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martedì 5 agosto 2025
SINDROME DA IDROCUZIONE.
mercoledì 30 luglio 2025
Un 38enne recupera la vista grazie a una terapia genica: primo caso al mondo a Napoli.
Un uomo affetto da sindrome di Usher torna a vedere dopo un intervento sperimentale alla Clinica Oculistica della Vanvitelli. È il primo paziente trattato con una terapia genica a doppio vettore sviluppata dal TIGEM.
Raggiunto un traguardo senza precedenti per la medicina italiana, un paziente affetto da una rara malattia genetica ha recuperato la vista grazie a una nuova terapia sperimentale. Il trattamento, realizzato presso la Clinica Oculistica dell'Università degli Studi della Campania "Luigi Vanvitelli", ha restituito la vista a un uomo di 38 anni colpito dalla sindrome di Usher di tipo 1B. Si tratta del primo caso al mondo in cui una terapia genica a doppio vettore si è dimostrata clinicamente efficace per combattere una patologia oculare ereditaria. Il protocollo è stato sviluppato dal TIGEM (Istituto Telethon di Genetica e Medicina), e i risultati fanno di Napoli il primo centro internazionale ad aver avviato il trattamento su pazienti reali.
Cosa sono le terapie geniche e come funzionano
Le terapie geniche mirano a correggere mutazioni
genetiche alla base di numerose malattie rare, trasferendo all'interno delle
cellule versioni corrette dei geni difettosi. Si utilizzano vettori virali
modificati, capaci di trasportare il materiale genetico terapeutico là dove
serve, senza provocare infezioni. Questo approccio può ripristinare la
funzionalità cellulare, ridurre i sintomi o, in alcuni casi, riportare alla
normalità funzioni perse. Finora la terapia genica era impiegata con successo
in alcune malattie del sangue e immunodeficienze. Nel campo oculistico, i
progressi sono più recenti, ma promettenti.
Cos'è la sindrome di Usher di tipo 1B
La sindrome di Usher è una
malattia genetica rara che combina sordità congenita e perdita progressiva
della vista. Il tipo 1B è una delle forme più gravi: si manifesta con sordità
alla nascita, alterazioni dell'equilibrio e, entro i primi dieci anni di vita,
con una retinite pigmentosa che compromette la vista fino alla cecità. La causa
è una mutazione del gene MYO7A, coinvolto nella produzione di una proteina
fondamentale per la funzione dei fotorecettori della retina. Attualmente, non
esistono terapie risolutive per la componente visiva della malattia, il che
rende ogni avanzamento terapeutico una svolta cruciale per i pazienti.
La terapia sperimentale: come funziona il doppio
vettore
La terapia adottata per la
sindrome di Usher di tipo 1B è basata su un sistema "a doppio
vettore", una tecnica all'avanguardia che supera uno dei limiti principali
della terapia genica: la capienza dei vettori virali. Il gene coinvolto nella
patologia, MYO7A, è infatti troppo grande per essere contenuto in un singolo
vettore. Il team guidato da Francesca Simonelli ha
risolto il problema dividendo il gene in due porzioni trasportate da due
distinti vettori, iniettati sotto la retina. Una volta all'interno delle
cellule, le due metà si ricompongono per produrre la proteina mancante. Il
trattamento è stato ben tollerato e ha dimostrato i primi effetti positivi già
a pochi giorni dall'intervento.
Il primo paziente e il ritorno alla vista
Il protagonista di questo
risultato è un uomo di 38 anni, affetto fin dalla nascita da sordità e da una
progressiva perdita della vista. Prima dell'intervento, riusciva a vedere solo
ombre indistinte. Oggi riconosce volti, legge sottotitoli da lontano, si muove
autonomamente anche in ambienti scarsamente illuminati. "Non è solo vedere
meglio: è iniziare a vivere", ha dichiarato l'uomo, il primo al mondo a
essere sottoposto a questa nuova terapia. A un anno dal trattamento, eseguito
nel luglio 2024, non è più ipovedente e ha recuperato gran parte del campo
visivo.
