lunedì 28 settembre 2020

Gli squali (buoni) della finanza: “Spenniamo solo i truffatori”. - Nicola Borzi

 












“The big short” - Chi sono e come lavorano i fondi che si arricchiscono scommettendo contro le (tante) nuove Parmalat.

L’americana Nikola Corp da pochi giorni è crollata in Borsa per le accuse di aver barato sui suoi camion elettrici. Dopo anni di denunce, a giugno il colosso tedesco dei pagamenti Wirecard è finito in bancarotta per uno scandalo contabile. A ottobre 2019 i vertici della società bolognese di bioplastiche Bio-On sono stati arrestati e l’impresa è fallita dopo che un’analisi ne ha svelato l’inconsistenza. A maggio 2018 la casa di moda greca Folli Follie è implosa per falso in bilancio. Sono solo alcune tra le vittime più recenti dei fondi ribassisti, la nuova specie di predatori della finanza che smaschera aziende decotte o fraudolente e fa utili grazie al tracollo delle loro azioni. Le praterie dove questi operatori colpiscono si sono allargate grazie alla corsa delle Borse che negli ultimi 11 anni hanno quintuplicato il loro valore, trainando però spesso anche titoli gonfiati. Se in passato i loro gestori analizzavano mercati e imprese e ne attendevano i ribassi, ora invece passano all’attacco e scatenano i crolli pubblicando rapporti su inefficienze o truffe. Ma non sempre tutto fila liscio.

Chi vende allo scoperto ama il rischio: dopo analisi finanziarie e valutazioni legali, prende in prestito le azioni di una società, le vende e poi le fa crollare con un report. A quel punto le riacquista a un valore più basso e le restituisce ai prestatori. Il guadagno sta nella differenza tra il prezzo di vendita dei titoli e quello inferiore di riacquisto. Ma i regolatori temono gli “shortisti” perché scatenano la volatilità e possono danneggiare aziende sane. Perciò gli Usa nel 2005 e l’Unione Europea nel 2012 hanno regolato le vendite allo scoperto vietando quelle “nude” (effettuate senza possedere o aver preso in prestito i titoli) e sanzionando quelle basate su informazioni riservate. Oltre certe soglie di capitale, le posizioni ribassiste vanno poi rese pubbliche e in situazioni particolari possono essere vietate: l’ultimo caso è del 18 marzo quando, per arginare il crollo scatenato dall’epidemia, la Consob ha vietato per tre mesi le vendite allo scoperto su tutto il listino di Borsa.

Ma i predatori aumentano. Un’analisi su 290 campagne ribassiste condotte tra il 1996 e il 2015 mostra che le operazioni sono triplicate dopo la crisi finanziaria del 2008. Secondo la società Activist Insight, dal 2013 sono 198 i fondi shortisti attivi: 105 hanno sede negli Usa, 14 in Asia e 13 nel Regno Unito, mentre di 51 non si conosce la nazionalità. L’attività è esplosa nel biennio 2015-16 con 373 operazioni. Nel 2019 le iniziative sono scese a 119 e quest’anno lo stop deciso per il Covid-19 ha lasciato spazio solo a 67 campagne. I profitti realizzati restano un mistero.

In vetta tra i ribassisti nel 2019, secondo Activist Insight, c’è il fondo americano Muddy Waters specializzato nell’opaco mercato asiatico. L’azienda non deve il nome al padre del blues ma a un proverbio cinese: “È nelle acque fangose che si catturano più pesci”. L’anno scorso la società ha lanciato cinque campagne contro prede che in media capitalizzavano 7,1 miliardi di dollari: a dicembre 2019 ha attaccato la multinazionale ospedaliera emiratina Nmc Health, tra le prime 100 della Borsa di Londra, svelandone debiti fuori bilancio per 2,7 miliardi di dollari. L’8 aprile Nmc è fallita.

