Negli ultimi anni Alessandro Alfano ha provocato più di un momento di apprensione al ministro dell'Interno: dalle indagini sul titolo di studio, al concorso vinto alla Camera di commercio di Trapani fino alle interrogazioni parlamentari sul curriculum.
Il ministro dell’Interno Angelino Alfano ha un problema e non è la percentuale da prefisso telefonico raccolta dal suo partito alle ultime elezioni amministrative. Non è neanche (non del tutto) Antonio Marotta, il deputato finito indagato nell’inchiesta anticorruzione della procura di Roma. La vera preoccupazione di Alfano, invece, ha una natura molto più intima. È un cruccio rappresentato da un ragazzotto classe 1975 che con il ministro dell’Interno condivide il cognome, i genitori, persino una leggera somiglianza fisica: si chiama Alessandro Alfano, ed è suo fratello minore.
L’indagine sulla laurea - E non solo perché è l’uomo che Raffaele Pizza sostiene di aver fatto assumere alle Poste per fare un favore al leader del Ncd (poi costretto al commento “sull’uso politico di materiale scartato dai magistrati”). Alessandro Alfano, infatti, negli ultimi anni ha provocato più di un momento di apprensione al potente fratello ministro. Nato – come il leader di Ncd – ad Agrigento da Angelo Alfano e Calogera Sciumé, una coppia originaria di Sant’Angelo Muxaro (piccolo comune della provincia), Alfano Junior (nella foto tratta dal suo profilo facebook) inizia a creare imbarazzo in famiglia già al momento di laurearsi: è il 2009 quando consegue – a 34 anni – la laurea triennale in Economia e Commercio. Solo che quell’esame di laurea finisce al centro di un’inchiesta della procura di Palermo che iscrive trenta studenti nel registro degli indagati. Il motivo? Erano tutti sospettati di avere pagato un’impiegata della segreteria che in cambio inseriva nel database informatico dell’università esami mai sostenuti. La posizione di Alfano il minore verrà in seguito archiviata, ma quell’indagine crea più di un grattacapo al potente fratello, che in quel momento si è appena dimesso da ministro della Giustizia per installarsi alla segreteria del Pdl, poltrona dalla quale avrebbe dovuto poi raccogliere il testimone da Silvio Berlusconi.
“Quel concorso lo vincerà Alfano junior” - Quell’inchiesta sulle lauree false, infatti, apre una crepa nel curriculum di Alfano Junior che nel 2006, quando ancora non aveva conseguito il titolo di dottore in Economia e Commercio, era stato nominato segretario generale di Unioncamere Sicilia. Quattro anni dopo, a laurea acquisita, ecco che Alessandro Alfano vince il concorso da segretario generale della Camera di Commercio di Trapani: solo che ben prima che si tenesse quella selezione pubblica, un esposto anonimo aveva incredibilmente predetto la vittoria del fratello dell’ex ministro della Giustizia. E in quell’esposto, una mano anonima aveva anche fatto riferimento al fatto che Alfano junior non avesse alle spalle cinque anni di esperienza dirigenziale, requisito fondamentale per partecipare alla concorso di segretario generale della Camera di Commercio trapanese. È per questo motivo che nel dicembre del 2011 gli uomini della squadra mobile di Palermo piombano negli uffici della Camera di commercio di Trapani, sequestrando il fascicolo del concorso vinto da Alfano junior. Il clima tra Palermo e Roma si fa incandescente, Berlusconi si è appena dovuto dimettere da presidente del Consiglio e Angelino Alfano gioca un ruolo di primo piano nella larga maggioranza che sostiene il governo di Mario Monti: Alessandro è costretto dunque a fare un passo indietro, dimettendosi da segretario generale.
“Il fratello del ministro ha mentito nel curriculum” - Le polemiche su quel concorso e sui titoli vantanti da Alfano il minore, però, non si spengono: anzi, finiscono addirittura in Parlamento. “Alcune delle dichiarazioni contenute nella suddetta domanda (quella presentata per partecipare alla selezione della Camera di commercio ndr) peccano anche sotto il profilo della veridicità della ricostruzione curriculare da parte dell’interessato. Il dottor Alfano ha autocertificato, relativamente al ruolo di direttore regionale di Confcommercio Sicilia, in un periodo antecedente alla sua nomina a segretario generale di Unioncamere Sicilia, avvenuta a fine 2006. Risulta, infatti, che in realtà egli sia stato semplicemente distaccato presso la sede di Confcommercio regionale, in veste di semplice direttore provinciale di Agrigento, e che in tale Confederazione non ha mai rivestito il ruolo di Direttore regionale, visto che da tempo vi era un altro soggetto che rivestiva tale funzione, l’avvocato Marino Julo Cosentino”, scrive nell’estate del 2013 il parlamentare di Sel Erasmo Palazzotto, in un’interrogazione indirizzata a Flavio Zanonato, l’allora ministro dello Sviluppo Economico. Tradotto: per vincere il concorso alla Camera di Commercio il fratello del ministro dell’Interno avrebbe inserito nel suo curriculum un incarico al vertice della Confcommercio siciliana. Problema: quell’incarico, secondo Palazzotto, era già ricoperto da un’altra persona, mentre Alfano Junior era all’epoca direttore della sezione provincia di Agrigento. Un bel problema, anche per Alfano senior, che nel frattempo è diventato vice del premier Enrico Letta. A quell’interrogazione depositata nell’agosto del 2013, tra l’altro, non è mai seguita una risposta del ministero.
La scalata alle Poste - Nel frattempo, però, Alfano il minore ha già trovato un’altra sistemazione: nel settembre del 2013 viene nominato direttore della divisione Business Development di Postecom spa: solo il primo gradino di una fulminante carriera tutta interna al gruppo Poste italiane. Due anni dopo, infatti, viene promosso direttore del settore Offerta e Post Vendita di Poste tributi, nel maggio scorso, invece, approda direttamente alla società principale come dirigente. Incarico che avrebbe ottenuto –stando alle intercettazioni della Guardia di Finanza – grazie all’interessamento del faccendiere Raffaele Pizza, arrestato nell’operazione anticorruzione di ieri, a sua volta fratello di Giuseppe, ex sottosegretario del governo Berlusconi, famoso soprattutto per aver rivendicato l’uso esclusivo del storico simbolo della Dc. Quello dei fratelli che provocano qualche imbarazzo, insomma, non è un problema comune solo in casa di Alfano. È probabile, però, che in queste ore al ministro dell’Interno sia tornato in mente un vecchio proverbio noto nella sua Sicilia: i parenti te li dà Dio, gli amici te li cerchi tu. Vista la lunga lista d’indagati del Nuovo centrodestra, si può dire che il responsabile del Viminale abbia avuto scarsa fortuna in entrambi i campi.