mercoledì 27 novembre 2019

Prescrizione: ecco il ddl. Ma il M5S avverte i dem. - Ilaria Proietti

Prescrizione: ecco il ddl. Ma il M5S avverte i dem

E ora Forza Italia prova a stanare il Pd. Perché domani nella conferenza dei capogruppo alla Camera verrà messa ai voti la proposta degli azzurri di calendarizzare con procedura di urgenza il disegno di legge Costa, che punta a sterilizzare l’entrata in vigore a gennaio delle norme che prevedono lo stop alla prescrizione dalla sentenza di primo grado, voluta dal Guardasigilli Alfonso Bonafede nella legge Spazzacorrotti. Norma difesa ieri da un post del capo politico dei 5Stelle, Luigi Di Maio: “Sulla prescrizione non si può dire no come Salvini”. E dal presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, che in un Forum all’Adnkronos si mostra ottimista: “Non c’è nessun allarme in relazione al fatto che c’è una norma vigente con cui scatta la prescrizione con la sentenza di primo grado”.
Eppure anche i dem chiedono di posticipare la nuova prescrizione. L’altro giorno Andrea Orlando che è vicesegretario del partito oltre che ex ministro della Giustizia, l’ha detto chiaro: “Senza un accordo con i 5 Stelle su come accelerare il processo diventa inevitabile il rinvio della legge sulla prescrizione”. Però non è affatto certo che il Pd voterà l’idea di Forza Italia di accordare l’urgenza al ddl Costa. che per approdare in aula con questa procedura ha bisogno di un voto all’unanimità in capigruppo. Che, dem o meno, non ci sarà comunque. “Noi dei 5 Stelle non la voteremo” spiega Eugenio Saitta, maggiorente grillino in commissione Giustizia di Montecitorio dove nel frattempo proseguono le audizioni sul testo. Ma anche se si decidesse per l’urgenza, il ddl non arriverebbe in aula comunque prima dell’11 dicembre, ossia dopo il via libera ai provvedimenti in un calendario intasato. Solo questa settimana sono previsti l’ok al decreto terremoto, l’esame del dl scuola, una mozione e il decreto fiscale. “La procedura di urgenza è un falso problema: perché il testo di Costa arriverà comunque in aula prima della fine dell’anno” dice il capogruppo dem Alfredo Bazoli. Che mette le mani avanti: “Non so come ci regoleremo in capigruppo ma dieci giorni non cambiano le cose, anche perché poi dopo la Camera (che potrebbe discuterne il 23 dicembre), servirebbe il via libera del Senato”.
Ma dieci giorni fanno la differenza, eccome. Perché il ddl è composto di un solo articolo. E se l’aula la prossima settimana decidesse di incardinarlo nei lavori, ribaltando la probabile decisione della capigruppo di non accelerare, potrebbe votarlo in poche ore. Con effetti da terremoto per la maggioranza se il Pd lo appoggiasse. Per questo Fi spinge il disegno di legge, forte dell’appoggio di Fratelli d’Italia e della Lega. Anche se lo Spazzacorrotti con annessa prescrizione, il Carroccio lo aveva votato quando era alleato con il M5S. “Ma il patto era quello di fare la riforma del processo penale prima dell’entrata in vigore delle nuove norme” dice il capogruppo del Carroccio in commissione Roberto Turri. Insomma nessun imbarazzo dalle parti di Salvini. E infatti Costa chiede non solo a tutto il centrodestra ma pure a Leu e a Italia Viva di Matteo Renzi una mano per affossare la legge Bonafede. Continuando a mettere sotto pressione il Pd. “Se pure il nostro tentativo andasse a vuoto in capigruppo – sostiene il forzista – sulla questione del calendario si dovrà esprimere l’aula, dove puntiamo a far emergere le contraddizioni nella maggioranza. Non si sono messi d’accordo sulla riforma per velocizzare i processi e mi pare difficile che riescano a farlo in 37 giorni, prima che le norme sulla prescrizione entrino in vigore. E allora delle due l’una: o cede Bonafede, o a perdere la faccia sarà Zingaretti. Vedremo se i dem avranno il coraggio di dire che la questione non è urgente”. Ma il M5S fa muro a difesa della riforma Bonafede. Così dopo un lungo silenzio sul tema ecco Di Maio, su Facebook: “A battersi contro questa norma di assoluto buon senso c’è la Lega che, dopo averla approvata, ha cominciato a dire ‘no, aspettate un attimo”.
Ora, però, punge il ministro, “mi aspetto che la musica sia cambiata. Il Pd, anche all’inizio della scorsa legislatura, diceva di interrompere la prescrizione ancor prima della sentenza di primo grado, già al rinvio a giudizio. Possiamo fare questo passo importante insieme”. Ignorando il ddl Costa, innanzitutto.

martedì 26 novembre 2019

Il re è nudo..

