martedì 9 dicembre 2014

Mafia Capitale, il fasciomafioso Carminati “riemerso” anche grazie a tre indulti. - Diego Pretini

Mafia Capitale, il fasciomafioso Carminati “riemerso” anche grazie a tre indulti

La prima condanna definitiva per l'ex Nar è arrivata nel 1987 per una rapina a una banca in zona Eur nel 1979. L'ultima nel 2010 per un colpo alla filiale della Banca di Roma all'interno del Palazzo di Giustizia di Roma, nel 1999. Ma ad aiutarlo sono stati gli sconti di pena che i giudici hanno applicati dopo i provvedimenti dei governi e del Parlamento nel 1986, nel 1990 e nel 2006.

Massimo Carminatier cecato. I giornali hanno raccontato tutto di lui in questa settimana. Terrorista, eversore, neofascista abile con gli esplosivi e criminale comune in cerca del colpo grosso.Valerio Fioravanti – autore della strage di Bologna – lo definisce uno che non “vuole porsi limiti nella sua vita spericolata: pronto a sequestrare, uccidere, rapinare, partecipare a giri di droga, scommesse, usura”. Link da trent’anni tra gli ambienti neofascisti e la mafia romana. Una storia nient’affatto consegnata alla storia. C’è la maxi rapina alla Banca di Roma del 1999, per esempio. E poi ancora e ancora. “Il nome del Cecato – scriveva due anni fa esatti Lirio Abbate sull’Espresso – viene sussurrato con paura in tutta l’area all’interno del grande raccordo anulare, dove lui continua a essere ritenuto arbitro di vita e morte, di traffici sulla strada e accordi negli attici dei Parioli. L’unica autorità in grado di guardare dall’alto quello che accade nella capitale”. Eppure,Massimo Carminati, il fascio-mafioso, senza un occhio non per caso, era ancora a piede libero, capace non solo di tornare “nel suo mondo” (di mezzo), ma anche di “infettare” le amministrazioni pubbliche. C’entrano anche – di nuovo – le scelte della politica. Carminati per 7 volte ha infatti potuto godere di indulti. Tre provvedimenti – nel 1986, nel 1990 e nel 2006 – che hanno tagliato uno dopo l’altro le pene che in oltre trent’anni di carriera l’ex Nar ha accumulato. E in alcuni casi si tratta di una miscela positiva – per Carminati – che incrocia le decisioni dei giudici, soprattutto i magistrati di sorveglianza che riconoscono, come prevede il codice e la legge, l’affidamento in prova e quando questo va bene anche l’estinzione della pena.
Il primo indulto di cui gode Carminati è quello del 16 dicembre 1986. Il presidente del Consiglio è Bettino Craxi, il suo vice è Arnaldo Forlani, il suo sottosegretario a Palazzo Chigi è Giuliano Amato, il ministro degli Esteri Giulio Andreotti, il guardasigilli Virginio Rognoni. Viene scarcerato il 22% della popolazione in carcere: oltre 9700 su 43500 circa. Tra chi beneficia del provvedimento è anche Carminati. Lo sconto si applica ai 3 anni e mezzo che la Cassazione gli ha inflitto per 9 capi d’imputazione: tra questi la rapina, il porto illegale di armi, la ricettazione, le lesioni personali. Si tratta di fatti del 1979 e del 1980. In un caso, il 27 novembre 1979, Carminati, insieme ad alcuni del Nar e di Avanguardia Nazionale (tra questi c’era anche Fioravanti), rapinò la filiale della Chase Manhattan Bank all’Eur. Rubano “assegni turistici”. Una parte della refurtiva finirà nelle mani del boss della Banda della Magliana, Franco Giuseppucci. Il dispositivo della sentenza definitiva (dell’aprile 1987) parla appunto di 3 anni e mezzo di reclusione. Ma su questa pena interviene l’indulto del 1986 che condona anche tutte le pene accessorie, come l’interdizione dai pubblici uffici. Finisse qui. Su questa condanna interviene anche un altro indulto, firmato – come il precedente – dal presidente della Repubblica Francesco Cossiga. Il capo del governo è Giulio Andreotti, il suo vice Claudio Martelli, il ministro della Giustizia Giuliano Vassalli. Alla fine per questi 9 reati sarà disposta la riduzione della pena per liberazione anticipata nel 1992. Come prevede la legge sull’ordinamento penitenziario “al condannato a pena detentiva che ha dato prova di partecipazione all’opera di rieducazione” viene riconosciuto uno sconto di 45 giorni ogni 6 mesi di pena scontata. E quindi gli tolgono altri 7 mesi e rotti.
L’indulto del 1990 falcia anche un’altra sentenza della Cassazione, pronunciata nel 1991. I capi d’imputazione sono 4 e sempre gli stessi: rapina, detenzione illegale di armi e munizioni, porto illegale di armi. Il dispositivo è di un anno, 6 mesi e 20 giorni. Gli viene condonata l’intera pena della reclusione e tutte le pene accessorie. La data non è banale: 30 luglio 1980, due giorni prima che la stazione di Bologna saltasse per aria. La cancellazione totale della pena avviene anche per una sentenza della corte d’appello di Milano del 1988, 8 mesi per ricettazione, la data della commissione del reato è 20 aprile 1981. E’ il giorno in cui Carminati perde l’occhio: sta fuggendo verso la Svizzera insieme ad altri due avanguardisti. Al valico del Gaggiolo (in provincia di Varese) li aspetta la polizia che apre il fuoco. I due avanguardisti ne escono senza un graffio, Carminati ci lascia l’occhio. Finisce dentro, viene operato più volte, montano le polemiche perché i tre erano disarmati, i missini e i radicali chiedono la scarcerazione. Verrà liberato, ma dura poco perché viene coinvolto nelle indagini sulla Banda della Magliana. Pena finale 6 anni (è il 2000) poi per l’accumulo delle condanne diventeranno 11 e 9 mesi che in parte ha già scontato. Il magistrato di sorveglianza nel 2006 disporrà anche la revoca della libertà vigilata.
Infine il grande ritorno con il colpo al caveau della Banca di Roma: finirà con una condanna, pure quella indultata. La rapina è alla filiale interna al palazzo di Giustizia, a piazzale Clodio. E’ l’estate del 1999: Carminati è ritenuto la mente di tutta l’operazione, coordina 23 persone anche all’interno dell’edificio. Rubano 50 miliardi di lire, gioielli, decine di cassette di sicurezza. L’obiettivo, secondo chi indagherà, era raccogliere documenti riservati sui magistrati. La sentenza della Cassazione (21 aprile 2010) fissa la pena a 4 anni. Già nel maggio il procuratore generale di Perugia dispone la sospensione dell’esecuzione della pena. Poi arriva anche l’indulto, il terzo. E’ quello del 2006, al governo da pochi mesi c’è l’Unione e a Palazzo Chigi Romano Prodi, il ministro della Giustizia è Clemente Mastella, ma vota sì tre quarti del Parlamento: contrari solo Idv, Lega e An, si astengono i Comunisti Italiani. Il risultato è che tre mesi dopo – a luglio – Carminati ottiene l’affidamento in prova. A gennaio la pena è estinta. Gli restano – dopo i nuovi ricalcoli – un anno da scontare e l’interdizione perpetua dai pubblici uffici. Ma è evidente che per fare soldi, nei “pubblici uffici” non aveva bisogno di entrarci.