I numeri dello studio LUCE-1 e i risultati sugli altri
pazienti
Il caso rientra nello studio
internazionale LUCE-1, avviato nel centro partenopeo in collaborazione con
istituti di Londra. Finora, oltre al primo paziente, altri sette sono stati
trattati tra ottobre 2024 e aprile 2025. Le prime somministrazioni hanno usato
dosi basse e intermedie della terapia, dimostrando un buon profilo di
sicurezza: nessun evento avverso serio, e infiammazioni oculari risolte con
terapia corticosteroidea. A breve si passerà a testare un terzo dosaggio su
altri sette pazienti. L'obiettivo è dimostrare l'efficacia e la riproducibilità
del metodo anche su più ampia scala.
Cos'è il TIGEM e perché è centrale nella ricerca
Il TIGEM, Istituto Telethon di Genetica e Medicina, con sede a
Pozzuoli, è uno dei centri di ricerca più avanzati d'Europa nel campo delle
malattie genetiche rare. Fondato dalla Fondazione Telethon,
è guidato dal genetista Alberto Auricchio, ed è anche il nucleo da cui è nata
AAVantgarde Bio, azienda che sponsorizza lo studio LUCE-1. Il TIGEM ha messo a
punto la piattaforma tecnologica che consente di utilizzare vettori doppi per
geni troppo grandi, una frontiera della terapia genica che amplia le
possibilità di trattamento per molte patologie finora irrisolvibili.
Un traguardo per la ricerca genetica italiana
Il risultato ottenuto a
Napoli è stato celebrato anche dalle istituzioni. "Questo traguardo
descrive l'eccellenza della ricerca pubblica italiana e la sua capacità di
trasformare visione e dedizione in progresso reale per il Paese", ha dichiarato
Maria Rosaria Campitiello, del Ministero della Salute. Il rettore Gianfranco
Nicoletti ha sottolineato l'importanza del ruolo dell'Università Vanvitelli
nella sperimentazione clinica, riconoscendo l'impegno della professoressa
Simonelli e del suo team. La ricerca pubblica, supportata anche dai fondi del
PNRR, dimostra di essere in prima linea per offrire risposte concrete ai
pazienti.
La sperimentazione non si ferma. I prossimi pazienti arruolati riceveranno dosaggi differenti per testare ulteriormente efficacia e durata del trattamento. Gli studiosi confidano che l'approccio a doppio vettore possa essere esteso ad altre malattie oculari ereditarie legate a geni troppo grandi per i vettori tradizionali. Se i risultati saranno confermati, si aprirà una nuova stagione nella medicina oculistica, con trattamenti personalizzati capaci di restituire funzioni vitali a chi pensava di averle perse per sempre. Napoli, ancora una volta, si conferma laboratorio d'innovazione al servizio della salute.
mercoledì 23 agosto 2023
Sindrome DI GUILLAIN-BARRE’ DOPO VACCINAZIONE ANTI COVID-19 IN USA.
REPORTS OF GUILLAIN-BARRÉ SYNDROME AFTER COVID-19 VACCINATION IN THE UNITED STATES
Abara WE, Gee J, Marquez P, et al.
JAMA Netw Open 2023; 6(2):e2253845
In questo studio di coorte retrospettivo, è stato osservato un aumento del rischio di sindrome di Guillain-Barré entro intervalli di 21 e 42 giorni dopo la vaccinazione con Ad26.COV2.S (Janssen). Il rischio assoluto era probabilmente dell'ordine di diversi casi per milione di dosi di vaccino somministrate. Al contrario, non è stato riscontrato un aumento del rischio di questa ADR dopo il vaccino anti COVID-19 a mRNA (BNT162b2 [Pfizer-BioNTech] e mRNA-1273 [Moderna]), suggerendo che i casi osservati dopo la vaccinazione a mRNA possono costituire l’incidenza naturale di tale sindrome.
RIASSUNTO
CONTESTO A causa delle associazioni storiche tra i vaccini e la sindrome di Guillain-Barrè (GBS), questa condizione era un evento avverso pre-specificato di particolare interesse per il monitoraggio dei vaccini anti COVID-19.
OBIETTIVO Valutare le segnalazioni di GBS nel database americano VAERS (Vaccine Adverse Event Reporting System) e confrontare i profili di segnalazione entro 21 e 42 giorni dopo la vaccinazione con vaccini anti COVID-19 Ad26.COV2.S (Janssen), BNT162b2 (Pfizer-BioNTech) e mRNA-1273 (Moderna).
