martedì 1 febbraio 2022

Palermo, banche truffate: tra gli arrestati 2 dipendenti pubblici. - Riccardo Lo Verso

 

Provvedimento per cinque, tra cui un impiegato comunale e un ex funzionario regionale. Prestiti a persone fantasma.

PALERMO – La truffa ai danni di banche e finanziarie correva lungo la linea telefonica della Regione siciliana. C’è, infatti, un ex funzionario del Dipartimento regionale Sviluppo rurale e territoriale fra i cinque arrestati nel blitz di carabinieri della compagnia di Bagheria. Assieme a lui finiscono in carcere altre quattro persone, tra cui un impiegato dell’ufficio anagrafe del Comune di Palermo. I due dipendenti pubblici in cambio di soldi avrebbero dato una mano all’organizzazione per creare false identità e ottenere prestiti per oltre mezzo milione di euro. Ecco i nomi degli arrestati: Lorenzo Motisi, 44 anni, funzionario regionale; Salvatore Randazzo, 58 anni, dipendente comunale dell’ufficio anagrafe di Palermo; Rosario Di Fatta, 56 anni; Stefano Ganci, 53 anni; Saverio Giunta, 66 anni. Ci sono altre sette persone indagate: avrebbero fornito le fotografie per taroccare le carte d’identità.

I reati contestati sono associazione per delinquere finalizzata alle truffe e sostituzione di persona, fabbricazione di documenti falsi, corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio ed accesso abusivo ad un sistema informatico. Il dipendente comunale forniva i dati anagrafici (stato civile e numero dei documenti di riconoscimento) di facoltosi professionisti in pensione. Quindi venivano falsificate le carte d’identità per avviare le pratiche di finanziamento con importi compresi tra 12.000 e 80.000 euro. In altri casi grazie alle false identità venivano comprate macchine che poi sarebbero state subito rivendute a terze persone.

Il piano non sarebbe potuto andare a buon fine se non ci fosse stato l’aiuto dell’altro impiegato pubblico. Una volta confezionata la falsa identità nella domanda per il prestito veniva indicato che la persona che chiedeva i soldi era dipendente della Regione siciliana. Per rendere più credibile il tutto si aggiungeva il numero di telefono dell’ufficio a cui chiedere informazioni.

Dall’altro capo della cornetta l’impiegato della Regione, già indagato per truffa e sospeso, rispondeva e confermava che sì, era tutto vero, a chiedere il prestito era un dipendente pubblico. Il tutto ripetuto per decine di volte, fino a raggiungere la cifra di mezzo milione di euro. Almeno per i casi fin qui scoperti. Ce ne potrebbero essere, infatti, molti di più. Le indagini coordinate dal procuratore aggiunto Sergio Demontis e dai sostituti Chiara Capoluongo e Andrea Fusco vanno avanti.

https://livesicilia.it/palermo-banche-truffate-5-arresti-ci-sono-due-dipendenti-pubblici/

GIUSTIZIA & IMPUNITÀ Frode sui bonus edilizi, le intercettazioni: “Lo Stato è pazzesco, vogliono essere inc**lati”. La Finanza sequestra trolley pieni di contanti. - Giovanna Trinchella

 

Il gip di Rimini sugli indagati: "Veri e propri habitué della frode... in preda ad una sorta di ludopatia da reato". Uno degli indagati intercettato: "Non ne hai idea di quanti cazzo di soldi hanno fatto ... non sanno più dove andare ad aprire i conti correnti in giro per il mondo per mettere i soldi, ma noi ci stiamo dietro.... ci stiamo dietro, a ruota stiamo andando, però dobbiamo stare attenti..."