Mafia capitale, «Alemanno in Argentina con borse di soldi»: le ipotesi dei pm. La replica: «E' falso». - Valentina Errante





ROMA - Quattro viaggi, con le valigie piene di soldi. Destinazione Buenos Aires, passando dalla saletta vip. Almeno secondo le intercettazioni agli atti dell’inchiesta sul ”Mondo di mezzo".
Le indagini sulla possibile esportazione di valuta da parte dell’ex sindaco Gianni Alemanno, sono in corso. È sui soldi che si concentra l’attività di controllo del procuratore aggiunto Michele Prestipino, dei pm Giuseppe Cascini, Paolo Ielo e Luca Tescaroli e sul contante che i colletti bianchi della holding criminale avrebbero portato a Lugano.

L’ARGENTINA
È il 13 gennaio scorso quando Luca Odevaine, componente del tavolo per i rifugiati, parla con il suo collaboratore Mario Schina e Sandro Coltellacci, responsabile di una coop: «Per soldi se sò scannati, ma sai che Alemanno si è portato via...ha fatto quattro viaggi..lui e il figlio con le valigie piene di soldi in Argentina..se sò portati con le valigie piene de contanti, ma te sembra normale che un sindaco..».
Coltellacci risponde: «L’ho saputo». La conversazione continua poco dopo: «Me l’hanno detto questi della Polaria», dice Odevaine e Schina chiede: «Nessuno l’ha controllato?» E Odevaine: «No, è passato al varco riservato..ah un attore per me». Schina aggiunge: «Pensavo che i soldi se li prendesse tutti lui, sembrava che il sindaco non toccasse, invece l’ha toccati però che il sindaco..due..tre Panzironi 10 penso che gli equilibri erano quelli». Finora il Ros ha verificato un solo viaggio di Alemanno in Argentina, avvenuto in occasione di un Capodanno di qualche anno fa. Gli accertamenti, però, sono ancora in corso. La conversazione del 13 gennaio rivela agli inquirenti anche altri elementi: «A un certo punto deve essere successo qualche casino - dice Odevaine - perché ad Alemanno gli hanno fatto uno strano furto in casa, cercavano qualche pezzo di carta..credo che hanno litigato perché Alemanno ha pensato che ce li ha mandati questo».