Al secondo posto c’è Hindenburg. Il nome rimanda volutamente alla tragedia del dirigibile tedesco bruciato il 6 maggio 1937 nel New Jersey causando decine di morti: “Cerchiamo disastri artificiali simili che fluttuano sul mercato per far luce prima che attirino altre vittime ignare”, spiega la società. Il fondo specializzato in analisi finanziaria svela al Fatto il suo approccio: “Non sempre facciamo screening su molte aziende, piuttosto cerchiamo problemi nella gestione o manager recidivi già passati in altre società discutibili e coinvolti in pratiche da ‘cartellino rosso’. Se sospettiamo una frode, la segnaliamo alla Sec”, l’autorità di vigilanza Usa. Nel 2019 il fondo ha lanciato sei campagne contro target con una capitalizzazione media di 2,1 miliardi, tra le quali la società norvegese di software Opera e lo specialista canadese di realtà aumentata NexTech Ar Solution. A marzo e aprile ha messo nel mirino Predictive Technology e Sc Worx, entrambe sospese in Borsa dopo che il fondo ha rivelato che i loro annunci di nuovi test per il coronavirus erano fasulli. Ma il bersaglio grosso Hindenburg l’ha attaccato il 10 settembre quando ha definito “una frode” Nikola Corp., azienda Usa fondata nel 2014 per sviluppare camion a emissioni zero basati su batterie al litio e fuel cell a idrogeno. Quotata a giugno, la capitalizzazione di Nikola è balzata da 12 miliardi a oltre 30, superando Ford grazie a joint venture con General Motors e Cnh del gruppo Fca, che ne detiene il 7%. Il fondo ha rivelato che il video di un camion “elettrico” in corsa diffuso da Nikola mostrava in realtà un veicolo in discesa in folle: il fondatore e presidente Trevor Milton si è dimesso. L’azienda minaccia cause legali ma Hindenburg ribatte che “non siamo mai finiti sotto indagine e abbiamo sempre vinto in giudizio”.

Tra gli short seller più attivi ci sono Spruce Point Capital, Emerson Analytics e Blue Orca (il nome rimanda volutamente ai mammiferi carnivori che usano il sonar per cacciare in branchi), che a novembre ha fatto precipitare del 91% le azioni del produttore di mobili cinese Kasen Int. dopo aver svelato che i suoi “investimenti” in Cambogia erano illusori, ma anche Gotham City Research, Citron e Quintessential Capital Management (Qcm). Qcm è famosa perché il 19 luglio 2019 fece scoppiare la bolla delle azioni Bio-on, società bolognese di bioplastica quotata all’Aim (la Borsa delle piccole e medie imprese) dove capitalizzava un miliardo. Qcm definì Bio-on “una nuova Parmalat” concepita dai manager per arricchirsi alle spalle degli azionisti, con tecnologie improbabili, fatturato e crediti simulati con irregolarità contabili, nessun impianto in produzione. Un ruolo centrale l’ha avuto Maurizio Salom, commercialista e consulente di Milano, che per conto di Qcm ha analizzato i bilanci di Bio-On: “La mia indagine forensica si è basata su documenti pubblici. La verità è che su Bio-On c’è stato un enorme buco nei controlli e un intrico di conflitti di interesse”, spiega Salom. Gabriel Grego, fondatore di Quintessential, spiega che “su 100 aziende che analizziamo, solo il 2/3% diventa il target di una nostra campagna e in media le loro azioni scendono di oltre l’80%. Dopo i nostri report su American Addiction Centers, Globo Plc, Ability Inc., Folli Follie, Bio-on e Akazoo le loro azioni si sono azzerate. Grazie ai nostri standard legali ed etici non siamo mai stati indagati né citati in giudizio, anche se non è detto che non possa accadere. Quando il fondatore di Bio-On Marco Astorri ci denunciò lo contro-querelammo subito: poche settimane dopo fu arrestato”.

Intanto cresce l’opposizione ai ribassisti. A ottobre la Turchia ha vietato le vendite allo scoperto su sette banche. In Francia i politici chiedono nuove regole di trasparenza. Ma non sempre le critiche sono fondate. In Germania l’autorità di controllo BaFin per anni ha bloccato le vendite allo scoperto su Wirecard accusando ingiustamente di manipolazione due giornalisti del Financial Times che avevano intervistato venditori che avevano pubblicato un report con lo pseudonimo Zatarra. In passato Qcm aveva preparato un report su Wirecard ma non lo pubblicò per l’elevato rischio legale. Alla fine Wirecard è fallita e i fondi ribassisti Ennismore, Slate Path, Tci e Marshall Wace hanno guadagnato centinaia di milioni.

Non sempre però gli shortisti hanno successo. Le scommesse contro il produttore di auto elettriche Tesla da inizio anno sono costate ai ribassisti circa 9 miliardi. Negli annali resta la puntata da un miliardo di dollari lanciata nel 2012 da Bill Ackman sul crollo di Herbalife, società di integratori e dimagranti. Nel 2018 Ackman rinunciò allo short: oggi le azioni Herbalife quotano oltre 47 dollari, il doppio rispetto a prima della campagna.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2020/09/28/gli-squali-buoni-della-finanza-spenniamo-solo-i-truffatori/5945857/

Ma mi faccia il piacere. - Marco Travaglio












Nostradamus/1. “La sinistra vede il flop in Toscana. Potrebbe perdere 6 regioni su 7” (Giornale, 5.9). “Il centrodestra vede il 7-0: tante sorprese nelle urne” (Giornale, 12.9). “Effetto Ceccardi in Toscana: tira aria di sorpasso storico” (Giornale, 20.9). Quello di Giani.