Come in ogni inchiesta sulle frodi ai danni dello Stato e quando in ballo ci sono milioni di euro, le intercettazioni agli atti delle inchieste spiegano più di ogni atto investigativo la natura degli imbrogli e, a volte, la qualità della consapevolezza di chi commette i reati. Ed è successo anche con l’inchiesta della Guardia di finanza di Rimini che ha svelato l’esistenza di una organizzazione che creava società ad hoc per incassare le agevolazioni edilizie. Denaro pubblico erogato dal governo, tramite bonus locazioni, sisma e facciate, per cercare di arginare anche i pesantissimi danni economici provocati dalla pandemia di Covid. E l’inizio del coronavirus ha “portato bene” come dicono gli stessi protagonisti dell’indagine coordinata dalla procura di Rimini. Tant’è che uno degli indagati, intercettato, del business parla così: “…Milano, oggi si mettono a Dubai … Non ne hai idea di quanti cazzo di soldi hanno fatto … non sanno più dove andare ad aprire i conti correnti in giro per il mondo per mettere i soldi, ma noi ci stiamo dietro…. ci stiamo dietro, a ruota stiamo andando, però dobbiamo stare attenti… “. E del resto con l’impiego di cani cashdog, che fiutano appunto il denaro contante, le Fiamme gialle hanno trovato durante una perquisizione trolley pieni di banconote. L’organizzazione era riuscita tramite alcune società napoletane a monetizzare i crediti derivanti dai bonus. Secondo gli inquirenti sono stati “commercializzati 440 milioni di falsi crediti”.

IL BONUS LOCAZIONI – In un’altra intercettazione Nicola Bonfrate, per cui il giudice per le indagini preliminari ha disposto l’arresto, ritenuto promotore e capo dell’associazione a delinquere in quanto amministratore di diritto o di fatto di numerose società coinvolte, va anche oltre e sembra quasi compiaciuto della facilità con cui l’organizzazione può fregare lo stato: “Cioè, lo Stato italiano è pazzesco, è una cosa… vogliono essere inc**lati praticamente…” Una frase all’interno di un dialogo con il commercialista Matteo Banin, anche lui raggiunto da ordinanza di custodia in carcere, in cui si parla del bonus locazioni. Per il gip Manuel Bianchi questa frase illustra la modalità di determinazione dell’importo, “evidenziando che tale agevolazione è anche estremamente vantaggiosa in quanto il credito di imposta è utilizzabile per compensare qualsiasi tributo senza alcuna limitazione, matura immediatamente nell’anno 2021 e non è differito come accade per il Sismabonus”. “Quello invece della locazione è tutto nell’anno”, dice Banin. Bonfrate: “Azzo, e cambia il discorso. Meno male che me l’hai detto“. Banin: “Quello, hai capito, è tutto nell’anno ed è il 60% del canone”. E ancora, il commercialista: “Perché vuol dire che tu devi dichiarare un canone il cui 60% ti dà quel valore lì”. Bonfrate: “Minchia! lo dichiari tu”. Risposta: “Esatto”.

IL BONUS SISMA – Anche per quanto riguarda il bonus sisma era stato architettato, secondo la procura di Rimini, il modo di entrare in possesso illecitamente dei fondi. Ma come spiega sempre Bonfrate per case che non sarebbero state mai ristrutturate: “Tutte le particelle catastali sono particelle catastali che non avranno mai mai una ristrutturazione dopo di adesso. Sono tutte particelle di zone depresse”. Un affare enorme che impressiona lo stesso imprenditore che in un’altra conversazione dice: “Vedi che io ero abituato a queste cifre prima del carcere … cioè non mi fanno impressione. A me mi fanno impressione quelli che andiamo a fare adesso … quelli sì mi fanno un po’ impressione da gestire … da gestire … da gestire gli incassi, da gestire il bonus … trenta miliun … sarebbe da pazzi. Sarebbe come dire all’Agenzia delle Entrate o alla Guardia di Finanza ‘veniteli a prendere’. Dovremmo avere una Spa …“. Che per gli inquirenti in effetti è l’associazione a delinquere contestata a vario titolo: nell’indagine sono in totale 78 le persone indagate.

Una di queste il commercialista Stefano Francioni commenta in un’altra conversazione quanto il meccanismo ideato fosse redditizio anche i professionisti considerati compiacenti dalla procura: “Nel frattempo, ripeto, io sto andando forte come un leone ovviamente, ho dato una serie di smacchi incredibili a tutti perché coi soldi alla mano ho fatto delle operazioni importanti: ho comprato un’altra casa, ho comprato e venduto dei crediti fiscali e quindi coi soldi dopo mi sono messo a posto… mi sono rialzato completamente. Ho circa … ho circa 400mila euro sui conti correnti che non so cosa farmene”.

