giovedì 17 giugno 2010

Sondaggi in calo per Berlusconi: la sfiducia degli italiani

Il Presidente del Consiglio, poco più di un anno fa, godeva della fiducia del 66 per cento degli italiani secondo l’agenzia Ipr Marketing che si occupa dei sondaggi di Repubblica; questo dato è ora sceso al 41 per cento, secondo le stesse fonti, il minimo da quando Silvio Berlusconi è tornato al governo.

Un vero e proprio capitale di consenso è stato sprecato, nonostante il controllo governativo sul sistema informativo sia diventato ormai quasi totale.

Nessun politico italiano del dopoguerra era mai stato in condizioni ideali per poter fare, del paese, quel che voleva o quasi; popolarissimo tra gli elettori e con una maggioranza netta in parlamento, Silvio Berlusconi avrebbe potuto davvero cambiare il corso delle cose nel nostro paese che, per tornare a crescere, dopo un ventennio di sostanziale stasi economica, avrebbe bisogno di tante, vere, riforme.

In quest’ultimo anno invece il nostro governo di tutto si è occupato tranne che d’economia; solo ora, sotto la pressione di una crisi finanziaria imminente, si è varata una manovra che non ha nessun respiro strategico, ma solo serve a tirare avanti, in qualche modo, un altro po’.

La sfiducia crescente degli italiani nei confronti del Presidente del Consiglio si spiega molto più così che con gli scandali in cui Silvio Berlusconi – ricordate Noemi Letizia, la ragazzina diciassettenne in intima amicizia con il nostro? - ministri del suo governo ed esponenti del suo partito sono stati coinvolti nell’ultimo anno; c’è la netta sensazione, da parte di molti elettori, che siano i problemi personali e giudiziari del Presidente del Consiglio a determinare l’agenda del governo assai più delle necessità dell’economia.

Nessun editoriale minzoliniano o prima pagina di Libero può nascondere quel che è sotto gli occhi di tutti: dal lodo Alfano al DdL sulle intercettazioni, la maggioranza ha proposto una serie di leggi che non hanno nulla a che vedere con quel che interessa ai cittadini.

Mentre in tutti i paesi industrializzati è l’economia il centro dell’attenzione della classe politica, nel nostro paese ci si è occupati di garantire l’impunità a Silvio Berlusconi ed ai suoi manutengoli.

L’unica riforma avviata, quella della pubblica istruzione, poi, esattamente l’opposto di quello di cui avremmo bisogno. Meno scuola, pubblica s’intende, per tutti: questa è la ricetta proposta dal ministro Gelmini – o chi per lei – per il futuro dell’Italia, paese che ha già uno dei tassi di scolarizzazione più bassi dell’OCSE.

Per disinformati che siano gli elettori queste cose che le capiscono e i dati sulla fiducia del Presidente del Consiglio ne sono prova fedele.

La manovra economica a cui abbiamo accennato, con i sacrifici che comporterà, in ogni caso, per tanti italiani, ha poco invece poco a che vedere con il disamore che serpeggia nei confronti di Silvio Berlusconi; ilministro Tremonti che della manovra è il responsabile o meglio, per esprimere la sensazione che hanno cercato di comunicare i media controllati dal presidente del consiglio, il colpevole, gode lo stesso ancora della fiducia del 55 per cento degli Italiani: gli elettori si fidano di più di chi gli mette le mani in tasca che di chi, semplicemente, si disinteressa di loro.

Sfiducia nei confronti del governo e dei partiti che lo compongono - si fida del PdL il 38% degli elettori e della Lega solo il 32% - non vuole dire fiducia nei confronti dell’opposizione: solo il 34% degli elettori si fida del PD – dato in netto calo rispetto al 40% di marzo – e diminuisce anche la fiducia neo confronti dell’IDV.

L’opposizione, che dovrebbe avere gioco facile nel rubare consensi ad un governo tra i peggiori della storia repubblicana, appare assolutamente incapace di svolgere il proprio ruolo; non è ancora riuscita né a darsi un unico rappresentante, contraltare del presidente del consiglio, né tanto meno a costituire un governo ombra e, cosa ancora più grave, non sembra neppure sentire la minima necessità di farlo.

In un paese civile, dove si abbia rispetto dell’intelligenza degli elettori, alla manovra del governo l’opposizione risponderebbe proponendone un’altra.

Facile capire che la manovra Tremonti vada in senso assolutamente contrario a quello che la nostra economia reale avrebbe bisogno; con un mercato interno già depresso tutto si può fare tranne levare soldi, in un modo o nell’altro, ai consumi delle famiglie.