Nostradamus/2. “Resurrezione di Salvini: ‘Così torno a vincere’. La Lega punta in alto” (Pietro Senaldi, Libero, 10.8). Prossima volta.

Nostradamus/3. “Emiliano ammaccato da Renzi e Dibba. Aria di harakiri giallorosso in Puglia” (Verità, 19.9). Come no.

Nostradamus/4. “Pure in Campania e Toscana sarà una lotta all’ultimo voto” (Nicola Piepoli, sondaggista, Verità. 31.8). Infatti.

Nostradamus/5. “Ho delle bellissime sensazioni: io mi pongo l’obiettivo del sette a zero. Il governo è agli sgoccioli” (Matteo Salvini, segretario Lega, 6.9). “Tornerò qui da presidente del Consiglio” (Salvini, 17.9). Poi ti svegli.

Nostradamus/6. “Parte dalla Puglia l’avviso di sfratto al governo” (Silvio Berlusconi, presidente FI, Giornale, 29.8). “Cari Giorgia, Matteo e Antonio, questa nostra coalizione, sempre fortemente unita, ne sono sicuro, vincerà in tutta Italia! Festeggeremo non solo la vittoria di Susanna in Toscana, ma anche quella di Acquaroli nella Marche, di Caldoro in Campania, di Fitto in Puglia, di Toti in Liguria, di Zaia in Veneto e tutte le forze del centrodestra in Valle D’Aosta” (Berlusconi, 18.9). Dev’essere la carica virale.

Nostradamus/7. “La sconfitta a settembre manderà a casa il governo” (Renato Brunetta, 31.8). Facciamo ottobre.

Nostradamus/8. “Il centrodestra può puntare al 6 a 0” (Raffaele Fitto, candidato presidente Puglia, Verità, 24.8). Una prece.

Nostradamus/9. “Italia Viva sarà la sorpresa delle prossime elezioni e Maurizio Mangialardi sarà davvero il sindaco delle Marche” (Matteo Renzi, segretario Iv, 2.7). Povero Mangialardi, non meritava.

Nostradamus/10. “Mi tocco le palle, ma in Toscana sento davvero odore di qualcosa di rivoluzionario” (Roberto Calderoli, Lega, vicepresidente del Senato, Stampa, 13.9). Tocca, tocca ché porta bene.

Nostradamus/11. “Emiliano è una sega come politico e una schiappa come magistrato” (Carlo Calenda, leader Azione, 12.9). Quindi Calenda cos’è?

Nostradamus/12. “Berlusconi: ‘Votate contro gli inadeguati’” (Giornale, 19.9). Gli hanno dato ascolto.

Te c’hanno mai mandata… “Scopriremo chi sono i mandanti di questa becera campagna di disinformazione del Fatto Quotidiano” (Antonella Laricchia, candidata M5S sconfitta a presidente della Puglia, Facebook, 24.9). Ecco, brava, tu cerca. Magari chiama pure Tom Ponzi. Qui però non è questione di mandanti, ma di mandati.

Te piacerebbe. “Elezioni, Zingaretti il Vincitore rende Conte il Sostituibile. I risultati delle Regionali rafforzano la posizione del segretario Pd che può ripartire dai contenuti: cancellazione dei Decreti sicurezza e Mes. Senza però poter ignorare quel 30% di No che segna la nascita di qualcosa di simile a un movimento che chiede un’altra politica” (Marco Damilano, l’Espresso, 21.9). Uahahahahah.

L’hanno presa bene. “Referendum, ha rivinto Barabba” (Paolo Armaroli, Dubbio, 22.9). “Addio Camere dei mille. Ma non è il trionfo cantato da Di Maio” (Sebastiano Messina, Repubblica, 22.9). “Il plebiscito sognato da Di Maio non c’è stato” (Stefano Folli, Repubblica, 22.9). “La ribellione dei No dopo anni di antipolitica. Un risultato straordinario. Aver impedito il plebiscito per il Sì crea molti più problemi per i vincitori” (Emma Bonino, Riformista, 24.9). Dài, su, non fate così. Da bravi, prendete la pastiglia.

Spalle spaziali. “Bergamo, per Salvini spalla indolenzita a causa dei troppi selfie. Durante gli interventi ha fatto notare di dover fare ricorso ad anti infiammatori: ‘Ieri ho preso tre Muscoril’” (Corriere.it, 16.9). A furia di spallate dal governo.

Dalla parte sbagliata. “Ehi, Lilli, mi dici perchè fai gli auguri a Gratteri?” (Piero Sansonetti, Riformista, 25.9). Anzichè alla ‘ndrangheta.