IL MECCANISMO DELLA FRODE – Il meccanismo è stato così ricostruito dagli investigatori delle Fiamme gialle: con la complicità di professionisti venivano individuate società attive in grave difficoltà economica o ormai decotte, utili alla creazione degli indebiti crediti d’imposta. Veniva sostituito il rappresentante di diritto di tali società con un prestanome, da cui ottenere le credenziali per poter inserire le comunicazioni di cessioni crediti nell’area riservata del sito dell’Agenzia delle Entrate, così da avere uno schermo in caso di futuri accertamenti. Quindi venivano inserite le comunicazioni dichiarando di aver pagato canoni di locazione superiori agli effettivi (persino oltre il 260.000%) o effettuato lavori edili mai iniziati, così da generare crediti di imposta non spettanti. Quindi c’era la cessione dei crediti d’imposta a società compiacenti e dopo il secondo passaggio a società terze inconsapevoli, così da rendere più difficile la ricostruzione. L’indagine, nata lo scorso di giugno analizzando gli atti di un fallimento, “ha consentito il monitoraggio dell’organizzazione criminale fin quasi dalla sua genesi e in tutti i passaggi di sviluppo, verificando come la stessa fosse totalmente dedicata alla creazione e commercializzazione di falsi crediti di imposta, successivamente monetizzati cedendoli a ignari acquirenti estranei alla truffa, portati in compensazione con conseguente danno finale alle casse dello Stato”.

GLI “INVESTIMENTI” – I soldi sono stati investiti in attività sia commerciali che immobiliari con il subentro nella gestione di ristoranti, acquisto di immobili e/o quote di partecipazioni societarie); veicolati attraverso una fatturazione di comodo, verso alcune società partenopee per essere monetizzate in contanti; trasferiti su carte di credito ricaricabili business, con plafond anche di 50.000 euro e prelevato in contanti presso vari bancomat; impiegati per finanziarie società a Cipro, Malta, Madeira; convertiti in cripto valute; investiti in metalli preziosi ed in particolare nell’acquisto di lingotti d’oro.

Secondo il giudice l’organizzazione non si era fermata nonostante ci fosse stata una modifica del credito d’imposta proprio per impedire frodi di questo tipo. Ma la nuova normativa di settore lo scorso novembre veniva così commentata da Bonfrate: “Fatta la legge trovato l’inganno”. E neanche la comunicazione dell’avvio di controlli da parte dell’Agenzia delle Entrate aveva fermato il meccanismo. Per il gip: “Inutile dire che le condotte degli indiziati, anche nell’ottica della missione della Repubblica di rimuovere gli ostacoli all’affermazione dell’eguaglianza sostanziale fra i cittadini, qui specificamente traguardata mediante il riconoscimento di una serie di provvidenze ai settori dell’economia reale ritenuti maggiormente bisognosi, si rivelano di una inaudita rimproverabilità e meritevolezza di pena… Non solo, ma l’autentica dedizione alla criminalità di profitto di molti degli indagati, già veri e propri habitué della frode … lascia presagire, in modo ragionevolmente certo, che gli stessi, in preda ad una sorta di ludopatia da reato, eluderebbero con disinvoltura, pur di continuare a delinquere o comunque pur di mettere al sicuro i profitti di reati già commessi”. Ed è per questo che per 8 degli indagati è stata firmata l’ordinanza di custodia in carcere, per quattro sono stati disposti i domiciliari e 20 imprenditori e tre commercialisti interdetti.

https://www.ilfattoquotidiano.it/2022/01/31/frode-sui-bonus-edilizi-le-intercettazioni-lo-stato-e-pazzesco-vogliono-essere-inclati-la-finanza-sequestra-trolley-pieni-di-contanti/6474948/?fbclid=IwAR1GEQ6KIOlTxLyAB1BIltctuWsvdgK7euGcjN-dh_D9hV3x4dSldF57AXI

lunedì 31 gennaio 2022

Piccola premessa. - Orso Grigio

 

A chi mi rimprovera di parlare male dei 5S, oltre a rispondere molto pacatamente che parlo di quello che voglio e come voglio, e questo non servirebbe nemmeno ribadirlo, dico però che lo faccio perché li ho votati, pure convintamente, ritenendo, come un’altra decina di milioni di elettori, che il Movimento fosse la sola speranza per uscire dalla fogna dove ci avevano trascinato il berlusconismo e tutto il resto del revisionismo liberista di questi decenni di merda.
E avendoli votati ho dei diritti, chiedo risposte ai miei dubbi. Pretendo lealtà.
Si cresce con le critiche e quando serve pure con qualche ceffone, non solo con le carezze.

