lunedì 10 novembre 2025

Ziggurat di Ur,

 

La Grande Ziggurat di Ur, costruita intorno al 2.100 a.C. dal re sumero Ur-Nammu, era un grande complesso di templi dedicati a Nanna, il dio della luna e protettore divino della città di Ur.

Questa massiccia piramide a gradoni un tempo dominava lo skyline della Mesopotamia meridionale, simboleggiando sia la devozione religiosa che l'autorità reale in una delle prime civiltà del mondo.

Costruita con mattoni di fango e rivestita con mattoni cotti, la ziggurat originariamente era alta oltre 30 metri, fungendo da punto focale di culto e da collegamento tra cielo e terra.

Nel corso dei millenni, la struttura ha subito una grave erosione e danni causati dal vento, dalla pioggia e dalla guerra, lasciando visibili solo gli strati inferiori sotto cumuli di sabbia del deserto.

Nel XIX secolo, la ziggurat rimase in gran parte dimenticata fino a quando l'archeologo britannico Sir Leonard Woolley iniziò gli scavi negli anni '20 e '30, rivelando le sue imponenti terrazze e le scale cerimoniali.

Le scoperte di Woolley hanno fornito spunti vitali sull'architettura sumera, l'urbanistica e la vita religiosa, rendendo Ur uno dei siti archeologici più significativi della Mesopotamia.

Gli sforzi di restauro sono iniziati sotto il regime di Saddam Hussein negli anni '80, quando parti della facciata e delle scale sono state ricostruite per mostrare l'antico patrimonio dell'Iraq.

Tuttavia, il sito ha subito abbandono e danni durante i conflitti all'inizio del XXI secolo, tra cui la guerra del Golfo e la guerra in Iraq.

Le recenti iniziative di conservazione e restauro da parte di team internazionali hanno mirato a stabilizzare e proteggere la ziggurat, sottolineando la sua importanza culturale e storica.

Oggi, la Grande Ziggurat di Ur si erge sia come un monumento restaurato che come una testimonianza dell'ingegno umano, facendo da ponte tra l'antico mondo sumero e la moderna conservazione archeologica.


Per saperne di più: https://www.ganjingworld.com/video/1goqv85co1s63IS56IR86D6q21s91c

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Batteria tedesca a sale e aria.

 

Gli ingegneri tedeschi hanno presentato una batteria a sale e aria capace di durare decenni, in grado di immagazzinare energia rinnovabile senza litio né metalli tossici.
Questa innovazione potrebbe risolvere uno dei problemi più grandi della transizione verde: come conservare l’energia solare ed eolica quando il sole non splende o il vento non soffia.
La batteria funziona grazie a una reazione chimica reversibile tra sale, aria e composti di ferro, creando una soluzione di accumulo energetico stabile, economica ed ecologica.
A differenza delle batterie agli ioni di litio, che si degradano dopo pochi anni, le batterie sale-aria sono più economiche, abbondanti e rispettose dell’ambiente.
Se prodotte su larga scala, queste batterie potrebbero sostituire l’estrazione del litio, che è distruttiva per gli ecosistemi e limitata nelle risorse.
Con questa innovazione, la Germania non sta solo risolvendo un problema ingegneristico: sta guidando il mondo verso un sistema di accumulo energetico pulito, accessibile e veramente sostenibile.

domenica 9 novembre 2025

MARCO TRAVAGLIO - Siamo in Russia - IFQ - 9 novembre 2025

 