Gatta ci covo. “Dalla Chiesa ci insegnò cosa fare quando si scopre un covo” (Mario Mori, ex capo del Ros, condannato in I grado per la trattativa Stato-mafia, Riformista, 25.9). Se è di Riina, farlo perquisire ai mafiosi.

Minacce. “La prossima Arena potrebbe essere quella della politica. Non escludo la candidatura a sindaco di Torino” (Massimo Giletti, Stampa, 25.9). Da torinese a torinese: la politica è un’ottima idea, ma non si potrebbe risparmiare Torino?

Il titolo della settimana/1. “De Blanck, più grillina che contessa” (Libero, 22.9). Questi non stanno affatto bene.

Il titolo della settimana/2. “Hanno rottamato l’ironia” (Marco Follini, ex Dc, ex Udc, ex Pd, l’Espresso, 20.9). Ha parlato l’allegrone.

Il titolo della settimana/3. “Perchè non serve il decreto dignità” (Marco Bentivogli, Repubblica, 21.9). Perchè ha un brutto nome.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2020/09/28/ma-mi-faccia-il-piacere-204/5945828/

domenica 27 settembre 2020

La sacra alleanza contro gli alieni. - Barbara Spinelli










Fobia 5Stelle - L’intesa trasversale “da salotto” nasce per proteggere da incursioni “esterne” gli interessi, le ideologie e il potere tuttora agguerrito di chi per decenni ha fatto quadrato attorno al neoliberismo.

Nonostante la vittoria ottenuta al referendum sul taglio dei parlamentari, il M5S sembra aver pienamente soddisfatto la Sacra Alleanza che da anni spera nella devastazione del movimento fondato da Grillo. La prima Alleanza nacque dopo la sconfitta di Napoleone, nel 1815, e fu presentata da Metternich come il più efficace bastione contro la democrazia, il secolarismo, gli effetti della rivoluzione francese (anche se Metternich stesso ebbe a definire la coalizione una “clamorosa nullità”).

La Sacra Alleanza del tempo presente nasce per proteggere da incursioni aliene gli interessi, le ideologie e il potere tuttora agguerrito di chi per decenni ha fatto quadrato attorno al neoliberismo e ha guardato con crescente fastidio le sconfessioni che venivano dal suffragio universale, oltre che dalla realtà. Tutti costoro sanno che la crisi (prima dei subprime e poi del Covid) ha messo in luce la “clamorosa nullità” delle ricette neoliberali, e si consolano oggi con le disfatte dei Cinque Stelle alle regionali e comunali.

La Sacra Alleanza contro gli avversari del neo-liberismo e della nuova guerra fredda ha un suo vocabolario, un blocco di luoghi comuni e di insulti automatici. I Cinque stelle sono regolarmente bollati come populisti, ideologici, segretamente sovranisti. Non sono un partito, si dice ancora, ma una mera opinione: sono capaci solo di espirare il loro inconsistente flatus vocis. Quando parlano o criticano o propongono o legiferano, le loro voci sono solitamente liquidate come prodotto di un’ideologia: è l’accusa ricorrente espressa da chi è immerso nell’ideologia fino al collo. (Tanto per fare un esempio sull’uso sempre più vacuo di quest’epiteto: qualche giorno fa un inviato del telegiornale di Mentana ha detto, a proposito dei Palestinesi piantati in asso dall’accordo Israele-Emirati: “È passato il periodo della battaglie ideologiche!” Come se reclamare uno Stato palestinese fosse una delle tante ideologie destinate al macero da chissà quale storia progressista).

Con questo non si vuol affermare che il M5S gode di buona salute, e ha davanti a sé verdi praterie. La sua sconfitta è chiara, la sua incapacità di costruire alleanze è evidente, e se il governo Conte esce rafforzato dalla prova delle regionali e del referendum è perché l’elettorato Cinque Stelle ha con le proprie forze scelto di proteggerlo, con il voto disgiunto o utile: un’operazione voluta dalla base più che dal lacerato gruppo dirigente. Vogliamo solo affermare che fare alleanze territoriali o nazionali è una soluzione solo se Cinque Stelle non si dissolvono completamente nel campo dominato dal Pd. Qui è il dilemma in cui sono oggi impelagati, ed è dilemma serio. Il Pd che dà volentieri lezioni di savoir-vivre ai propri alleati di governo dovrebbe essere più umile, e riconoscere che l’alleanza “strategica” stretta dalle sinistre classiche con gli estremisti del centro che sono i neoliberisti, negli anni ‘70 e ‘80, polverizzò durevolmente l’idea stessa di sinistra. Un modello suicida che il M5S vorrebbe evitare, sia pure in maniera del tutto confusa.

