domenica 12 giugno 2022

briciole di verità cadute fuori dal piatto? Cetty Pillitteri

 

Proviamo a seguirle?

Biden dice di aver avvertito Zelens'kyj del piano di invasione di Putin prima che che tutto accadesse...
(ma allora perchè non è stato fatto nulla per impedirlo?)
Zelens'kyj sostiene di aver chiesto a Biden di mettere in atto sanzioni preventive per fermare Putin
(ma quando questo non è accaduto non ha reagito, e invece di denunciare al mondo quel che stava accadendo e mettere in sicurezza il suo popolo ha atteso che l'esercito russo varcasse il confine del suo Stato e colpisse "a sorpresa"?)
Zelens'kyj ha sempre affermato che sta combattendo per l'occidente e in una delle ultime sue dichiarazioni ha accusato l'occidente di avergli fornito appena un decimo delle armi promessegli
(promesse? c'era un accordo quindi? è frutto di un patto infame questa guerra che stiamo subendo tutti?)
molliche, troppo poco ancora...
molliche che però acquistano un sapore più amaro se condite dall'accusa di Francesco su quel "l'abbaiare della Nato alle porte di Mosca..."

MARCO TRAVAGLIO: PAROLA D'ORDINE: ASTENERSI!

Sono convinto che votare sia un dovere civico, come sancisce l'art 48 della costituzione italiana, ma trovo che l'espletamento di questo dovere debba riguardare la scelta di un partito, di un programma, di un candidato piuttosto che un altro o, soprattutto, la revisione della suddetta Costituzione.

Nel caso di specie la situazione è diversa.
I referendum abrogativi hanno un quorum del 50% + 1; questo significa che se la maggioranza degli aventi diritto al voto non va a votare non sono validi.
Mi spiego meglio: Io sono per il NO a tutti e cinque i quesiti perché sono assurdità giuridiche studiate per favorire la mafia, i corruttori e, in genere, i delinquenti alla Berlusconi.
Non per niente sono le leggi che il tutore della nipote di Mubarak tentò di fare, fortunatamente senza riuscirci, durante tutti gli anni dei suoi nefasti governi.
Il ragionamento da fare è semplice: se vado e voto NO rischio di contribuire a raggiungere il quorum e rendere valido il referendum.
Sono purtroppo abbastanza certo che i criminali che hanno posto i quesiti si danneranno per portare i loro sostenitori a votare Sì, perciò è ragionevole pensare che i Sì potrebbero raggiungere il 30% circa.
Per rendere valido il referendum, a questo punto mancherebbe un 20% + 1.
Se andassero a votare tutti quelli del No non ci sarebbero problemi. Sappiamo però che l'affluenza ai referendum è sempre molto bassa e, generalmente, non si raggiunge il quorum.
Ora, se io, mosso da sacro furore, decido di andare a votare il mio bel NO per dare un segnale cosa rischio?
Semplice, che a votare ci vada un 20% circa, anch'esso spinto dal mio stesso sacro furore e si raggiunga così il quorum!
La sera poi sarà inutile recriminare se sentiremo i risultati:
Sì 30%
No 21%
Votanti 50%+1
Referendum valido.
Leggi abrogate.
Scarcerazione immediata di boss mafiosi, assassini e criminali assortiti in attesa di giudizio, candidabilità in tutte le elezioni di condannati per truffa, evasione fiscale e altri gravi reati, pubblico ministero separato dalla magistratura ordinaria come al tempo del fascismo e pronto per essere sottoposto al ministro di giustizia che gli dirà se, chi e cosa potrà indagare, giudici la cui valutazione ai fini della carriera sarà sottoposta al voto degli avvocati ai quali magari hanno dato torto etc.
Riepilogando, abbiamo il massimo interesse a NON fare raggiungere il quorum per dare a questi disgraziati un segnale fortissimo: gli italiani NON vogliono che tocchiate la giustizia e i giudici.
È un segnale molto più forte del semplice NO.
La migliore condanna per chi ha concepito quel cumulo di vergognosi quesiti è l'indifferenza.

