(Foto: Dave J Hogan/Getty Images)
Il suo ultimo lavoro Black Hole Entropy e Soft Hair è stato completato nei giorni precedenti alla morte di Hawking, avvenuta lo scorso marzo. E ora i fisici delle università di Cambridge e Harvard lo hanno pubblicato online.
A distanza di mesi dalla morte di Stephen Hawking, avvenuta precisamente il 14 marzo scorso, l’astrofisico più famoso dei nostri tempi continua a far parlare di sé. Infatti, i fisici delle università di Cambridge e Harvard che hanno collaborato con lui a uno dei temi centrali della vita e della carriera dell’astrofisico, hanno appena diffuso online sul server pre-print ArXiv l’ultimo documento scientifico del fisico britannico, con il nome Black Hole Entropy and Soft Hair.
Lo studio, completato da Hawking nei giorni precedenti la morte, affronta quello che i fisici teorici chiamano black hole information paradox, traducibile in italiano come il paradosso dell’informazione del buco nero. Questo concetto risulta dalla combinazione della meccanica quantistica e la relatività generale: in parole semplici implica che l’informazione fisica potrebbe sparire in un buco nero. Argomento, tuttavia, molto controverso in quanto infrange le regole comunemente accettate della fisica quantistica, secondo cui la perdita assoluta di informazioni non potrebbe essere possibile.
Le origini del paradosso possono essere ricondotte ad Albert Einstein, che nella sua teoria della relatività generale, aveva fatto previsioni importanti anche sui buchi neri, in particolare sul fatto che un buco nero potesse essere completamente definito solo da tre caratteristiche: massa, carica e rotazione. Quasi 60 anni dopo, Hawking ne aggiunse un’altra: la temperatura. E poiché gli oggetti con alte temperature perdono calore nello Spazio, anche il destino di un buco nero è quello di evaporare e scomparire.
Fonte: wired del 12/10/2018
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