In genere si fa poca attenzione all’attività dei suoi europarlamentari, che in questi anni si sono mostrati tenaci, ben preparati e nelle grandi linee coerenti. Non sono giudicati interessanti, se si esclude il momento in cui hanno permesso con i propri voti l’elezione di Ursula von der Leyen alla guida della Commissione europea. Prima ancora che si formasse la coalizione fra 5 Stelle e Pd, gli europarlamentari pentastellati hanno mostrato che le loro preferenze di voto andavano ben più spesso ai Verdi e alle sinistre che alla Lega. Nei loro comportamenti sono paragonabili all’elettorato 5 Stelle: tendono a correggere e riaggiustare, a Bruxelles, quel che a Roma si sfilaccia o si rompe.

Ma non sono perdonati, se non si limitano ad appoggiare i gruppi di centro sulle nomine o sul Recovery Fund e osano emettere qualche idea propria. Per esempio sulla democrazia diretta, che gli eurodeputati Cinque Stelle hanno difeso di frequente a Bruxelles per rendere più credibile e forte la rappresentanza democratica, non per sostituirla. Da questo punto di vista l’uscita di Grillo contro la democrazia rappresentativa è stata non poco nociva.

Altro punto di forza, a Bruxelles: il reddito minimo di cittadinanza, approvato nell’ottobre 2017 da una maggioranza spettacolare (451 voti in favore, 147 contrari, 42 astenuti). Relatrice della risoluzione era l’eurodeputata 5 Stelle Laura Agea. I commentatori invitati nei salotti televisivi tendono a far risalire la svolta europea del Movimento al secondo governo Conte e alle pressioni del Pd. Chi ha visto i deputati 5 Stelle legiferare a Bruxelles, e distinguersi più volte dalla Lega, sa che la notizia è falsa. Una notizia falsa non diventa vera perché nessuno la contraddice.

Le relazioni europee con la Russia sono un altro tema che vede i Cinque Stelle esprimere idee che indispongono la Sacra Alleanza. La recente risoluzione sull’avvelenamento di Navalny è stato un ennesimo esercizio di riattivazione della guerra fredda, voluto ancora una volta – come nella sbilanciata e sconclusionata risoluzione sulla memoria europea di un anno fa– dai deputati e governanti polacchi. Il Pd ha votato ambedue le risoluzioni, salvo qualche pentimento ex post sulla memoria europea. I 5 Stelle si sono prudentementee fortunatamente astenuti nelle due circostanze.

Non per ultima: la migrazione. Anche qui il PD non ha speciali lezioni da dare. Si accusa legittimamente Di Maio di aver parlato delle navi Ong come di “taxi del mare”, ma si dimentica che il patto della vergogna con la Libia fu negoziato dal ministro Minniti e dal governo Gentiloni. Così come fu concepito da Minniti il codice di comportamento che complica le operazioni di Ricerca e Salvataggio in mare delle navi Ong.

Il buon lavoro svolto in Europa dai Cinque Stelle ha tuttavia poco peso sui dibattiti italiani. Nei salotti del potere i rappresentanti pentastellati continuano a essere trattati come quadrupedi che ancora ignorano l’incedere dei bipedi. Ossessivamente sono chiamati a dirci “cosa faranno da grandi”. Lo chiedono imperiosamente i giornali mainstream, gli estremisti del centro come Renzi o Calenda, il Pd che si muove sul palcoscenico come se non avesse nulla da rimproverarsi nell’evaporare della sinistra italiana. Con supponenza sfoderano il monotono verdetto: “È passato il periodo della battaglie ideologiche!” È passato per tutti tranne che per loro: benvenuti nel deserto del reale!

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I meriti di Conte, “l’Innominato”. - Antonio Padellaro












“Di ciò di cui non si può parlare si deve tacere”.

