Salvini si è ribaltato da solo. Altro che ribaltone. Affermare che ci fosse un accordo col Pd dietro le quinte, è una vigliaccata degna del personaggio. La solita mossa per buttarla in cagnara. Si dà il caso che mentre lui cazzeggiava in giro per raccattar voti, il Movimento lavorasse seriamente e col Pd ci ha fatto a botte per anni. È Salvini che aveva in testa il tradimento da tempo. Lo hanno ammesso molti gerarchi leghisti che volevano rompere già dopo le europee per incassare poltrone. Ma Salvini ha temporeggiato. Probabilmente per colpa dell’ingordigia. Voleva essere sicuro di vincere con largo margine. Voleva continuare a sfruttare il Viminale per fare campagna elettorale. E così ha fatto, dopando i sondaggi a livelli inauditi a furia di girare in auto blu e aerei di stato da un comizio all’altro e trattando il governo del paese come se fosse roba sua. Ubriaco fradicio di onnipotenza, Salvini si è deciso a sferrare la pugnalata nella schiena di Conte sotto il solleone. Improvvisa. Secca. Poi il finimondo. Salvini era certo che Conte si sarebbe congedato dalla porta di servizio in silenzio e con la testa bassa. Ed invece Conte ha reagito con veemenza costringendo Salvini a risponderne in aula. Una figuraccia immonda davanti al mondo intero. Lui che veniva considerato anche all’estero il cavallo di razza del populismo nero al punto da convincere addirittura i russi a puntarci sopra rubli. Lui che sembrava lanciato in un galoppo inarrestabile verso la vetta, si è ritrovato con la coda tra le gambe come un brocco qualunque. Comunque vada a finire la crisi, Salvini ne esce male. Altro che purosangue invincibile, il solito vecchio politicante spregiudicato e sleale con in testa solo consensi e poltrone. Il solito vecchio politicante che al di là delle panzane che va a raccontare in giro, pensa solo al proprio tornaconto e a comandare per imporre le proprie idee retrograde e liberticide. Altro che balle populiste, altro che fare l’interesse del popolo, altro che ‘uno di noi”. Il solito cialtrone all’italiana che per troppa smania di gloria, si è ribaltato da solo. Ed oggi, da ipocrita che è, dà la colpa agli altri. Ad aver tradito è lui. Tradito Conte, tradito il Movimento, tradito il contratto, tradito il cambiamento che diceva di volere, tradito i cittadini che contavano su una svolta, tradito le riforme in itinere. Spergiuro. È da pochi giorni che il ronzino meneghino nitrisce in disparte e già si respira aria più fresca. Era dal 4 marzo che Salvini era diventato una persistente ed ossessiva flatulenza nazionale. Un interminabile rutto sullo scibile. E affinché non torni ad echeggiare più nauseabondo di prima, se il nascituro vedrà la luce, dovrà avere in serbo dei buoni colpi. Provvedimenti che fiacchino l’avanzata del populismo nero e che abbiano una portata tale da far passare la sbornia salviniana alle italiche genti. Salvini si è ribaltato da solo, ma nella vita non ha fatto altro e non sa far altro che campagna elettorale. Il suo rutto non si placherà mai.
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