Visualizzazione post con etichetta autorizzazioni. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta autorizzazioni. Mostra tutti i post

lunedì 14 giugno 2021

Vaccini autorizzati: da Astrazeneca a Pfizer, chi li può fare e le limitazioni per età

 

Ad oggi, solo il vaccino Cominarty di Pfizer-Biontech è stato approvato anche per l’utilizzo sui minori, ovvero negli adolescenti dai 12 ai 15 anni. Astrazeneca somministrato solo a persone di età uguale o superiore ai 60 anni.

Sono al momento quattro i vaccini che hanno ottenuto le autorizzazioni d’uso dall’Agenzia europea dei medicinali (Ema) e dell’Agenzia italiana del farmaco (Aifa): il vaccino Vaxzevria di AstraZeneca, il vaccino Moderna, il vaccino Comirnaty di Pfizer-BioNTech ed il vaccino Janssen (Johnson & Johnson). I vaccini Comirnaty e Moderna utilizzano la tecnologia a RNA messaggero (mRNA), mentre Vaxzevria e Janssen si basano sull’utilizzo della piattaforma a vettori virali. Ad oggi, solo il vaccino Comirnarty è stato approvato anche per l’utilizzo sui minori, ovvero negli adolescenti dai 12 ai 15 anni. Pfizer è autorizzato dai 12 anni. Vaxzevria, Johnson & Johnson e Moderna sono autorizzati dall’Ema sopra i 18 anni. Ma dopo l’ultimo parere del Cts il governo ha preso altre decisioni.

AstraZeneca solo per gli over 60.

L’ultima circolare del ministero della Salute di “aggiornamento” del parere del CTS sui vaccini indica che il vaccino Vaxzevria «viene somministrato solo a persone di età uguale o superiore ai 60 anni” (ciclo completo di vaccinazione, ovvero prima e seconda dose). Per persone che hanno ricevuto la prima dose di tale vaccino e sono al di sotto dei 60 anni di età, è l’indicazione del ministero, «il ciclo deve essere completato con una seconda dose di vaccino a mRNA (Comirnaty o Moderna), da somministrare ad una distanza di 8-12 settimane dalla prima dose». Questo vaccino si basa sulla tecnologia del vettore virale: viene cioè utilizzato un virus simile a SarsCov2 ma non aggressivo (un adenovirus da scimpanzè) cui vengono aggiunte le informazioni genetiche che allertano la risposta immunitaria dell’ organismo. In questo caso, l’adenovirus trasporta la proteina Spike di SarsCov2, che è l’artiglio molecolare utilizzato dal virus per agganciare le cellule sane e invaderle. Previste due dosi a 8-12 settimane.

Johnson & Johnson raccomandato per gli over 60.

È un vaccino monodose e viene raccomandato per soggetti di età superiore ai 60 anni. «Qualora si determinino specifiche situazioni in cui siano evidenti le condizioni di vantaggio della singola somministrazione ed in assenza di altre opzioni - ha però precisato il Comitato tecnico scientifico - il vaccino Janssen andrebbe preferenzialmente utilizzato, previo parere del Comitato etico territorialmente competente». Come quello di AstraZeneca è un vaccino a vettore virale, composto da un vettore ricombinante basato su adenovirus umano, opportunamente modificato per contenere il gene della proteina Spike del virus.

Pfizer a partire da 12 anni.

È autorizzato per i soggetti a partire dai 16 anni, e più recentemente è stato autorizzato da Ema e Aifa anche per gli adolescenti da 12 a 15 anni. Prevede due dosi e utilizza una tecnologia innovativa, quella dell’RNA messaggero. Questa tecnica consiste nell’utilizzare la sequenza del materiale genetico del nuovo coronavirus, ossia l’acido ribonucleico (Rna), che rappresenta il messaggero molecolare che contiene le istruzioni per costruire le proteine del virus. L’obiettivo è somministrare direttamente l’mRna che controlla la produzione di una proteina contro la quale si vuole scatenare la reazione del sistema immunitario. In questo caso la proteina è la Spike.

Moderna per gli over 18.

