Alcuni scienziati ipotizzano l’esistenza di “strani” fermioni in grado di attraversare portali per una quinta dimensione “deformata” dell’Universo. Una teoria per spiegare, almeno in parte, la materia oscura.
La materia oscura: si sa che c’è ma non si vede. E se il modello standard della fisica non riesce a spiegarla pare ovvio – almeno per i fisici teorici – che ci debba essere qualcos’altro, una nuova fisica tutta da scoprire.
Per Adrian Carmona dell’università di Granada (Spagna), Javier Castellano e Matthias Neubert dell’Università Johannes Gutenberg di Mainz (Germania), in particolare, esisterebbero delle particelle subatomiche di tipo fermionico in grado di viaggiare attraverso dei portali in una quinta dimensione deformata dell’Universo. Proprio questi fermioni, rimanendo intrappolati, costituirebbero almeno in parte la materia oscura.
Quella di Carmona, Castellano e Neubert, beninteso, rimane una teoria, ma il loro studio pubblicato su European Physical Journal C è considerato degno di nota, perché è il primo a utilizzare in modo coerente la teoria dei modelli di Randall-Sundrum che introduce appunto una quinta dimensione deformata dell’Universo – impossibile da vedere (per il momento) ma intuibile per le stranezze che genera sul nostro piano di realtà.
I tre scienziati hanno studiato le masse dei fermioni (cioè le particelle subatomiche alternative ai bosoni che costituiscono la materia conosciuta e rilevabile nell’Universo) e ritengono che alcuni tipi possano viaggiare tra diverse dimensioni. Quelli che compaiono nell’ipotetica quinta dimensione e vi rimangono intrappolati diventano per i nostri attuali strumenti di misurazione inaccessibili. E li chiamiamo materia oscura.
Sarà mai possibile dimostrare questa teoria? Per il momento no, scrivono gli autori della ricerca, ma potremmo non essere così lontani da poterlo fare: per identificare la materia oscura fermionica in una quinta dimensione deformata basterebbe costruire il giusto tipo di rilevatore di onde gravitazionali.
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