lunedì 11 giugno 2012

Fontana di Trevi «a pezzi» cadono frammenti di cornicione.

ROMA - Alcuni frammenti di stucchi sono caduti a terra dal cornicione laterale sinistro di Fontana di Trevi. I pezzi staccati dall'alto a pochi metri dal passeggio di turisti e i romani, hanno riservato una brutta sorpresa alla città sabato notte e lanciato l'allarme per i Beni Culturali.
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LA SCENA DEL MARE - Fontana di Trevi, la più grande e forse la più celebre delle fontane della capitale, ha perso dei pezzi dalle decorazioni poste sopra i finestroni laterali di sinistra della scenografia del mare che vede al centro la statua del Dio Oceano e ai lati le statue della Salubrità e dell'Abbondanza. La Fontana progettata nel 1731 dall'architetto Nicola Salvi su commissione del papa Clemente XII, raccorda influenze barocche, soprattutto berniniane, al nuovo classicismo monumentale tipico del pontificato dell'epoca. Ma la fontana che si vede ora prese il posto di una precedente costruzione strettamente collegata a quella dell'acquedotto Vergine, che risale ai tempi dell'imperatore Augusto (I secolo d.c.) , quando Marco Vespasiano Agrippa fece arrivare l'acqua corrente fino al Pantheon ed alle sue terme.
Fontana di Trevi «a pezzi», cadono frammenti di cornicioneFontana di Trevi «a pezzi», cadono frammenti di cornicione    Fontana di Trevi «a pezzi», cadono frammenti di cornicione    Fontana di Trevi «a pezzi», cadono frammenti di cornicione    Fontana di Trevi «a pezzi», cadono frammenti di cornicione    Fontana di Trevi «a pezzi», cadono frammenti di cornicione
«LA NEVE» - «Dalle prime ore della mattina di domenica sono intervenuti gli esperti per recuperare i frammenti, ricostruire l'accaduto e mettere in sicurezza l'area. «E' un intervento dovuto» ha detto il sovrintendente ai Beni Culturali di Roma Capitale, Umberto Broccoli. «C'è qualche distacco degli stucchi, probabilmente è uno dei regali della neve caduta in febbraio a Roma». L'intervento di messa in sicurezza prevede transenne intorno alla parte interessata e il proseguimento dei lavori nella giornata di lunedì anche a destra della fontana. «Ho dato mandato agli uffici della sovrintendenza capitolina di intervenire immediatamente», ha dichiarato l'assessore alla Cultura di Roma Capitale, Dino Gasperini spiegando che l'intenzione è di «effettuare la realizzazione del restauro nel più breve tempo possibile. I frammenti recuperati già sabato sera sono stati portati a Palazzo Braschi e l'area è stata messa subito in sicurezza - prosegue - Domenica mattina gli uffici di Roma Capitale sono intervenuti nuovamente per verificare la situazione attraverso l'utilizzo di un cestello elevatore e sono stati rimossi altri frammenti che non si erano ancora staccati dal monumento». Le operazioni, con la fontana priva d'acqua, riprenderanno lunedì domattina. «Ai lavori, anche in chiave previsionale, ho chiesto di dare naturalmente il carattere della somma urgenza e quindi di valutare non solo l'oggetto del distacco ma l'intero prospetto dell'opera. Vogliamo, dopo questa prima fase, andare fino in fondo ed effettuare la realizzazione del restauro nel più breve tempo possibile».
La scena del film La Dolce Vita con Mastroianni e la EkbergLa scena del film La Dolce Vita con Mastroianni e la Ekberg
LA DOLCE VITA - Fontana di Trevi è stata resa famosa anche dalla scena del film di Federico Fellini, la Dolce Vita, quando Marcello Mastroianni insegue Anita Ekberg che si immerge nelle acque della vasca in piena notte.

domenica 10 giugno 2012

Requisitoria Cuffaro, il Pg: evitò l’arresto di Provenzano e Messina Denaro. - Silvia Cordella