LA PISTA SVIZZERA
Gli investigatori lo seguono fino a Lugano. Stefano Bravo, indagato per riciclaggio, è considerato lo “spallone” che portava i soldi in Svizzera per l’organizzazione. Non vuole lasciare tracce, preferisce passare da Milano «prendi una macchina, un treno che è pure più comodo...con tua moglie per evitare lo Sdi (servizio informatico interforze ndr)». I soldi finivano in una fiduciaria. Scrive il Ros: «Il 10 aprile, il dottor Bravo si recava a Milano per poi proseguire per la città di Lugano al fine di recarsi presso uno stabile, sede di diverse società e fiduciarie la cui natura e oggetto sociale sono allo stato in fase di accertamento».

Ma c’è anche un affare che, attraverso le società estere, Bravo avrebbe dovuto concludere per conto di Odevaine. Scrive il Ros dopo avere ascoltato le conversazioni intercettate: «La finalità del viaggio in Svizzera era da ricondurre a un’operazione di compravendita immobiliare da perfezionarsi con una società panamense». Odevaine aveva detto: «La società si chiama Rosdolf ed è di Panama, ma non posso vendere direttamente». La causa, aggiunge il Ros, è «la vigente legislazione venezuelana». «C’abbiamo la ”Oliveto” venezuelana, che però la casa madre è Costa Rica, invece lei ha una società anche venezuelana, penso possa essere utile». Responsabile legale della società è Maribel Avila Echenique, collaboratrice di Odevaine nella Fondazione Integrazione/azione, segna il Ros. Intanto Bravo interessava anche un procacciatore d’affari per trovare nuovi investimenti per conto di Odevaine: «Lui sta in Honduras a me interessa invece se lui va in Costa Rica, dove operiamo noi con L’Oliveto..ci apre i mercati in Panama e Nicaragua» dice Bravo.

LA REPLICA
La replica di Alemanno è tempestiva: «Si tratta di una millanteria totalmente infondata. Non ho portato mai soldi all’estero tantomeno in Argentina. Io sono l'unico sindaco di Roma che al termine del suo mandato è più povero di quando ha cominciato perché ho dovuto vendere una casa e aprire un mutuo per pagare i debiti della campagna elettorale. Per quanto riguarda il viaggio in Argentina ci sono stato per pochi giorni con la mia famiglia e un folto gruppo di amici, a Capodanno 2011-2012 per andare a vedere i ghiacciai della Patagonia».


http://www.ilmessaggero.it/ROMA/CRONACA/mafia_capitale_pd_ozzimo_coratti_patane_roma/notizie/1055157.shtml

Il delitto del piccolo Loris Stival La madre fermata per omicidio. - Alberto Samonà



Svolta nelle indagini per l’omicidio del bimbo di otto anni. Il provvedimento contro la Panarello dopo circa sei ore di interrogatorio in procura. Il marito: “Se è stata davvero lei mi cade il mondo addosso. Non ci posso credere”.