Da fb.

Sicilia, importante scoperta archeologica: rinvenuto un insediamento preistorico.

 

Importante scoperta archeologica in Sicilia durante un sopralluogo per la realizzazione di una discarica: è stato infatti rinvenuto in insediamento preistorico, di rilevanza archeologica nazionale.

Importante scoperta archeologica in Sicilia, e per la precisione a Carcaci, piccola frazione del Comune di Centuripe. Nei pressi dell’abitato è stato infatti scoperto un insediamento preistorico di rilevanza archeologica nazionale, ancora tutto da studiare. La scoperta è avvenuta durante un sopralluogo del sindaco di Centuripe, Salvatore La Spina, e di alcuni volontari di associazioni del paese, in un’area collinare di proprietà privata nei pressi del quale la Srr Catania provincia nord realizzerà una discarica pubblica di alto valore ecologico.

Al momento è emerso un complesso cimiteriale composto da un sistema di nove tombe a camera, scavate nella roccia. Quelle di forma rettangolare risalgono molto probabilmente all’età del ferro, mentre quelle a forma circolare all’età del bronzo. Altre, invece, sono di certo ancora più antiche. È però probabile che emergano altre testimonianze antiche dell’insediamento: attorno al complesso cimiteriale rimane ancora molto da scavare e, fa sapere il Comune di Centuripe, si presuppone la presenza di un antico villaggio ancora da scavare. Le immagini del luogo sono state già segnalate alla soprintendenza di Enna.

Esente da particolari vincoli, la zona, adiacente a un territorio appartenente al comune di Randazzo, è tuttavia attraversata da un’infrastruttura idrica (che da Ancipa e Pozzillo porta acqua nel Simeto e a Catania) e da diversi ruscelli. Il progetto interessa terreni privati, perlopiù pascoli biologici, nelle contrade Quartodanaro e Bauze dell’isola amministrativa di Spanò, “exclave” randazzese fra Bronte, Centuripe, Regalbuto e Troina.

Per il sindaco di Centuripe, Salvatore La Spina, “l’eccezionale scoperta aggiunge valore al ricco patrimonio archeologico già presente nel nostro territorio. Trovo assurdo che si possa concepire e pianificare una struttura del genere, senza aver prima controllato il territorio, già importante, non solo dal punto di vista ecologico ma soprattutto agricolo e zootecnico. Oltre 500 persone vivono intorno all’area designata per la realizzazione della discarica e migliaia di capi, tra ovini e bovini, pascolano su quei terreni. Un danno incalcolabile per l’economia e per l’agricoltura del territorio. Che ancora nel 2022 si pensi delle discariche in luoghi densamente agricoli, non ha alcun senso. Pronti, quindi, insieme ai comuni limitrofi, agli allevatori ed agli agricoltori della zona, a lottare contro questo sfregio all’ambiente”.

Di seguito alcune immagini del sito appena scoperto.


sabato 4 giugno 2022

Pannelli fotovoltaici notturni: da oggi si può. L’energia ha fatto passi da gigante. - Francesca Bloise

 

Pannelli fotovoltaici notturni: la novità in arrivo promette grandi cose. Tutto è pronto a cambiare per un uso innovativo dell’energia anche a casa. Le specifiche. 

pannelli fotovoltaici diventano sempre di più la scelta fatta dagli italiani per risparmiare sulle bollette e nello stesso tempo per inquinare di meno grazie all’uso dell’energia rinnovabile.

Da un lato i costi dell’energia tradizionale sono altissimi, lo sappiamo, dall’altro i bonus e le agevolazioni in corso danno dei buoni incentivi per imprimere un cambio di rotta ed i risultati evidenti spingono a fare anche di più. Ecco perché anche in Italia si sta assistendo ad un importante passo in avanti verso una maggiore sostenibilità.

