lunedì 18 agosto 2025

LE UNICHE PAROLE SENSATE VENGONO DAL GEN. DELLA FOLGORE MARCO BERTOLINI. -

 

“Rendiamocene conto prima, soprattutto per il bene dei nostri figli e di chi verrà dopo di noi, perché dopo sarà troppo tardi. La UE di Ventotene, di Spinelli e della Pace, non esiste più, se mai fosse esistita. È morta con il sostegno guerrafondaio dato all'Ucraina e con la guerra contro la Federazione Russa. Ora è nelle mani di luridi avventurieri che, per proprio tornaconto e vile danaro, si riuniscono sotto il comando di una nazione, il Regno Unito, che ha ripudiato l'Europa unita fuoriuscendone con un referendum ed ora, mettendosi a capo dei restanti Paesi europei, vuole portarci tutti in guerra per realizzare il suo obiettivo storico, quello di distruggere la Russia per smembrarla in tanti piccoli stati vassalli e depredarne con il loro classico spirito colonialista le sue immense risorse.
Le elites europee, immemori delle catastrofi verso cui sono andati incontro tutti coloro che, dalla Confederazione polacco-lituana nel 1632-1634 all'Impero svedese nel 1788-1790 , da Napoleone nel 1813 a Hitler nel 1941, hanno tentato di conquistare i territori russi, oggi vorrebbero di nuovo attaccare la Russia portando ancora una volta guerra e distruzione in Europa.
Il paradosso è che questa guerra la vogliono tutti coloro che hanno sbandierato fino ad ora i colori della pace e ciarlato di Europa di Pace, di Libertà e di Democrazia proprio nel momento in cui USA e Federazione Russa stanno trovando un accordo di pace. Falsi, più falsi di una banconota da 1€.
Per questo motivo spero vivamente che questa orribile U.E, oligarchica, guerrafondaia, autoritaria e antipopolare, fallisca presto e che Stati veramente sovrani trovino forme di collaborazione e cooperazione diverse da quelle attuali tendenti alla Pace e al benessere sociale ed economico dei loro cittadini.”

domenica 17 agosto 2025

Per i media mainstream il vertice Putin – Trump è fallito: e invece ecco perchè è stato un successo verso la pace. - Di Tarik Cyril Amar, Rt.com

 

Di Tarik Cyril Amar, Rt.com

Non aspettatevi che i media mainstream occidentali, i politici dell’Europa NATO-UE o il regime di Zelensky ed i suoi surrogati lo ammettano, ma non c’è dubbio che il vertice in Alaska tra i presidenti russo e americano sia stato un successo. Non è stata una svolta, ma chiaramente è stato qualcosa di più di un evento del tipo “è positivo che almeno stiano parlando”.

Non è stato paragonabile all’incontro di Ginevra tra il presidente russo Vladimir Putin e l’allora presidente americano Joe Biden nel 2021, che era destinato a fallire a causa dell’arrogante intransigenza dell’amministrazione Biden.

Fondamentalmente, stavolta entrambe le parti – no, non solo una – hanno ottenuto ciò che gli esperti occidentali amano definire “vittorie”: gli Stati Uniti hanno dimostrato agli europei dell’UE-NATO che sono loro e solo loro a decidere quando e come parlare con la Russia e con quali obiettivi. I vassalli europei trovano difficile da comprendere perché si tratta di una vera e propria attuazione della sovranità, qualcosa che non hanno e non vogliono più.

La Russia, da parte sua, ha dimostrato di poter negoziare mentre i combattimenti continuano e di non avere alcun obbligo giuridico o morale – né alcuna pressione pratica – di cessare i combattimenti prima che i negoziati producano risultati che ritenga soddisfacenti.

Il fatto che sappiamo così poco – almeno a questo punto – sul contenuto specifico e dettagliato dei colloqui al vertice e sui loro risultati è, in realtà, un segno di serietà. È così che funziona la diplomazia degna di questo nome: con calma, riservatezza e pazienza, prendendosi il tempo necessario per ottenere un risultato dignitoso e solido.

In tale contesto, il rifiuto esplicito del presidente degli Stati Uniti Donald Trump di rendere pubblici i punti di disaccordo che permangono e che hanno impedito per ora una svolta è un segnale molto positivo: è chiaro che egli ritiene che tali punti possano essere chiariti nel prossimo futuro e che quindi meritino discrezione.

Tuttavia, abbiamo alcuni indizi che consentono di avanzare ipotesi plausibili sull’atmosfera del vertice: non sorprende che entrambi i leader non abbiano nascosto il loro rispetto e persino la loro cauta simpatia reciproca. Anche questo è positivo, come lo è sempre stato. Ma di per sé ciò non può portare a un accordo sull’Ucraina o a una più ampia politica di normalizzazione (o forse anche a una nuova distensione, se siamo tutti molto fortunati). Per questo, sia Trump che Putin sono troppo seri nel difendere gli interessi nazionali.