La svolta era attesa da giorni e ieri è arrivata puntuale.Veronica Panarello, 25 anni, è stata fermata stanotte con l’accusa dell’omicidio del figlio Loris, assassinato la mattina di sabato 29 novembre a Santa Croce Camerina.
Il provvedimento di fermo è arrivato dopo circa sei ore di interrogatorio in procura a Ragusa, al quale la donna è stata sottoposta dal capo dell’ufficio giudiziario Carmelo Petralia e dal sostituto Marco Rota. Non avrebbe confessato, ma il provvedimento di fermo è stato emesso comunque sulla base degli elementi raccolti in questa settimana da chi indaga sul delitto.
Carabinieri e polizia erano entrati oggi pomeriggio a casa Stival, in via Garibaldi, a Santa Croce Camerina e dopo qualche minuto Veronica Panarello e il marito Davide Stival sono stati fatti entrare in un’auto civetta della polizia e portati via. La donna, avvolta in un cappuccio nero, è stata accompagnata in procura a Ragusa, dove è arrivata alle 17.48 e, sempre insieme al marito, è stata fatta entrare da un ingresso posteriore.
Ad indurre i magistrati a interrogarla ancora una volta ci sono gli esiti degli esami in laboratorio sui frammenti organici trovati sotto le unghie del piccolo Loris, da cui emergerebbe che il bambino prima di essere stato legato e strangolato con le fascette di  plastica, avrebbe tentato di difendersi.
La versione della Panarello in merito a orari e spostamenti, non ha retto alle verifiche delle forze dell’ordine e i magistrati l’hanno interrogata per chiarire tutti i punti oscuri e contraddittori del suo racconto su quella mattina di sabato 29, quando il piccolo Loris è stato assassinato e gettato in un canale di cemento a tre chilometri dal paeseÈ stato, infatti, completato l’esame sia delle immagini di tutte le telecamere presenti lungo il tragitto che la donna sostiene di aver compiuto sabato, sia dei tabulati telefonici del suo cellulare. Elementi sui quali i magistrati hanno insistito, alla luce del fatto che il racconto della Panarello è apparso in antitesi con le prove raccolte in questi giorni.
In serata, parlando con gli inquirenti, il marito di Veronica ha dichiarato: “Se è stata davvero lei mi cade il mondo addosso, non ci posso credere…”. Alle 23,30 in procura è arrivato il suo legale, l’avvocato Francesco Bellardita.
Nel pomeriggio, qualche minuto prima di allontanarsi con Veronica e il marito, in casa Stival erano entrati il capo della squadra mobile di Ragusa, Nino Ciavola, insieme al comandante del Reparto investigativo dell’Arma di Ragusa,  Domenico Spadaro. Per oltre un’ora carabinieri e polizia hanno letteralmente preso d’assedio l’area in cui si trova la casa della famiglia del piccolo Loris e hanno anche realizzato un cordone, per tenere lontani i giornalisti e gli operatori che si affollavano in zona fin dal mattino. Dopo qualche minuto, gli agenti sono usciti con la donna e il marito e sono partiti con diverse vetture alla volta di Ragusa.
Il suo legale, l’avvocato Francesco Villardita, anche adesso continua a ripetere che la donna non è indagata: “Per quanto mi riguarda, non c’è nulla di nuovo, non cambia nulla”.
E intanto, arrivano i primi commenti dei vicini di casa della coppia: “E’ una cosa inattesa che speriamo si chiarisca presto, lei è sempre stata una mamma perfetta: affettuosa e attenta”. Cosi’ dei vicini di casa commentano la presenza di polizia e carabinieri che hanno prelevato la mamma di Loris Stival. “E’ un doppio dramma per il bambino e anche per lei, noi siamo convinti che lei non c’entri alcunché”.
Per tutta la mattina di oggi un elicottero della polizia ha sorvolato per diverso tempo il perimetro del paese, mentre il vescovo di Ragusa, monsignor Paolo Urso, deponendo una corona di fiori per l’Immacolata, ha detto di pregare per Loris, affidandolo alla Vergine: “Preghiamo per un bambino, di nome Loris, e lo affidiamo alla Vergine, perché la Madre tenerissima lo possa accogliere nella serenità e la gioia del cielo”.
E fanno discutere le parole scritte dalla zia Antonella Stival poche ore fa sul proprio profilo Facebook: “Bastardi costituitevi”, aveva scritto la donna rivolgendosi al plurale.
Una frase non sfuggita ai giornalisti. E da qualche ora la donna ha chiuso il proprio profilo, motivando la decisione in questo modo: “Per ciò che riguarda i miei pensieri scritti sul mio diario, non fanno riferimento alla mia diretta conoscenza delle cose, ma solo ad un frutto dei miei pensieri addolorati da questa tragedia che ha colpito la mia famiglia ed al desiderio di giustizia, come credo l’abbia qualsiasi essere umano che si sente parte lesa”.
“Il giornalismo “spazzatura” – ha aggiunto – non fa altro che mal interpretare la nostra rabbia ed il nostro dolore, cercando a tutti i costi di infangare la nostra famiglia e metterci l’uno contro l’altro. Da questo momento in poi, come ho chiuso il telefono di casa ed il mio cellulare agli sciacalli mediatici, chiuderò questo mio profilo FB e mi adopererò alla dovute denunce legali per stalking e distorsione delle cose scritte o narrate.  Avete fatto del sano diritto d’informazione, una macchina di bugie e di diffamazione. Vergognatevi!!!”.
Emergono, intanto, particolari su un altro “post” che Antonella Stival aveva pubblicato ieri sulla propria bacheca Facebook. Adoperando un gioco di parole aveva scritto, riferendosi evidentemente ai fatti di questi giorni, “InFausto pensiero“, alludendo a un nome proprio maschile. A quanto pare, la persona in questione sarebbe tale Fausto M. parente della coppia, il quale oggi si è detto totalmente estraneo ai fatti, nonostante in questi giorni sia stato sentito dalle forze dell’ordine. In passato, l’uomo sarebbe stato collega di Veronica presso la stessa struttura, il “Donnafugata resort”.