L'immagine può contenere: una o più persone e persone in piedi

Mi sorge il dubbio che Salvini blateri continuamente contro l'immigrazione, ma non faccia nulla per eliminarla. Come si suol dire, dà un colpo alla botte ed uno al timpagno. Dice di non volere gli immigranti, ma quando poteva farlo non li ha rimpatriati. Così mantiene per sè due tipi di elettorato: quello che li rimanderebbe indietro e quello imprenditoriale che, invece, li vuole accogliere per abbassare il costo del lavoro.
Il suo unico scopo è mantenere il posto di prestigio acquisito per grazia ricevuta - infatti bacia i rosari e si munisce di santini - e comandare senza avere l'assillo di cercarsi un lavoro.
E' un falso assoluto, come il suo simile in salsa rosa.
La tragedia sta nel fatto che sono in tanti quelli che lo ammirano e lo seguono... Terribile!
Lui è solo un tipo da mojito sulle spiagge.
Non ha soluzioni o programmi per governare; lui segue l'andamento, l'onda, si lascia condurre per mano cercando di accontentare questo e quello senza alcuna distinzione, non analizza, lui non pensa, c'è chi lo fa per lui.
C'è chi raccoglie fondi per la sua costosissima campagna elettorale, chi studia e suggerisce atteggiamenti o concetti o parole da divulgare, chi si presta per accrescere la sua inesistente personalità di macho irresistibile fingendosi sue fidanzatine per brevissimi periodi, e via discorrendo.
Lui deve solo fare atto di presenza, peraltro neanche gradevole a guardarlo, il resto viene da sè ed a pagare le sue menate e boiate tenendo conto dell'enorme esercito al suo seguito, siamo tutti noi!

Cetta.

Ho letto il manifesto delle “sardine”: che delusione. - Francesco Erspamer



Dicono di credere nella politica e non ne danno una definizione, non fanno un singolo riferimento a una qualsiasi teoria, dottrina o precedente, non spiegano i loro valori di riferimento. Sanno solo dire ciò che “amano”, che in politica è proprio un verbo sbagliato in quanto non esprime un’opinione, che può essere discussa o argomentata, bensì un sentimento soggettivo e del quale non est disputandum.

E cosa amano? “Amiamo la non violenza verbale e fisica”, frase senza senso sia perché la non violenza programmatica è una resa senza condizioni al potere, sia perché, eventualmente, la non violenza la si pratica, mica la si ama.

“Amiamo le cose divertenti e la bellezza”, senza precisare cosa siano e senza prevenire l’ovvio sospetto di edonismo consumista e di passiva accettazione dei criteri estetici dettati dalla pubblicità. Che linguaggio banale, superficiale, approssimativo: “cerchiamo di impegnarci nel nostro lavoro, nel volontariato, nello sport, nel tempo libero”; ma dài, e chi non lo fa? E poi, davvero dedicarsi allo sport e al tempo libero sarebbe un “impegno”? Ma si capisce, dietro ci sono decenni di berlusconismo e, quasi peggio, di finto antiberlusconismo liberal.

Che delusione: questi sono girotondini in ritardo di vent’anni, indiani metropolitani in ritardo di quaranta, figli dei fiori fuori tempo massimo, nel senso che almeno quelli originali scandalizzavano i borghesi, oggi i loro atteggiamenti sono di moda, parte integrante della deriva individualista gradita alle multinazionali.

L’unico punto chiaro di questo manifesto è l’opposizione al populismo: “Cari populisti, la festa è finita”. Nessun tentativo di capire, nessuna analisi della dittatura planetaria del neocapitalismo, nessuna denuncia degli immensi danni che sta causando all’ambiente, alle comunità, ai ceti più deboli, alle culture; neanche il minimo sospetto che dietro la demagogia di squallidi personaggi come Salvini o Trump possano però esserci reali abusi e giustificate paure di un futuro dominato esclusivamente dal denaro e dalle nuove tecnologie. No, per le sardine l’unico problema è che i populisti “buttano tutto in caciara” e spingono i loro seguaci “a insultare e distruggere la vita delle persone sulla rete”. Che pena: un chiacchiericcio da movida o da talk show di bassa qualità.