Il vaccino Moderna è autorizzato per i soggetti a partire dai 18 anni e utilizza anch’esso la tecnologia a RNA messaggero. Lo scorso 7 giugno anche l'azienda Moderna ha richiesto all’Ema l’autorizzazione all’uso per gli adolescenti da 12 a 18 anni per il suo vaccino anti-Covid.

IlSole24Ore

giovedì 15 aprile 2021

L’imprenditore che produce monoclonali a Latina: ‘Li inviamo in tutto il mondo, ma in Italia se faccio uscire una fiala dal cancello mi arrestano’. Thomas Mackinson

 

Aldo Braca è il titolare della Bsp Pharmaceuticals dove si produce l'anticorpale della Eli Lilly che finisce in tutto il mondo fuorché in Italia, dove non è autorizzato. "I ritardi sui vaccini aumentano la richiesta globale , l'Italia si muova ora o rischia che l'intera produzione venga opzionata”. Aifa non emanato un bando di studio per la ricerca che potrebbe impiegare mesi. Il dg delle malattie infettive del San Martino Bassetti: "Non ha nessuno senso e poi anche Il problema etico: perché dovrei dare un placebo ai malati quando c'è la terapia per guarirli?”

“Anche io ho dei parenti che si son presi il Covid sa? Ma ho anche mille dipendenti che controllo tutte le mattine e tanti si sono ammalati fuori di qui, rischiando la vita. Dal mio impianto esce il farmaco che può guarirli subito. Sa che mi succede se lo porto fuori da questo cancello? Succede che mi arrestano, perché in Italia non è autorizzato”. Aldo Braca è il titolare della Bsp Pharmaceuticals di Latina, azienda divenuta celebre nell’era Covid perché da lì partono i camion refrigerati che portano gli anticorpi monoclonali della Eli Lilly in tutto il mondo fuorché in Italia, dove l’Aifa non li ha autorizzati. Gli ultimi studi pubblicati confermano una riduzione del rischio di morte del 70% e tuttavia le fiale da Latina vanno in Francia per l’etichettatura e poi negli ospedali di Stati Uniti, Canada, Israele, Germania, Inghilterra e Ungheria. Non in quelli italiani. “Non ci dormo la notte, da quando ho iniziato a mandare via il prodotto. Mi fa incazzare non una, ma dieci volte. Lo scriva pure questo. Ma la prego, aggiunga: l’Italia deve darsi una mossa”.

All’imprenditore non era sembrato solo un affare, quando ha contratto l’obbligazione con la multinazionale di Indianapolis per 100mila dosi di Bamlanivimab al mese, uno dei due soli trattamenti autorizzati al mondo contro il Covid. “Era settembre – racconta – gli ospedali stavano esplodendo di nuovo. Ho subito chiesto alla Lilly “ma in Italia il prodotto ci sarà vero?”, e loro mi hanno risposto “certamente lo offriremo, poi è il ministero che decide ma noi lo proporremo”. Il resto ormai è storia.

L’Agenzia del Farmaco, che dal ministero dipende, non ha autorizzato la sperimentazione, neppure quando le fiale erano state offerte gratuitamente a questo scopo su iniziativa del virologo Guido Silvestri che da allora non si da pace. Da Atlanta chiede che si faccia chiarezza su chi, a Roma, ha la responsabilità del ritardo nell’accesso alla terapia e delle vite che potevano salvare. Eccesso di prudenza e burocrazia, inconfessabili conflitti di interesse in capo ai decisori pubblici, non s’è mai capito. Fatto sta che allo sconcerto di pochi è poi seguita la rabbia di molti. Ma nessuno, nel frattempo, si preoccupa dell’approvvigionamento. “Coi vaccini ritardano sale la domanda globale di anticorpi – avverte Braca – . Ho ancora capacità produttiva ma dopo Trump l’amministrazione Biden ha subito opzionato altri due milioni di dosi, ora la Germania. Lilly ha messo un booking molto alto, sma se non ci muoviamo presto l’intera produzione sarà opzionata”.

