Maggioranza - Pd, M5S e Leu provano a fare squadra contro i due Matteo, l’ex premier benedice l’operazione.
Uniti, innanzitutto per non farsi uccidere dal Matteo Renzi che quello voleva, demolire i giallorosa. Ma anche per pesare nel governo Draghi, dove la Lega già sgomita e urla. Fino all’obiettivo più a medio termine, ridare una casa politica a Giuseppe Conte, che tornerà a fare il professore, certo, ma che vuole restare in gioco, come mastice della coalizione.
Varie ragioni per formare l’intergruppo di Pd, M5S e Leu, nato ieri proprio nel Senato dove oggi Mario Draghi chiederà e otterrà la fiducia. Una novità che ha ricevuto subito la benedizione dell’ormai presidente del Consiglio Conte: “Le forze che hanno già proficuamente lavorato insieme devono nutrire la loro visione con proposte concrete e traiettorie riformatrici, per affinare una condivisione di intenti e di obiettivi”. Bisogna cementare l’alleanza, teorizza il professore, anche perché “è il modo migliore per affrontare il voto di fiducia in Parlamento”. Necessario per marcare una differenza politica nel governo del tutti dentro, e utile anche a recuperare qualche grillino di rito contiano, tentato dal dire no.
Di certo però oggi, innanzitutto a palazzo Madama, si consumerà l’ennesima frana nei 5Stelle. Dieci, 12 senatori, stando alle ultime stime, diranno di no, e altri potrebbero non presentarsi o astenersi. E una decina di voti contrari sono attesi anche alla Camera. Alcuni grillini decideranno solo oggi cosa fare, ma pare che siano già pronti simbolo e sigla per un nuovo gruppo dei dissidenti a palazzo Madama. “Hanno anche contattato qualche ex della comunicazione del M5S” sussurra un senatore. Siamo già alle prove di scissione, almeno a livello parlamentare. Intanto però c’è l’intergruppo. E sempre a lui si torna, a Conte. “Partendo dall’esperienza positiva del governo Conte II – scrivono i capigruppo di Pd, 5Stelle e Leu – il gruppo vuole promuovere iniziative comuni sull’emergenza sanitaria, economica e sociale, fino alla transizione ecologica”. Sillabe scritte dopo una riunione dei capigruppo ieri pomeriggio, a palazzo Madama.
E nei corridoi c’era anche il segretario particolare dell’ex premier, a conferma che Conte era assolutamente favorevole all’operazione. “Il suo primo obiettivo resta preservare la coalizione” conferma un grillino di peso. Un tema di cui l’avvocato ha parlato ieri per un’ora anche con Goffredo Bettini, il dem che aveva tentato ogni via per tenerlo a palazzo Chigi. “La telefonata non ha correlazione con la nascita dell’intergruppo” assicurano. Ma di certo Bettini resta convinto che l’ex premier sia indispensabile per tenere assieme i giallorosa. Nonostante la ferita infertagli da Renzi, raccontata così dal segretario dem Nicola Zingaretti a Cartabianca: “Renzi ha scelto di abbattere il Conte bis per destrutturare quel modello politico”. Un modello che i 5Stelle e Leu vorrebbero a tutti i costi tenere in piedi. E può essere un’istanza anche per i dem, per i quali l’intergruppo servirà prima di tutto come argine a Salvini. Zingaretti ha anche incontrato il leader del Carroccio, pur di sminare il terreno. Ma Salvini è sempre se stesso, e già ieri a L’aria che tira lo ha ricordato così: “L’euro irreversibile? Solo la morte lo è”. Parole che non stupiranno gli ex alleati del M5S, dove però pensano ad altro. Magari a come non esplodere, visto che per chi dirà no a Draghi la sanzione è già chiara: espulsione.
Ma alcuni dissidenti sono pronti a impugnare anche in sede legale l’eventuale decisione, perché “il quesito su Rousseau era sbagliato e comunque la fiducia da Statuto è obbligatoria solo se il presidente incaricato è del M5S”. Potrebbe finire a carte bollate, mentre l’ex Guardasigilli Alfonso Bonafede avverte: “La mia fiducia non sarà in bianco, e questo deve essere chiaro se vogliamo recuperare un peso politico che si è eccessivamente ridimensionato”. Frasi che sono il termometro, della febbre a 5Stelle.
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