giovedì 21 luglio 2011

Un pomeriggio appesi alla radiolina poi esplode l'urlo: "Papa in galera". - di Francesca Paci.

Studenti e pensionati in piazza davanti alla Camera: «Stavolta le monetine non sono servite».

Non erano tantissimi gli "indignados" italiani che aspettavano il verdetto su Papa al di là delle transenne di piazza Montecitorio. Una trentina di persone al massimo, ma determinate a far sentire la propria rabbia come quelle che il 30 aprile 1993 si radunarono davanti all'hotel Raphael di Roma per contestare Bettino Craxi lanciandogli addosso simboliche monetine. Un testimone ideale che i cittadini esasperati di oggi raccolgono da quelli di ieri.

Alle 18,20 la radiolina intorno a cui sono tutti in ascolto annuncia che il voto sarà segreto. «Ci hanno fregato, adesso si aggiusteranno come vogliono» commenta sconsolata l'insegnate elementare Carla. Troppo presto però: dopo neppure un quarto d'ora l'urlo liberatorio di Daniele rivela che per il deputato del Pdl si sono aperte le porte della prigione.

«Ladro, ladro, in-ga-le-ra...» ripete Daniele Catanzaro, 24 anni, studente di giurisprudenza. E' venuto apposta: «Finalmente la Camera sbatte dietro le sbarre qualcuno. La gente è stufa, non è possibile che se io commetto un reato vengo arrestato e i politici no. Papa si difenderà e se è innocente sarò felice per lui ma oggi va bene così. Là dentro hanno capito che rischiano grosso, altro che lancio delle monetine...». Esce Landolfi ma si tiene lontano dalle transenne. Daniele aziona la sirena della polizia che ha portato per suonare la riscossa della giustizia: «Sono un elettore di centrosinistra ma sono furioso con tutta la classe politica. Da due anni poi non ci vedo più dalla rabbia. Sono disposto a votare chiunque in modo trasversale purchè sia una persona pulita. Ormai la pensiamo tutti così, mio fratello che non sa neppure se l'Italia sia una repubblica presidenziale mi ha detto stamattina di essere stufo. Tangentopoli non è servita a niente, prima si rubava per il partito e oggi invece si ruba per se stessi». Tangentopoli, già. Il pensionato Roberto Piperno, 65 anni, ex responsabile dell'etica aziendale in una grande società americana, c'era. «Lo spirito è quello del '92, dobbiamo ripartire da lì, il livello etico è troppo scaduto» afferma brandendo un cartello con scritto «Parolisi sì e Papa no? Non esasperateci». Roberto non è un esagitato, parla pacatamente e non si scalda: «I miei nipoti fanno di tutta l'erba un fascio, io no. Non sono tutti ladri ma ce ne sono diversi ed è ora di veder trionfare la giustizia. Non è bello vedere qualcuno arrestato ma se deve valere la presunzione di innocenza allora deve valere per tutti. Ho visto Murdoch interrogato a Londra e qui niente, i nostri politici si offendono anche se gli chiedi conto di ciò che fanno». E' ottimista però, e non solo per l'arresto di Papa: «Da tempo partecipo alle manifistezioni civili, prima eravamo solo pensionati ma ora ci sono molti giovani».

Il pensionato Piperno effettivamente è in minoranza. C'è Paolo Leccese, 26 anni, studente di filosofia, impiegato presso un centro per disabili e e coordinatore per Roma dei giovani dell'Idv: «Peccato che Tedesco si sia salvato. Dopo Tangentopoli le cose sono peggiorate, nel '92 si stimava che la corruzione ammontasse al corrispettivo 90 miliardi di euro oggi siamo passati a 900 miliardi di euro. All'epoca la malattia fu curata male e ce la ritroviamo rafforzata». C'è Giuseppe Bonprisco, 23 anni, studente di medicina: «Qualcosa sta cambiando, il vento è girato. Il cittadino informato non può essere truffato». C'è l'informatico ventisettenne Alberto che saluta gli altri dando loro appuntamento al prossimo arresto e c'è Danilo Bartolucci, 38 anni, disoccupato: «Lavoravo ai servizi per il verde pubblico, faccio parte di una categoria protetta perchè da piccolo ero sempre malato, mi hanno liquidato lo scorso ottobre con 452 euro di liquidazione e ora sono tornato a vivere dai miei genitori. Se penso che i parrucchieri di Montecitorio sembra guadagnino 133 mila euro l'anno...»

Addossato alle transenne c'è il tendone del «Presidio Sciopero della Fame a Oltranza». I cartelli appesi qua e là recitano: «Il nostro debito siete voi», «Voi siete i nostri dipendenti», «Riduzione dello stipendio ai parlamentarie amministratori pubblici del 50%, risparmio annuo di 12 miliardi». Gaetano Ferrieri, veneziano, consulente immobiliare, è qui dal 4 giugno. Beve succhi di frutta, integratori, prende proteine solubili, ha perso dieci chili: «In virtù dell'articolo 50 abbiamo presentato 3 petizioni molto tecniche alla Camera: per chiedere l'abbattimento dei costi della politica risparmiando 37 miliardi di euro, per modificare la legge elettorale con un comitato di cittadini che aiuti a scrivere le riforme risparmiando 17 miliardi di euro e perchè la camera si dimetta giacchè i deputati non sono scelti dal popolo ma dai politici». Una sessantina di persone lo sostengono dandogli il cambio a rotazione ma sulla pagina Facebook www.presidiomontecitorio.it ci sono già 450 mila visualizzazioni e 10 mila adesioni. L'obiettivo è una megamobilitazione: «L'idea è quella di Ghandi. Siamo stati ricevuti dal capo gabinetto di FIni che ci ha detto di portare in piazza 3 milioni di persone per ottenere ciò che vogliamo. Abbiamo convocato un sit in per il 23, 24 e 25 luglio qui davanti se ce ne fossero molte migliaia sarebbe già un successo». Gaetano è stato intervistato dalla Cnn e dalle tv di mezzo mondo ma non è riuscito a parlare con i suoi rappresentanti politici: «Non si ferma nessuno e non solo del governo. Di Pietro è passato tante volte, Prodi e la Bindi ridono dicendo che moriremo di fame, Barbato si è fatto una foto qui ma non ci ha parlato». In compenso è venuto a salutare il presidio Patrick Joseph Kennedy, potenza della globalizzazione comunicativa. Il web intanto rilancia la buona novella della giornata.


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