DISEGNO, SETTING E PARTECIPANTI Questo studio di coorte retrospettivo è stato condotto utilizzando le segnalazioni inviate al VAERS da dicembre 2020 a gennaio 2022. Sono stati inclusi i report sui casi di GBS verificati come conformi alla definizione di “caso di GBS” della Brighton Collaboration negli adulti statunitensi dopo la vaccinazione anti COVID-19.
ESPOSIZIONI Vaccini anti COVID-19 Ad26.COV2.S, BNT162b2 o mRNA-1273.
ESITI PRINCIPALI E MISURE Sono state condotte analisi descrittive dei casi di GBS. Sono stati calcolati i tassi di segnalazione di GBS entro 21 e 42 giorni dopo le vaccinazioni Ad26.COV2.S, BNT162b2 o mRNA-1273 in base alle dosi somministrate. Sono stati calcolati i Reporting Rate Ratios (RRR) dopo la vaccinazione con Ad26.COV2.S rispetto a BNT162b2 o mRNA-1273 negli intervalli post-vaccinali di 21 e 42 giorni. I rapporti osservato-atteso (observed-to-expected, OE) sono stati stimati utilizzando i tassi di base di GBS in letteratura.
RISULTATI Tra le 487.651.785 dosi di vaccino anti COVID-19, 17.944.515 dosi (3,7%) erano di Ad26.COV2.S, 266.859.784 dosi (54,7%) di BNT162b2 e 202.847.486 dosi (41,6%) di mRNA-1273. Su 295 segnalazioni verificate di casi di GBS identificati dopo la vaccinazione anti COVID-19 per 275 (93,2%) è stato documentato il ricovero ospedaliero (12 asiatici [4,1%], 18 neri [6,1%], 193 bianchi [65,4%] e 17 ispanici [5,8%]; 169 maschi [57,3%]; età mediana [IQR] 59,0 [46,0-68,0] anni). Sono pervenute 209 e 253 segnalazioni di GBS che si sono verificate rispettivamente entro 21 giorni e 42 giorni dalla vaccinazione. Entro 21 giorni dalla vaccinazione, i tassi di segnalazione di GBS per 1.000.000 dosi somministrate erano 3,29 per Ad26.COV.2, 0,29 per BNT162b2 e 0,35 per mRNA-1273; entro 42 giorni dalla vaccinazione, erano 4,07 per Ad26.COV.2, 0,34 per BNT162b2 e 0,44 per mRNA-1273. GBS è stata riportata più frequentemente entro 21 giorni dopo Ad26.COV2.S che dopo la vaccinazione con BNT162b2 (RRR 11,40; IC 95% 8,11-15,99) o mRNA-1273 (RRR 9,26; 6,57-13,07); risultati simili sono stati osservati entro 42 giorni dalla vaccinazione (BNT162b2: RRR 12,06; 8,86-16,43; mRNA-1273: RRR 9,27; 6,80-12,63). I rapporti OE erano 3,79 (2,88-4,88) per 21 giorni e 2,34 (1,83-2,94) per 42 giorni dopo la vaccinazione con Ad26.COV2.S e meno di 1 (non significativo) dopo BNT162b2 e vaccinazione con mRNA-1273 in entrambi i periodi post-vaccinali.
CONCLUSIONE E RILEVANZA Questo studio ha rilevato una disproporzionalità di segnalazione e squilibri per la vaccinazione con Ad26.COV2.S, suggerendo che una associazione con un aumentato rischio di GBS. Non sono state invece osservate associazioni per i vaccini a mRNA anti COVID-19. Il Advisory Committee on Immunization Practices raccomanda preferenzialmente che le persone di età pari o superiore a 18 anni ricevano un vaccino a mRNA anti COVID-19 piuttosto che il vaccino Ad26.COV2.S quando entrambi i tipi di vaccino sono disponibili. In particolare, questa raccomandazione si basa principalmente sull'aumento del rischio di una rara condizione grave di trombosi con sindrome trombocitopenica dopo la vaccinazione Ad26.COV2.S, ma si basa anche su un'associazione riconosciuta con GBS.