Il regolatore pubblico non ha fretta. Solo 21 gennaio l’Aifa ha emanato un “bando per lo studio randomizzato” sugli anticorpi monoclonali. A strapparlo, con la forza di un leone, è stato il presidente Giorgio Palù, altra anima inquieta per questa vicenda che sembra aver smarrito da tempo il “razionale scientifico”, posto che gli studi di fase 3 hanno confermato l’efficacia degli anticorpi e altri paesi europei, Germania in testa, hanno iniziato a rifornire gli ospedali senza aspettare autorizzazioni dall’Europa. La scadenza del 21 febbraio è stato subito posticipata al 15: “per le molte richieste di arrivate da diversi ricercatori di avere più tempo per costruire e presentare la loro proposta di studio”, fa sapere l’Aifa. Dunque, l’agenzia che per mesi ha ignorato la sperimentazione adducendo problemi regolatori e dubbi sull’efficacia, scopre ora che c’è la fila per usarli ma non per impelagarsi in studi ridondanti.

Allo “studio” si è affacciato il San Martino di Genova. Matteo Bassetti, è il direttore delle malattie infettive. “Quando ho letto il bando mi sono cadute le braccia. Non ha alcun senso proporre ora un protocollo di studio su farmaci la cui efficacia è dimostrata da dati validati di Fase III, già utilizzati come terapia da altri Paesi come la Germania. Con 500 morti al giorno noi che facciamo? Aspettiamo i risultati dello studio che potrebbe – stando al protocollo Aifa – durare fino a 12 mesi?”. La sperimentazione (tardiva) pone anche un problema di natura etica di cui pochi si preoccupano. “Come potrò chiedere a pazienti malati di accettare da volontari il placebo se il farmaco che li guarisce c’è già?”. Anziché perder tempo, conclude Bassetti, si avvi un programma allargato ad uso compassionevole. “Da medici, più della ricerca, una cosa ci interessa: che arrivino terapie che possano salvare la vita ai pazienti. Non tra sei mesi, ora”.

IlFattoQuotidiano (1 FEBBRAIO 2021)

domenica 14 febbraio 2021

Eolico, la Calabria blocca tutte le autorizzazioni.

 

L'assessore regionale all'ambiente comunica di aver disposto la sospensione di tutte le autorizzazioni per gli impianti eolici e gli elettrodotti.

In una nota pubblicata sul portale istituzionale della Regione si legge che. "Nelle more dell'approvazione del Piano paesaggistico della Regione Calabria, ai sensi del decreto legislativo 22 gennaio 2004 n. 42, 'Codice dei beni culturali e del paesaggio', l'assessore regionale alla Tutela dell’ambiente, Sergio De Caprio, ha disposto la sospensione di tutte le autorizzazioni per gli impianti eolici e gli elettrodotti, in quanto rappresentano una violenza alla bellezza della Regione e allo sviluppo del turismo".

Si specifica, inoltre, che è stato contestualmente "avviato un tavolo tecnico interdipartimentale per definire l'efficienza ecologica del marchio di qualità dell'energia rinnovabile regionale, come previsto dalla legge regionale n. 25 del 19 novembre 2020" [la legge in realtà è datata 10 novembre 2020, NdR].

Al momento non è chiaro se questa iniziativa, di cui la nota rappresenta l'unica testimonianza ufficiale, sarà accompagnata da specifiche disposizioni normative.

Quel che è certo, invece, è che questa vera e propria moratoria sull'eolico contrasta con tutte le disposizioni comunitarie e nazionali sulla promozione delle fonti rinnovabili.

Non è un caso, infatti, che sino ad oggi, tutti i tentativi di blocco delle autorizzazioni disposti dalle Regioni siano finiti con una inevitabile bocciatura da parte della Corte costituzionale. Basti solo ricordare, tra gli esempi più recenti e clamorosi, la sentenza (20 giugno 2018, n. 177) con cui la Consulta aveva dichiarato illegittima la moratoria campana sull'eolico del 2016.

https://www.nextville.it/news/43905/eolico-la-calabria-blocca-tutte-le-autorizzazioni/