva che per la nostra Costituzione il diritto alla salute non fosse importante come il diritto al lavoro.

Oggi per fortuna ascoltiamo parole di ben altro spessore, quelle del premio Nobel Joseph Stiglitz, che risponde indirettamente alla boutade di Borghi, sottolineando come non esiste ripresa economica senza la salute.

Se non si tutela la salute dei cittadini, come si può pensare di far ripartire la nostra economia?
Da parte delle opposizioni abbiamo assistito in questi mesi ad atteggiamenti davvero irresponsabili, si è cercato di minimizzare l’emergenza e di sfruttare la paura delle persone per fare battaglia politica. Ma questa propaganda becera non ci porterà da nessuna parte.

Come dice lo stesso Stiglitz, è solo riponendo fiducia nella scienza e adottando misure di protezione e coesione sociale che sarà possibile gestire le conseguenze economiche di questa pandemia mondiale.
È quello che sta facendo il Governo italiano, introducendo misure a tutela della salute secondo le indicazioni del comitato scientifico, in linea con le azioni intraprese dagli altri paesi europei, e sostenere economicamente le categorie più colpite dalle restrizioni.
Continuiamo su questa strada: solo se saremo uniti e avremo un atteggiamento responsabile potremo pensare di superare l’emergenza e far ripartire velocemente la nostra economia. 

https://www.facebook.com/sbuffagni/photos/a.553907708008363/3564864283579342/

Conte "resiste" alle Regioni e firma il nuovo Dpcm. Nodo ristori.

 

Vertice notturno a palazzo Chigi. Parrucchieri aperti nelle zone rosse.

Il premier Giuseppe Conte resiste all'ultimo pressing delle Regioni e, a tarda notte, firma il Dpcm che istituisce un regime di chiusure differenziate a seconda della fascia di rischio contagio alla quale appartiene una Regione. Una riunione finale tra il capo del governo, i capi delegazione, i ministri Francesco Boccia, Roberto Gualtieri e Stefano Patuanelli e il sottosegretario Riccardo Fraccaro mette un punto a "singolar tenzone" tra l'esecutivo e le Regioni. Poche le concessioni del primo alle seconde, con un appendice: il capitolo ristori che, su pressing dei governatori, Conte sarà costretto ad allargare rispetto alle previsioni di qualche ora fa. In una lettera inviata da Boccia e dal titolare della Salute Roberto Speranza alle Regioni i due ministri rispondono ai rilievi inviati sul Dpcm. Sull'elaborazione dei dati - decisiva per stabilire in quale fascia di rischio collocare una Regione - il decreto "garantisce il coinvolgimento" delle Regioni stesse, spiega il governo. Non solo, infatti, i governatori partecipano alla cabina di regia sull'emergenza sanitaria ma nel Dpcm si precisa che il ministero della Salute emetterà le ordinanze di chiusura "sentiti" i presidenti delle Regioni, si sottolinea nella lettera. La missiva, sulla richiesta di ristori, assicura: il decreto sarà varato in settimana, le erogazioni saranno "tempestive". Ma ora, a Conte, Gualtieri e Patuanelli spetterà trovare nelle prossime ore i soldi necessari a mitigare la rabbia di commercianti, ristoratori, gestori di bar delle zone rosse: tutti destinati a chiudere per almeno due settimane. "Non vanifichiamo lo sforzo di tutte quelle categorie che in questo momento hanno ridotto la propria attività", avverte il titolare degli Esteri Luigi Di Maio. La cifra di 1,5 miliardi probabilmente non basterà. E il rebus si complica perché, anche volendo, i tempi per chiedere un nuovo scostamento di bilancio sono strettissimi mentre, solo erogando risorse dopo il 10 dicembre queste potranno essere inserite nelle spese del 2021. E il 10 dicembre, per le Regioni, è troppo tardi. Non solo. Al Mef e al Mise spetterà la complessa modulazione della platea dei destinatari ai ristori in un decreto che mette in campo chiusure "a fisarmonica". E c'è da riaffrontare anche il tema dei congedi parentali, destinati ad allargarsi con la Dad dalla seconda media in poi prevista per le Regioni nello scenario 4. Pochissime, invece, le limature al testo. I 21 parametri per classificare il livello di rischio di una Regione non cambiano, così come l'impianto delle chiusure. Rispetto alla bozza del pomeriggio c'è però una novità: barbieri e parrucchieri potranno restare aperti anche nelle Regioni "rosse".