Articolo 3 della Costituzione: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”.
Da due giorni non facciamo che rileggerlo, nel timore di aver capito male o di non esserci accorti che è stato abrogato. Invece è sempre lì e dice sempre la stessa cosa: non si possono discriminare cittadini per alcun motivo, ivi comprese le loro opinioni politiche.
Strano, perché quasi ogni giorno viene discriminato qualcuno. Di solito si tratta di russi, ma anche ucraini del Donbass o della Crimea, perlopiù artisti bravi e famosi invitati a esibirsi e poi cacciati a pedate su richiesta di entità straniere (siamo o non siamo governati dai sovranisti?), tipo l’ambasciata di Kiev, o gruppi esteri filoucraini e antirussi. E sempre per opinioni politiche o financo per luogo di nascita, che li trasformano in “putiniani” o “amici” o “complici” o “propagandisti di Putin”. Un’equazione (governo=popolo) che ovviamente non vale su Israele. Si dirà: ma sono stranieri, mentre la Costituzione si riferisce agli italiani anche se non lo specifica (sarebbe bizzarro se gli italiani fossero liberi di discriminare gli stranieri, ma lasciamo andare).

L’altro giorno però è stato discriminato un cittadino italiano: lo storico Angelo D’Orsi, laureato con Bobbio, ordinario di Storia del pensiero politico all’Università di Torino dove ha insegnato per 46 anni, autore di oltre 50 volumi tradotti all’estero, biografo di Gramsci, Ginzburg e Gobetti, fondatore e direttore di riviste scientifiche e collaboratore dei principali giornali.
Il 12 novembre D’Orsi doveva tenere una conferenza su “Russofobia, russofilia, verità” al Polo del 900 a Torino, fra i consueti strilli preventivi di nazionalisti ucraini e noti “liberali” tipo i radicali, Carlo Calenda e Pina Picierno. Poi l’altroieri ha appreso dai social della Picierno, eurodeputata “riformista” Pd e (che Dio perdoni tutti) vicepresidente del Parlamento Ue, che “l’evento della propaganda putiniana è stato annullato. Ringrazio il sindaco Lo Russo (si chiama proprio così, ndr) per la sensibilità, il Polo del 900 e tutti coloro che si sono mobilitati a livello locale e nazionale”. Nobile mobilitazione finalizzata a tappare la bocca a un prof che minacciava di dire cose sgradite ai mobilitati, anche se nessuno ancora le conosceva: cioè a censurare le sue opinioni politiche, come fanno le autocrazie e come la Costituzione proibisce di fare (mica siamo in Russia).
Si attende ad horas il vibrante monito del capo dello Stato, massimo custode della Carta, e la dissociazione di Elly Schlein dalla sua eurodeputata e dal suo sindaco affinché D’Orsi possa parlare della russofobia. Senza più neppure il fastidio di doverla dimostrare.

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La nostra Sicilia è anche questo!

 

È giovane, donna, siciliana (di Marsala, per l’esattezza) ed è una delle scienziate più importanti al mondo.
Da pochi giorni, infatti, il governo americano ha scelto la ricercatrice Anna Grassellino per guidare il Superconducting Quantum Materials and Systems Center di Chicago, affidandole, a 39 anni appena compiuti, 115 milioni di dollari da gestire e 200 scienziati da coordinare.
Obiettivo del centro sarà quello di sviluppare il più evoluto computer quantistico mai concepito da mente umana.
Ci sono complessivamente cinque centri come questo in tutti gli Stati Uniti. Gi altri quattro sono diretti da uomini.
Un riconoscimento straordinario a coronamento di una grande carriera per lei, già premiata nel 2017 da Obama, madre di tre figli, grazie anche a un marito collega con cui condivide ogni momento e ogni sacrificio dell’essere genitore. Dovrebbe essere la normalità e invece è una notizia.
Quando pensi a storie come questa, la mente va a quel Sud che produce cervelli e talenti a non finire, salvo poi vederli scappare via lontano.
Eppure laggiù a Chicago, in cima al gotha della fisica mondiale, c’è una donna e c’è un bel pezzo di Sicilia, di Meridione.
In bocca al lupo dottoressa Grassellino, orgoglio italiano.

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sabato 8 novembre 2025

MARCO TRAVAGLIO - O la faccia o la vita - IFQ - 8 novembre 2025.