Sapete della mia stima per Conte. E’ bella persona, non ho nemmeno un dubbio, ma non basta per guidare un partito allo sbando come il Movimento. Soprattutto se non si hanno il coraggio o la capacità di affrontare fino in fondo certe ambiguità e di fare quello che servirebbe. Per esempio mandare in culo Di Maio, ormai diventato il prototipo perfetto di democristiano del terzo millennio. E mandarci anche Grillo, che continua a fare l’orsetto del Luna Park e a prendere pallate da chiunque.

Fra le mille dichiarazioni, inutili e ipocrite, di queste ore ce n’è una dove il Presidente dei 5S ci informa che con Di Maio verrà il tempo dei chiarimenti.
E quando, di grazia? Quando sarebbe il tempo dei chiarimenti? Cosa cazzo deve ancora succedere in questo smembramento dell’unica possibilità di cambiamento che avevamo?
Il tempo è adesso. Le cose non accadono da sole, ci vuole un’azione forte, una scossa, una scelta decisiva.
Ci vogliono i calci in culo, i pugni sul tavolo e le porte sbattute.
E ci vogliono adesso!

Conte esca dal Movimento. Li lasci lì dentro, da soli, a dissolversi nel niente, tanto in questo momento lui è solo il paravento dell’ambizione di Di Maio. E' il suo alibi.
Gli altri scelgano da quale parte stare, e chi vuole potrà seguirlo, se non è del tutto terrorizzato dal perdere quegli immeritatissimi denari.
E si ricominci da qui, con chi ci sta.

Ormai è del tutto evidente che di quelle due belle persone che fecero la campagna elettorale con lo scooter e nelle quali abbiamo creduto in tanti, quello giusto era l’altro che, condivisibile o meno, ha sempre dato un senso a parole come lealtà, coraggio, passione e coerenza.
Quanti altri ne conoscete così? 

https://www.facebook.com/photo/?fbid=476388473853264&set=a.273327557492691

domenica 30 gennaio 2022

Quirinale, Conte: ‘Di Maio parla di fallimento? Era in cabina di regia, pure lui chiarirà operato e agenda’. E definisce ‘ottimi’ i rapporti col Pd.

 

“Se Di Maio parla di fallimento, se di Maio ha delle posizioni le chiarirà perché lui era in cabina di regia, come ministro l’ho fatto partecipare, ci chiarirà perché non ha chiarito questa posizione, e soprattutto ci chiarirà i suoi comportamenti, non a Conte, agli iscritti”. Così il leader M5s Giuseppe Conte parlando con i cronisti davanti alla porta della sua abitazione. “’Vuole un chiarimento? L’ho detto prima io, un chiarimento ci sarà senz’altro. Di Maio avrà modo di chiarire il suo operato e la sua agenda se era condivisa o meno tranquillamente”. Poi fermandosi a parlare con alcuni passanti, secondo quanto riferito dall’agenzia Ansa, a proposito della presidente donna ha dichiarato: “Posso dirlo? Eravamo ad un passo… l’avevano chiuso l’accordo”. Un gruppo di persone lo ha applaudito quando è uscito dal portone di casa e lui ha replicato: “Non date troppo retta a quello che scrivono sui giornali, una cosa come questa non la leggerete e non la vedrete neanche in tv…”.

“I rapporti con il Pd per quanto mi riguarda sono ottimi”, ha detto ancora, “con Letta ci siamo sentiti anche stamattina, quindi nessun equivoco”. E ha sottolineato che “la nostra linea politica, l’asse con il Pd non cambia”. “In questi giorni ho letto un sacco di fesserie, semplicemente perché nelle trattative abbiamo avuto una struttura bilaterale di incontri avete iniziato a fantasticare”, ha aggiunto Conte, spiegando che “mi sono confrontato direttamente con Salvini, ma anche Letta si è confrontato direttamente con Salvini”.

https://www.ilfattoquotidiano.it/2022/01/30/quirinale-conte-di-maio-parla-di-fallimento-era-in-cabina-di-regia-pure-lui-chiarira-operato-e-agenda-e-definisce-ottimi-i-rapporti-col-pd/6473957/?utm_content=petergomez&utm_medium=social&utm_campaign=Echobox2021&utm_source=Facebook&fbclid=IwAR20StvM_M_BQykMdPGjipWPMisyHbGLVdQsSqcB36vQNIBt2-iE2Ni4HZI#Echobox=1643548919-1

