lunedì 19 maggio 2025

Antichi "angeli" di Buckhorn Wash? - Andrea Milanesi

 

Nello Utah 🇺🇸, nelle spettacolari pareti di Buckhorn Wash, si trovano misteriose pitture rupestri risalenti a circa 2.000-4.000 anni fa. Queste figure, dette anche "spettri" della Barrier Canyon Style, sono alte fino a 2,4 metri e raffigurate con corpi allungati, occhi vuoti e spesso senza braccia. Alcune mostrano forme che ricordano ali, alimentando l’ipotesi di una connessione con esseri ultraterreni o “angelici”, sebbene il concetto di angelo, come oggi lo conosciamo, sia nato molto più tardi.

https://x.com/histories_arch/status/1923783389540491308?s=46

Il vero significato di queste enigmatiche opere resta avvolto nel mistero: erano spiriti, dei, antenati o entità sciamaniche? Quello che è certo è che queste pitture testimoniano una profonda spiritualità e una ricca immaginazione nelle antiche popolazioni native.

📍 Luogo: Buckhorn Wash, Utah
⏳ Datazione: 2.000–4.000 anni fa
🎨 Stile: Barrier Canyon Style (Great Gallery)
🤔 Ipotesi: Figure spirituali, entità sciamaniche o esseri sovrannaturali

#Archaeohistories #StoriaAntica #ArteRupestre #BuckhornWash #Utah #MisteriAntichi #ArtePreistorica #NativeAmericanHistory

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Derinkuyu - Cappadocia, Turchia

 

Non ha mura visibili, né torri né porte d’ingresso. Eppure è una delle città più incredibili mai costruite dall’uomo.
Si chiama Derinkuyu e si trova in Cappadocia, in Turchia.
Scoperta per caso nel 1963, quando un uomo stava ristrutturando casa e ha trovato una strana apertura dietro un muro, Derinkuyu è una città sotterranea scavata interamente nella roccia vulcanica, fino a una profondità di 85 metri.
Dentro c’era tutto: case, magazzini, stalle, chiese, cantine, pozzi e persino scuole. Un sistema di ventilazione ingegnosissimo forniva aria anche ai livelli più profondi.
Si stima che potesse ospitare fino a 20.000 persone. Intere comunità vi si rifugiavano per mesi, protette da invasioni e guerre.
Le enormi ruote di pietra usate per sigillare i corridoi dall’interno sembrano uscite da un film.

Oleksandr Shyrshyn, comandante ucraino. - Giuseppe Salamone

Vi ricordate quando ci raccontavano a reti unificate che l'invasione di Kursk avrebbe "cambiato la guerra"? Vi ricordate che, quando dicevamo che sarebbe stata un fallimento e una mattanza di ucraini che non spostava una virgola, ci accusavano di essere delle spie del Cremlino?

E vi ricordate quando la donna, madre e cristiana sbraitava e scommetteva sulla vittoria dell'Ucraina? Ecco, leggete queste parole non di un membro dei servizi segreti russi, ma di uno dei migliori comandanti ucraini, Oleksandr Shyrshyn:

"Non ho mai ricevuto incarichi più stupidi di quelli attuali. Vi racconterò i dettagli in futuro, ma la perdita di personale è stata stupida. Tremare davanti al fatto che un generale incompetente non porti ad altro che fallimenti. Sono capaci solo di rimproveri, indagini, imposizione di sanzioni. Andranno tutti all’inferno. Grazie Stato Maggiore delle Forze Armate dell’Ucraina! Spero che anche i vostri figli siano in fanteria e svolgano i vostri compiti."

Questa è la dimostrazione lampante di come abbiano usato gli ucraini come carne da macello per far avanzare gli interessi di Washington e della Nato ai confini della Russia. Questa è la dimostrazione di quello che abbiamo sempre detto. Due cose su tutte: che la Russia non potesse essere sconfitta e che l'esercito ucraino fosse usato come carne da cannone. Adesso lo dicono anche loro, i comandanti ucraini. Però poi i cattivi sarebbero sempre gli altri...

P.S: stasera ne parleremo con Roberto Iannuzzi, grande analista coraggioso, su YouTube.

T.me/GiuseppeSalamone

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domenica 18 maggio 2025

Kuelap è una fortezza pre-Inca nel Perù settentrionale.

 

Kuelap è una fortezza pre-Inca nel Perù settentrionale, precisamente nel distretto di Tingo, a Chachapoyas.
È una grande struttura fortificata, spesso chiamata il "Machu Picchu del Nord", ed è considerata uno dei monumenti antichi più grandi e importanti della regione andina. Costruito dalla cultura Chachapoya, è un sito pre-Inca con imponenti mura e strutture in pietra, situato sulle Ande a un'altitudine di oltre 3.000 metri.
Curiosità: seppellivano i loro morti nella casa in cui vivevano, in una buca nel terreno.
Li mummificavano, li mettevano in posizione fetale e li impilavano uno sopra l'altro.

sabato 17 maggio 2025

La Russia, caratteristiche .

