Noi eravamo rimasti che il fenomeno dei bambini-soldato era uno dei crimini più osceni delle guerre.
Oggi no, anzi: la foto di una ragazzina ucraina che imbraccia un fucile e mangia un lecca-lecca, postata su Facebook dal padre, e diventata virale, è una bellissima favola per adulti occidentali iperconnessi, contenti di aver trovato nella guerriera in età prepuberale un simbolo tanto potente del coraggio del popolo ucraino.
“La ‘Bambina con la caramella’ icona della resistenza dei bambini di Kiev”, titola HuffPost. “Fucile e lecca- lecca. Un urlo al mondo”, titola La Stampa sotto la foto in prima pagina. Una strana euforia si è impossessata delle redazioni. La semantica aberrante dell’arruolamento di bambini al fine di farli combattere e uccidere altri esseri umani ha cambiato di segno. Quel che fanno gruppi armati in Uganda, Sud Sudan, Afghanistan etc. (dove i bambini vengono usati anche come rilevatori di mine, cuochi, oggetti sessuali) è una barbarie. La piccola ucraina col fucile è glamour: “I capelli castani intrecciati con un nastro che ha i colori giallo-azzurro della bandiera ucraina, la gamba destra distesa lungo il davanzale e lo sguardo volto verso l’esterno, come un soldato che sta di guardia, un soldato di soli 9 anni che non pare affatto terrorizzato” (La Stampa). Donald Tusk, ex presidente del Consiglio europeo, ha twittato la foto con la didascalia: “Per piacere non ditele che sanzioni più pesanti potrebbero essere troppo costose per l’Europa”.
La bambina così è usata due volte: come combattente (ma la foto era “posata”, dicono i minimizzatori: ma allora non si spiega la retorica resistenziale) e come icona. Romantizzazione ed eroizzazione di un crimine (per la Convenzione dell’Onu sui diritti dell’infanzia) caricano la foto di un vitalismo incongruo quanto osceno: citazioni iconografiche, Vermeer e Lolita, rendono seduttivo il racconto della fierezza di un popolo che resiste all’invasore mettendo i propri figli sui muretti a sparare. Gli ucraini, dicono gli esperti, sono bravissimi a comunicare: Zelensky chiama il popolo alle armi con le storie di Instagram; il governo ha reso la propaganda di guerra una cosa frizzante, ironica, battagliera, perfetta per TikTok. A questa propaganda si possono sacrificare anche i bambini (come negli antichi riti collettivi di morte e rinascita). (E se la bambina fosse russa?). Lo sciame digitale assorbe cadaveri e bambina, la cui bellezza da copertina incita l’indugio consumistico dello sguardo, che è sempre guidato dal potere snervante del capitalismo. A questa barbarie non opponiamo resistenza.
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