I pannelli fotovoltaici come gli impianti eolici domestici funzionano e bene. Hanno però un piccolo limite, dipendere dal sole e dal vento che non sempre sono materialmente disponibili. Oggi però si è fatto un altro passo avanti con i pannelli fotovoltaici notturni che permettono di produrre energia anche di notte. Ti spieghiamo come è possibile.

Pannelli fotovoltaici notturni: ecco come funzionano.

Energia di notte con i pannelli fotovoltaici notturni senza utilizzare batterie e sistemi di immagazzinamento. Tutto questo sarà possibile: lo ha reso noto uno studio pubblicato sulla rivista Applied Physics Letters che ha dimostrato che i pannelli solari raffreddandosi possono comunque produrre energia.

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Le quantità non sono eccessive ma di certo è un grande passo in avanti senza la necessità di andare a modificare l’impianto esistente. I ricercatori hanno dimostrato, infatti, che i pannelli funzionano anche di notte in quanto sono in grado di generare una piccola quantità di elettricità quando la temperatura del pannello aumenta.

Insomma un significativo passo in avanti per la tecnologia ma anche sul fronte della sostenibilità e dei risparmi in quanto i costi delle batterie scendono e nello stesso tempo si ha a disposizione una maggiore quantità di energia da utilizzare nell’arco di tutta la giornata.

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Questo ci fa capire che le energie rinnovabili sono davvero la strada maestra da proseguire non solo per riparare ai danni che abbiamo compiuto negli anni passati nei confronti dell’ambiente ma anche per essere finalmente indipendenti dalle energie fossili.

https://www.orizzontenergia.it/2022/05/13/pannelli-fotovoltaici-notturni-energia-passi-gigante/

Risolto in 36 microsecondi un problema da 9.000 anni.

Chip di un computer quantistico (fonte: Pete Linforth da Pixabay)

Programmando particelle di luce per un computer quantistico.

Appena 36 microsecondi per risolvere un'operazione che avrebbe richiesto almeno 9.000 anni: è il nuovo successo raggiunto dai computer quantistici ed è stato ottenuto programmando, per la prima volta, particelle di luce (fotoni).

Pubblicato sulla rivista Nature, è il primo risultato del genere ottenuto con il processore fotonico programmabile Borealis della startup canadese Xanadu grazie a una tecnica particolarmente innovativa che semplifica lo sviluppo di questi potentissimi strumenti.

"E' un lavoro interessante e che permette un importante passo in avanti nella comprensione profonda delle potenzialità offerte dal calcolo quantistico", ha commentato Simone Severini, direttore del Quantum computing di Amazon Web Services (Aws).

La nuova macchina realizzata dai ricercatori di Xanadu rientra tra i computer quantistici che sfruttano al loro interno i fotoni nel ruolo di qubit, ossia le unità di calcolo dei computer. E' una macchina piuttosto semplice rispetto a quella usata due anni fa da Google, che per prima segnò un sorpasso nei confronti dei computer tradizionali, e che si basa invece sui superconduttori e per funzionare deve essere raffreddata a temperature vicine allo zero assoluto (circa meno 270 gradi).

Il successo di Xanadu è stato quello di riuscire a battere ancora una volta un super computer tradizionale, eseguendo in 36 microsecondi un calcolo che avrebbe invece richiesto almeno 9.000 anni, ma usando ora un processore fotonico programmabile e lavorando a temperatura ambiente. Quello affrontato con i nuovi chip è "un problema davvero difficile, noto come Gaussian Boson Sampling, che richiede tantissimo tempo per essere risolto dai computer tradizionali che non si basano sulla fisica quantistica", ha aggiunto Severini. "Risolverlo - ha proseguito - permette di identificare gruppi di nodi all'interno di una rete complessa, ad esempio per studio delle reti neurali oppure per comprendere l'interazione tra le proteine". Cuore del successo del processore Borealis sviluppato da Xanadu è un nuovo metodo per coordinare l'ingresso dei fotoni all'interno del processore. In questo caso le particelle di luce vengono prodotte da un singolo generatore che realizza una sorta di treno di fotoni allineati. Inserendo i singoli fotoni in speciali anelli (loop) più o meno lunghi diventa possibile sincronizzarli, provocando un ritardo sui primi e riorganizzandone l'entrata nel chip, dove avviene l'elaborazione.