 

Tutti sanno come finirà l’assedio russo a Pokrovsk: con la resa o con lo sterminio degli ucraini circondati e minoritari (uno contro otto). Come le battaglie di Mariupol, Bakhmut, Avdiivka e il blitz della regione russa di Kursk. Tutti conoscono pure il finale della guerra: la Russia si terrà i territori che voleva (quelli filorussi di Lugansk, Donetsk, Zaporizhzhia e Kherson, più un cuscinetto di confine tra Sumy e Kharkiv) in cambio di quelli occupati in sovrappiù.
Che Kiev non avrebbe riavuto i territori perduti lo disse il generale Usa Milley nel novembre 2022, dopo la prima e unica vera controffensiva ucraina. Lo ammisero gli 007 ucraini due anni fa, dopo il tragico flop della seconda. Lo confessò Zelensky 11 mesi fa. Ma nessuno, a Kiev come nell’Ue nella Nato, voleva perdere la faccia: quindi si continuò ad armare e finanziare l’Ucraina senza spiegare ai poveri soldati rimasti vivi che non erano fuggiti dal fronte e dalla leva perché dovessero ancora combattere e morire.
La panzana di Putin che vuole l’intera Ucraina è incompatibile con gli appena 180 mila soldati inviati nel 2022 contro un esercito grande il triplo, con le aperture fatte un mese dopo ai negoziati di Istanbul e con la logica (il centro-ovest russofobo, anche se lo avesse occupato, avrebbe faticato a mantenerlo, pieni com’è di armi, mercenari e terroristi neonazisti). Ma fa comodo a chi ha perso la guerra per fingere di averla vinta e giustificare le centinaia di migliaia di vite e di miliardi sacrificati per difendere una causa persa, anziché negoziare e salvare il salvabile.

La propaganda occidentale, come le sanzioni, danneggia chi la fa e crede alle balle che racconta. Tanto a morire sono solo gli ucraini. L’unico a dire la verità (“Zelensky non ha più carte”) è Trump, il più grande bugiardo del mondo che però è l’unico in Occidente a non rischiare la faccia: la guerra non l’ha mica voluta lui. Tutti gli altri fischiettano, raccontando coi loro trombettieri che Pokrovsk resiste (come Mariupol, Bakhmut, Avdiivka). Ma già si preparano a minimizzarne la caduta come la volpe con l’uva: “Tanto è solo un cumulo di macerie”. Fingono di non sapere che i russi non assediano Pokrovsk da 14 mesi perché attratti dalle bellezze del luogo: ma perché la città è l’ultimo avamposto della Maginot a ferro di cavallo che la Nato dal 2014 ha creato in Donbass per evitare che gli indipendentisti e poi i russi dilagassero nelle grandi steppe indifese dell’Ucraina centrale. Oltre quella linea non ci sono più ostacoli verso Dnipro e la Capitale. Questo Zelensky e i vertici di Nato e Ue lo sanno benissimo. Se si decidessero a dirlo e ad agire di conseguenza salverebbero migliaia di vite. Ma la loro priorità è un’altra, quella di sempre: salvare la faccia e la poltrona. 

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venerdì 7 novembre 2025

GIAPPONE: SVELATO LO “STATO W”, LA NUOVA FRONTIERA DEL TELETRASPORTO QUANTISTICO.

 