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Totò Cuffaro - u zu vasa-vasa - mr. coppola - mr. cannolo siciliano.
Tredici anni di carcere. È quanto ha chiesto il procuratore generale di Palermo Luigi Patronaggio nella sua requisitoria contro l’ex Presidente della regione siciliana Salvatore Cuffaro, accusato di concorso esterno in associazione mafiosa. Una pena “giusta”, commenta il pg, senza “accanimento” da parte dello Stato che tiene conto delle ragioni umane per un imputato già condannato, quindi da scontare in continuazione con la condanna a sette anni incassata dal politico in via definitiva per favoreggiamento alla mafia.
Non usa mezzi termini Patronaggio per spiegare le motivazioni a monte della sua richiesta: “L’apporto del politico a Cosa Nostra è stato volontario e consapevole”, avendo agito “nella piena consapevolezza della mafiosità di Giuseppe Guttadauro, dei Mandalà di Villabate e di Michele Aiello”. I fatti parlano chiaro e vanno oltre il solo favoreggiamento poiché passando notizie riservate su indagini in corso Salvatore Cuffaro “ha fornito notizie fondamentali per la sopravvivenza di Cosa Nostra, ha evitato che Bernardo Provenzano e Matteo Messina Denaro venissero arrestati,  permettendo alla mafia di Villabate di riorganizzarsi e ad Aiello di continuare ad arricchirsi ai danni della pubblica amministrazione”. Cuffaro, che nel ’91 entrava in politica stringendo le mani ad Angelo Siino, punto di riferimento del ‘tavolino degli appalti’ in Sicilia, ha “tradito” lo Stato e il suo patto con i cittadini, dunque, avverte Patronaggio, quando Cuffaro vasa vasa affermava che in buona fede baciava tutti senza sapere chi fossero, non bisogna farsi ingannare. Tra quelle persone c’erano degli assassini. “Lo ha stabilito la Cassazione e su questo non possiamo tornare indietro”. Il Procuratore si è poi soffermato sull’aspetto più oscuro di tutta l’inchiesta che ha portato all’arresto delle due talpe istituzionali che facevano trapelare le informazioni degli uffici giudiziari all’esterno, i marescialli Giuseppe Ciuro, della Dia, e Giorgio Riolo, del Ros. “Che motivo aveva Cuffaro di mettere in piedi questa macchina infernale che aveva contatti a Roma, Palermo e nei carabinieri? E’ una cosa che fa accapponare la pelle”. Contatti che avevano permesso a Cosa Nostra di sapere in anticipo che il capo mandamento di Brancaccio, cognato del latitante Matteo Messina Denaro, era sotto osservazione e che Michele Aiello era stato nominato dal pentito Giuffrè quale braccio economico di Provenzano ed in ultimo, che i due carabinieri erano stati iscritti nel registro degli indagati dalla Procura di Palermo per i loro rapporti con Aiello. Notizia corrispondente alla realtà ma che poteva essere rivelata solo da una spia all’interno della Procura e dei palazzi ministeriali romani in quanto entrambi registrati con nomi di copertura. Ed è qui che il Pg contesta l’assoluzione di Cuffaro in primo grado per “ne bis idem” da parte del giudice Anania. “Siamo di fronte – ha detto Patronaggio – ad un gravissimo scambio politico – mafioso. Ci sono fatti nuovi – ha aggiunto -. Abbiamo cercato di leggere il materiale probatorio in maniera unica senza parcellizzazione. Questo lavoro il gup non l’ha fatto. Il giudice non ha dedicato una sola riga per spiegare chi era Michele Aiello e i suoi rapporti con Provenzano. Non ha dedicato una sola riga alla rete di talpe. Siamo di fronte a quegli episodi gravissimi che rendono invincibile il potere mafioso. Questa rete non serviva ad Aiello solo per trovatore voti, ma le informazioni servivano per proteggere Bernardo Provenzano e Matteo Messina Denaro - ha concluso -. In questa rilettura dei rapporti fra Cuffaro e Aiello, Lo Verso avrebbe potuto aggiungere elementi importanti”. Ma l’audizione del collaboratore di giustizia che avrebbe confermato le dichiarazioni del pentito Francesco Campanella sui suoi rapporti con Cuffaro e tra questi con Guttadauro, Aiello e i due sottufficiali, non è stata ammessa dalla Corte. Infine, Patronaggio ha citato l’apporto dichiarativo di Massimo Ciancimino sul contributo offerto in qualche modo da Cuffaro a Provenzano nel settore della sanità e della grande distribuzione, anche se – ha detto -  “mi fa venire l’orticaria pensare che Ciancimino sia stato arrestato per avere calunniato il capo della polizia”. L’udienza è stata così rinviata al 16 giugno per le arringhe della difesa, la Corte presieduta da Biagio Insacco il 18 dovrebbe emettere la sentenza.

