martedì 27 agosto 2019

Il meschino veto su Conte. - Tommaso Merlo



Zingaretti non vuole Conte. Davvero sfacciato. Erano decenni che non compariva sulla scena politica italiana un alieno come Conte. Una persona stimata in Italia e all’estero che ha raggiunto un consenso da capogiro. Un vero presidente perché capace di rappresentare sensibilità diverse con umiltà e competenza. Eppure Zingaretti lo vuole far fuori. Il perché è ovvio. Zingaretti non vuole ombra, non vuole un presidente del consiglio che ridurrebbe lui ed i suoi amichetti del Pd a misere comparse. Zingaretti vuole la strada spianata per ritrovare brandelli di sole. Vuole un governo di “svolta” ma nel senso di un governo che si metta a sfasciare il più possibile quanto fatto dai gialloverdi. Un governo che costringa il Movimento a rimangiarsi i suoi stessi provvedimenti perdendo così altri pezzi per strada. Un’operazione che può riuscire solo senza Conte tra i piedi. L’avvocato del popolo è troppo amato e soprattutto è una persona troppo preparata e seria per cancellare leggi che portano la sua firma solo da qualche mese. L’avvocato del popolo è difficile da prendere per i fondelli e soprattutto è impossibile da ricattare. Per Zingaretti è molto meglio qualche anonimo parruccone. Qualche manipolabile trombone. Altro che “cose da fare”, altro che sacrificio per il bene del paese. Nomi e poltrone e veti sul migliore presidente del consiglio degli ultimi decenni. A conferma di come Zingaretti voglia il voto subito e ancora ci speri. Ha urgenza di ripulire il Pd dai renziani prima che finisca male e si aggiunga all’infinita lista di segretari impallinati da fuoco amico. Questa trattativa Zingaretti l’ha dovuta subire controvoglia e quindi alza la posta impuntandosi addirittura sul nome di Giuseppe Conte. Roba che dovrebbe sciacquarsi la bocca prima di nominarlo. Il Pd come premier e ministri vari ha sfornato solo frotte di megalomani e ciarlatani. Orde di dinosauri riciclati fino allo sfibramento. E adesso Zingaretti fa lo schizzinoso con quell’arroganza tipica che è stata la rovina del mondo ex comunista. Vedremo se Zingaretti si rimangerà tutto di nuovo. Del resto a comandare davvero è Renzi che invece è disposto anche a vendere l’anima al diavolo pur di evitare le urne e tornare a contare qualcosa. Ma la trattativa è partita molto male. Il meschino veto di Zingaretti su Conte conferma le lacerazioni interne al Pd che lo rendono un partito del tutto inaffidabile per farci un governo assieme. E dimostrano la malafede di Zingaretti. Pretendere che Conte si faccia da parte vuole dire avere intenzioni distruttive e non costruttive. Vuol dire fregarsene dell’opinione dei cittadini che hanno apprezzato la persona e l’operato del premier. Vuol dire avere un’agenda nascosta che è quella di colpire i dannati nemici a cinque stelle. La solita vecchia politica che si riempie la bocca di parolone altosonanti, ma poi si riduce ad una mera questione di teste e di poltrone al servizio di miseri interessi personali e di clan.

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