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venerdì 24 aprile 2020

Coronavirus, mascherine senza certificazioni sequestrate a Milano in 12 farmacie. Lodi, denunciato venditore per ricarico del 700%.

Coronavirus, mascherine senza certificazioni sequestrate a Milano in 12 farmacie. Lodi, denunciato venditore per ricarico del 700%

Continuano le speculazioni sui dispositivi di protezione individuale che sono necessari per arginare l'epidemia e saranno indispensabili nella fase 2 del lockdown. Le forze dell'ordine sono impegnate da settimane a vigilare e continuano i sequestri di materiale illegale o venduto a prezzi esorbitanti.
Continuano le speculazioni sui dispositivi di protezione individuale che sono necessari per arginare l’epidemia di Sars Cov 2 e saranno indispensabili nella fase 2 del lockdown. Le forze dell’ordine sono impegnate da settimane a vigilare e continuano i sequestri di materiale illegale o venduto a prezzi esorbitanti. Erano senza certificazioni, quindi illegali e chissà se non addirittura pericolose, le oltre 240.000 mascherine sequestrate dai finanzieri del Comando provinciale di Milano, in parte in dodici farmacie milanesi (oltre 30mila) e in parte nel magazzino di una società fornitrice.
Coronavirus, a Lodi sequestro di mascherine: rincari del 700 per cento
Volume 90%
I militari sono risaliti, poi, alla catena di distribuzione individuando il fornitore dei dispositivi di protezione individuale in una società di Milano, che opera nel settore della grande distribuzione farmaceutica, che le aveva importate dalla Cina e messe in vendita senza aver prima provveduto agli adempimenti finalizzati a garantire la sicurezza e l’adeguatezza dei dispositivi. Nel magazzino della società sono state sequestrate quasi 210.000 mascherine. Il responsabile della cooperativa di farmacie e il rappresentante legale della società fornitrice ed importatrice sono stati denunciati alla Procura di Milano.
Erano invece tutti conformi i dispositivi venduti dal titolare di una società operante in provincia di Milano, a Segrate e a Pioltello, che le vendeva effettuando “una rilevante speculazione sui prezzi di vendita”. L’uomo è stato denunciato dalla Guardia di finanza di Lodi.
“La percentuale di ricarico, in alcuni casi, ha raggiunto anche il 700% rispetto al normale valore di mercato – ha precisato la Finanza – Guanti e camici mono uso e le famigerate mascherine sia chirurgiche sia di tipo Ffp1, Ffp2 e Ffp3 tutti conformi alla norma tecnica di riferimento, sono state poste in vendita con smisurati aumenti percentuali di prezzo, senza alcuna giustificazione tanto che il titolare dell’azienda, B.R. di anni 58 anni, è stato denunciato alla Procura della Repubblica di Milano, per violazione dell’articolo 501 bis del Codice Penale: “Manovre speculative sulle merci”. Le Fiamme gialle hanno sequestrato 500mila dispositivi di protezione. Proprio in tema di speculazioni ieri i carabinieri di Bari hanno denunciato in stato di libertà la titolare di un negozio autorizzato alla vendita di mascherine poiché erano state messe in vendita, in quest’ultimo periodo, con una percentuale di ricarico pari al 129%.
Negli ultimi giorni, nel corso di tre distinte attività investigative, le Fiamme gialle hanno sequestrato 21mila mascherine protettive, riportanti indebitamente il marchio CE o vendute, in maniera ingannevole, come dispositivi di protezione individuale. Le indagini hanno interessato un produttore, un importatore e un distributore dei dispositivi nonché una rivendita al dettaglio tra Montesilvano, Pescara, Manoppello Scalo e Lettomanoppello. Le mascherine, molte delle quali in poliuretano, recavano la marcatura CE pur essendo prive della prevista certificazione, non essendo mai stata conseguita dal produttore e dall’importatore. Inoltre, la maggior parte dei prodotti veniva pubblicizzata per la vendita, tramite brochure e video su siti internet, traendo in inganno gli ignari consumatori, convinti di acquistare veri e propri Dispositivi di Protezione Individuale efficaci con marcatura CE, mentre in realtà compravano dei semplici copri bocca.
“Le mascherine sono un bene prezioso e come avviene quando la domanda schizza e l’offerta è limitata, il prezzo si forma a un valore elevato. Credo sia necessario e doveroso – aveva detto appena ieri il capo della Protezione civile Angelo Borrelli – e questa è una scelta politica, prevedere un prezzo massimo per tipologia di mascherine per evitare fenomeni speculativi.”
“Da cittadino aggiungo che sono fenomeni speculativi altamente deprecabili e biasimevoli“, ha aggiunto il presidente del Consiglio superiore della sanità Franco Locatelli.

venerdì 29 aprile 2016

Le case magiche in bambù di Elora Hardy: «Vi spiego perché è il materiale del futuro». - Alessandro Frau



Il bambù oltre a raggiungere altezze notevoli è estremamente forte: «Sbatteteci quattro tonnellate dritte su un’estremità e lui resisterà». In più è cavo, quindi leggerissimo: «Cresce intorno a noi. È forte, elegante. Addirittura antisismico».