 

Sapevi che la Russia è il paese più grande del mondo, che si estende su due continenti e attraversa ben 11 fusi orari? Con una storia che spazia dagli zar all'era sovietica fino alla Russia moderna, questo vasto territorio è un vero e proprio mosaico di culture, paesaggi estremi e monumenti iconici.

La Russia in numeri:

• Popolazione: circa 144 milioni
• Lingua ufficiale: russo
• Superficie: circa 17.098.246 km²
• Capitale: Mosca

Curiosità:
Un gigante territoriale: la Russia è quasi il doppio del Canada, il secondo paese più grande del mondo. Il suo territorio spazia dalla tundra ghiacciata alle vaste pianure fertili e alle imponenti catene montuose.
Ricchezza culturale: Mosca ospita l'iconica Piazza Rossa, mentre San Pietroburgo ospita il Museo dell'Ermitage, una delle più grandi e importanti collezioni d'arte al mondo.
Lago Bajkal: la "Perla della Siberia" è il lago più profondo e antico del mondo, famoso per le sue acque cristalline e per la foca nerpa, l'unica foca d'acqua dolce del pianeta.
Inverni estremi: in luoghi come Ojmjakon, le temperature possono scendere così in basso che è necessario lasciare le auto accese per evitare il congelamento.
Pionieri nello spazio: la Russia ha ereditato l'eredità spaziale sovietica e ha fatto la storia nel 1961, quando Yuri Gagarin è diventato il primo uomo a viaggiare nello spazio.
La Russia è un paese di affascinanti contrasti, dove storia, scienza e natura si incontrano in uno dei territori più suggestivi del pianeta.

IL PACCO GENTILONI - Marco Travaglio - F.Q. 17 maggio

 

Quando, nel 2016, Gentiloni detto Er Moviola subentrò a Renzi come premier dopo la disfatta referendaria, una nota conduttrice televisiva mi confidò divertita: “Per il nostro talk show è una perdita inestimabile. Non come prima scelta: come panchinaro. Quando un ospite ci dava buca all’ultimo, telefonavamo a Gentiloni e lui rispondeva all’istante a qualunque ora e si presentava in studio nel giro di cinque minuti. Come se fosse già nei paraggi in attesa di una chiamata”.
Il tempo di svegliarsi momentaneamente dal letargo esistenziale ed era subito lì.
Paolo Gentiloni Silveri, conte di Filottrano, Cingoli, Macerata e Tolentino è stato maoista, verde, portavoce di Rutelli, democristiano margheritico, ministro delle Comunicazioni di Prodi perché piaceva a Confalonieri, infine pidino. Nel 2013 provò a fare il sindaco di Roma, ma alle primarie arrivò terzo su tre col 15% (dietro a Marino e a Sassoli).
Tutti pensarono che la sua carriera politica fosse finita senza essere iniziata. Ma mai disperare: divenne renziano, dunque ministro degli Esteri al posto dell’altro ectoplasma Mogherini.
Infine premier al posto di Renzi e da quel momento, con gran sorpresa sua e di chi lo conosceva, non si fermò più: presidente del Pd e commissario europeo agli Affari Economici grazie a Conte, che infatti detesta e contribuì a rovesciare nel 2021 per regalarci Draghi.
Cinque mesi fa finì il lungo pisolino europeo e rientrò in Italia fra i rulli di tamburi e le trombette dei giornaloni, che rischiarono di svegliarlo proponendolo come “federatore del Campo Largo”, qualunque cosa significhi.
Poi si scoprì che il Campo Largo era come l’Agenda Draghi – una creazione fantasy – e che nessuno ambiva a farsi federare da lui. I giornaloni, ansiosi di trovargli una collocazione (ha appena 70 anni e non sia mai che vada in pensione), lo proposero come candidato premier, per la gioia dei bradipi e dei ghiri, un po’ meno degli elettori.
Infatti non se ne parlò più, anche se Rep e Corriere ci sperano ancora: essendo un ottimo anestetico locale, potrebbe rappresentare la via ipnotica al progressismo.
Lui, nell’attesa, iniziò a scrivere per Rep, ma ovviamente nessuno se ne accorse. E ora si dà al lobbismo, come speaker della società di consulenze aziendali European House Ambrosetti.
Le regole europee vietano per due anni agli ex commissari di fare lobbying nel proprio settore. Ma il cosiddetto Comitato etico della Commissione gli ha dato il via libera dopo soli cinque mesi. E dal Pd e dai media non s’è levato neppure un pigolio per commentare l’ennesimo caso di commistione incestuosa fra politica e affari.
C’è chi può e chi non può.
E Gentiloni può. Oppure, essendo in letargo prima, si presume che ci resti anche dopo.

