venerdì 27 giugno 2025

Museo di scienze oceaniche in Cina.

 

È proprio come un'astronave... l'impressionante museo di scienze oceaniche in Cina.
È il più grande museo di scienze marine del mondo situato a Zhuhai. Ha una superficie totale di 370.000 metri quadrati.

Cappadocia - Turchia

 

La Cappadocia, una terra magica nel cuore della Turchia, è da tempo legata a leggende mistiche e paesaggi unici. Secondo il folklore turco, un tempo era abitata da esseri umani e fate, finché una storia d'amore tra loro non fece infuriare la regina delle fate. Questa, trasformò tutte le fate in colombe e le imprigionò nelle strutture rocciose, mentre gli esseri umani furono condannati a prendersene cura. Ancora oggi, le colombe vivono in Cappadocia, e le montagne rocciose della regione sono scolpite con piccoli fori che fungono da nidi. La popolazione locale continua a prendersi cura di loro, utilizzando i loro escrementi come fertilizzante per i campi, specialmente nella Valle delle Colombe, tra Goreme e Uchisar.
L'immagine più iconica della Cappadocia sono le "canne delle fate": alte colonne di pietra che possono raggiungere i 40 metri, con cime coniche che sembrano sfidare la gravità. Queste colonne, modellate dall'erosione del tempo e dagli agenti atmosferici, sono il risultato di una combinazione di roccia vulcanica morbida (tufo) e basalto più resistente.
Oltre ad essere rifugi per le colombe, i fori nelle rocce sono stati utilizzati anche dagli esseri umani come abitazioni. Per migliaia di anni, queste "canne delle fate" sono diventate un simbolo della terra di Cappadocia, e gli abitanti del luogo le chiamano spesso "kale" (castelli).
Ma oltre alle imponenti colonne, un intero mondo diverso si nasconde sotto terra in Cappadocia. Gli antichi Ittiti iniziarono a costruire città sotterranee per sfuggire ai nemici, che in seguito furono utilizzate dai cristiani perseguitati come rifugio. Nella zona sono state scoperte circa 40 città sotterranee, tra cui le più famose sono Derinkuyu e Kaymakli, che possono raggiungere una profondità di 100 metri.
La Cappadocia è una terra di affascinanti misteri e leggende, un luogo dove storia, cultura e natura maestosa si intrecciano, attirando turisti da tutto il mondo pronti a esplorarla.

Si vis bellum, spara balle. - Marco Travaglio

 


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giovedì 26 giugno 2025

Sul nucleare iraniano sterminati branchi di castronerie. - di Massimo Zucchetti

 Insegno al MIT un corso dal titolo: “Protect yourself at all times. Nuclear proliferation and control strategies through technology“.