Ha collaborato Francesco Ragusa

lunedì 8 dicembre 2014

Noi, il debito, lo stiamo pagando. - Rita Pani


Tempo fa girava su Internet una barzelletta carina, che pressappoco recitava: "Noi il debito non lo paghiamo". 
Esilarante. 
C'erano anche le immagini a far da corollario, con i giovani studenti incazzati e gli ultimi esemplari di operai, ormai estinti e trasformati in schiavi.
Sì, fa ridere sempre quella barzelletta, un po' come quell'altra che s'intitolava "Costituzione".
C'era un fine umorismo nella storiella che noi non avremo pagato il debito, perché per debito s'intendeva "la crisi economica", la più grande burla dell'ultimo millennio. 
C'era della perversione nell'accanimento col quale si diceva che mai avremmo pagato, perché a pagare siamo sempre noi.
La questione della mafia capitolina è l'esempio più eclatante di cosa sia realmente la crisi economica, ma sarebbe stupido non ammettere che non è solo Roma a funzionar così, ma tutta questa splendida landa desolata e violentata che è la nostra povera Italia.
Reggio Calabria, comune nel quale vivo da un paio d'anni (per disgrazia o per fortuna, ancora non so) è un altro esempio di bufala stratosferica. 
C'è la fame più nera, ma non è crisi economica. Sono anni e anni di ruberie mafiose, che hanno creato la voragine di bilancio, svuotato le casse del comune (a volte anche le stanze del comune). 
Il governo della città fu commissariato, l'ex sindaco già condannato in primo grado … e indovinate un po' chi sta pagando? Noi. 500 e rotti euro di tassa sulla spazzatura, che cambia nome ogni sei mesi e non sai più cosa stai pagando, quanto e come. Per inciso, la spazzatura resta ancora accumulata sulla strada, spesso – immagino – per essere usata come arma di ricatto verso il nuovo giovanissimo sindaco.
Noi lo paghiamo il debito, eccome se lo paghiamo!
Le spese straordinarie per la ricostruzione de L'Aquila, per esempio? Ricordate? "Troveremo i soldi per ridare ad ogni cittadino la casa che ha perso." E non fa più ridere la barzelletta, perché noi tutti pagammo e stiamo ancora pagando per le case di cartone che crollano, e per i soldi che i ladri si son rubati.
Lo paghiamo con la nostra vita, ogni giorno, perché per rimpinguare le casse svuotate dai banditi a libro paga delle mafie, continueranno oggi e domani a succhiare il nostro sangue.
Quante cose scontate, ho scritto. Quante banalità … e già temo il commentatore illuminato che mi parlerà di movimenti e gente onesta. 
E già mi rivedo intenta a spiegare per l'ennesima volta che prima di cambiare le regole, bisognerebbe cambiare chi le regole le scrive, e di certo non si può fare "andando a votare" secondo una legge scritta dalla mafia criminale che ci ha governato, e tanto meno si può accettare di andare a votare con una legge scritta da questi nuovi burattini inanimati, che prima o poi sostituiranno la Gazzetta Ufficiale con Twitter, dove ogni articolo di legge avrà valore se accompagnato da un "selfie".
Magari mi verrebbe anche di scrivere che bisognerebbe tornare in montagna, ma ho paura. Se leggessi "E ma cazzo quest'inverno non c'è manco neve", temo non reggerei.
Però sì … bisognerebbe tornare in montagna.

Rita Pani (APOLIDE)

Le cartellate pugliesi.



Ingredienti:

1 kg. di farina 00
500 gr. si semola di grano duro
2 uova intere
150 gr di olio di oliva
una manciata di zucchero semolato
vino bianco q.b.
olio per friggere q.b.

