domenica 1 maggio 2011

Quante divisioni ha Grillo?



A Bologna la sua lista è data al 10 per cento. A Milano i suoi voti possono essere decisivi tra Pisapia e Moratti. A Torino sono già sopra l'Udc. E il Pd si divide tra chi non vuole averci a che fare e chi vorrebbe ascoltare le ragioni del suo movimento.

Un anno fa, alle elezioni regionali del 2010, il loro exploit colse di sorpresa tutti i sondaggisti e in qualche caso fu decisivo: in Piemonte, per esempio, costò la poltrona di presidente della Regione all'uscente Mercedes Bresso del Pd. Ora tutti i ricercatori si sono fatti prudenti: sulle liste del Movimento a Cinque Stelle, benedette da Beppe Grillo, circolano rilevazioni molto positive, alcune addirittura clamorose. Il candidato sindaco di Milano, il giovane Mattia Calise, appena 20 anni, riccioli neri e una certa sfrontatezza di esposizione, si presenta come un semplice studente di Scienze politiche, ma nelle (rare) apparizioni televisive ha sfoderato la faccia tosta del veterano.

All'"Infedele" di Gad Lerner ha fatto infuriare il senatore berlusconiano Giampiero Cantoni con i dati del World Economic Forum sull'inefficienza del governo e si è rifiutato di rivelare per chi voterebbe al ballottaggio, sgusciando come un andreottiano dei bei tempi. Funziona, però: i sondaggi lo collocano tra il 4 e 5 per cento, sarebbe determinante nel caso di un secondo turno Moratti-Pisapia, così come il Nuovo Polo di Manfredi Palmeri, che è all'attenzione di tutta la politica nazionale. E non sarebbe neppure una novità: alle regionali di un anno fa a Milano città l'ignoto candidato dei grillini Claudio Crimi prese più voti di un combattente di mille battaglie come Savino Pezzotta, ex segretario della Cisl e deputato dell'Udc: 3,4 contro 3,1. Più o meno come a Torino, dove i grillini presero un punto in più dei centristi di Casini, che anche in quel caso si credevano decisivi e furono irrilevanti.

Percentuali positive ma ancora lontane da quelle toccate nella vera roccaforte del grillismo, l'ex capitale rossa Bologna. Un anno fa Giovanni Favia arrivò in città a 18 mila voti, il 9 per cento, terza lista dopo Pd e Pdl, più della Lega e di Idv, Sinistra e libertà, Rifondazione ecc. Ora i Cinque Stelle ci riprovano con il fotografo Massimo Bugani, caricato a molla dal comico-leader: "Con te non c'è speranza per gli avversari".

Qualche sondaggio lo dà addirittura intorno al 10 per cento: se fosse così si avvicinerebbe il ballottaggio per il candidato del Pd Virginio Merola, contro lo sfidante della Lega. E a quel punto, altro che aperture al centro, per il Pd la sfida diventerebbe acchiappare i voti di Grillo. Difficile. Perché un movimento che si definisce anti-casta non controlla pacchetti di voti, non è in grado di trasferire il consenso su altri. Con candidati giovani, che sventolano programmi carichi di richiami all'innovazione, alla difesa ambientale, al risparmio energetico, più simili ai Verdi tedeschi che alla logora sinistra radicale italiana. Se corteggiarli è inutile, sarebbe più vantaggioso provare a capire cosa vogliono gli elettori grillini, l'ha proposto nel Pd il consigliere regionale Giuseppe Civati. Per ora abbastanza isolato.



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