Ludwig Wittgenstein

A una domanda del “Corriere della Sera” sul perché mai mentre in quasi tutta Europa il Covid cresce molto in Italia no, il noto virologo Massimo Galli risponde: “La mia personale impressione è che il lockdown per come lo abbiamo vissuto e sofferto, più rigoroso che altrove, abbia limitato la circolazione del virus in alcune parti d’Italia”. Ma tu pensa, soltanto che non riesco proprio a ricordarmi chi diamine fu che la sera del 9 marzo 2020 apparve improvvisamente in tv per annunciare agli italiani: stop agli spostamenti in tutto il territorio nazionale, scuole chiuse, blocco di ogni manifestazione sportiva compreso il campionato di calcio, insomma quella roba lì. Era forse Salvini? Meloni? Renzi? No, non mi sembra, eppure a pensarci bene quel tale doveva ricoprire una carica importante per imporre misure così gravi. Chissà che diavolo gli passava per la testa quel 9 marzo? Chiudere il Paese a doppia mandata, così a cuor leggero. Un irresponsabile, sicuramente. Anche perché furono decisioni senza precedenti nella storia, e l’Italia fece da battistrada in Europa mentre i governi di Francia e di Spagna esitavano (e su Boris Johnson, in Inghilterra, veniva steso un lenzuolo pietoso). Ma questo sapete chi lo va dicendo, quel Massimo Galli noto scienziato gruppettaro di sinistra. Ah, ecco ora mi sovviene che quel tale di cui (fortunatamente per lui) nessuno ricorda il nome, e neppure il cognome, cominciò a emanare a raffica certi decreti liberticidi chiamati Dpcm, imponendo agli italiani una vera e propria dittatura sanitaria. Che vergogna. Strano che il nome, e il cognome, di costui nessuno riesca mai a pronunciarlo. Tranquilli però se, malauguratamente, le cose dovessero mettersi male anche nel nostro Paese (dopo l’estate del Billionaire, del vamos alla playa e del ’mo basta co ’ste mascherine liberticide), vedrete che, come d’incanto, gli smemorati ritroveranno memoria e favella e quel nome diventerà finalmente pronunciabile. Ed esecrabile. Scommettiamo?

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Ricordati che devi morire. - Massimo Erbetti

 

Sparirete...Vi estinguerete...Imploderete...Vi scioglierete...Di voi non rimarrà più nulla...
E chi più ne ha, più ne metta...quanti insulti, quante maledizioni, quanto odio è rivolto verso il movimento, non siamo un avversario politico da battere, siamo un virus da debellare, non siamo un contendente con cui dialogare, siamo il male assoluto e come tale, dobbiamo essere sterminati.
Siete finiti...e mentre lo dicono...un ghigno inquietante, pervade i loro visi...perché in questo paese, non è poi così importante prendersela con chi ruba, con chi toglie servizi, con chi uccide la sanità, con chi smembra la scuola, con chi ci svende al miglior offerente per due sporchi denari...e no...in questo paese, il male assoluto, sono i grillini, quei miracolati dei grillini, persone incapaci, senza un passato, che a volte non avevano nemmeno un lavoro, un reddito...dei signor nessuno....e voi signor nessuno, siete arrivati al governo? Guidate un paese? E addirittura fate riforme che danno soldi ai poveri? Ma come vi permettete? Come osate. Date soldi ai poveri? Ma non lo sapete che i poveri, non sono poi così poveri? Non lo sapete che lavorano in nero? Rubano..sono tutti delinquenti...non hanno voglia di lavorare, ecco perché sono poveri. E voi, arrivate dal nulla, voi che vendevate bibite allo stadio...voi che il vostro "capo" è un comico, arrivate nelle nostre tranquille vite, fatte di frustrazioni, indotte da 20/30/40 anni di malapolitoca. Voi vi permettete di governare? Ma non lo sapete che per governare, bisogna essere oppressori del popolo? Non lo sapete che chi Governa deve tagliare, ridurre, togliere, beni e servizi.
Come osate farci tutto questo? A noi serve un potente a cui raccomandarci, a cui prostrarci per aver un favore, un lavoro, un permesso...senza di lui, ci sentiamo persi. Via, via...via sparite, andatevene via, non vi vogliamo, ridateci quelli di prima, quelli che...chi se ne frega se fanno il male della nazione...tanto io li conosco e se li conosco, se gli porto voti...vedrai che un posticino in paradiso me lo trovano di sicuro...e gli altri? Quelli che non conoscono nessuno? E sti cavoli? Mica è un problema mio...ognuno per sé e dio per tutti... 

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Il caso dell’aumento di stipendio a Tridico: la cifra è stata proposta dal ministero del Lavoro. “Il decreto non è retroattivo, falso che prenderò 100mila euro di arretrati”. - Chiara Brusini

 

L'adeguamento era previsto - anche se non nell'importo - dalla legge che nel marzo 2019, sotto il governo gialloverde, ha riformato la governance di Inps e Inail ripristinando i consigli di amministrazione. Nella fase transitoria il commissario (poi presidente) Tridico prendeva 62mila euro. A decidere sui 150mila è stato il capo di Gabinetto della ministra Catalfo, confermando una proposta risalente a quando era Luigi Di Maio a guidare il dicastero, durante il governo gialloverde. Il decreto interministeriale che il 7 agosto ha ufficializzato la somma prevede che la decorrenza sia "dalla data di nomina del presidente, vice e consiglieri".