Ior: scandalo in Vaticano. Il silenzio del Papa e l’omertà dei cattolici. - Giorgio Bongiovanni


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Da diversi anni mi sono assunto la responsabilità di criticare severamente sul nostro giornale Antimafia Duemila l’operato di alcuni esponenti degli alti vertici del Vaticano. Allo stesso modo ho criticato pesantemente la gestione dello Ior, la Banca del Vaticano. Facendo questo sono stato tacciato di essere un eretico, un folle e financo un fanatico. Grazie alla ricostruzione degli ultimi eventi legati al Vaticano emersa grazie al lavoro di colleghi che hanno fatto solo il loro mestiere al servizio dell’opinione pubblica (tra questi va ricordato il grande lavoro fatto da Gianluigi Nuzzi con i suoi libri “Vaticano Spa” e “Sua Santità”), così come grazie alla documentazione sequestrata all’ex presidente dello Ior, Ettore Gotti Tedeschi (il cui memoriale lasciato ad amici fidati in quanto temeva “di essere ucciso” è altamente significativo) ritengo di avere la dimostrazione di non essermi sbagliato.
Le opere ambigue e oscure che hanno coinvolto questo istituto già contrassegnato dagli scandali legati a mons. Marcinkus, all’omicidio Calvi, al Banco Ambrosiano e a Cosa Nostra non sono mai state chiarite del tutto. Questa è la dimostrazione che il potere  criminale di questo ente continua imperterrito ad essere protetto da una coltre di impunità secolare. Dalle notizie che stanno uscendo (vedi allegato) emerge chiaramente che il prof. Gotti Tedeschi è stato defenestrato perché stava intraprendendo una campagna di trasparenza. E’ ragionevolmente logico pensare che il suo timore di essere ucciso derivi dalla sua percezione che attraverso i codici cifrati di alcuni conti dello Ior per i quali lui stesso aveva chiesto di conoscere i reali intestatari (ricevendo un totale diniego da parte dei vertici del Vaticano e dallo stesso direttore generale dello Ior Paolo Cipriani) fosse possibile risalire non solo a Bernardo Provenzano, ma anche a Matteo Messina Denaro (la Procura di Trapani sta propriamente indagando sul punto). Di fronte a questo orrore mi stupisce il silenzio e l’ipocrisia di noi cattolici – cristiani. Mi stupiscono i continui applausi al Papa in piazza San Pietro quando invece sarebbe più coerente una mobilitazione, pacifica ma determinata, con striscioni e cori inneggianti alla “vergogna” unita alla pretesa della verità su quello che sta accadendo. Di fronte a questi scenari resto sempre più convinto che anche i cattolici sono complici di questa omertà! Non si può tacere di fronte alla pedofilia perpetrata da religiosi che in certi casi sono stati protetti dai loro stessi superiori con la piena consapevolezza dei livelli più alti dello Stato del Vaticano. E soprattutto non si può tacere di fronte ad esponenti dei vertici del Vaticano che sono soci in affari degli assassini di Falcone e Borsellino, o di quelli che hanno sciolto nell’acido il piccolo Giuseppe Di Matteo. Bisogna scendere in piazza e chiedere al Papa a gran voce di fare luce su questi misfatti. Ma se così non farà la debolezza del pontefice si trasformerà in vigliaccheria o addirittura in complicità con gli assassini della vita. E di questo, il Papa e tutti coloro che si sono resi strumento di questi atti criminali, se non saranno colpiti dalla giustizia terrena, certamente non potranno sfuggire dalla giustizia divina del figlio di Dio, Gesù Cristo.


DOSSIER IOR-VATICANO - di Marco Lillo: 
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Semplicemente geniale!



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“Denaro scomparso e un conto allo Ior”. Padre Treppiedi sospeso a divinis. - Rino Giacalone


Padre Ninni Treppiedi e il vescovo Francesco Miccichè


Provvedimento della Congregazione del Clero per il parroco di Calatafimi: dalle sue mani tra il 2007 e il 2009 sarebbero passati circa 900mila euro, ma manca la rendicontazione della somma. In un'inchiesta della Procura di Trapani intanto il nome del prete viene accostato a quello del boss Messina Denaro.