Facilissimo, si fa per dire, il compito dell’opposizione, specie se di sinistra; proporre al suo posto unamanovra basta sulla tassazione dei patrimoni e delle rendite che prelevi denari dai medi – sì, anche medi, inutile farsi illusioni – e grandi capitali e li usi per tamponare la congiuntura finanziaria e, soprattutto, per gli investimenti necessari ad alimentare una ripresa economica.

Alle proteste, giustissime, l’opposizione ha abbinato la solita generica predica sulla lotta all’evasione fiscale che, ormai, nelle orecchie degli italiani suona come un: “pagherà, chissà quando, qualcun altro” e ha vagheggiato sì di tassare le rendite, ma senza fornire uno straccio di cifra o di indicazione del come.

Sarebbe stato compito del ministro ombra delle finanze, ovviamente, ma non c’è.

Resta che la sfiducia degli italiani nei confronti e del ceto politico è totale e travalica i confini dei partiti e di quel che resta delle ideologie e che questo è il vero grande problema della nostra democrazia.

Abbiamo le energie e le risorse per ripartire, ma ci vorrebbe qualcuno con il coraggio morale necessario per dire al paese quanto grave sia la situazione e l’autorevolezza per fare accettare, a tutti, i sacrifici che sarebbero, e da subito, necessari.

Il governo è quello che è; l’opposizione è esattamente al suo livello.

Qualche santo provvederà, speriamo: gli italiani si sentono, in questo momento, traditi.

Adesso prevale la sfiducia; ci vuole poco a capire che tra non molto arriverà l’ira:

Gli italiani sopportano, ma quando si arrabbiano lo fanno davvero.

http://www.agoravox.it/Sondaggi-in-calo-per-Berlusconi-la.html


Gelli: “Il mio piano applicato male dal governo”




“Mi hanno copiato e pure male”. Forse è una provocazione, ma fa comunque riflettere l’analisi della politica italiana fatta da Licio Gelli, il “venerabile” della disciolta Loggia P2, in una conversazione che l’Espresso pubblicherà venerdì 18 giugno.

“Gli uomini al governo si sono abbeverati al mio Piano di Rinascita – spiega Gelli – ma l’hanno preso a pezzetti. Io l’ho concepito perché ci fosse un solo responsabile, dalle forze armate fino a quell’inutile Csm. Invece oggi vedo un’applicazione deformata”. Il venerabile, risponde così a chi sostiene che il suo Piano di Rinascita sia la “stella polare del governo”.

Secondo Gelli, nell’esecutivo “Ci sono gli stessi uomini di vent’anni fa e non valgono nulla. Sanno solo insultarsi e non capiscono di economia… Il Parlamento è pieno di massaggiatrici, di attacchini di manifesti e di indagati”.

Del premier, dice: “certamente non condivido ciò che accade per sua volontà. Anche certe questioni private si risolvono in famiglia. Deve essere meno goliardico. Inoltre, non ha molti collaboratori di valore”. Quanto alla Lega, ” per me è un pericolo -dice Gelli-. Sta espropriando la sostanza economica dell’Italia. Le bizzarrie di Umberto Bossi hanno già diviso il Paese. Bisogna dire basta”.

E ancora, “I partiti non esistono più e i leader attuali passano il Rubicone con tre tessere in tasca. Non bisogna riformare solo la giustizia, ma prima di tutto l’economia e la sanità. Il popolo oggi patisce, non arriva al 20 del mese. Qui siamo oltre i margini della rivolta. Siamo alla Bastiglia”. Per concludere: “La democrazia è una brutta malattia, una ruggine che corrode. Guardi quello che accade in Grecia, in Spagna, in Portogallo: anarchia completa”.

http://www.blitzquotidiano.it/politica-italiana/gelli-piano-rinascita-applicazione-deformata-428666/


Questa è l'Italia, sapere è potere.



Questa notizia la facciamo "girare" oppure appresa la notizia ce le fanno girare ?

VERGOGNA!!!!!!!


Noi Italiani (con la i maiuscola), si sa, quando facciamo qualcosa la facciamo decisamente in grande!

Così è stato per il G8 dell'Aquila che durante questo periodo di recessione ci è costato:

Cinquecentododici milioni quattrocentosettantaquattro mila euro ( 512.474.000,00€ )

Ma andiamo per ordine: come sono stati spesi questi soldi?

Visto che non voglio farvi fumare troppo le palle riporto solo una piccola lista:


- 24 mila euro in asciugamani,

- 22 mila 500 euro in ciotoline Bulgari d'argento,

- 350 mila per televisori Lcd e al plasma

- 10 mila euro per i bolliacqua del the.

