martedì 29 settembre 2020

Aspi deve affidarsi ai suoi emissari: l’ippopotamo, la giraffa e il pinguino. - Daniele Luttazzi



Come scrivevamo il 15 luglio scorso, il gatto dei Benetton, un persiano bianco che è la mente diabolica dietro ogni decisione della Spectre (Atlantia-Autostrade-Ponte Morandi-Aeroporti di Roma-Mapuche), aveva consigliato il suo boss, che se lo accarezzava in grembo, di far arenare la trattativa. L’accordo era che lo Stato, con la Cassa Depositi e Prestiti (cioè il risparmio postale italiano, 250 miliardi di euro), sarebbe entrato con un aumento di capitale al 33 per cento di Autostrade; un altro 22 per cento sarebbe andato a investitori istituzionali; e poi Aspi (Autostrade per l’Italia) sarebbe stata quotata.

Il persiano, però, non voleva farsi imporre dal governo Cdp come compratore, e vendere Aspi a quelle condizioni. “Cosa rischiamo, se non le accettiamo?” gli hanno chiesto allora i tre emissari di Aspi (una giraffa, un ippopotamo e un pinguino) che seguono la trattativa. “Secondo me, nulla”, ha risposto il persiano. La giraffa: “Nulla?”. L’ippopotamo: “Nulla?”. Il pinguino: “E allora cosa facciamo?”. Il persiano: “Gli diciamo che vendiamo l’88 per cento di Aspi a investitori interessati, sennò creiamo una nuova società con gli stessi soci di Atlantia”. L’ippopotamo: “Una newco!”. Il persiano: “Che riceverà prima il 55 per cento di Aspi e poi il restante 33 per cento; contestualmente, questa newco sarà quotata in Borsa, permettendo ad Atlantia di uscire dal suo capitale”. La giraffa: “Sparigliamo!”. L’ippopotamo: “Geniale!”. Il persiano: “La chiameremo Autostrade Concessioni e Costruzioni Spa. Si sono già fatti avanti il fondo britannico Circuitus, quello americano Apollo, la Toto Holding…”. La giraffa: “Toto di AirOne?”. Il persiano: “Sì. E la Fininc della famiglia Dogliani, quelli della Salerno-Reggio Calabria”. Il pinguino: “La crème. Ma Cdp vorrà la manleva dai contenziosi legali per il crollo del Morandi e gli omicidi”. La giraffa: “In caso di condanna, sono miliardi!”. L’ippopotamo: “Ci daranno un ultimatum! Ci revocheranno la concessione!”. Il persiano: “Non gli conviene. L’implosione di Atlantia significa accollarsi 10 miliardi di debiti, e perdere i 14 miliardi del piano finanziario che abbiamo proposto, di cui 7 per la manutenzione e 3 e mezzo per i risarcimenti”. La giraffa: “Too big to fail”. L’ippopotamo: “Troppo grande per fallire”. Il persiano: “Comunque, se può tranquillizzarvi, il fondo inglese Tci, che come sapete ha il 6-8 per cento di Aspi, approva la mia strategia. E adesso scrivetevi questa frase: ‘Dobbiamo garantire l’irrinunciabile tutela dei diritti di tutti gli investitori e stakeholders coinvolti, retail, istituzionali, nazionali e internazionali’. La userete a ogni prossimo stallo, perché il governo non accetterà lo scorporo di Aspi senza che Cdp sia della partita”. Il pinguino: “Ok. Ma se la revoca resta pendente, Atlantia non potrà finanziarsi. Sarebbe l’inizio di una gigantesca battaglia legale col governo”. Il persiano: “Per questo ho parlato con il certosino di Lucia Morselli, la manager di ArcelorMittal che ha sfidato il governo sull’Ilva. L’ha convinta: è dei nostri”. Tutti e tre: “Hurrà!”. Il persiano: “Nel frattempo, ho scritto alla Commissione europea denunciando le pressioni del governo italiano”. La giraffa: “Quali pressioni?”. Il persiano: “Il ministero delle Infrastrutture ha vincolato all’ingresso di Cdp in Aspi il suo via libera, inserendo il diktat direttamente nella concessione, all’articolo 10”. La giraffa: “Una cazzata giuridica!”. L’ippopotamo: “Ah ah ah! Che coglioni!”. Il pinguino: “Insomma, alla fine chi pagherà il conto del disastro?”. Il persiano: “Non chi. Se”.

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