Nonostante quello che mi hanno fatto, l’anno prossimo lo terrò anche al Politecnico di Torino, in un corso di dottorato.
La prima frase del titolo è quello che dicono gli arbitri ai due pugili prima dell’incontro.
Succede che il sottoscritto sia il maggior esperto italiano di disarmo nucleare. E’ un fatto, non una vanteria. C’è una classifichina internazionale piena di stranieri, perché in Italia – essendo un paese di servi asservito agli USA – pochi *tecnologi* se ne occupano. Sono, bontà loro, il primo italiano in codesto elenco, se si escludono colleghi che lavorano per la IAEA, ma quando sei lì rinunci naturalmente alla tua “nazionalità”.
Ho partecipato ai negoziati per l’accordo JPCOA con l’Iran nel 2015.
Leggo in questi giorni – da buoni e cattivi – castronerie a branchi. Sterminati branchi di castronerie.
Proviamo a smentirle, non si sa mai che uno su un milione capisca in quale oceano di bullshit lo stanno affogando.
1) L’Iran NON ha la bomba atomica. Non ci è neanche vicino, ad averla.
2) La IAEA ha ultimamente intensificato la frequenza delle sue ispezioni, dati i timori USA sulla non-adempienza dell’Iran ad alcune regolette, soprattutto sull’arricchimento dell’uranio. USA e Iran stavano facendo colloqui bilaterali, Trump al solito giocava sporco, mettendo avanti dei proclami ideologici del direttore della IAEA che purtroppo non è un El Baradei, ma un amico del “carota”. Gli Iraniani facevano notare che nei rapporti ufficiali degli ispettori IAEA non c’erano dati che giustificassero tutto il cancan di Trump, che però quando va in fissa, difficile farlo ragionare. Ma pian piano si sarebbe arrivati a un accordo.
3) La IAEA è fatta apposta per quei controlli: dato che abbiamo “convinto” gli iraniani a firmare il Protocollo Aggiuntivo del TNP, ha potere di intromissione totale nel nucleare iraniano: ispezioni a sorpresa, controlli distruttivi, etc. sappiamo davvero tutto, anche quante volte vanno al bagno.
4) In 80 anni, la tecnologia nucleare bellica ha fatto molti passi avanti, bimbi belli, non si parla più di “bombe atomiche” come ai tempi di Oppenheimer, ma di ordigni come minimo a tre stadi fusione-fissione-fusione termonucleare. La “bomba atomica” vecchio stile è solo più un innesco per le moderne bombe. E per queste, NON SERVE una bomba all’Uranio, ma al Plutonio weapons-grade a implosione: parlando come al tempo dei nonni, qualcosa di simile al Fat Man caduto su Nagasaki.
5) Quindi, tutte queste beghe sull’arricchimento dell’uranio sono senza senso, oggi la strada per dotarsi di un’arma termonucleare non passa più attraverso l’Uranio arricchito, ma attraverso il Plutonio: ln Iran in questo momento non c’è un grammo di Plutonio weapons-grade. I controlli sono così stretti che li teniamo letteralmente per le palle. Certamente, uno può in teoria pensare ancora a fabbricare una bomba all’uranio arricchito al 90% come Little Boy: è un vicolo cieco e da 70 anni non le fa più nessuno, però è sempre una atomica. L’Iran è lontanissimo da questo. Piccolo partitolare: 90% è l’arricchimento richiesto, la disputa USA-Iran riguardava se loro avessero superato il limite imposto dal JPCOA, intorno al 3,5%. Si noti che il JPCOA del 2015, per il quale si son sudate sette camicie, è stato denunciato proprio dagli USA. I quali per metterla in caciara hanno addirittura chiesto che l’Iran NON arricchisse più l’Uranio. Al che gli iraniani han chiesto: e i nostri reattori con cosa li facciamo funzionare? A brillantina?
6) Israele, che di punto in bianco si sostituisce alla IAEA e al TNP, al diritto internazionale a suon di bombe, sa bene queste cose. E comunque da che pulpito: Israele non ha mai sottoscritto il TNP (gli altri stati-canaglia come loro si contano sulle dita di una mano) perché “non vuole controlli” per “motivi di sicurezza“. Ed ha circa 150 ordigni termonucleari “mai dichiarati” e pronti all’uso.
7) La Russia, la Cina, la DPRK non aiuteranno mai l’Iran fornendo loro assistenza per sviluppare atomiche o addirittura dandogliele “chiavi in mano”; verrebbero beccate ALL’ISTANTE e sarebbero guai serissimi.
8 ) Anche se le installazioni nucleari iraniane sono state bombardate, non si tratta di esplosioni atomiche, ma di contaminazioni radioattive localizzate che sono davvero un piccolo problema rispetto a questo enorme casino.
Mi fermo qui.
Qualche volta sogno di aprire la TV e ascoltare un giornalista o un politico fare su questi argomenti un discorso sensato e privo di minchiate da ignoranti.
Esempio *per assurdo* di discorso “sionista”: “beh Israele vuole l’egemonia nell’area, è una potenza nucleare bellica, non tollera l’Iran, e ha deciso – vista l’impunità di cui gode, specie ultimamente – di infliggergli un’umiliazione cosmica, colpirlo nel loro punto di orgoglio, il loro programma nucleare. Che non è un pericolo: ma è dove abbiamo potuto dar loro una bella ridimensionata. Questo può portare all’escalation e alla guerra? Eccoci, siamo qua pronti. Siete solo chiacchiere e distintivo: chiunque ci dà un minimo fastidio, lo attacchiamo e lo facciamo a pezzi“.
Ecco. Nessun “erano a due settimane dall’aver la bomba“, “ci sentivamo minacciati“, “bombardiamo per la liberazione delle donne“…
Basta castronerie!
* docente di Radiation Protection, Tecnologie Nucleari, Storia dell’energia, Centrali nucleari al Politecnico di Torino, più volte componente delle missioni Onu di verifica del rispetto dei trattati di non proliferazione nucleare, indicato nella cinquina finale dei candidati al Premio Nobel per la Fisica nel 2015.