È comunque la questione fondamentale. In assenza di qualsiasi altro contenuto, resta questo uso fazioso della parola “populista”. Le sardine danno per scontato che sia un insulto: lo sanno che Bernie Sanders definisce sé stesso un “new populist”? lo sanno che il New York Times attacca quotidianamente i manifestanti cileni, i gilets jaunes, i venezuelani e boliviani che resistono ai golpe amerikani appunto accusandoli di populismo? Se non lo sanno, prima di scrivere e parlare dovrebbero informarsi; per evitare di dar vita a un movimento-civetta che miri a confondere la gente e a promuovere l’ideologia profonda del liberismo globalista.

https://infosannio.wordpress.com/2019/11/24/ho-letto-il-manifesto-delle-sardine-che-delusione/?fbclid=IwAR2AtrecYRdJ3AfFElhX5mwJvw2g88CeeL63UreQHQFbzaXpiSureM9ulls

Alzheimer, scoperta molecola che blocca la malattia.

In rosso la microglia e in verde le placche di amiloide in un cervello con Alzheimer (fonte: Kim Green Lab/UCI) © Ansa
In rosso la microglia e in verde le placche di amiloide in un cervello con Alzheimer (fonte: Kim Green Lab/UCI)

Fondazione Montalcini, 'ringiovanisce' il cervello. Studio su topi.

Scoperta dai ricercatori della Fondazione EBRI 'Rita Levi-Montalcini' una molecola che 'ringiovanisce' il cervello bloccando l'Alzheimer nella prima fase: è l'anticorpo A13, che ringiovanisce appunto il cervello favorendo la nascita di nuovi neuroni e contrastando così i difetti che accompagnano le fasi precoci della malattia. Lo studio, italiano, è stato effettuato su topi che, così trattati, hanno ripreso a produrre neuroni ad un livello quasi normale. Una strategia, secondo i ricercatori, che apre nuove possibilità di diagnosi e cura.
Lo studio interamente italiano, è coordinato da Antonino Cattaneo, Giovanni Meli e Raffaella Scardigli, presso la Fondazione EBRI (European Brain Research Institute) Rita Levi-Montalcini, in collaborazione con il CNR, la Scuola Normale Superiore e il Dipartimento di Biologia dell'Università di Roma Tre. E' stato pubblicato sulla rivista Cell Death and Differentiation.

lunedì 25 novembre 2019

Indizi sulla quinta forza della natura, porta tra due mondi. - Davide Patitucci

Rappresentazione della ragnatela cosmica nella quale potrebbe nascondersi la quinta forza della natura (fonte: NASA, ESA, E. Hallman(University of Colorado, Boulder) © Ansa
Rappresentazione della ragnatela cosmica nella quale potrebbe nascondersi la quinta forza della natura (fonte: NASA, ESA, E. Hallman(University of Colorado, Boulder)

In natura potrebbe esistere una quinta forza, finora sconosciuta, oltre alle due interazioni nucleari, la debole e la forte, che tengono insieme l’atomo, a quella gravitazionale e alla forza elettromagnetica. La sua impronta è legata all’esistenza di una nuova particella. A trovarne le tracce, i fisici dell’Istituto per la Ricerca Nucleare dell’Ungheria, coordinato da Attila Krasznahorkay, che hanno illustrato le proprie tesi nello studio apparso sull’archivio on line, arXiv, che raccoglie le ricerche che non hanno ancora superato la revisione della comunità scientifica.



Particolare dell'apparato dell’esperimento Padme (fonte: INFN/ Laboratori Nazionali di Frascati)

Secondo gli autori dello studio, la quinta forza è legata ad alcune anomalie della teoria di riferimento della fisica, il cosiddetto Modello Standard, l’architrave per descrivere com’è fatta la natura nei suoi costituenti di base. Come le altre quattro, anche la nuova forza sarebbe associata a una particella mediatrice. I fisici pensano di avere trovato le impronte di questa ipotetica particella, che hanno chiamato X17, in alcuni strani comportamenti del nucleo dell’atomo di elio eccitato. Analoghi a quelli riscontrati in passato dallo stesso gruppo in un altro atomo, il berillio.