Grazie Salvini, sterminatore di candidati a sua insaputa. - Antonio Padellaro

 

Anche se la prescelta fosse Elisabetta Belloni – una donna al Quirinale, straordinaria novità con quel che ne segue – è giusto, in chiusura, rendere il doveroso omaggio ai protagonisti ignoti di questa rubrichina quirinalizia. Poiché, i franchi tiratori, acquattati e silenti fin dal primo scrutinio (a parte qualche schioppettata dove capita per aggiustare la mira), ieri sono entrati massicciamente in azione regalandoci un paio di gustose vendette.

È bastato, infatti, un solo magistrale agguato dei nostri eroi per fare giustizia di quell’improvvisatore della politica di nome Matteo Salvini. Che, un bel giorno, autonominatosi kingmaker ha proceduto alla più efferata strage di candidati del centrodestra che si ricordi. Indro Montanelli ammirava Stalin perché, diceva, era il comunista che aveva fatto fuori più comunisti. Allo stesso modo Letta, Conte, Bersani, con tutto il cucuzzaro progressista, dovrebbero sincera riconoscenza al “killmaker” della Lega. Il quale dopo avere sterminato Pera, Moratti, Nordio, Frattini (ha risparmiato Cassese, forse impietosito dalla veneranda età), ieri ha compiuto il suo capolavoro mandando a schiantarsi la Casellati, e con lei la credibilità della seconda carica della Repubblica.

Belli carichi ora i cecchini sono in attesa di conoscere il nome dei prossimi potenziali bersagli. E, dunque, se il nome di Mario Draghi fosse tornato di moda, una sua eventuale consacrazione per essere legittimata avrebbe necessitato del consenso più ampio da parte di tutte le forze che sostengono l’attuale governo. Perciò, fuoco! E fuoco probabilmente pure sul plebiscito che verrebbe richiesto da Sergio Mattarella per non escludere a priori l’ipotesi di un sofferto bis. Mentre, se alla fine spuntasse un Casini non ci sarebbe altrettanto gusto a sforacchiarlo. Uno che non farebbe certo lo schizzinoso visto che gli andrebbero bene anche cinquecentocinque voti, purché maledetti e subito. Ma con la candidatura Belloni, amici belli, meglio non scherzare. A questo punto vi vengono a prendere con i forconi.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2022/01/29/grazie-salvini-sterminatore-di-candidati-a-sua-insaputa/6472728/

Il Sabato delle Salme. - Marco Travaglio

 

Se ci fosse il bicchiere, potremmo dire che è mezzo pieno, perché ci siamo risparmiati tutti i peggiori al Quirinale. Ma non è rimasto più nulla, neppure il bicchiere. Non è la “sconfitta della politica” (come cianciano i presunti nemici dell’“antipolitica”), perché alcuni politici hanno provato fino all’ultimo a darci una degna presidente della Repubblica. È la sconfitta degli italiani per mano degli altri politici che han fatto di tutto per impedirlo e, non avendo la forza di realizzare le loro cattive intenzioni, si contentano di bruciare le poche buone e buttare la palla in tribuna imbalsamando il Mattarella bis. Che ora tutti i lanciatori di cappelli spacciano per un proprio successo personale: peccato che non lo volesse nessuno (neppure l’interessato), tranne i gruppi parlamentari 5Stelle (per salvare le poltrone) e il pd Orfini.

Mattarella (bis). Aveva ripetuto in tutte le salse di ritenere la rielezione una sgrammaticatura istituzionale, e lo è (per giunta con un tecnico al governo e un politico nell’unico posto dove non dovrebbe stare: la Consulta). Più sgrammaticato del bis ci sarebbe solo una presidenza a tempo in stile Napolitano per scaldare la poltrona a Draghi: speriamo che almeno quella ce la risparmi.

Draghi. Forte (si fa per dire) dell’appoggio del potere finanziario-editoriale e dei suoi camerieri Letta sr. e jr., Di Maio, Giorgetti&C. (più Salvini, ma solo nei giorni pari), il premier ha provato con ogni mezzo a farsi incoronare presidente di una Repubblica presidenziale, travolgendo regole, prassi e buona creanza, a costo di spappolare la sua maggioranza e i relativi partiti e di esporre il governo e l’Italia alla tempesta. Ma non ce l’ha fatta: i primi sconfitti sono lui e i suoi trombettieri. Se la Casellati non avesse fatto peggio, la sua sarebbe la carica istituzionale più delegittimata. La ubris, nella tragedia greca e nella commedia politica, è un peccato mortale.