- 26 mila euro per 60 penne in edizione unica, fornite da "Museovivo" (costo unitario: 433 euro), servite soltanto ai grandi per apporre la loro firma sui protocolli,

- 373 mila euro per la fornitura prestigiose poltrone "Frau"

- 63 mila euro per gli addobbi floreali

- 78 mila euro per porta-blocnotes, firmati da "Pineider"

- 22 mila euro per il logo della manifestazione

- 155 mila euro per pennoni porta-bandiera e bandiere

- 13 mila euro per 30 distruggi documenti

- 18 mila euro per tessuti per hostess e steward

- 54 mila euro per tessuti non meglio specificati.

- oltre 1 milione di euro per il servizio di catering per i banchetti per i capi di Stato; servizio che si è aggiudicata la Relais le Jardin che non è una società qualsiasi: appartiene alla famiglia di Stefano Ottaviani, sposato con Marina Letta, figlia di Gianni, l'onnipotente sottosegretario alla presidenza del Consiglio.

Dovrebbero essere contenti gli abruzzesi che in quei giorni erano nelle tende e che ancora adesso hanno la città piena di macerie, sapere come sono stati usati bene i loro/nostri soldi.

Tutto questo senza contare che il G8è stato spostato dalla Maddalena dove erano già stati investiti parecchi milioni di euro...

Le fonti sono:

www.report.rai.it

http://espresso.repubblica.it/dettaglio/un-g8-da-500-milioni/2121668//1

Sull'articolo dell'espresso troverete la lista completa se proprio volete farvi del male.

Non dimenticatevelo quando c'è crisi e ci dicono di "tenere duro".

Non dimenticatevelo quando ogni mese dovete tirare la cinghia quando andate a fare la spesa.

Non dimenticatelo quando ci dicono la crisi è finita, va tutto bene e voi siete in cassa integrazione.

Non dimenticatevelo se state valutando di andare a votare o meno.

Non dimenticatelo quando l'aumento contrattuale del vostro stipendio è di 70 euro lordi ma quello dei parlamentari di 1500euro netti.

Quando voi dovete arrangiarvi coi mezzi perché c'è la ZTL ma loro hanno più auto blu a Roma che in tutta la Francia.

Quando dovete scegliere tra il cinema e la pizza perché entrambi non è possibile...ma loro cenano e pranzano a spese nostre in ristornati e catering di lusso.

Loro viaggiano a spese nostre in prima classe sui freccia rossa, ma ci hanno tolto gli intercity (troppo economici)

Quando difendono la famiglia, ma poi chi ha figli ha un rimborso di 37euro al mese per figlio (se ne hai due)...

martedì 15 giugno 2010

Villette, piscine e terrazze I furbi del condono a Roma

Abusi realizzati dopo la domanda: la prova nelle immagini dall’alto.

ROMA — «Il condono edilizio? Sarà leggero» minimizzava il 18 settembre 2003 Gianni Alemanno, allora responsabile dell’Agricoltura in un governo che si apprestava ad approvare la terza sanatoria delle costruzioni abusive. Una battuta infelice e azzardata, come l’ex ministro ha avuto modo di sperimentare personalmente una volta diventato sindaco di Roma. Eccoli gli effetti del condono light: un assaggio è nelle fotografie aeree pubblicate qui sotto. Sono la dimostrazione che la sanatoria voluta dal governo di Silvio Berlusconi nel 2003 potrebbe essere stata utilizzata in molti casi anche a regolarizzare preventivamente immobili che non esistevano.


CASI DA MANUALE - Osservatele bene, e fate attenzione alle date. Perché quelle potrebbero incastrare proprietari che hanno fatto domanda di condono prima ancora di tirare su i muri, mettere le tegole sul tetto, scavare il buco per la piscina. Parliamo di tre casi da manuale. Il primo, una costruzione in cima a uno stabile di via di San Vincenzo, a Roma, accanto alla Fontana di Trevi: dove nel 2004, come dimostrano gli scatti dall’alto, non c’era nulla. Valore economico di quegli 80 metri quadrati terrazzatissimi nel cuore della Capitale? Come almeno dieci appartamenti in periferia. Il secondo è stato scovato dall’obiettivo indiscreto fuori del Raccordo anulare, al Nord della città. Quattro costruzioni, come testimoniano le foto, apparse dal nulla nel 2005. Dal valore, pure qui, niente affatto trascurabile. Il terzo è anch’esso fuori del Raccordo, ma a Sud, in un’altra zona sulla quale sussistono vincoli di un piano territoriale paesistico: lì, su un’area che nel 2004 era libera da costruzioni, adesso c’è quella che sembra una villa con piscina. Inutile dire che in tutte le tre circostanze è stata presentata domanda di sanatoria come se l’abuso fosse stato commesso entro il termine previsto dalla legge per ottenere il beneficio: 31 marzo 2003.