Procedimento: 

miscelare la farina con la semola, formare un buco all'interno,mettere le uova, l'olio ed impastare con il vino bianco, lavorare bene l'impasto finchè non sarà liscio ed omogeneo, non deve risultare appiccicoso, deve sembrare una normale pasta fresca.

Metterla sotto un canovaccio per non farla asciugare troppo mentre la lavoriamo. Prendete un pezzo di pasta non molto grande e passatela nei rulli della macchina per la pasta al primo numero, poi quando sarà bella liscia la sfoglia passarla al n.5, deve essere sottile ma non troppo. 
La sfoglia deve essere senza strappi. 
Prendere una rotella taglia pasta di quelle dentellate e rifinire i 2 bordi, e tagliare tre strisce x tutta la lunghezza della sfoglia. 
Partendo da sinistra, prendere la pasta e pizzicarla formando una piccola conca, continuando fino a finire la striscia. 
Prendere il primo capo a sinistra e girare premendo per far attaccare la pasta e continuando a girare intorno formando una specie di rosa. 
Mettere su di un vassoio di cartone in modo che si asciughino fino a che si è finita tutta la pasta. 
Mettere abbondante olio per frittura in un ampio tegame e quando è bello caldo mettere le roselline, dovranno risultare belle dorate. 
Con una schiumarola giratele per farle dorare da ambo i lati e continuate fino ad esaurimento delle rose preparate,metterle intanto che si friggono su carta assorbente per far sgocciolare l'olio. 
Se volete, come fanno alcuni gli spargete su del miele, noi le passiamo nel mosto di vino cotto. 
Ora lo vendono anche nei supermercati o al mercato cittadino. 
Scaldate in una pentola un pò di mosto, se è troppo denso aggiungetevi un goccio d'acqua, ma di solito a contatto con il calore diventa liquido. 
Passate un pò per volta le roselline nel mosto,rigirandole in modo che si impregnino bene ed uniformemente e mettete in una ciotola. Il dolce è pronto! 
Altrimenti un'altra variante è sciogliere del cioccolato che più vi piace fondente della percentuale che preferite o al latte e aiutandovi con un cucchiaio mettete il cioccolato sopra la rosa appoggiare su foglio di carta alluminio e lasciare asciugare.

https://www.facebook.com/ApuliaTV/photos/a.913026068716621.1073741847.216008305085071/913813728637855/?type=1&theater

domenica 7 dicembre 2014

3 dicembre 2012: i misteri nascosti dell'allineamento planetario con le Piramidi di Giza. - Federica Vitale