Particolare dell'apparato dell’esperimento Padme (fonte: INFN/ Laboratori Nazionali di Frascati)

“Due indizi non fanno ancora una prova, ma sono sospetti. Per questo, a partire dalla primavera del 2020, proveremo a produrre questa ipotetica particella nei Laboratori di Frascati dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn), con l’esperimento Padme (Positron Annihilation into Dark Matter Experiment)” , ha spiegato all’ANSA il portavoce dell'esperimento, Mauro Raggi, fisico dell’Università Sapienza di Roma e dell’Infn. “La particella X17 -a osservato - sarebbe circa diecimila volte più leggera del bosone di Higgs e rappresenterebbe un portale tra due mondi separati, il nostro e quello della materia oscura”, ossia la materia che forma circa un quarto del cosmo e la cui natura è ancora ignota. Per Raggi, “dato che non siamo ancora riusciti a scovare la materia oscura, è molto probabile che non sia in grado di comunicare con la materia ordinaria, se non attraverso un tipo di particella ancora sconosciuto che farebbe da collegamento”.



Particolare dell'apparato dell’esperimento Padme (fonte: INFN/ Laboratori Nazionali di Frascati)

I fisici la chiamano ‘fotone oscuro’ o fotone ‘pesante’, perché dotato di una piccola massa al contrario del fotone ordinario che non ne possiede. “L’anomalia individuata dai fisici ungheresi potrebbe essere proprio la spia dell’esistenza del fotone oscuro. Se Padme dovesse confermare la sua esistenza - ha concluso Raggi - avremmo in mano le chiavi per aprire una porta che dà su un mondo fisico del tutto sconosciuto. Sarebbe un risultato davvero rivoluzionario”.

http://www.ansa.it/canale_scienza_tecnica/notizie/fisica_matematica/2019/11/25/indizi-della-quinta-forza-della-natura-porta-tra-due-mondi-_4214bfcb-566e-4807-b955-c3268936f9ba.html

Giglio magico: altro indagato, altro giro. - Giacomo Amadori



Altro indagato, altro giro. Dopo i genitori (Tiziano e Laura), il cognato (Andrea Conticini), l’ ex braccio destro (Luca Lotti), il consigliere economico (Filippo Vannoni), l’ autista del camper (Roberto Bargilli), i presidenti delle sue fondazioni (gli avvocati Alberto Bianchi e Francesco Bonifazi), l’ uomo comunicazione (Patrizio Donnini), adesso è stata iscritta sul registro degli indagati anche Lady Leopolda, al secolo Lilian Mammoliti, la donna che con la sua agenzia, la Dot media, ha organizzato per anni la kermesse renziana e si è occupata di allestimento, merchandising e gestione dei social.

Dunque, nonostante a Firenze Matteo Renzi presenzi alle feste degli «ottimisti», quasi tutto il Giglio magico è iscritto sul registro degli indagati per una lunga lista di addebiti: bancarotta, false fatture, appropriazione indebita, riciclaggio e autoriciclaggio, favoreggiamento, ma anche traffico di influenze e finanziamento illecito che sono reati che presuppongono la presenza di un pubblico ufficiale, nel caso specifico di un politico. Nonostante questa lenta manovra a tenaglia delle procure, per ora l’ ex premier mostra di dormire sonni tranquilli, tra cene vip, conferenze retribuite e interviste.

In realtà i suoi avvocati seguono con grandissima attenzione quanto gli sta accadendo intorno e in particolare le indagini che a Firenze e a Roma hanno messo sotto inchiesta gli uomini che gestivano sue casseforti «politiche», ovvero le fondazioni Open ed Eyu. Bianchi, ex presidente di Open, è accusato di finanziamento illecito e traffico di influenze, Bonifazi, (senatore di Italia viva) per finanziamento illecito e false fatture.

Bianchi ha emesso quasi tre milioni di parcelle (per la precisione 2.948.691,20) per prestazioni professionali nei confronti della famiglia Toto, schiatta di imprenditori abruzzesi renziani. Per l’ accusa però quei soldi nasconderebbero una ricompensa per una mediazione illecita verso il Giglio magico e finanziamenti all’ attività politica di Renzi. Infatti parte di quel denaro (400.838 euro) è stato girato nel settembre 2016 sui conti di Open e del Comitato per il sì al referendum. Ma sotto la lente d’ ingrandimento sono finiti anche i 4,3 milioni che un altro dei Renzi boys, Donnini, avrebbe ricevuto dal gruppo Toto, tra consulenze, plusvalenze e altro. Per quei pagamenti è adesso indagata anche la sua amica e socia Lilian Mammoliti.