«Quando avevo nove anni mia madre mi chiese come volevo che fosse la mia casa e io disegnai un fungo fatato. Non penso che capissi quanto fosse insolito e forse, visto quello che faccio, non lo capisco neanche oggi». Sì, perché la specialità di Elora Hardy è costruire case, anche di sei piani, interamente in bambù.

Le caratteristiche di una pianta (quasi) sconosciuta

In questi anni Elora ha imparato una cosa: «Se rispettate e usate il bambù correttamente vi ricompenserà». Nata in Indonesia, ma formatasi negli Stati Uniti dove ha lavorato nel settore della moda, la giovane designer è tornata nei luoghi della sua giovinezza per portare avanti un progetto ambizioso che lega il passato e il futuro, l’artigianato e le nuove tecnologie. Tutto grazie ad un materiale di cui le persone sanno ben poco.
Il bambù è una pianta selvatica che cresce su terreni scomodi come profondi burroni o versanti di montagne. Si nutre semplicemente di acqua piovana e luce solare: «La cosa sorprendente è che delle 1450 specie diverse di bambù ne usiamo solo 7». Elora ha imparato l’importanza di questa pianta dal padre che, oltre a studiarne le caratteristiche, ha dato vita a diverse piantagioni: «Ogni anno tira su una nuova generazione di germogli che crescono in pochissimo tempo. Anche un metro in 3 giorni in qualche caso. Un ricambio continuo».
Il bambù oltre a raggiungere altezze notevoli è estremamente forte: «Ha la resistenza a trazione dell’acciaio e la resistenza alla compressione del cemento. Sbatteteci quattro tonnellate dritte su un’estremità e lui resisterà». In più è cavo, quindi leggerissimo. Può essere trasportato agevolmente ed è un materiale sostenibile di cui difficilmente l’uomo sarà sprovvisto in un prossimo futuro: «Cresce intorno a noi. È forte, elegante. Addirittura antisismico».
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La nascita di Ibuku

Insieme ad un team formato da designer, architetti e artigiani, Elora ha fondato, cinque anni fa, Ibuku. «È l’unione di due parole importanti: madre (ibu) e mia (ku). Un nome che vuole richiamare la madre Terra e il rapporto profondo che l’umanità ha con lei».
La missione che guida i membri di Ibuku è semplice: «Costruire un nuovo tipo di edifici nel rispetto di quello che ci circonda e senza rinunciare ai lussi e ai comfort.Negli ultimi anni abbiamo costruito oltre 50 strutture uniche, per lo più a Bali. Tutto quello che facciamo viene realizzato a mano; scegliamo ogni singolo pezzo trovando le soluzioni adatte per ogni abitazione». Sono tutti dotati di mobili su misura e sono circondati da orti. Solo in alcuni casi, ad onor di cronaca, vengono utilizzati chiodi d’acciaio da collocare in strategici punti strutturali.
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Ogni progetto, inoltre, viene prima realizzato in 3D, con la costruzione di modelli in scala con lo stesso materiale che poi verrà adoperato realmente: «Poi portiamo il modellino nel luogo dove sorgerà l’edificio. Vagliamo il materiale e procediamo alla realizzazione dell’opera. È una vera e propria arte».
Ibuku ha creato anche altre strutture utili per la popolazione indonesiana. Un esempio? Con il bambù è stato costruito un ponte, sopra un fiume, lungo ben 22 metri: «Ma quello che facciamo non è qualcosa di interamente innovativo. La Storia ci insegna che questa pianta è stata utilizzata in tutte le regioni tropicali del mondo. Da sempre. Noi ne raccogliamo l’eredità».

Come vincere il senso di precarietà

In passato, tutto quello che è stato costruito con il bambù non ha resistito all’azione di alcuni insetti e delle intemperie naturali. Senza alcune misure di protezione, infatti, la pianta è soggetta a deterioramento: «Il bambù non trattato si riduce in polvere. Questa è stata la sfida più grande. Convincere le persone che vivere in una casa fatta con questo tipo di legno non sia un segno di povertà e precarietà».
Per trasformare il bambù in un materiale da costruzione valido, il team di Ibuku usa il borace, un sale naturale estremamente efficace: «Con il nostro trattamento e cure particolari, una casa può durare una vita senza dare alcun tipo di problema».
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La Green School di Bali

Nove edifici fanno parte di una scuola, la Green School, dove gran parte dei professionisti di Ibuku insegna e dove si porta avanti una filosofia di salvaguardia e rispetto dell’ambiente: «È una promessa che mio padre ha fatto ai bambini: costruire qualcosa con un materiale che non si esaurirà sotto i loro occhi ma di cui potranno servirsi in futuro».
Ma il messaggio che Elora lascia è ancora più importante: «Lasciatevi ispirare dal bambù. La cultura balinese promuove e valorizza l’artigianato e la creatività. Non ci sono due pali uguali, due linee uguali. Il vocabolario e il linguaggio solito dell’architettura non sono applicabili qui. Abbiamo inventato nuove regole ascoltando il bambù, cercando di capire cosa desiderasse diventare».
Nonostante il progetto stia avendo un riscontro sempre più internazionale, la ragazza non ha dimenticato da dove è partita: «All’interno della scuola ho realizzato il mio sogno e ho costruito anche la mia casa ideale, il famoso fungo fatato». Ovviamente, fatto di bambù.