Un tassello mancante della fisica quantistica è stato finalmente trovato.
Un team di ricercatori dell’Università di Osaka ha identificato per la prima volta il cosiddetto “stato W”, una condizione di entanglement quantistico rimasta per oltre 25 anni un enigma irrisolto. La scoperta, definita dagli stessi scienziati “una pietra miliare nella comprensione dell’universo”, apre una nuova era per la ricerca sul teletrasporto quantistico e sulle future tecnologie di comunicazione. La fisica quantistica, da sempre regno di paradossi, studia il comportamento di atomi e particelle subatomiche che obbediscono a leggi radicalmente diverse da quelle del mondo macroscopico. Una particella può trovarsi in più stati allo stesso tempo un fenomeno noto come sovrapposizione quantistica. È come se potesse essere qui e altrove, bianca e nera, fino al momento in cui un’osservazione ne determina la forma finale, costringendola a “collassare” in una sola realtà. Dietro questi comportamenti apparentemente impossibili, si nasconde la chiave per una rivoluzione tecnologica che promette di cambiare per sempre il modo in cui comunichiamo, elaboriamo dati e forse un giorno ci muoviamo nello spazio.
La svolta arriva da un composto metallico solo in apparenza ordinario: Cerio-Rodio-Stagno.
I fisici giapponesi ne hanno analizzato le proprietà elettroniche illuminando la struttura cristallina con impulsi di luce e osservando il comportamento degli elettroni in risposta. Quello che hanno visto ha lasciato la comunità scientifica senza parole: gli elettroni del Cerio-Rodio-Stagno mostravano una correlazione quantistica anomala, ossia un intreccio istantaneo e invisibile, anche tra particelle distanti tra loro. È il segno tangibile dello stato W: una forma particolare di *entanglement quantistico, nella quale più particelle restano collegate in un equilibrio estremamente stabile. Per la scienza, comprendere e mantenere questi stati di entanglement è il vero Santo Graal. Non si parla, naturalmente, di teletrasportare corpi nello spazio come nei film di fantascienza, ma informazioni quantistiche bit di dati legati a particelle subatomiche in modo istantaneo, sicuro e privo di interferenze. Questa scoperta riduce in modo drastico i limiti tecnici che fino a oggi costringevano i laboratori a utilizzare temperature prossime allo zero assoluto o materiali rarissimi. Il Cerio-Rodio-Stagno, invece, dimostra che la natura custodisce già, in forme più accessibili, la chiave del teletrasporto quantistico. Gli stati W potrebbero ora diventare la base di nuove architetture di calcolo quantistico: computer infinitamente più veloci, reti di comunicazione non violabili e sistemi di esplorazione spaziale basati su scambio di dati immediato. La scoperta giapponese non chiude un capitolo della fisica, ma lo spalanca. Come ha dichiarato il portavoce dell’Università di Osaka, «abbiamo assistito per la prima volta alla danza invisibile dell’universo, dove ogni particella riconosce l’altra, anche a distanza infinita». E forse, dentro quella danza, c’è il primo passo dell’uomo verso la trasmissione istantanea del pensiero e della luce.

L’ Opinione di Simona Carannante.
Ci sono scoperte che non cambiano solo la scienza, ma il modo in cui l’uomo guarda se stesso. Il risultato raggiunto dai ricercatori giapponesi non è semplicemente un traguardo di laboratorio: è una frattura nella nostra percezione della realtà. Per decenni abbiamo pensato al mondo come a qualcosa di solido, visibile e misurabile. La fisica quantistica, invece, ci insegna che l’universo è relazione, che ogni cosa è legata a un’altra da un filo invisibile di energia e conoscenza. La scoperta dello stato W ci restituisce l’immagine di un cosmo interconnesso e intelligente, dove nulla è davvero isolato. L’entanglement non è soltanto un concetto scientifico: è una metafora di come dovrebbe funzionare anche la società nella cooperazione, nella coesione, nella capacità di creare ponti tra mondi lontani. Il teletrasporto quantistico, oggi solo una prospettiva teorica, rappresenta in realtà una sfida etica e culturale: capire fino a che punto possiamo spingerci senza smarrire l’umanità. Perché ogni volta che una scoperta ci avvicina all’infinito, ci ricorda anche la responsabilità di ciò che siamo. E forse, in quel legame invisibile tra particelle che comunicano a distanza, c’è la stessa forza che unisce le idee, le persone, i sogni. La vera energia quantistica quella che non ha bisogno di fili è l’intelligenza umana quando sceglie di illuminare.

*Il termine "Entanglement" (in inglese, "groviglio", "intreccio") è stato coniato da Erwin Schrödinger nel 1935 e in meccanica quantistica indica un legame fra particelle; è definito da una funzione, chiamata funzione d'onda di un sistema, che descrive le proprietà delle particelle come fossero un unico oggetto, anche ...

Le mura poligonali di Sacsahuaman a Cusco.

 

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