Allineamento planetario
È l'atteso 3 dicembre che vede SaturnoVenere e Mercurio allinearsi dopo 2737 anni. Combinazione che non si verificherà per altri 28 mila anni. E il particolare ancor più interessante è che l'allineamento di questo giorno corrisponde esattamente alla disposizione del complesso di Giza, ossia tra le piramidi di Cheope, Chefren e Micerino. Tuttavia, una precisazione va fatta: i tre pianeti sono allineati in verticale e non in orizzontale come si può notare in molte immagini. Queste ultime, forse, potrebbero essere state "adattate" per rendere l'evento ancor più suggestivo.  
Tuttavia le voci che si inseguono sul web sono molte e talora discordanti. Secondo alcuni, infatti, tale allineamento non sarebbe neppure così raro. L'ultimo risalirebbe ad un passato recente: il 2005. Una correlazione dunque che, seppur rispecchiando l'allineamento con le tre stelle centrali della cintura di Orione, non rappresenta una rarità e nemmeno un presagio di una possibile catastrofe imminente ad esso collegata.
Ma non è tutto. La convergenza planetaria del 3 dicembre 2012 ha un altro particolare decisamente enigmatico: Marte. La piramide rossa o North Pyramid, facente parte sempre del complesso di Giza, corrisponde matematicamente alla posizione di Marte nel cielo, la stessa che si verificherà subito dopo il tramonto del Sole e anch'esso in combinazione con gli altri tre pianeti. Ciò significa che quattro pianeti e le piramidi corrispondono perfettamente.
Che significato hanno gli allineamenti tra le piramidi e questi quattro pianeti? Nel corso degli anni, riguardo le piramidi si sono rincorse numerose interpretazioni e informazioni, alcune a loro modo arricchite anche da qualche speculazione. La maggior parte di queste si concentrano intorno all'idea che ad aver costruito le piramidi siano stati proprio gli alieni.
C'è chi vede nella costruzione del complesso, invece, un progetto generato da Dio. Infatti, sono in molti a pensare che la Grande Piramide sia un riferimento ad un passo della Bibbia. Tuttavia, la teoria più affermata e condivisa è quella che vuole tale piramide come emblema architettonico che simboleggia il pianeta Terra. La geometria della piramide racchiude tutti i dati in una identificazione elegante del pianeta ed esprime il senso in cui si relazionano tra loro gli eventi passati, presenti e futuri.
Alla luce di tutto ciò, chi ha costruito la Grande Piramide può effettivamente essere un alieno? La risposta potrebbe essere affermativa, se ci si basasse esclusivamente sulla sua conoscenza avanzata. I calcoli sofisticati hanno fatto in modo che si verifichi un'esatta correlazione tra gli astri del cielo e le costruzioni terrene.
Sono anche in molti coloro i quali si chiedono, ed è palese farlo, se ci sia una qualsiasi coincidenza o correlazione con la profezia maya che vorrebbe la fine del mondo aver luogo soli 18 giorni dopo. Esaminiamo le date: 3/12/12 e 21/12/12. Alcuni appassionati ricercatori si sono soffermati a valutare tutti quei fenomeni che si verificheranno fino alla fantomatica data della fine del mondo. A partire dall'allineamento dei pianeti con il complesso di Giza il 3 dicembre 2012, il 21 dicembre 2012 la Sfinge sarà direttamente proiettata verso la Cintura di Orione, esattamente alle 11:11 del mattino. A separarci dal 21 dicembre ci sono 25920 minuti. E questo è un numero decisamente interessante.
La precessione degli equinozi si riferisce ai fenomeni osservabili della rotazione dei cieli, un ciclo che si estende per un periodo di circa 25.920 anni, oltre i quali le costellazioni sembrano ruotare lentamente intorno alla Terra. Inoltre, la velocità della luce è di 300.000 km al secondo; la luce, nel giorno solare, si estende su 25.920 milioni di chilometri. E per continuare, la rivoluzione della Terra intorno al Sole è compiuta ad una velocità di 30 km al secondo e si estende su 25.920 km al giorno. Infine, il numero medio di respiri in un uomo, pare, raggiunga i 25.920.
Un'ultima curiosità, nel caso ancora ne aveste bisogno: nella banconota da un dollaro, che raffigura una piramide, sembra sia stata decifrata anche una data: 12/21/12, appunto (secondo la disposizione anglosassone).

Buzzi, il signore delle coop rosse sodale del 'Nero' Carminati: "La droga rende meno degli immigrati" - Matteo Scarlino

Salvatore Buzzi

Buzzi, il signore delle coop rosse sodale del 'Nero' Carminati: "La droga rende meno degli immigrati"

Buzzi, il signore delle coop rosse sodale del 'Nero' Carminati: "La droga rende meno degli immigrati"
Per la "29 Giugno - Onlus" un fatturato di 25,2 milioni di euro e un utile di 800 mila euro. Destra e sinistra, nessuna differenza per Buzzi. L'importante è fare affari su immigrati e rifiuti.

