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giovedì 16 ottobre 2025

MARCO TRAVAGLIO - IFQ - 16 ottobre 2025 - Parisi è sempre Parisi

Ingenuamente pensavamo che Orazio Schillaci fosse uno dei pochi ministri presentabili dell’Armata Brancameloni. Essendo docente di Medicina nucleare e non avendo partecipato alla fiera della cazzata col resto della truppa, pareva il curriculum giusto per la Salute. Poi s’è scoperto che ha nominato Giorgio Parisi, fisico e premio Nobel, a presidente della Commissione Antidoping scambiandolo per Attilio Parisi, rettore al Foro Italico e medico sportivo. Ma questo è il meno, perché l’errore è degli uffici che hanno inviato la lettera d’incarico al Parisi sbagliato (ed è una fortuna che non l’abbiano recapitata a Heather, o al prodiano Arturo, o al terzino viola Fabiano, o ai dj Marco e Giampaolo, o all’ex candidato sindaco milanese Stefano, o all’ex capo della Polizia Vincenzo, peraltro defunto). Il peggio è la toppa peggiore del buco escogitata dal ministro per tentare di uscirne. Avrebbe potuto, che so, incolpare la buonanima di Totò Schillaci. Invece ha dichiarato: “Non è mai sbagliato coinvolgere un premio Nobel”. Quindi l’ha fatto apposta. Ma non ha spiegato perché non ha coinvolto Carlo Rubbia, anche lui Nobel per la Fisica, ma pure senatore a vita, ergo più addentro alla politica. A meno che Parisi (Giorgio) sia stato preferito perché, essendo uno studioso del caos, poteva trovarsi più a suo agio in quel circo Barnum. Dov’è stato appena partorito il decreto che stipa nella stessa festa nazionale san Francesco e santa Caterina, in condominio. E dove s’incontrano altri cognomi famosi: Zangrillo (non omonimo, ma fratello del dottore di B.), Arianna Meloni (non omonima, ma sorella di Giorgia), Lollobrigida (omonimo di Gina ed ex marito di Arianna), la Rauti (figlia del più noto Pino), la Bernini (omonima dell’artista), Giuli (omonimo di una porzione del predecessore Sangiuliano, detratti il San e l’ano) e persino Filini (dottore in Scienze politiche e non ragioniere, ma sempre fantozziano).E meno male che questi sono i “professionisti della politica”, mica come gli “scappati di casa” 5Stelle, da tutti dipinti come bifolchi gaffeur malgrado il record di laureati nei gruppi parlamentari. Ricordate la “scappata di casa” Alessandra Todde che un sinedrio golpista dichiarò decaduta da presidente della Sardegna senza averne il potere, tra i frizzi e i lazzi dei soliti lustrascarpe? Nicola Porro scrisse che, persi “i voti degli idioti in servizio permanente”, “la setta di cartapesta” M5S era “estinta” e “dissolta come le scie chimiche” per l’“inettitudine dell’intera truppa parlamentare”. Ieri la Corte costituzionale ha stabilito che non era illegittima l’elezione della Todde, ma la sua decadenza. E pazienza, dài: gli scappati di casa son tornati a casa. I lustrascarpe, invece, restano a piede libero. E a lingua sciolta.


giovedì 17 marzo 2022

La Lolita “mitra e lecca-lecca”: oscenità bellica a uso dei voyeur. - Daniela Ranieri

 

Noi eravamo rimasti che il fenomeno dei bambini-soldato era uno dei crimini più osceni delle guerre.

Oggi no, anzi: la foto di una ragazzina ucraina che imbraccia un fucile e mangia un lecca-lecca, postata su Facebook dal padre, e diventata virale, è una bellissima favola per adulti occidentali iperconnessi, contenti di aver trovato nella guerriera in età prepuberale un simbolo tanto potente del coraggio del popolo ucraino.

“La ‘Bambina con la caramella’ icona della resistenza dei bambini di Kiev”, titola HuffPost. “Fucile e lecca- lecca. Un urlo al mondo”, titola La Stampa sotto la foto in prima pagina. Una strana euforia si è impossessata delle redazioni. La semantica aberrante dell’arruolamento di bambini al fine di farli combattere e uccidere altri esseri umani ha cambiato di segno. Quel che fanno gruppi armati in Uganda, Sud Sudan, Afghanistan etc. (dove i bambini vengono usati anche come rilevatori di mine, cuochi, oggetti sessuali) è una barbarie. La piccola ucraina col fucile è glamour: “I capelli castani intrecciati con un nastro che ha i colori giallo-azzurro della bandiera ucraina, la gamba destra distesa lungo il davanzale e lo sguardo volto verso l’esterno, come un soldato che sta di guardia, un soldato di soli 9 anni che non pare affatto terrorizzato” (La Stampa). Donald Tusk, ex presidente del Consiglio europeo, ha twittato la foto con la didascalia: “Per piacere non ditele che sanzioni più pesanti potrebbero essere troppo costose per l’Europa”.

La bambina così è usata due volte: come combattente (ma la foto era “posata”, dicono i minimizzatori: ma allora non si spiega la retorica resistenziale) e come icona. Romantizzazione ed eroizzazione di un crimine (per la Convenzione dell’Onu sui diritti dell’infanzia) caricano la foto di un vitalismo incongruo quanto osceno: citazioni iconografiche, Vermeer e Lolita, rendono seduttivo il racconto della fierezza di un popolo che resiste all’invasore mettendo i propri figli sui muretti a sparare. Gli ucraini, dicono gli esperti, sono bravissimi a comunicare: Zelensky chiama il popolo alle armi con le storie di Instagram; il governo ha reso la propaganda di guerra una cosa frizzante, ironica, battagliera, perfetta per TikTok. A questa propaganda si possono sacrificare anche i bambini (come negli antichi riti collettivi di morte e rinascita). (E se la bambina fosse russa?). Lo sciame digitale assorbe cadaveri e bambina, la cui bellezza da copertina incita l’indugio consumistico dello sguardo, che è sempre guidato dal potere snervante del capitalismo. A questa barbarie non opponiamo resistenza.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2022/03/14/la-lolita-mitra-e-lecca-lecca-oscenita-bellica-a-uso-dei-voyeur/6524823/?utm_campaign=Echobox2021&utm_content=marcotravaglio&utm_medium=social&utm_source=Facebook&fbclid=IwAR32iYjeWSvxkySUk8aYyuJ_wQRLnyozzkz2MOFgrBnQirKR6Dj1aMCowOk#Echobox=1647252293