Conte. Oltre a B., non voleva Draghi né gli invotabili Amato, Casini, Cartabia, Casellati, Cassese&C.: e li ha sventati, dando sponda al no di Salvini sul premier (nei giorni dispari). Come piano B, non gli dispiaceva il Mattarella bis invocato a gran voce dai gruppi M5S: e l’ha avuto. Il suo piano A erano tre nomi di livello e non di parte: Riccardi, Belloni e Severino. Ma giocava con due handicap: non poter votare nessuno dei candidati altrui e dover trattare col coltello di Di Maio conficcato nella schiena. Venerdì sera poteva fare strike dopo il vertice con Letta e Salvini, concordi sulla rosa che includeva la Belloni: l’unica candidata che non aveva veti da nessuno, anzi godeva da giorni dei consensi di tutto il centrosinistra e della Meloni, cui si era aggrappato in corsa pure Salvini dopo lo sfracello Casellati.

Un compromesso “alto” e innovativo, gradito anche a Draghi ormai rassegnato a restare premier. Poi non la “crisi della politica”, ma alcuni politici con nome e cognome – Letta, Di Maio, Tajani e Renzi – l’hanno sabotata e affossata per puri interessi di bottega. Gli elettori se ne ricorderanno, si spera.

Salvini. Da quando qualcuno gli ha parlato del kingmaker senza spiegargli cosa sia, è rientrato in modalità Papeete senza mai azzeccarne una. Ha incenerito una dozzina di candidati, fino al capolavoro Casellati. Poi, per coprirne le tracce, ha avuto un lampo di lucidità sulla Belloni. Ma è stato un attimo. Ieri ha detto che il Mattarella bis è il suo trionfo: come no.

Letta jr. C’è chi aveva diversi candidati, chi molti, chi troppi: lui non ne aveva nessuno. Anzi uno – Draghi – ma non poteva dirlo per non sfasciare il Pd e il centrosinistra. Ha chiesto un presidente condiviso tra i due poli, ha dato tre volte il via libera alla Belloni (“scelta onorevole”) finché non s’è concretizzata e lì, quando l’hanno condivisa i due leader del centrodestra e quello del primo partito, l’ha bocciata perché lui voleva Draghi e Renzi, i renziani Pd e B. volevano Casini. Con i mirabili risultati di spaccare la maggioranza e il centrosinistra, apparire un po’ meno responsabile di Salvini e far incazzare Mattarella. Ora dovrà spiegare agli eventuali elettori perché, grazie a lui, l’Italia non ha la sua prima presidente della Repubblica, ma lo stesso di prima.

Meloni. Ha lasciato che Salvini girasse a vuoto fino a rintronarsi e schiantarsi, poi l’ha portato dove voleva lei: sulla Belloni. E s’è pure concessa il lusso di dare del sessista a Letta e di distinguersi dagli altri non votando Mattarella. Con B. al San Raffaele e Salvini al Papeete, si conferma l’unica testa pensante del fu centrodestra.

Renzi. Esistendo ormai solo su tv e giornali, fino a un anno fa era il perfetto Demolition Man: infatti distrusse tre governi (tra cui il suo), il Pd, Iv e se stesso. Ora non riesce più neppure a demolire: la Belloni l’ha affossata il Pd. Ha sponsorizzato fino all’ultimo Casini (che non meritava, poveretto) escludendo il Mattarella bis, e ora finge di averlo voluto lui. Non fiori, ma opere di bene.