Buzzi, il signore delle coop rosse sodale del 'Nero' Carminati: "La droga rende meno degli immigrati".
Un uomo di sinistra, dell'ultrasinistra, di quelli che però quando si tratta di fare affari non guarda in faccia a nessuno. E' l'immagine di Salvatore Buzzi, tratteggiata dal pubblico ministero Michele Prestipino durante la conferenza stampa per raccontare gli arresti di Mondo di MezzoDetenuto negli '70 e '80 per omicidio, Buzzi uscito dal carcere ha un'intuizione: far soldi con le cooperative degli ex detenuti. E' l'inizio di un piccolo impero, costruito, si evince ora grazie all'ordinanza di custodia cautelare, anche grazie alla contiguità con Carminati. Un impero che riesce a mettere allo stesso tavolo destra e sinistra che riesce a far soldi tanto con una parte politica che con l'altra. Un lavoro di lobbying instancabile che sfrutta il mondo di sotto per corrompere il mondo dei vivi. La cooperativa 29 Giugno, il consorzio Eriches 29 le sue creature più conosciute.
Così viene descritto Buzzi nell'ordinanza firmata dal Gip Flavia Costantini: "Salvatore Buzzi, organizzatore, gestisce, per il tramite di una rete di cooperative, le attività economiche della associazione nei settori della raccolta e smaltimento dei rifiuti, della  accoglienza dei profughi e rifugiati, della manutenzione del verde pubblico e negli altri settori oggetto delle gare pubbliche aggiudicate anche con metodo corruttivo, si occupa della gestione  della contabilità occulta della associazione e dei pagamenti ai pubblici ufficiali corrotti".
Buzzi faceva soldi con gli immigrati. Un sistema consolidato per il quale aveva corrotto Luca Odevaine ex vicecapo di gabinetto all'epoca del'amministrazione Veltroni. Quest'ultimo è la chiave di un sistema che prende il suo nome. "Un signore che attraversa, in senso verticale e orizzontale, tutte le amministrazioni pubbliche più significative nel settore dell'emergenza immigrati". Ancora nell'ordinanza si legge che Odevaine "utilizzava i propri contatti istituzionali per suggerire soluzioni ed indirizzare le autorita' competenti ad assecondare le indicazioni dallo stesso suggerite, dirette ad agevolare gli interessi degli imprenditori che con lo stesso condividevano interessi di natura economica, ed avvalendosi del credito garantito anche della sua qualificata posizione istituzionale nell'ambito del Tavolo di Coordinamento Nazionale".
E Odevaine era stipendiato da Buzzi. Cinquemila euro al mese. Lo ricorda in più passaggi dell'ordinanza. Soldi che però rientrano tutti dice con soddisfazione: "Noi quest'anno abbiamo chiuso con quaranta milioni di fatturato. I soldi li abbiamo fatti sui zingari, sull'emergenza alloggiativa e sugli immigrati".
Più immigrati, più soldi. Strutture da trovare, da affittare o da comprare e da riempire con i migranti provenienti dall'Africa. E proprio nel periodo emergenza Africa ha influenzato le decisioni dell'amministrazione nel biennio 2012 2014. Tutto con una perfetta divisione delle quote di mercato con l'Arciconfraternita, che Buzzi nomina più volte nei suoi discorsi. Un'ossessione gli immigrati per il signore delle coop rosse. In un'intercettazione il perché: "Tu c'hai idea quanto ce guadagno sugli immigrati? Il traffico di droga rende meno".
Non solo immigrati però. Buzzi faceva soldi, e tanti, anche grazie ai rapporti con Ama. L'amministratore pubblico di riferimento per lui durante il periodo della Giunta Alemanno, risultava Franco Panzironi, arrestato, ex amministratore delegato Ama. "Vantando uno strettissimo rapporto con l`allora sindaco, Panzironi, a fronte del periodico pagamento di tangenti e di versamenti in favore di Fondazioni della sua stessa area politica, si è reso disponibile per l`aggiudicazione di appalti, lo stanziamento di fondi del Comune di Roma e lo sblocco dei relativi pagamenti alle società cooperative controllate dal sodalizio" hanno sottolineato gli investigatori. "Ci sono tre appalti che finiscono a società vicine a Carminati attraverso la corruzione dei dirigenti: quello per l'assegnazione differenziata del 2011, quello per la raccolta delle foglie e un altro appalto" ha detto il procuratore aggiunto Michele Prestipino nel corso della conferenza stampa sull'operazione Mondo di Mezzo.
Caduto Alemanno ed eletto Marino, Buzzi si è messo subito a bussare alle porte dei dipartimenti per "vendere il prodotto". Il successo, a suo dire, era stato ottenuto con Coratti: "Ohh... me so comprato Coratti", esclama il manager della 29 giugno. Per arrivare a lui aveva messo a libro paga il suo caposegretaria Figurelli, con 1000 euro al mese. Diecimila solo per incontrare Coratti a pranzo. E al presidente dell'Aula Giulia Cesare erano stati promessi 150.000. Questo sempre secondo il racconto fatto da Buzzi, riportato nell'ordinanza. Obiettivo far sbloccare un appalto per la raccolta multimateriale di Ama.
Di che business parliamo? Nessuna carta "giudiziaria" ma, semplicemente, la relazione di Salvatore Buzzi in occasione dell'assemblea di bilancio della 29 Giugno. I dati risalgono al 29 maggio 2014. Quel giorno, in via del Frantoio a Roma, sede della 29 Giugno, erano presenti molti esponenti politici e, chi non c'era, è stato pubblicamente ringraziato (compresi alcuni indagati). Ebbene, le previsioni di bilancio del 2014 parlano, per la "29 Giugno - Onlus", di un fatturato di 25,2 milioni di euro e di un utile di 800 mila euro. Per la "29 Giugno - servizi" di un fatturato di 9,9 milioni di euro e di un utile di 130 mila euro. Per la "Eriches 20" di un fatturato di 13,08 milioni e di un utile di 250mila euro. Sommando questi soldi ad altre imprese del gruppo, ecco un fatturato di 55,9 milioni e un utile di 1,5 milioni.