La premiata ditta Donnini-Mammoliti avrebbe incassato attraverso tre società: la Dot media, la Immobil green e la Pd consulting; quindi avrebbe investito il denaro in altre aziende, come la Keesy, ditta del settore turistico controllata per l’ 82 per cento dalla stessa Immobil green. La Mammoliti è la maggiore azionista: possiede il 95 cento della Immobil green e il 50 per cento della Dot media (il 20 è, invece, di Alessandro Conticini, altro indagato per appropriazione indebita e autoriclaggio, ma nella cosiddetta inchiesta Unicef).

Donnini e la Mammoliti al momento sono accusati di appropriazione indebita e autoriciclaggio per una plusvalenza da 950.000 euro ottenuta grazie all’ acquisto al prezzo di 68.200 euro di cinque società rivendute per più di un milione di euro alla Renexia spa dei Toto (l’ ad Lino Bergonzi è indagato).

A quanto risulta alla Verità l’ inchiesta, però, sta rapidamente virando verso altri lidi e potrebbe portare a nuove accuse, come il traffico di influenze e il finanziamento illecito. Alfonso Toto, condannato a luglio per il mancato versamento di 27 milioni di Iva, a Ferragosto ha incontrato Bianchi a Cortina. Nell’ occasione si sarebbe lamentato per tutti i soldi che Donnini gli avrebbe fatto spendere proponendosi come intermediario con il Giglio magico.

Certo risulta difficile credere che un imprenditore esperto possa aver sganciato milioni senza «vedere cammello», anche se l’ avvocato di Toto, Augusto La Morgia, sostiene che tutti i pagamenti (consulenze e plusvalenze) siano state regolarmente fatturate e giustificate.

In ogni caso l’ indagine toscana pare destinata a svelare il propellente della scalata al potere di Renzi e del suo Giglio magico. Ci risulta che dai pc e dai cellulari degli indagati siano stati estrapolati messaggi e email piuttosto compromettenti. Per esempio Donnini nelle sue agende annotava tutto alla virgola (incontri, pagamenti, ecc.) e sui suoi dispositivi elettronici i magistrati hanno trovato un’ inaspettata quantità di documentazione.

Nelle comunicazioni tra lui e Alfonso Toto viene nominato anche un noto politico del Giglio magico, che potrebbe portare (se non è già successo) all’ incriminazione di Donnini per traffico di influenze. Anche in questo caso gli investigatori non escludono la pista del finanziamento illecito e hanno puntato l’ attenzione sui pagamenti di Open (289.592 euro), del Comitato per il sì (122.000), ma anche di illustri politici renziani alla Dot media. Erano pagamenti reali oppure fatture che dovevano mascherare il sostegno economico di terzi all’ attività politica di Matteo Renzi, magari in contanti?

Se a Firenze è sotto esame la fondazione Open, a Roma i pm hanno rivoltato la fondazione Eyu, nata ufficialmente per promuovere «attività di ricerca scientifica che hanno l’ obiettivo di elaborare un nuovo linguaggio e nuove pratiche per i decisori politici di oggi e di domani», in realtà altra macchina da fundraising dei renziani.

I magistrati capitolini, guidati dal procuratore aggiunto Paolo Ielo, hanno contestato all’ ex presidente Bonifazi (già tesoriere del Pd, ora in Italia viva) i reati di finanziamento illecito ed emissione di fatture per prestazioni inesistenti. In questo caso i soldi non provenivano dai Toto, ma dal costruttore Luca Parnasi, sospettato di corruzione dagli inquirenti capitolini e rinviato a giudizio nell’ inchiesta sullo stadio della Roma. Resta da vedere se saranno solo Toto e Parnasi gli imprenditori accusati di aver finanziato sotto banco il fu Rottamatore.

https://infosannio.wordpress.com/2019/11/24/giglio-magico-altro-indagato-altro-giro/

domenica 24 novembre 2019

ARCHIVIO Fibrosi cistica, gli oltre 10 milioni incassati dall’Umberto I per il reparto adulti mai fatto: ora indagano procura di Roma e Finanza. - Vincenzo Bisbiglia

Fibrosi cistica, gli oltre 10 milioni incassati dall’Umberto I per il reparto adulti mai fatto: ora indagano procura di Roma e Finanza

Dopo l'inchiesta de ilfattoquotidiano.it risalente al febbraio scorso, i magistrati romani hanno aperto un fascicolo. Dal 1994 al 2016 sono confluiti ogni anno prima un miliardo di lire e poi 490mila euro nelle casse del Policlinico Umberto I della Capitale. Che fine hanno fatto? Su questo stanno lavorando gli inquirenti. Nei giorni scorsi, a quanto si apprende, la Guardia di Finanza ha ascoltato, come persona informata sui fatti, l’attuale direttore sanitario.