Modificarne la sincronia in forma controllata permette una sorta di riprogrammazione dei possibili momenti di interazione tra i vari fotoni e di fatto avere un nuovo tipo di chip, fatto in questo caso da catene di fibre ottiche interconnesse tra loro e programmabile in base all'operazione che si vuole svolgere. "E' un risultato davvero interessante - ha commentato Fabio Sciarrino, a capo del Quantum Lab del dipartimento di Fisica della Sapienza di Roma - perché è stata raggiunta la quantum supremacy sviluppando una piattaforma che è allo stesso tempo semplice e innovativa: si limita il numero delle componenti necessariee, in modo ingegnoso, si sviluppa di fatto il primo processore fotonico programmabile in regime di quantum supremacy. Il tutto usando fotoni con le stesse caratteristiche di quelli utilizzati nelle telecomunicazioni, e lavorando a temperatura ambiente, ad esclusione di alcune componenti finali".

https://www.ansa.it/canale_scienza_tecnica/notizie/fisica_matematica/2022/06/01/risolto-in-36-microsecondi-un-problema-da-9.000-anni-_df3a2af9-2317-443d-8b93-912e7e7f1469.html

Il direttore dell’Agenzia delle Entrate: “Ci sono 19 milioni di evasori. Devono lavorare fino a ripagare la collettività”.

 

A tanto ammonta il numero dei cittadini con almeno una cartella esattoriale, ha spiegato Ernesto Maria Ruffini: "Hanno fatto i maramaldi per tanti anni, usiamo strumenti che li facciano rientrare in carreggiata. Li abbiamo individuati". E sul "sistema ideale" per combattere l'evasione: "Il mio è quello in cui i cittadini sanno che chi non paga viene intercettato e l'azione viene punita. La pena detentiva non mi convince".

Diciannove milioni di italiani con almeno una cartella esattoriale: 16 milioni di persone fisiche e 3 milioni di società, ditte, partite iva. Evasori, cittadini che devono dei soldi allo Stato per tasse, contributi e multe non pagate. Persone che dovrebbero lavorare “fino a ripagare la collettività”. Numeri (e soluzione) sono detti a chiare lettere dal direttore dell’Agenzia delle Entrate, Ernesto Maria Ruffini. “Li abbiamo individuati”, ha spiegato al Festival internazionale dell’Economia il numero uno dell’agenzia fiscale ragionando attorno agli strumenti per portarli a saldare il debito e al suo “sistema ideale” per la lotta all’evasione. “Il mio è quello in cui i cittadini sanno che chi non paga viene intercettato e l’azione viene punita. Chi è poi così autolesionista da evadere?”, si è chiesto.

“La pena detentiva per chi non paga le tasse non mi ha mai convinto – ha detto – Preferisco mettere in carcere l’evasore così poi fallisce l’attività o farlo lavorare finché non ripaga la collettività? Sono 19 milioni le persone che non pagano le tasse. Li abbiamo individuati, ma a chi conviene metterli tutti in cella?”. Nel conteggio di Ruffini rientrano tutti coloro che hanno una cartella esattoriale, quindi anche persone con multe non pagate. “Hanno fatto i maramaldi per tanti anni, usiamo strumenti che li facciano rientrare in carreggiata. Li abbiamo individuati”, ha spiegato Ruffini.