CASI NON ISOLATI - Ma chi pensa si tratti di episodi isolati, si sbaglia di grosso. Sapete quante situazioni simili hanno scoperto i tecnici di Gemma, la società privata che gestisce dietro corrispettivo le pratiche del condono edilizio del Comune di Roma? Ben 3.713. Tremilasettecentotredici su 28.072, ovvero il numero di domande di condono edilizio esaminate nei primi quattro mesi di quest’anno. È il 13,2% del totale. E non è tutto. Perché alle 3.713 costruzioni tirate su dopo che la sanatoria era stata già approvato, bisognerebbe aggiungere le 6.503 realizzate, sì, entro il 31 marzo 2003, ma in aree soggette a vincoli di qualche genere. Oltre alle 2.099 spuntate come funghi addirittura nei parchi. Per un totale di 12.315 abusi, secondo Gemma, non sanabili. Vi chiederete: e lo scoprono adesso, dopo tutto questo tempo? Domanda più che legittima. Dall’inizio la situazione dei condoni edilizi a Roma è stata caratterizzata da storture e disfunzioni. C’è chi per esempio ha sempre criticato la scelta (fatta dalle giunte di centrosinistra) di affidare a un privato un compito così delicato: tanto più che in altre grandi città, come Milano, ci pensano gli uffici comunali. C’è chi invece l’ha sempre difesa, sottolineando l’abnorme numero di domande. Fino a un epilogo sconcertante. Alla fine di maggio il presidente e azionista di Gemma, Renzo Rubeo, ha deciso infatti di risolvere il contratto con il Campidoglio per inadempienza della controparte, rivendicando arretrati per svariati milioni di euro. Una iniziativa giunta al culmine di un rapporto che va avanti da dieci anni, fra molti attriti che l’hanno logorato. E in un contesto nel quale non sono mancati i risvolti giudiziari. Senza entrare nel merito di una vicenda con molti aspetti da chiarire (a cominciare dalla gestione del sistema informativo assegnato da anni sempre alla stessa ditta, un’altra, con proroghe continue senza gare) meglio far parlare i numeri. Decisamente allucinanti.

ILLEGALITÀ - Le domande di condono edilizio presentate nel solo Comune di Roma sono circa 597 mila. Per avere un’idea del tasso di illegalità, è come se un cittadino romano su 4,2 residenti avesse chiesto di sanare un abuso. Ben 417 mila domande riguardano la prima sanatoria, quella del 1985, 94.688 la seconda (del 1994) e oltre 85 mila la terza (del 2003). Ebbene, di tutte queste pratiche ne restano ancora da smaltire 210 mila. Ben 130 mila sono arretrati del condono 1985, circa 25 mila di quello 1994 e il resto riguarda l’ultimo: forse il più devastante dei tre. Perché se il primo «perdono» edilizio voluto dal governo di Bettino Craxi è arrivato in una situazione nella quale molti Comuni erano ancora senza piano regolatore e ha sanato in larga misura piccoli interventi, e se il secondo (governo Berlusconi) ha salvato prevalentemente villette e seconde case, il terzo (ancora Berlusconi) potrebbe aver consentito di regolarizzare abusi ancora prima che venissero commessi, magari in zone protette. Insomma, una specie di licenza di costruire in deroga a tutte le norme urbanistiche.

DALL'ALTO - Peccato soltanto che nel 2003 esistessero già i sistemi di rilevazione aerea che avrebbero consentito agevolmente di scoprire le carognate. Bastava volerlo. Qualche mese dopo l’approvazione della legge il ministro dell’Ambiente Altero Matteoli ammonì: «Al ministero abbiamo delle cartografie dove è fotografata tutta l’Italia e possiamo vedere anche la più piccola costruzione che c’era prima del 31 marzo 2003. Se uno richiede un condono e c’è un’amministrazione attenta può non concederlo». Come e se siano state usate quelle foto, però non si sa. Di certo non è successo a Roma. Gemma ha utilizzato le rilevazioni di uno «scatto» aereo del 2003 comprato sul mercato e ha successivamente integrato la sua attività con una società specializzata comprata dal gruppo Iri, la Italeco. Ma anche il Comune di Fano, prima che il governo approvasse la sanatoria, fece fotografare da un aereo tutto il proprio territorio, alla scopo di prevenire eventuali furbetti. Non si sarebbe potuta fare ovunque la stessa cosa? Per evitare almeno che il condono edilizio, già indecente, diventasse ripugnante.

Sergio Rizzo

15 giugno 2010

I furbi del condonoI furbi del condono I furbi del condono I furbi del condono I furbi del condono I furbi del condono I furbi del condono I furbi del condono

http://www.corriere.it/cronache/10_giugno_15/rizzo-furbi-condono-roma_e5cd8b70-783d-11df-9d05-00144f02aabe.shtml