Valle di Tashyaran - Usak - Turchia.

 

Una serie di canyon e chine piene d'acqua su entrambi i lati formano un'oasi con acque turchesi situata tra formazioni rocciose di arenaria ad alta quota,
Valle di Tashyaran - Usak
La Valle di Ta şyaran sull'autostrada U şak-Izmir che dista circa 45 km dal centro della città; si è formata a seguito di acqua, vento e movimenti tettonici. Le rocce che ricoprono la valle di diversi colori partendo da terra sembrano la tavolozza di colori di un pittore.

mercoledì 25 giugno 2025

Stragi mafia: pista nera, spunta verbale vertice con Borsellino.

 

(AGI) – Caltanissetta, 25 giu. – A 33 anni di distanza dalle stragi di mafia, spunta un documento sull’eccidio di Capaci nel quale compare la firma del giudice Paolo Borsellino. Si tratta di un verbale, risalente a una riunione svoltasi a Palermo il 15 giugno 1992 – in mezzo dunque ai due attentati di Capaci e via D’Amelio – e alla quale presero parte Pietro Giammanco, procuratore capo, Vittorio Aliquo’ e Borsellino, procuratori aggiunti, Vittorio Teresi, sostituto procuratore, e Pietro Maria Vaccara, sostituto procuratore a Caltanissetta. Nel verbale emerge che i magistrati presenti alla riunione si scambiarono informazioni riguardanti la strage di Capaci e altre informazioni sulle intercettazioni telefoniche e ambientali disposte nei confronti del collaboratore di giustizia Alberto Lo Cicero (nel frattempo deceduto) e della sua ex compagna Maria Romeo, nel corso delle quali si accennava proprio all’attentato di Capaci. “Convengono i presenti – si legge nel verbale del 15 giugno 1992 – sulla opportunita’ che dette intercettazioni proseguano a cura della procura della Repubblica di Palermo, concernendo esse piu’ ampio tema di indagine, e con l’intesa che ogni elemento che emerga circa l’omicidio del dr. Falcone verra’ immediatamente comunicato alla procura della Repubblica di Caltanissetta”. “E’ sconvolgente – dice ad AGI l’avvocato Fabio Repici, legale di Salvatore Borsellino – aver reperito solo a trentatrè anni di distanza dalla strage di via D’Amelio un documento procedimentale sull’omicidio di Falcone nel quale compare la sottoscrizione di Borsellino”. A tal proposito, l’avvocato Repici, ha chiesto, alla gip di Caltanissetta, Graziella Luparello, mediante il deposito di una memoria difensiva, di sospendere la camera di consiglio e di fissare una nuova udienza, sull’eventuale archiviazione della ipotizzata pista nera per la strage di via D’Amelio “al fine di rimediare – sottolinea Repici – a un grosso difetto procedimentale che si e’ creato con la mancata conoscenza (da parte del sottoscritto difensore e, quel che e’ ancora peggio, della giudice) di alcuni atti che non solo erano gia’ nella disponibilita’ della procura della Repubblica, ma che avevano trovato discovery in altro procedimento, che si trova addirittura in corso di istruttoria dibattimentale”. Nell’udienza svoltasi lo scorso 23 giugno, nell’ambito del processo che si celebra a Caltanissetta nei confronti dell’ex maresciallo Walter Giustini, accusato di depistaggio e calunnia, e Maria Romeo, ex compagna di Lo Cicero, accusata di false dichiarazioni al pm, il magistrato Vittorio Teresi, persona offesa nel dibattimento, chiamato a testimoniare, ha dichiarato che non ricordava l’oggetto della discussione riguardante la riunione che si svolse alla procura di Palermo il 15 giugno 92.

