In Senato aveva programmato da giorni un incontro con la candidata giallorosa in Calabria, Maria Antonietta Ventura. Ma Giuseppe Conte ha “colto l’occasione” per incontrare anche i senatori dei 5 Stelle, divisi per commissione, e per confrontarsi con loro sulla faticosa gestazione del nuovo Movimento, che – dopo il divorzio da Davide Casaleggio – ora sta cercando la strada della convivenza pacifica con l’ingombrante fondatore in partenza da Genova. Ha voluto giocare d’anticipo, l’ex premier aspirante capo: perché oggi, a Roma, arriverà Beppe Grillo per incontrare tutti gli eletti M5S. Ha scelto di venire di persona, non di scrivere un post sul blog. E se l’incontro “in presenza”, da una parte, garantisce di essere meno tranchant di qualunque messaggio dato in pasto alla Rete, dall’altro – per il leader in pectore – sarebbe stato un rischio troppo alto lasciare solo a lui la possibilità di “arringare” i gruppi sulle novità dello Statuto. Perché va bene che i rapporti sono “cordiali” e che “nessuna guerra è in corso” – come ha ripetuto ieri Conte ai senatori – ma è pur sempre un rapporto impari quello che vede contrapposti lui, arrivato al vertice del Movimento soltanto tre anni fa, e “Beppe” che di fatto è colui che tutti devono sempre ringraziare se stanno dove stanno.
Il richiamo della foresta, insomma, Conte ha provato a fermarlo sul nascere, anche incontrando un ristretto gruppo di deputati, ieri sera. E ha chiarito per prima cosa a tutti che non ha intenzione di mettere in piedi liste, che non ha nessun partito nel cassetto, consapevole che la “minaccia” che era circolata nei giorni scorsi poteva finire solo per irritare gli eletti che stanno aspettando il suo arrivo. “Il mio progetto è qui – ha spiegato a Palazzo Madama – non ci penso proprio a fare altro: ma io sono venuto per cambiare e il garante deve essere convinto, altrimenti faccio un passo indietro”. E cambiamento significa, nello specifico, rivedere il rapporto tra capo politico e garante, ovvero tra lui e Grillo. Una convivenza “senza accavallamenti”, ha spiegato, “altrimenti non potrei accettare”. Torna a ventilare il passo indietro, l’ex premier, per chiarire a tutti qual è la posta in gioco. “È necessaria una separazione delle filiere – è il senso del suo ragionamento – Al capo politico spetta la titolarità della linea politica, il garante sarà invece il custode dei valori”. Tutti, nel Movimento, sono consapevoli che il “totem” di Grillo non si possa toccare e che sia necessario preservare “una collocazione che lo rappresenti”: “È la nostra storia – ripetono – Giuseppe deve capirlo”. Ma è lo stesso Conte, raccontano, ad avere ben chiaro il concetto. Al punto che, nel nuovo statuto, sarebbe mantenuto intatto il potere di revoca del capo politico che è attualmente nelle mani del garante. Ma ammette pure che “i desideri sono tanti”, che è un modo per dire che – nella trattativa – Grillo avrebbe alzato la posta un po’ troppo in alto, a partire dai poteri sulla comunicazione che avrebbe voluto avocare a sé.
La mediazione, secondo Conte e i suoi fedelissimi, si troverà. Già ieri, i due si sono sentiti al telefono. Ma molto dipenderà dai toni del faccia a faccia che “Beppe” avrà con deputati e senatori oggi pomeriggio. “Se viene, ci vedremo sicuramente”, ha detto l’ex premier: vada come vada, comunque oggi qualcosa si chiude.
ILFQ
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