Ecco le nuove misure, secondo quanto prevede la bozza del Dpcm. 

Coprifuoco dalle 22 - "Dalle ore 22.00 alle ore 5.00 sono consentiti esclusivamente gli spostamenti motivati da comprovate esigenze lavorative, da situazioni di necessità ovvero per motivi di salute. È in ogni caso fortemente raccomandato a tutte le persone fisiche, per tutto l'arco della giornata, di non spostarsi, con mezzi di trasporto pubblici o privati, salvo che per esigenze lavorative, di studio, per motivi di salute, per situazioni di necessità o per svolgere attività o usufruire di servizi non sospesi". E' quanto si legge in una prima bozza, ancora provvisoria, del Dpcm.

Stop agli spostamenti in aree a rischio  - Nelle aree ad alto rischio che ricadono negli scenari 3 e 4 indicati nel documento dell'Iss - quelle caratterizzate da uno scenario di 'elevata gravità e quelle nelle quali ci sono situazioni di massima gravità - "è vietato ogni spostamento in entrata e uscita dai territori". Può riguardare intere "Regioni o parti di esse". La differenza tra le zone che ricadono nello scenario 3 e in quelle che rientrano nel 4 sta nel fatto che in queste ultime sono vietati anche gli spostamenti "all'interno dei medesimi territori", dunque a livello comunale e provinciale.

In zone a massimo rischio chiusi anche i negozi - Stop anche alle attività dei negozi e mercati nelle regioni, province e comuni a massimo rischio. Lo prevede la bozza del Dpcm all'articolo 1 ter. "Sono sospese le attività commerciali al dettaglio, fatta eccezione per le attività di vendita di generi alimentari". Il provvedimento ferma anche i mercati, tutte le attività di bar e ristorazione (salvo la consegna a domicilio l'asporto consentito fino alle 22) e le attività sportive. Resta invece consentita l'attività motoria "in prossimità della propria abitazione" e con obbligo della mascherina e l'attività sportiva "esclusivamente all'aperto e in forma individuale". Per le aree ad alto rischio, dunque nelle zone arancioni, restano invece aperti i negozi ma chiudono bar e ristoranti. Limitato in queste zone anche "ogni spostamento con mezzi di trasporto pubblici e privati in un comune diverso da quello di residenza" salvo esigenze di lavoro, studio, salute e necessità.

La bozza del nuovo Dpcm prevede che a bordo dei mezzi pubblici del trasporto locale e del trasporto ferroviario regionale sia consentito "un coefficiente di riempimento non superiore al 50 per cento"; ciò con esclusione, però, del "trasporto scolastico dedicato".

Smart working ai massimi livelli possibili, sia nella Pubblica amministrazione sia nel settore privato, e ingressi differenziati del personale. In particolare, le pubbliche amministrazioni (salvo il personale sanitario e chi è impegnato nell'emergenza) dovranno assicurare "le percentuali più elevate possibili di lavoro agile, compatibili con le potenzialità organizzative e con la qualità e l'effettività del servizio erogato" e "con le modalità stabilite da uno o più decreti del Ministro della pubblica amministrazione". Sarà compito di ciascun dirigente di garantire il massimo livello di smart working. La bozza di Dpcm contiene anche la "forte raccomandazione" dell'utilizzo della modalità di lavoro agile da parte dei datori di lavoro privati.

Mascherina obbligatoria alle elementari e medie  - La mascherina sarà obbligatoria a scuola per i bambini delle elementari e delle medie, anche quando sono seduti al banco.  "L'attività didattica ed educativa per il primo ciclo di istruzione e per i servizi educativi per l'infanzia continua a svolgersi in presenza -si legge nel testo - con uso obbligatorio di dispostivi di protezione delle vie respiratorie salvo che per i bambini di età inferiore ai sei anni e per i soggetti con patologie o disabilità incompatibili con l'uso della mascherina".

Stop alle crociere - Al fine di contrastare il diffondersi del coronavirus, la bozza prevede lo stop dei servizi di crociera da parte delle navi passeggeri di bandiera italiana. Il provvedimento fa salve le crociere in atto entro l'8 novembre. E' inoltre consentito alle navi di bandiera estera impiegate in servizi di crociera l'ingresso nei porti italiani esclusivamente ai fini della sosta 'inoperosa'.