I soldi sono arrivati, puntuali, per oltre 20 anni, ma il padiglione sanitario non è mai stato realizzato. E ora, dopo l’inchiesta de ilfattoquotidiano.it risalente al febbraio scorso – cui ha fatto seguito un esposto di Fratelli d’Italia – sulla vicenda indagano la Procura di Roma e la Guardia di Finanza. I magistrati romani hanno aperto un fascicolo sul caso del reparto per adulti malati di fibrosi cistica mai realizzato al Policlinico Umberto I della Capitale, dove dal 1994 al 2016 sono confluiti ogni anno – attraverso la Regione Lazio – prima un miliardo di lire e poi 490mila euro, soldi stanziati dal Governo italiano a ogni legge di bilancio, come previsto dalla legge 548 del 1993. Il totale dei contributi ammonta a circa 10 milioni di euro, fondi che però non sono stati utilizzati per migliorare l’attuale centro regionale per la fibrosi cistica dell’Umberto I, che conta appena 10 posti ricavati da una sezione del padiglione di pediatria, esattamente come si presentava al termine dell’ultima ristrutturazione, risalente al 1999.
Già alla fine degli anni ’90, infatti, i progressi della ricerca avevano regalato ai malati di fibrosi cistica – una malattia rara che porta infezioni polmonari e intestinali – un’aspettativa di vita ben superiore alla maggiore età, stabilizzatasi sui 40 anni, con alcuni casi di 60-70 anni. Ovvio che ciò aumento la richiesta di cure ospedaliere frequenti. Attualmente, il Lazio conta circa 600 malati (il 10% su base nazionale) di cui oltre la metà ha superato i 18 anni. A loro disposizione, ad oggi, esiste solo un reparto da 25 posti nell’ospedale pediatrico Bambin Gesù di Roma e, appunto, il reparto pediatrico dell’Umberto I da 10 posti.
Di qui la necessità di separare i bambini dagli adulti, come prevede espressamente la legge del 1993. Per realizzare il nuovo reparto basterebbero 500mila euro – l’importo stanziato dal governo in un solo anno – tanto che nel 2016 la Lifc, Lega Italiana Fibrosi Cistica, aveva messo lei stessa la cifra a disposizione del Policlinico, pur di veder sorgere il nuovo padiglione: il progetto venne anche presentato in pompa magna da Nicola Zingaretti e Alessio D’Amato (rispettivamente governatore e assessore alla Sanità del Lazio), ma la prima pietra non è mai stata messa. Un’attesa resa vana, nel marzo scorso, dalle parole dell’attuale direttore generale del Policlinico, Vincenzo Panella, che intervistato da Ilfattoquotidiano.itha dichiarato che “quel reparto non serve e non verrà realizzato”.
E tutti i soldi versati finora nelle casse del Policlinico, che fine hanno fatto? È proprio quello su cui stanno lavorando gli inquirenti. Nei giorni scorsi, a quanto si apprende, la Guardia di Finanza ha ascoltato, come persona informata sui fatti, l’attuale direttore sanitario dell’Umberto I, Ferdinando Romano, in carica dal 2015. I finanzieri hanno acquisito i bilanci recenti dell’ospedale, risalenti agli ultimi 7 anni, e si sono riservati di entrare in possesso anche di quelli precedenti. Soprattutto, bisognerà capire se i fondi governativi sono stati effettivamente impegnati nella loro destinazione puntuale o se sono stati dirottati altrove, dunque in violazione della legge. A un question time presentato in Consiglio regionale a marzo dall’esponente di Fratelli d’Italia, Chiara Colosimo – che ha poi firmato l’esposto inoltrato in Procura cui ha allegato la nostra inchiesta – l’assessore D’Amato aveva risposto che “i fondi non sono vincolati alla realizzazione del nuovo reparto ma alla gestione dello stesso”, anche se – come detto – la stessa legge prevede la netta separazione fra adulti e bambini.