Ancora più significativo è il fatto che, subito dopo l’incontro, Trump abbia utilizzato un’intervista alla Fox News per affermare tre cose importanti. Ha confermato che sono stati compiuti “molti progressi”, ha riconosciuto che il presidente russo vuole la pace e ha detto a Zelensky di “concludere un accordo”. Quando Putin, in una breve conferenza stampa, ha avvertito Bruxelles e Kiev di non cercare di sabotare i colloqui, Trump non ha contraddetto il leader russo.

Gli eventi commemorativi che hanno accompagnato il vertice hanno trasmesso più di un messaggio. Onorare pubblicamente l’alleanza americano-russa (allora sovietica) della Seconda guerra mondiale implicava ovviamente che i due paesi avessero allora cooperato intensamente al di là di un profondo divario ideologico, che oggi non esiste più.

Ma probabilmente c’era un secondo messaggio sottile: un altro alleato della Seconda guerra mondiale, spesso ingiustamente “dimenticato” (secondo le parole dello storico Rana Mitter), era, dopo tutto, la Cina.

In questo senso, il ricorso deliberato e ripetuto di Putin alla memoria della cooperazione tra Washington e Mosca era anche un ulteriore segnale che la Russia non sarebbe stata disponibile ad alcuna fantasia “”Kissinger alla rovescia” volta a dividere il partenariato Mosca-Pechino.

Trump ha già avuto colloqui telefonici con Kiev e con le capitali dell’UE. Anche in questo caso, sappiamo poco. Tuttavia, è interessante notare che nulla di ciò che abbiamo sentito su queste conversazioni indica un altro cambiamento di opinione da parte di Trump. Almeno per ora, il presidente americano sembra lasciare poche speranze ai bellicisti europei e al regime di Kiev che si schiererà nuovamente contro Mosca. Secondo alcune fonti, Trump potrebbe aver modificato la sua posizione avvicinandosi a quella della Russia, preferendo i colloqui di pace alla richiesta ucraina di concentrarsi prima solo su un cessate il fuoco.

Ciò ha senso, soprattutto perché loro e i media mainstream allineati con loro non riescono a smettere di dare lezioni a Trump su quanto lo considerino credulone. C’è da sperare che il presidente degli Stati Uniti ne abbia abbastanza di Zelensky, Bolton, del New York Times e compagnia bella che gli dicono pubblicamente che è uno sciocco che sta per farsi ingannare dai cattivi russi. La punizione adeguata per queste offensive sciocchezze è assicurarsi che i loro stessi autori si rivelino del tutto irrilevanti.

Questa è la questione più importante per il futuro di ciò che è stato avviato con successo (o, in realtà, continuato pubblicamente) al vertice in Alaska.

La Russia è stata estremamente coerente e non dà alcun segno di voler diventare meno prevedibile. Ma l’Occidente è stato litigioso e instabile. Questo è il momento in cui Washington deve attenersi a un percorso di normalizzazione con Mosca, indipendentemente da ciò che vogliono i suoi clienti europei e il regime ucraino.

Ironia della sorte, non ascoltarli troppo, se necessario, è la cosa migliore anche per i loro cittadini.

Di Tarik Cyril Amar, Rt.com

16.08.2025

Tarik Cyril Amar. Storico tedesco che lavora presso l’Università Koç di Istanbul, esperto di Russia, Ucraina ed Europa orientale, storia della Seconda guerra mondiale, guerra fredda culturale.

Fonte: https://www.rt.com/news/623066-alaska-summit-success-last/Traduzione a cura della Redazione di ComeDonChisciotte.org


https://comedonchisciotte.org/per-i-media-mainstream-il-vertice-putin-trump-e-fallito-e-invece-ecco-perche-e-stato-un-successo-verso-la-pace/

PEPE ESCOBAR: LO SCONTRO TRA L’ORSO E L’AQUILA IN ALASKA - Di Old Hunter

 