“Le tasse sono uno strumento per avere uno stato democratico. Pagare le tasse non fa piacere a nessuno e farle pagare fa ancora meno piacere, ma – ha aggiunto Ruffini in un’intervista a La Stampa – è la cartina di tornasole dell’inciviltà di un Paese perché si fanno pagare le tasse ad esempio per retribuire gli stipendi ai medici che ci salvano la vita”. Lo Stato, ha detto ancora, “ha ha dovuto tagliare la spesa sanitaria perché non ci sono abbastanza risorse”. In questa situazione, “dobbiamo essere consapevoli delle nostre scelte, invece si fa finta di nulla, negli anni con la complicità della politica”, avverte.

Già negli scorsi giorni, Ruffini aveva spiegato che nel cosiddetto “magazzino” ci sono circa 1.100 miliardi di euro fra tasse, imposte e contributi da riscuotere. Una cifra monstre solo in parte davvero recuperabile: “Qualche decina di miliardi, o comunque sotto i cento. La stragrande maggioranza dei crediti in magazzino non è riscuotibile”, aveva detto a SkyTg24 specificando che tra quei 19 milioni di soggetti iscritti a ruolo “solo 3 milioni hanno aderito alle diverse rottamazioni e al saldo e stralcio da cui si sono ricavati 20 milioni di euro”.

Una lotta che negli ultimi anni, complice il Covid e il rallentamento della riscossione, ha subito un rallentamento. Ma adesso, aggiunge il numero uno delle Entrate, “la macchina fiscale è tornata alla normalità” e “siamo pienamente operativi perché il legislatore così ci ha chiesto di essere”. Nel 2020 e 2021 “abbiamo sospeso la nostra attività”, quindi “ci è stato detto di ricominciare, abbiamo rimodulato l’attività dividendo nel 2022 il pregresso, abbiamo decine di milioni di atti e stiamo procedendo”. Ora in programma “c’è l’attuazione degli istituti della rateizzazione, c’è il completamento della rottamazione in corso”.

Ruffini è soddisfatto dell’andamento delle dichiarazioni dei redditi precompilate, per l’anno fiscale 2021 ‘attive’ dagli scorsi giorni: “Procedono bene, i cittadini acquisiscono familiarità con questo strumento”. Le prossime tappe? “Stiamo già precompilando i registri dei soggetti commerciali, l’anno prossimo partirà la precompilata Iva”. Quanto alla riforma fiscale “la cosa che mi aspetto – afferma – è la riorganizzazione delle norme. La confusione è enorme”. La priorità è “fare ordine, poi si può vedere quali regole si possono cambiare”, altrimenti “si fa altra confusione”. Sul punto Ruffini era stato chiaro in autunno, quando aveva spiegato che “con 800 leggi il sistema è giungla in cui l’evasore si nasconde” e aveva quindi chiesto al governo un intervento sulla privacy.

https://www.ilfattoquotidiano.it/2022/06/03/il-direttore-dellagenzia-delle-entrate-ci-sono-19-milioni-di-evasori-devono-lavorare-fino-a-ripagare-la-collettivita/6614273/?fbclid=IwAR1xWHCBHvlZzERdbJq7oBnM8vm2m7zXZCxZJ8VlQcRU1LiXn7cwSPrmOKI#

Rinnovabili, l’ultima frontiera arriva dagli abissi marini. Il caso del Giappone: “Qui la corrente Kuroshio potrebbe generare il 60% dell’attuale capacità del Paese”. - Luisiana Gaita

 

Non solo flussi oceanici, ma anche maree e onde: vantaggi e limiti dei progetti. Il fenomeno Tokyo: i flussi permettono al sistema “una generazione di energia del 50-70%”, secondo una ricerca di Bloomberg Net, dunque maggiore rispetto a circa il 29% dell’eolico onshore e il 15% del solare.