“Non ho preso nessun arretrato. 100mila euro? Un falso. Il decreto interministeriale prevede i compensi del cda e del presidente da quando il cda si è insediato, ovvero aprile 2020“. Si limita a questo il commento di Pasquale Tridico al fattoquotidiano.it mentre il centrodestra compatto ne chiede le dimissioni e prima che la direzione del personale Inps metta nero su bianco gli stessi concetti in una nota ufficiale. Dopo ritardi nell’erogazione della cig e il caso del bonus 600 euro ai deputati, stavolta le polemiche riguardano il raddoppio di stipendio riconosciuto a Tridico (e al presidente dell’Inail Franco Bettoni) da un decreto interministeriale del 7 agosto. Un aumento che era previsto – anche se non nell’importo – dalla legge che nel marzo 2019, sotto il governo gialloverde, ha riformato la governance dei due istituti ripristinando i consigli di amministrazione. Quanto alla cifra – 150mila euro lordi, 90mila in meno rispetto al compenso massimo per i dirigenti pubblici – la documentazione ufficiale rivela che a deciderla non è stato il cda ma il ministero del Lavoro guidato da Nunzia Catalfo (M5s), peraltro confermando una proposta risalente all’anno scorso, durante il Conte 1, quando a guidare il dicastero era Luigi Di Maio. Nel frattempo l’istituto ha tagliato altre spese per un totale di 522mila euro, per cui l’aumento non comporta esborsi aggiuntivi per le casse pubbliche.

La cifra è stata proposta dal ministero del Lavoro – Il caso è stato sollevato da Repubblica, secondo cui “è stato lo stesso Cda, riunitosi nel bel mezzo del lockdown, ad auto-assegnarsi il quantum, poi suggerito alla Catalfo”. Il verbale del cda Inps del 22 aprile sembra raccontare un’altra storia: nelle premesse viene infatti citata la Nota n. 6445 del 7 aprile 2020, con la quale il capo di Gabinetto del ministero del Lavoro e delle Politiche sociali ha comunicato all’istituto l’importo degli emolumenti del presidente, del vicepresidente e del consiglio di amministrazione, nella misura di euro 150.000 per il presidente, 40.000 per il vicepresidente – estensibile fino a 100.000 in funzione delle deleghe allo stesso attribuite – , di euro 23.000 per ciascun altro componente del cda (…), invitando il predetto organo, una volta insediato, all’adozione della delibera di proposta dei citati compensi, con l’indicazione delle relative coperture finanziarie“. Per quanto riguarda il compenso del presidente, la cifra è peraltro identica a quella che era stata proposta nel giugno 2019 – subito dopo la nomina di Tridico – dall’allora capo di gabinetto di Luigi Di Maio, Vito Cozzoli (nella sua nota, l’emolumento riconosciuto al vicepresidente è di 100mila euro senza riferimento alle deleghe). Poi l’insediamento del cda è slittato causa crisi di governo e si è concretizzato solo sotto il Conte 2.

Ricapitolando: il cda non si è “auto assegnato” gli aumenti. E’ stato il ministero del Lavoro a proporre la cifra, disponendo così l’adeguamento previsto dalla legge e mettendo fine al periodo transitorio che si era aperto nella primavera 2019, quando i gialloverdi hanno nominato Tridico commissario dell’Inps affiancandogli Adriano Morrone (area Lega) come subcommissario.

Nella fase transitoria a Tridico 62mila euro l’anno – In quella prima fase, ai due era stato attribuito rispettivamente uno stipendio di 62mila e 41mila euro lordi, ripartendo tra loro i 103mila euro che fino all’anno prima spettavano al predecessore Tito Boeri. Cifre evidentemente basse a fronte delle responsabilità legate alla gestione di un istituto che eroga prestazioni per oltre 200 miliardi l’anno (molto di più nel 2020 del Covid). Tanto più che il tetto dei compensi per i dirigenti pubblici è fissato a 240mila euro. Tridico inoltre non ha altri redditi: dal 14 marzo 2019 è in aspettativa dall’università di Roma 3 dove insegnava Politica economica. La legge 26 del 28 marzo 2019 – il “decretone” su reddito di cittadinanza e quota 100 – stabiliva comunque che fosse nominato un cda e rimandava a un successivo decreto interministeriale Lavoro-Economia la definizione dei compensi, “senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica“.

La spending review da 522mila euro e la decisione del ministero – Per poter aumentare gli emolumenti, quindi, l’Inps doveva prima fare una spending review interna. Il ministero del Lavoro a giugno 2019 aveva chiesto almeno 450mila euro di tagli, l’istituto è arrivato a 522mila riducendo le uscite per manutenzioni e noleggi e le spese postali e telefoniche, tra cui quelle sostenute per inviare comunicazioni cartacee ai lavoratori. Tenendo conto che si era resa disponibile quella cifra, il 7 aprile il capo di gabinetto del ministero con la nota 6445 propone dunque i 150mila euro per Tridico e 40mila per la vice Luisa Gnecchi (che è pensionata e svolge l’incarico a titolo gratuito). La cifra totale è inferiore ai tagli messi a budget dall’Inps.