Il documento reca il protocollo 201200612. E’ un decreto che arriva dalle stanze della Congregazione del Clero del Vaticano, a firma del prefetto cardinale Mauro Piacenza, e del segretario l’arcivescovo Celso Morga Iruzubieta. Oggetto: la sospensione di un sacerdote, padre Ninni Treppiedi, appartenente alla Diocesi di Trapani, ex direttore degli uffici giuridici e amministrativi della Curia trapanese, ex arciprete di una delle chiese “più ricche” della Sicilia, quella di Alcamo. Soldi e tonache, viene da dire. Un nome ricorrente quello di padre Treppiedi in questi tempi, citato in atti di indagine della Procura di Trapani, in rogatorie internazionali e adesso nel memoriale dell’ex numero uno dello Ior, Ettore Gotti Tedeschi.
Attorno al sacerdote gira un’inchiesta della Procura di Trapani che riguarda 14 indagati e che dai reati di diffamazione, calunnia e falso, si è via via allargata, alla truffa, appropriazione e da ultimo sarebbe comparso anche il reato di riciclaggio. L’ultimo scenario offerto è incredibile. Il nome di padre Treppiedi è stato addirittura accostato a quello del super boss latitante Matteo Messina Denaro: conti aperti presso lo Ior sarebbero stati a disposizione del capomafia belicino. In quel decreto della Congregazione del Clero non è fatto riferimento a tutto questo. Se ne sta occupando la magistratura trapanese e sembra anche quella distrettuale di Palermo, che su soggetti più o meno importanti della Diocesi trapanese hanno deciso di vederci meglio.
Il decreto che ha sospeso a divinis padre Treppiedi fa i conti in tasca al sacerdote e salta fuori la circostanza che dalle sue mani in un paio di anni, tra il 2007 e il 2009, sono passate in poco tempo grandi cifre, nell’ordine dei 900mila euro, molti i soldi finiti spariti. Ne fa riferimento il decreto della Congregazione. Un decreto che abbiamo potuto leggere. Una vicenda che comincia da una sconosciuta chiesa di provincia, la parrocchia San Silvestro Papa di Calatafimi, a proposito di lavori di ristrutturazione che hanno riguardato beni di proprietà di questa chiesa e della “alienazione” di 11 immobili, valore complessivo 943mila e 500 euro.
La Congregazione del Clero va giù pesante: manca la rendicontazione di questa somma, ingiustificata risulta la emissione di alcuni assegni circolari da parte di padre Treppiedi, in particolare uno da 50mila euro, un altro da 47mila. Novantasettemila euro risultano prelevati dal conto della parrocchia di Calatafimi. Episodi che si aggiungono a quelli nel frattempo censiti dalla magistratura trapanese: rogiti falsi, altri soldi spariti e infine quel conto allo Ior che sarebbe stato trovato nella disponibilità di padre Treppiedi. Da semplice sacerdote non avrebbe potuto averlo: quando la Procura di Trapani ha avviato la rogatoria internazionale, è scoppiata la bufera che ha portato Gotti Tedeschi a lasciare la guida della banca vaticana.
Coincidenze casuali? In Procura a Trapani non sembrano credere alla casualità. Intanto la magistratura trapanese è andata acquisendo documenti e anche fotografie. Tra i documenti una lettera arrivata qualche mese addietro in Diocesi a Trapani dal Vaticano di rimprovero al vescovo Miccichè, nel frattempo rimosso dall’incarico, per avere permesso una perquisizione in un locale religioso di Alcamo. Tra le foto una ritrae sorridenti due persone, Silvio Berlusconi e padre Ninni Treppiedi, fianco a fianco, con tanto di calorosa stretta di mano.

L'8 x mille alla Chiesa cattolica.




Se avete presente gli spot elettorali della CEI per incentivare la preferenza sull’otto per mille, quelli con la musica strappalacrime e i bambini africani che spalancano enormi occhioni scuri provati dalla fame, sapete bene che il mantenimento delle missioni e gli interventi caritativi nel mondo sono un argomento efficacemente usato per convincervi ad apporre la famigerata firma sulla dichiarazione dei redditi. Stupisce quindi che gli interventi caritativi a favore dei paesi del terzo mondo, nel rendiconto relativo all’utilizzazione delle somme pervenute nel 2007 , assommino al solo 8% del totale ricevuto. C’è poi un 12% utilizzato per interventi di carità in Italia e il resto serve all’autofinanziamento: il 35% va agli stipendi dei quasi 40 mila sacerdoti italiani, mentre mezzo miliardo all’anno viene speso per imperscrutabili esigenze di culto, spese di catechesi, attività finanziarie ed immobiliari. “Il Vaticano è il più ricco Stato del mondo per reddito pro capite.” Sentite questa dichiarazione : “La Chiesa sta diventando per molti l’ostacolo principale alla fede. Non riescono più a vedere in essa altro che l’ambizione umana del potere, il piccolo teatro di uomini che, con la loro pretesa di amministrare il cristianesimo ufficiale, sembrano per lo più ostacolare il vero spirito del cristianesimo.”