Stop ai concorsi tranne per personale della sanità - E' prevista la "sospensione dello svolgimento delle prove preselettive e scritte delle procedure concorsuali pubbliche e private e di quelle di abilitazione all'esercizio delle professioni, a esclusione dei casi in cui la valutazione dei candidati sia effettuata esclusivamente su basi curriculari ovvero in modalità telematica ovvero in cui la commissione ritenga di procedere alla correzione delle prove scritte con collegamento da remoto, nonché ad esclusione dei concorsi per il personale sanitario, ivi compresi, ove richiesti, gli esami di Stato e di abilitazione all'esercizio della professione di medico chirurgo e di quelli per il personale della protezione civile". Lo stop ai concorsi era stato previsto dal governo in una prima bozza del Dpcm del 24/10 salvo stralciare il comma successivamente, su richiesta delle Regioni.

Nei circoli sportivi vietato l'uso degli spogliatoi -  La bozza del nuovo Dpcm non chiude i circoli sportivi nei territori nazionali non soggetti a ulteriori restrizioni (come nelle zone rosse) ma vieta l'uso degli spogliatoi. L'articolo 1, comma f, ricorda che "sono sospese le attività di palestre, piscine, centri natatori, centri benessere, centri termali, fatta eccezione per l'erogazione delle prestazioni rientranti nei livelli essenziali di assistenza, nonché centri culturali, centri sociali e centri ricreativi". "Ferma restando la sospensione delle attività di piscine e palestre, l'attività sportiva di base e l'attività motoria in genere svolte all'aperto presso centri e circoli sportivi, pubblici e privati, sono consentite nel rispetto delle norme di distanziamento sociale e senza alcun assembramento, in conformità con le linee guida emanate dall'Ufficio per lo sport, sentita la Federazione medico sportiva italiana, con la prescrizione che è interdetto l'uso di spogliatoi interni a detti circoli".

Nelle zone rosse la bozza del Dpcm prevede la sospensione delle attività sportive, comprese quelle presso centri e circoli sportivi, anche se svolte all'aperto. E' solo consentito "svolgere individualmente attività motoria in prossimità della propria abitazione, purché comunque nel rispetto della distanza di almeno un metro da ogni altra persona e con obbligo" di mascherine. Si può inoltre svolgere "attività sportiva esclusivamente all'aperto ed in forma individuale".

Il presidente Vda: il Governo ha ascoltato poco le Regioni - "Il Governo ha ascoltato poco le Regioni, a partire dai ristori per arrivare fino ai congedi parentali. Nella bozza del Dpcm si specificano bene i divieti ma poco le misure a favore della cittadinanza". Lo ha detto il Presidente della Regione Valle d'Aosta, Erik Lavevaz. Per quanto riguarda le nuove possibili misure restrittive nella regione alpina, a rischio di diventare 'zona rossa', Lavevaz ha ammesso che "il coprifuoco già adottato non basterà".

https://www.ansa.it/sito/notizie/politica/2020/11/03/la-sottosegretaria-zampa-il-nuovo-dpcm-entro-stasera-_5b8730cd-c800-451a-9ec7-6fb29a84f2bd.html

Conte ha firmato il nuovo Dpcm: ecco le nuove misure anti-Covid. Il testo sarà in vigore dal 5 novembre al 3 dicembre.

 

Ci sarà il regime differenziato che divide l’Italia in tre fasce di rischio contagio. Il testo conferma le restrizioni e le chiusure previste dall'ultima bozza. Tra le poche modifiche, i parrucchieri potranno restare aperti anche nelle zone rosse.

È arrivata poco prima della mezzanotte la firma del presidente del Consiglio Giuseppe Conte al Dpcm con le nuove misure anti-Covid, che sarà in vigore dal 5 novembre al 3 dicembre. Il decreto verrà pubblicato in Gazzetta ufficiale in mattinata. Pochissime le limature al testo, che conferma le restrizioni e le chiusure previste dall’ultima bozza. Resta, quindi, il regime differenziato che divide l’Italia in tre fasce di rischio contagio (da verde a rosso), determinate a seconda dei 20 parametri elencati nel testo. Tra le poche modifiche apportate, ci sono quelle sui parrucchieri: restano aperti anche nei territori che rientrano nelle zone “rosse”, contrariamente a quanto previsto nella bozza del pomeriggio. Confermato il coprifuoco dalle 22 alle 5 e il ritorno dell’autocertificazione, così come i trasporti al 50%. Per la scuola, didattica a distanza per i ragazzi delle superiori, mentre la mascherina diventa obbligatoria al banco anche per i più piccoli. In settimana, arriverà anche un apposito decreto legge per l’erogazione dei ristori alle attività colpite dalle restrizioni.