“Il dottor Teresi – rileva l’avvocato Repici – ha riferito al tribunale che egli, all’epoca dei fatti, pur componente della Dda di Palermo, si occupava degli affari criminali della provincia di Agrigento e non di quelli di Palermo, operando sotto il coordinamento del procuratore aggiunto Paolo Borsellino. Teresi ha aggiunto che al tempo aveva rapporti particolarmente assidui con Borsellino, tanto da essere rimasto in sua compagnia nel suo ufficio fino alle 14 di sabato 18 luglio 1992. Per tale ragione, ha sostenuto Teresi, Borsellino, oltre a essere il suo fisiologico e istituzionale punto di riferimento, era anche destinatario di informative su ognuna delle attivita’ di qualche rilievo che lo stesso Teresi espletava. Gia’ questo spiega come Borsellino ebbe sicuramente conoscenza nell’immediatezza della relazione di servizio del 1 giugno 1992. Lo Cicero aveva espressamente riferito a Teresi del controllo, da parte del boss Lorenzo Mariano Tullio Troia, attraverso una societa’ intestata alla moglie, dei ‘lavori di movimento terra e di trasporti e di lavori stradali in una vasta zona dei comuni di Palermo e Capaci, compresa la zona prospiciente l’autostrada Palermo-Trapani e l’aeroporto di Punta Raisi’. Vi si legge ancora: ‘In particolare ha precisato che uno dei prestanome di cui il Troia si avvale per la gestione di ditte operanti in Capaci sarebbe tale Senzale, anch’esso appartenente a Cosa nostra. Riferisce che ha conosciuto presso la villa del Troia l’onorevole Lo Porto, che piu’ volte si sarebbe intrattenuto a cena dallo stesso, e che un nipote o cugino del Lo Porto sarebbe proprietario di una villa nello stesso complesso'”. “La relazione di servizio di Teresi – rileva ancora l’avvocato Repici – si conclude con l’indicazione dell’avvenuta raccolta di quelle informazioni gia’ da parte dei carabinieri nel corso di intercettazioni ambientali curate dallo stesso Teresi. Vi sarebbe tra l’altro prova documentale dell’interesse di Borsellino sulle rivelazioni di Lo Cicero, consistente in un’informativa dei carabinieri del 1988 a firma dell’allora Maggiore Mauro Obinu su imprese vicine a Cosa Nostra operanti a Palermo e nel territorio di Capaci. In particolare – scrive Repici nella memoria difensiva trasmessa al giudice Luparello – in quella informativa del Maggiore Obinu, tra l’altro, erano comparsi riferimenti a Giuseppe Sensale, che era oggetto delle rivelazioni di Lo Cicero della primavera-estate 1992″. Il tenente Carmelo Canale, deponendo in Corte d’Assise a Caltanissetta il 5 ottobre 1995, riferi’ che Borsellino, interessato a individuare gli autori della strage di Capaci, gli aveva fatto cercare un rapporto a firma del maggiore Obinu”. Si tratterebbe proprio del rapporto in cui erano riportate le dichiarazioni rese da Lo Cicero e che erano state oggetto dell’informativa dei carabinieri finite sul tavolo della riunione del 15 giugno 92 alla quale partecipo’ anche Borsellino.

(AGI)

https://www.19luglio1992.com/stragi-mafia-pista-nera-spunta-verbale-vertice-con-borsellino/

Il latte dei vecchi.

 

Nelle profondità delle grotte italiane si nasconde il "Latte dei Vecchi". Il nome vi suona familiare? Tranquilli, non l'avete mai sentito prima.
Immaginate di entrare in una grotta antica e trovare una sostanza bianca e cremosa che sembra latte fresco. Vi sembrerà incredibile, ma non è cibo. Non è nemmeno un minerale innocuo.
È una pasta vivente. Una pasta fatta di batteri.
Pensate un po': milioni di microrganismi che da secoli vivono nelle nostre grotte, adattandosi al buio e al freddo, creando questa sostanza dall'aspetto così ingannevole.
Ma ecco la parte più straordinaria. I ricercatori stanno scrutando questa "fabbrica batterica" sotterranea con occhi diversi. Cosa cercano esattamente?
Gli antibiotici del futuro.
Questi batteri antichi, sopravvissuti in condizioni estreme, potrebbero contenere la chiave per sconfiggere le infezioni più resistenti ai farmaci attuali. Una vera rivoluzione medica nascosta sotto i nostri piedi.
Chi l'avrebbe mai detto che la salvezza contro le superbatteri del domani si trovasse in una pasta di batteri del passato, nascosta nelle viscere delle nostre grotte?
A volte il futuro della scienza si scrive nei luoghi più inaspettati.

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