venerdì 16 maggio 2025

La fine di Israele. - Tommaso Merlo

Israele è moralmente e politicamente un progetto coloniale già fallito. È uno stato paria sempre più isolato ed odiato dal mondo intero tenuto artificialmente in vita coi soldi e la copertura politica dei suoi complici occidentali e in particolare degli americani. Il giorno in cui la lobby sionista non riuscirà più a corrompere il congresso americano e decidere la politica estera statunitense in Medioriente, il giorno in cui gli americani la smetteranno di tenere ostaggio le Nazioni Unite col loro veto e verrà ristabilito il diritto internazionale, ai sionisti non resterà che risalire sulle navi e tornarsene da dove sono venuti. In Terra Santa rimarranno gli ebrei che desiderano convivere in pace coi palestinesi come prima dello sbarco del 1948 ed insieme potranno autodeterminarsi democraticamente. È questa la soluzione più intelligente ed indolore, ripartire da zero con uno stato laico federale israelo-palestinese che bandisca il sionismo come successo per le ideologie del secolo scorso, e che dopo un processo di Norimberga che inchiodi i responsabili delle atrocità di Gaza consenta di girare questa atroce pagina storica per sempre. Una soluzione che andrebbe imposta dall’Occidente e da tutta la comunità internazionale anche attraverso l’embargo economico e militare che faccia cedere il regime di Netanyahu come successo con quello sudafricano ai tempi dell’apartheid. Già, sarebbe questa la soluzione più intelligente ed indolore per tutti, altrimenti la fine di Israele avverrà in un bagno di sangue. Il sionismo non vuole nessuna soluzione politica e pacifica alla crisi palestinese, vuole completare l’occupazione con la forza fregandosene di tutto e di tutti. Nessuna novità. A seguito del fatidico atto terroristico del 7 ottobre per mano di Hamas, il governo sionista di Netanyahu si è giusto tolto la maschera ed ha rotto ogni indugio convinto di avere finalmente carta bianca, ma non c’è nulla di nuovo se non la magnitudo e la sfacciataggine. Israele porta avanti da sempre una politica di pulizia etnica, Gaza è sotto assedio e sotto le bombe da decenni e dall’altra parte della Palestina l’oppressione e l’apartheid non hanno conosciuto un giorno di riposo. La novità è che col 7 ottobre i sionisti hanno finito per esagerare con le atrocità facendo crollare il loro schema propagandistico di copertura internazionale e compromettendo per sempre la reputazione loro e di Israele, un danno politico incalcolabile. L’ottusità e la violenza sionista, ha poi nel tempo favorito la nascita di movimenti di resistenza palestinese altrettanto oltranzisti e violenti compromettendo l’unico modo per uscirne che è il dialogo. E se non se ne esce con un accordo, non resta che il bagno di sangue con la fine di Israele che potrebbe avvenire con una cruenta guerra regionale che cova sotto la cenere come non mai. Netanyahu si è messo a bombardare anche i nuovi vicini siriani e quella è gente che non scherza. Lo Yemen intanto lancia missili che distruggono i deliri di onnipotenza sionisti mentre gli Hezbollah non hanno nessuna intenzione di andare in pensione. Pare poi che la Turchia si stia muovendo dietro le quinte mentre l'Iran non si e' mai mosso, e pare che il re giordano sia più traballante che mai mentre il regime egiziano passa il tempo libero a fare esercitazioni militari coi cinesi. Altro che solite trumpate, nessun palestinese potrà essere deportato altrove e dopo tutto il vento seminato, si preannuncia una tempesta tremenda che potrebbe riportare le bandiere dei seguaci di Maometto tra le mura di Gerusalemme. Ma la fine di Israele potrebbe anche avvenire con una guerra civile tra sionisti ed israeliani più democratici e con un minimo di sale in zucca, quelli che da mesi protestano per strada. La società israeliana è profondamente lacerata e anche a livello istituzionale si cominciano a intravedere inquietanti fratture. Ed essendo un paese militarizzato fino al midollo, che inizino a spararsi tra loro non è affatto da escludere. Potrebbe succedere quando gli israeliani con un minimo di sale in zucca capiranno che il sionismo non è altro che un autodistruttivo vicolo cieco e che solo un accordo coi palestinesi potrebbe salvarli. A quel punto magari vorranno tornare ai confini del 1967 e alla soluzione a due stati che potrebbe rivelarsi però pericolosa. Dopo decenni di massacri e traumi tramandati tra generazioni, non appena la Palestina sarà uno stato libero e indipendente sorgeranno movimenti politici che in nome della giustizia e della vendetta e di Gerusalemme o di chissà cosa, cominceranno a riarmarsi fino ai denti in vista di un conflitto che si preannuncia ancora più cruento perché tra due stati, tra due eserciti e coi palestinesi magari alleati con altri paesi limitrofi. L’unica fine di Israele che potrebbe prevenire un bagno di sangue è quella politica, con la comunità internazionale che costringe Netanyahu e tutto il sionismo alla resa anche attraverso l’embargo come successo con l’apartheid in Sudafrica. E che costringa israeliani e palestinesi a ripartire da zero con un processo costituente sotto l'egida dell'ONU che porti alla nascita di uno stato laico federale israelo-palestinese e a girare questa atroce pagina storica per sempre.

Tommaso Merlo