Una turbina sottomarina gigantesca, che assomiglia a un aeroplano, da ancorare sul fondo del mare perché sfrutti l’energia della seconda corrente più potente al mondo, quella di Kuroshio, che corre lungo la costa orientale del Giappone. Il piano è questo e l’energia prodotta dalla turbina Giant Deep Ocean, al contrario di ciò che accade oggi per altre rinnovabili come l’eolico e il solare (che dipendono dalle ore del giorno e dalle condizioni atmosferiche), sarebbe una fonte di elettricità costante e affidabile. Da più di dieci anni, la multinazionale industriale giapponese IHI Corporation ha sviluppato il prototipo Kairyu, una macchina da 330 tonnellate con due ventole a turbina controrotanti e una fusoliera centrale che ospita un sistema di regolazione dell’assetto, progettata per essere ancorata a una profondità di 30-50 metri. Nella produzione commerciale, però, le turbine ricaveranno energia dalle corrente di Kuroshio, il corrispettivo della corrente del Golfo per l’oceano Atlantico, trasportando acqua calda tropicale verso il Polo Nord.

I test e il potenziale della corrente di Kuroshio – Come raccontato da Bloomberg, a febbraio 2022 la multinazionale giapponese ha completato uno studio dimostrativo sulla tecnologia durato tre anni e mezzo e condotto insieme alla New energy and industrial technology development organization (Nedo). Il sistema è stato testato nelle acque intorno alle isole Tokara, nel sud-ovest del Giappone, agganciando Kairyu a una nave a cui è stata inviata energia. La nave è stata prima indotta a generare artificialmente una corrente, e poi le turbine sono state sospese in quella di Kuroshio. Secondo la multinazionale e Nedo, solo il prototipo potrebbe generare 100 kilowatt di potenza stabile, ma l’azienda prevede di lavorare a un sistema che arrivi a 2 megawatt e che potrebbe essere operativo dal prossimo decennio. Nedo stima che la corrente di Kuroshio potrebbe potenzialmente generare fino a 200 gigawatt, circa il 60% dell’attuale capacità del Giappone. Secondo l’Ocean Energy Systems, collaborazione intergovernativa istituita dall’Agenzia internazionale per l’energia, entro il 2050 a livello globale potrebbero essere distribuiti più di 300 gigawatt di energia oceanica. Che è solo una delle fonti di energia che arrivano dal mare, insieme a quelle ricavate da ondemaree, gradienti di salinità e di temperatura, che sfrutta la differenza di temperatura tra la superficie e le profondità dell’oceano.

Il confronto con le rinnovabili non programmabili – Soprattutto dopo l’incidente nucleare di Fukushima, anche in Giappone si è investito soprattutto in eolico e solare, tecnologia nella quale Pechino è terzo produttore mondiale. Il primo vantaggio delle correnti oceaniche, però, è la loro stabilità: si tratta di masse d’acqua che scorrono a lungo senza mescolarsi tra di loro, con una direzione e una velocità quasi costante. In termini di capacità, questo permette al sistema “una generazione di energia del 50-70%”, secondo una ricerca di Bloomberg Net, dunque maggiore rispetto a circa il 29% dell’eolico onshore e il 15% del solare. Pur investendo molto nell’eolico offshore, inoltre, il Giappone è anche meno avvantaggiato rispetto ai Paesi europei che si trovano a latitudini più elevate e sono esposti ai venti predominanti da ovest e, dunque, sta puntando molto sulla ricerca e sullo sviluppo di tecnologie che sfruttano il mare.