Il nuovo compenso spetta “dalla data di nomina”. Tridico: “Vale da quando il cda si è insediato” – Il 15 aprile si è insediato ufficialmente il cda, in cui siedono anche Roberto LancellottiRosario De Luca e Patrizia Tullini. Come previsto dalla legge, a quel punto serviva il decreto interministeriale, che è stato approvato il 7 agosto. “In piena estate, nella speranza di passare inosservati“, chiosa Repubblica. “E per di più in forma retroattiva: così da versagli gli arretrati, forse persino a dispetto della legge. (…) A spanne, una tantum di 100mila euro“. Questo perché il decreto prevede che la decorrenza sia “dalla data di nomina del presidente, vice e consiglieri”. Una formulazione forse ambigua – di qui la richiesta di chiarimenti del collegio sindacale – ma che secondo Tridico va senza dubbio interpretata nel senso “da quando il cda si è insediato, ovvero aprile 2020”. Dunque nessun compenso retroattivo gli spetta per il lavoro svolto da maggio 2019, quando è stato ufficialmente nominato presidente, ad aprile 2020. Gli arretrati vanno calcolati solo a partire dalla metà di aprile.

https://www.ilfattoquotidiano.it/2020/09/26/il-caso-dellaumento-di-stipendio-a-tridico-la-cifra-e-stata-proposta-dal-ministero-del-lavoro-non-e-retroattivo-falso-che-prendero-100mila-euro-di-arretrati/5944825/

Non ti fidar. - Marco Travaglio


“É stato surreale. Mi sentivo un amico del Papa e poi, parlando, mi dice che non si fida più di me perché ha visto le accuse di appropriazione indebita dei magistrati vaticani. Ma io non ho commesso crimini né ricevuto comunicazioni giudiziarie”. Così il cardinale Angelo Becciu, prefetto della Congregazione dei Santi, racconta il burrascoso colloquio con papa Francesco, che l’ha dimissionato e sporporato. E pare più un politico italiano che un prelato vaticano. Noi non sappiamo se le accuse siano fondate o meno: si parla di 100 mila euro dirottati dall’obolo di San Pietro verso una coop di suo fratello legata alla Caritas di Ozieri (Sassari). Becciu sostiene che erano opere di carità e non si pose il problema del suo conflitto di interessi. Ma il Papa non ha atteso neppure che venisse indagato, perchè un conto è la questione penale, che dipende dalla sussistenza dei reati, e un altro la questione morale, che dipende dalla correttezza dei comportamenti: si possono commettere reati senza essere immorali e si può essere immorali senza commettere reati. Francesco non è un giustizialista: semplicemente è nato lontano dall’Italia. E ha cacciato Becciu perchè “non si fida più”.

I nostri politici continuano a fingere di non capirlo: infatti non si dimettono nè dimissionano nessuno neppure per gli scandali peggiori, con la scusa che “non c’è l’avviso di garanzia”, o “c’è solo un avviso di garanzia”, o “c’è solo una condanna di primo grado”, o “aspettiamo la Cassazione”. Oppure esagerano dall’altra parte, come il M5S che esclude la Appendino dal futuro vertice per la condanna a 6 mesi in primo grado per aver omesso nel bilancio comunale un vecchio debito oggetto di transazione: un presunto errore che non farebbe di lei un’immorale neppure se confermato in Cassazione. Il guaio è che qui non si guardano mai i fatti accertati per valutare – a prescindere dall’esito giudiziario – se siano compatibili o meno con “disciplina e onore” e col rapporto fiduciario che deve regnare tra eletto ed elettori, tra sottoposto e capo. Venti mesi fa ci volle un premier alieno come Conte per spiegare a Salvini che il suo sottosegretario Siri, per il suo patteggiamento per bancarotta e sottrazione di beni al fisco nonché per i suoi rapporti con gente in odor di mafia (da cui per giunta era accusato di aver accettato promesse di tangenti), doveva lasciare. E, siccome Siri resisteva, gli revocò la nomina per il “venir meno del rapporto fiduciario”. Attilio Fontana, con tutto quel che è emerso su camici in famiglia, conti svizzeri e milioni all’estero, deve ringraziare di essere il presidente della Lombardia e non un ministro del Papa. Altrimenti sarebbe già uscito dal Vaticano a calci, in mutande verdi, strisciando.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2020/09/27/non-ti-fidar/5945264/