L’ha detto trent’anni fa un teologo progressista: Joseph Ratzinger.



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Elezioni legislative in Francia, al via voto primo turno, aperti seggi.



Hollande ha votato a Tulle, Sarkozy con Carla a Parigi.


PARIGI - Tasso di partecipazione in calo in Francia per il primo turno delle legislative e previsione di un numero inferiore al previsto di "triangolari" (scontri a tre candidati) al ballottaggio di domenica prossima. I francesi, dopo aver scelto un mese fa il loro presidente, eleggono oggi i 577 deputati dell'Assemblea nazionale. Con il loro voto, i 46 milioni di iscritti si esprimeranno sui 6.603 candidati (il 40% sono donne) e decideranno se dare al presidente socialista Francois Hollande la maggioranza parlamentare. Le urne, che chiudono oggi alle 18 nella maggior parte dei Comuni e alle 20 nelle grandi città, saranno nuovamente aperte domenica prossima per il ballottaggio. Fra i primi a votare, Francois Bayrou, leader centrista del MoDem che dopo aver sostenuto Hollande nella corsa all'Eliseo rischia di perdere e restare fuori dal Parlamento. Prima di mezzogiorno ha votato a Tulle, il suo feudo in Correze, il presidente Hollande, arrivato al seggio da solo, senza la compagna Valerie Trierweiler. Sempre elegante al braccio dell'ex presidente Nicolas Sarkozy, invece, è andata al seggio parigino Carla Bruni.
La partecipazione - 21,06% - è in calo rispetto a quella già bassa della stessa ora del 2007 (22,56%) e le previsioni della vigilia dicono che voteranno soltanto 6 francesi su 10 degli aventi diritto. Astensione alle stelle anche nei territori d'Oltremare dove si è andati alle urne già ieri, il 30% ha votato in Guyana, il 33,1 in Martinica, fra il 30 e il 42% nelle circoscrizioni della Guadalupa. Per andare al ballottaggio, i candidati devono ottenere come minimo il 12,5% dei suffragi degli iscritti. Con un'astensione alta, il numero delle "triangolari" al ballottaggio - elezioni fatali ai candidati della destra (Fronte nazionale contro Ump) - sarà inferiore. Il Ps punta ad ottenere la maggioranza assoluta dei seggi, 289 su 577, ma è molto difficile che ci riuscirà da solo, senza almeno l'appoggio dei Verdi, che potrebbero avere una ventina di deputati grazie all'accordo politico concluso con il Ps. Nella peggiore delle ipotesi, i socialisti avranno bisogno anche del Front de Gauche di Jean-Luc Melenchon. Quest'ultimo si confronta in una sfida all'ultimo sangue con la leader dell'altra estrema, il Fronte nazionale, Marine Le Pen. Chi perde, rischia un rovescio politico interno al proprio partito. Hollande ha chiesto agli elettori "una maggioranza ampia, solida e coerente": "Riuscirò a guidare il cambiamento che i francesi mi hanno chiesto di operare soltanto se disporrò di una maggioranza all'Assemblea nazionale", ha avvertito.
Proprio per questo, la destra spera di fare uno sbarramento e di conquistare quanti più seggi possibile, anche per evitare che alla sinistra vadano i 3/5 dell'Assemblea. Questa cifra consentirebbe a Hollande di procedere speditamente ad alcune riforme costituzionali che ha in mente, senza ricorrere al referendum. La destra vorrebbe evitare innanzitutto la riforma che darebbe il voto agli stranieri extracomunitari. Elezione importante anche per il governo guidato da Jean-Marc Ayrault e nel quale 24 ministri rischiano il posto candidandosi: se non saranno eletti, la regola vuole che lascino il posto di ministro. A rischio ce ne sono almeno cinque o sei.