Di Maio. È il Renzi dei 5Stelle. Beniamino dei giornaloni (quelli che gli davano del bibitaro), ma non più degli elettori (vedi insulti sui suoi social), ha giocato fin da subito per Draghi (che un anno fa voleva “uccidere in Parlamento”), contribuendo a mandarlo al massacro, contro il suo leader e il suo movimento. Ha incontrato, sentito e promesso voti a tutti, anche a quelli che quattro anni fa non voleva vedere neanche in cartolina. Ha definito “mia sorella” la Belloni, poi ha fatto di tutto per impallinarla. Per molto meno, se fosse ancora il capo dei 5Stelle, si sarebbe già espulso.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2022/01/30/il-sabato-delle-salme/6473751/

sabato 29 gennaio 2022

Quelle figuranti del capo leghista per la “carta rosa”. - Maddalena Oliva

 

È l’alba delle maratone tv. La giornata, nel suo epilogo, sembra avere dell’incredibile, ma sono ancora solo le 12. Un interrogativo avanza in diretta. Ci colleghiamo con Matteo Salvini, ha convocato alla Camera una conferenza stampa. “Ha accanto Erika Stefani e Laura Ravetto, non so se ci sia una ratio nelle posizioni…”, dicono da studio. “Nella stessa sala dove un altro Matteo aveva accanto due parlamentari di sesso femminile, ma almeno lì la presenza era dovuta al fatto che le due stavano per dimettersi da ministre. La presenza oggi di Ravetto e Stefani a cosa va attribuita?”. Già, a cosa andrà attribuita l’eccezionale presenza di due donne accanto al Segretario, se non “a sottolineare che è una candidatura femminile quella della presidente del Senato”? Donne come figuranti e pure in versione testimonial/supporter. E così, con tale premessa, tra i vari spettacoli che il grande gioco del Quirinale ci sta restituendo in questi giorni, abbiamo assistito anche a questo. Ovvero a un condensato di idiozie, arretratezze culturali, vittimizzazioni secondarie e stereotipi di genere, in formato conferenza stampa.

Salvini – Chi mi è vicino non è stato scelto a caso… (figurine sì, ma con ratio). Do la parola per un minuto a Laura Ravetto (in quanto capo io ti concedo, donna, il diritto di parlare, giusto per un minuto però) responsabile Pari opportunità e poi Erika Stefani, ministro alle disabilità (mistero del genere).

Ravetto – Sono orgogliosa di avere un leader che per primo nella storia (Ravetto, come predisposizione, deve essere rimasta ai tempi dell’adorazione di B.) propone il nome di una donna alla presidenza della Repubblica. Oggi c’è l’occasione di praticare davvero le pari opportunità (che vanno praticate, mi raccomando)… Avere una donna alla Presidenza della Repubblica permetterebbe di avere un’alleata ancora più forte (un uomo, no) sulle tematiche di questo settore (“settore”). Penso alle battaglie per un fondo per le giovani madri, al bonus bebè… (per chi avesse dubbi sul modello di donna del loro immaginario).

Stefani – Come ufficio della disabilità stiamo seguendo molti temi (ha esordito davvero così, ministra della Repubblica). C’è un Paese dove una parte di cittadini è stata dimenticata (per proprietà transitiva, l’equazione evidentemente è: disabile = soggetto debole; soggetto debole = donna; donna = disabile). Abbiamo previsto un fondo per l’autismo per interventi socio-assistenziali… E poi quello abbiamo fatto per l’accesso alle Ztl… La presidente Casellati ha dato prova di sensibilità sul tema, ha fatto visite… (attenta e caritatevole, come si vuole una donna).

Una conferenza stampa che mostra il livello della classe politica di un Paese, il nostro, in cui la questione della rappresentanza politica delle donne non è riuscita, almeno finora, a fare quel salto di “normalità” che altrove, invece, si è verificato. Tutto è eccezionale, se si parla di donne. Tutto è strumentale. Tutto diventa sminuente. Dietro i tanti appelli (più o meno retorici) per una donna al Colle – “Una donna al Quirinale” “E se fosse donna?” “Perché non una donna?” “Ipotesi donna” – c’è pure la stessa logica: la bandiera che diventa figurina. Basta che sia rosa, e che si possa scartare. Meglio senza nome (così è stato per giorni), e senza che si discuta del profilo. Essere donne non significa essere “categoria da proteggere” o “vittime”. Qualcuno a Salvini lo spieghi (e non solo a lui). E se alla fine, pur se per disperazione che convinzione, si arriverà a un Presidente della Repubblica dal profilo di Elisabetta Belloni o di Paola Severino, per i vari Matteo della nostra politica si chiuderà come per Riccardo III: disarcionati dal proprio destriero, a terra. “Un cavallo, un cavallo, il mio regno per un cavallo!”.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2022/01/29/quelle-figuranti-del-capo-leghista-per-la-carta-rosa/6472727/