Le misure nazionali: il coprifuoco – Ecco quali restrizioni erano previste nell’ultima bozza del decreto: la misura principale riguarda il coprifuoco, anticipato alle 22. Fino alle 5 del mattino si potrà circolare solo per motivi di salute, lavoro o altre urgenze, da documentare tramite autocertificazione. Sul fronte del trasporto pubblico locale, su gomma e su rotaia, tutti i mezzi torneranno a una capienza massima del 50%. Chiusi i musei e stop ai centri commerciali nei weekend.

Scuola e concorsi – È prevista la didattica a distanza al 100% alle superiori. Nelle scuole elementari e medie, dove si continuerà in presenza, la mascherina diventa obbligatoria anche al banco, “salvo che per i bambini di età inferiore ai sei anni e per i soggetti con patologie o disabilità incompatibili”. Ci sarà anche la sospensione dello svolgimento delle prove preselettive e scritte dei concorsi pubblici e privati e degli esami di abilitazione alle professioni, “a esclusione dei casi in cui la valutazione dei candidati sia effettuata esclusivamente su basi curriculari o in modalità telematica”.

Regioni a rischio alto (“arancioni”) – Nelle Regioni “arancioni” (fascia di rischio medio), oltre alle misure nazionali, ci saranno inoltre la serrata di bar e ristoranti e il divieto di “ogni spostamento con mezzi di trasporto pubblici e privati in un comune diverso da quello di residenza” salvo esigenze di lavoro, studio, salute e necessità. Resta consentito accompagnare i ragazzi a scuola.

Regioni a rischio massimo (“rosse”) – In quelle “rosse” è previsto il blocco totale della mobilità interna ed esterna: si va verso un lockdown, simile a quello di marzo. Verranno chiusi i negozi al dettaglio, tranne alimentari, farmacie, edicole, e anche i mercati di generi non alimentari. Divieto di “ogni spostamento in entrata e in uscita dai territori, nonché all’interno dei medesimi, salvo che per gli spostamenti motivati da comprovate esigenze lavorative o situazioni di necessità ovvero per motivi di salute”. È sempre consentito il rientro nel proprio comune di domicilio o residenza e la possibilità di accompagnare i propri figli a scuola. Si potranno fare passeggiate in prossimità della propria abitazione, nel rispetto della distanza di almeno un metro da ogni altra persona e con obbligo di mascherina. Continuerà la didattica in presenza per la scuola dell’infanziaelementare e prima media.

La firma del Dpcm – L’ok definitivo al testo arriva al termine della riunione in videoconferenza tra il premier Conte, i capidelegazione della maggioranza, il ministro per gli Affari Regionali Francesco Boccia e il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Riccardo Fraccaro. Erano collegati anche i ministri Roberto Gualtieri e Stefano Patuanelli, al lavoro sul Decreto ristori bis che dovrà accompagnare il varo del nuovo Dpcm. Fonti qualificate di governo sottolineano che l’impianto del Dpcm “resta quello”. “È stata un’intensa giornata di lavoro con Regioni e Enti locali caratterizzata da confronto continuo e leale collaborazione. I contributi arrivati da Regioni ed Enti locali sono assolutamente costruttivi“, ha detto il ministro Boccia al termine del lungo confronto avvenuto in questi giorni di preparazione del testo del nuovo Dpcm. “Dal governo sono state elaborate e trasmesse indicazioni chiare per le misure nazionali e per le restrizioni potenziali da attuare, in automatico, nei territori ritenuti in condizioni sanitarie più critiche. Così come saranno automatici e tempestivi tutti i ristori per le attività colpite”.

La lettera alle Regioni – In una lettera inviata prima della firma del Dpcm alle Regioni dai ministri Boccia e Roberto Speranza, in risposta ai rilievi dei territori, si legge che il coinvolgimento delle Regioni e delle Province autonome è “ampiamente garantito dalla partecipazione diretta delle stesse in seno alla Cabina di regia” sull’emergenza sanitaria “nonché dall’iter procedimentale costruito che contempla l’adozione, da parte del Ministro della salute, delle relative ordinanze, sentiti i Presidenti delle regioni interessate”. Per quanto riguarda le misure economiche e i ristori delle attività economiche oggetto di restrizioni, i ministri assicurano che “in questa settimana verrà approvato dal Consiglio dei Ministri un apposito decreto legge, che prevederà la tempestiva erogazione delle risorse”.

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