Il Giappone investe sul mare. E non è solo – Il gigante giapponese Mitsui OSK Lines Ltd., una delle più grandi compagnie di navigazione del mondo, ha investito in Bombora Wave Power, pluripremiata compagnia energetica fondata nel 2012 in Australia, ma che oggi ha sede nel Galles, che ha messo a punto il convertitore di energia delle onde mWave™. Con l’investimento si punta a esplorare il potenziale della tecnologia in Giappone e in Europa. Sempre la Mitsui OSK Lines è impegnata nel progetto di avvio di una centrale che sfrutti la conversione dell’energia termica oceanica (OTEC). Oggi gestisce un impianto dimostrativo da 100 kW ad Okinawa, ma l’obiettivo è di arrivare a una potenza di 1.000 kW entro il 2025. La Kyuden Mirai Energy, unità rinnovabile della Kyushu Electric, invece, inizia quest’anno un test da 650 milioni di yen (5,1 milioni di dollari) per produrre un megawatt di energia delle maree intorno alle isole Goto, nel Mar Cinese Orientale. Tra le tecnologie per l’energia marina, in effetti, a contare sui progressi più veloci, anche in termini di costi, è quella che utilizza il flusso delle maree. Lo sanno bene in Scozia, dove la Orbital Marine Power ha lanciato nel 2021 la turbina marina 02 che, alle Orcadi, la scorsa estate ha iniziato a immettere in rete energia sfruttando le correnti di marea. È scozzese anche la Sustainable Marine, con le sue turbine galleggianti, vuole sfruttare le correnti di marea da record della Baia di Fundy, tra la Nuova Scozia e il Nuovo Brunswick, in Canada. Ma ci sono diverse società e progetti in tutto il mondo, Stati Uniti compresi.

Le energie del mare, vantaggi e svantaggi a confronto – Questo perché, sebbene i flussi di marea non durino 24 ore, tendono ad essere più forti delle correnti oceaniche profonde. Tornando alla corrente di Kuroshio, infatti, questa scorre da 1 a 1,5 metri al secondo, rispetto ai tre metri al secondo di alcuni sistemi di marea. E non si tratta dell’unica difficoltà da affrontare: sebbene le correnti oceaniche potrebbero fornire l’energia costante sufficiente per ridurre la necessità di stoccaggio e la dipendenza dai combustibili fossili, questo dipende in primis dalla posizione e dalla forza delle correnti, oltre che da una serie di altri fattori come l’accesso a mercati e reti, i costi di manutenzione, ma anche gli eventuali impatti ambientali. La prima sfida è quella di costruire un sistema che possa generare energia da correnti che non sono particolarmente forti. Nel caso del Giappone, le correnti oceaniche profonde offrono una serie di vantaggi. Oltre al potenziale di quella di Kuroshio, ci sono i limiti delle fonti alternative. Qui, infatti, “l’energia delle onde è moderata e instabile durante tutto l’anno – ha spiegato a Bloomberg Ken Takagi, professore di politica della tecnologia oceanica presso la Scuola di specializzazione in Scienze di frontiera di Tokyo – mentre le aree con forti correnti di marea tendono ad avere un intenso traffico marittimo”, fattore che non incide sulla corrente oceanica profonda. Anche il gradiente termico è maggiore nelle regioni tropicali.

Le sfide del progetto – Rispetto all’impatto sull’ecosistema marino, IHI dichiara di aver condotto una valutazione ambientale prima di avviare il progetto e di utilizzare i risultati dei test per esaminare qualsiasi impatto sull’ambiente marino e sull’industria della pesca. Altra sfida è relativa alla difficoltà di costruire un impianto sott’acqua, abbastanza robusto da resistere anche a condizioni ostili. “A differenza dell’Europa, che ha una lunga storia di esplorazione petrolifera del Mare del Nord, il Giappone ha poca esperienza con le costruzioni offshore” ha spiegato Takagi. È poi c’è la questione economica: i costi del progetto e dell’energia oceanica devono essere competitivi. Su larga scala IHI mira a generare energia a 20 yen per kilowattora, mentre in Giappone il solare è a 17 yen e l’eolico offshore a circa 12-16 yen.

https://www.ilfattoquotidiano.it/2022/06/03/rinnovabili-lultima-frontiera-arriva-dagli-abissi-marini-il-caso-del-giappone-qui-la-corrente-kuroshio-potrebbe-generare-il-60-dellattuale-capacita-del-paese/6613807/#