Tutti gli occhi puntati sull’Alaska.
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Lo scontro tra Orso e Aquila fa parte di una sorprendente accelerazione della storia nell’estate del 2025.
Due settimane dopo l’Alaska, si terrà il vertice annuale della Shanghai Cooperation Organization (SCO) a Tianjin, in Cina. L’indiano Narendra Modi e l’iraniano Masoud Pezeshkian si uniranno, tra gli altri, a Xi Jinping e Vladimir Putin allo stesso tavolo.
Un tavolo BRICS/SCO.
Il 3 settembre, a Pechino, si celebra l’80° anniversario di quella che viene ufficialmente definita la vittoria della “Guerra di resistenza del popolo cinese contro l’aggressione giapponese e della guerra mondiale antifascista”. Putin è l’ospite d’onore. La prova generale, con 22.000 partecipanti, si è svolta lo scorso fine settimana in Piazza Tienanmen.
Lo stesso giorno, a Vladivostok, in Russia, si apre l’Eastern Economic Forum, che discuterà di tutto ciò che riguarda l’impegno della Russia per lo sviluppo dell’Artico e della Siberia orientale, l’equivalente della campagna cinese “Go West” iniziata alla fine degli anni ’90. Saranno presenti i principali attori eurasiatici. Putin interverrà alla sessione plenaria il 5 settembre.
Nel frattempo, i principali leader dei BRICS, Cina, Russia, Brasile e India, sono attivamente coinvolti in una raffica di telefonate per coordinare una risposta collettiva alle guerre tariffarie, parte della guerra ibrida dell’Impero del Caos contro i BRICS e il Sud del mondo.
Come Trump punta a vincere in termini di pubbliche relazioni.
Vediamo come l’Alaska sta preparando il terreno per qualcosa di molto più grande. Il vertice è stato annunciato in seguito a quella che il consigliere di Putin Yuri Ushakov
ha definito concisamente come “una proposta da parte americana che riteniamo del tutto accettabile“.
Questa frase è stata l’unica osservazione del Cremlino, in contrasto con l’incessante attacco verbale proveniente da Washington. Il fatto che il Cremlino abbia anche solo preso in considerazione l’offerta americana significa un implicito riconoscimento di ciò che la Russia sta realizzando sul campo di battaglia e in ambito geoeconomico.
Tempismo. Perché ora? Soprattutto dopo che Trump aveva minacciato di imporre dazi agli acquirenti di petrolio russo? In sostanza, perché l’intelligence militare in alcuni silos dello Stato profondo ha fatto i conti e ha finalmente ammesso che la lunga guerra per procura in Ucraina è persa.
Inoltre, Trump vuole personalmente superare la situazione per concentrarsi sui prossimi capitoli delle Forever Wars, incluso quello che conta davvero: contro la sua “minaccia esistenziale”, la Cina.
Dal punto di vista di Mosca, condizionato dai risultati positivi della sua calibrata guerra di logoramento, i fatti sul campo di battaglia delineano chiaramente l’operazione militare speciale in corso – e nessun cessate il fuoco; al massimo una pausa “umanitaria” di qualche giorno. Gli americani vogliono un cessate il fuoco di almeno qualche settimana.
Riconciliare le prospettive di entrambe le parti sarà un’impresa ardua. Tuttavia, l’Alaska è solo l’inizio: il prossimo incontro è già in programma nella Federazione Russa, secondo Ushakov.
Le motivazioni di Trump sono facilmente identificabili: creare l’impressione che gli Stati Uniti si stiano tirando fuori dal caos; una sorta di tregua; e tornare a fare affari con la Russia, soprattutto nell’Artico.
Parallelamente, nell’ipotesi di un accordo di qualsiasi tipo, lo Stato profondo non riconoscerà mai le nuove regioni russe, nemmeno Donetsk e Lugansk, e cercherà di riarmare l’Ucraina, “guidandola da dietro le quinte”, per un’ulteriore guerra condotta dalla NATO.
Quindi l’abisso tra Stati Uniti e Russia si riflette nell’abisso interno americano – e soprattutto nell’abisso tra Trump, NATO e UE.
Il branco di chihuahua europei, nel tentativo di salvare il suo pietoso attore di Kiev, sta facendo capriole – con tanto di possibili cigni neri – per far fallire il vertice ancor prima che abbia luogo.
Non c’è modo che Trump possa riuscire a vendere qualsiasi genere di accordo al branco rabbioso della NATO/UE.
Ma nulla gli farebbe più piacere che trasferire la guerra – tutta intera – a loro. Col vantaggio che lo Stato profondo in questo caso non si lamenterà, perché raccoglierà enormi profitti in euro dal racket della vendita di armi. Risultato finale: una classica vittoria di Trump in termini di pubbliche relazioni.
Usciamo dall’Ucraina, entriamo nell’Artico.
L’Ucraina, tuttavia, non sarà il tema principale in Alaska. Il sempre perspicace viceministro degli Esteri russo Sergei Ryabkov è andato dritto al punto: ciò che conta davvero è che “stanno emergendo i primi segnali di buon senso nelle relazioni tra Russia e Stati Uniti, assenti da diversi anni”.
Ryabkov si è affrettato a sottolineare anche i pericoli: il rischio di un conflitto nucleare nel mondo “non sta diminuendo”; e la Russia vede il rischio che “dopo la scadenza del nuovo
trattato START, il controllo degli armamenti nucleari sarà completamente assente”.
Ancora una volta: l’Alaska è solo l’inizio di qualcosa di molto più grande, che include, finalmente, una seria discussione sull'”indivisibilità della sicurezza” (ciò che Mosca voleva già nel dicembre 2021, respinto dall’amministrazione autopen).
E questo ci porta all’Artico, un argomento serio che sarà sicuramente dibattuto approfonditamente al prossimo forum di Vladivostok.
L’Artico detiene almeno il 13% delle riserve mondiali di petrolio e il 30% di quelle di gas naturale ambedue non ancora scoperte. La Russia controlla almeno la metà di tutte queste riserve.
L’Impero del Caos desidera ardentemente essere coinvolto nell’azione.
Tuttavia, una cosa è possibile: massicci investimenti statunitensi in progetti artici congiunti con la Russia. Un’altra cosa è che gli Stati Uniti aderiscano alla Rotta del Mare del Nord (NSR), che i cinesi chiamano Via della Seta Artica. La NSR riduce i tempi di spedizione tra Asia ed Europa fino al 50%.
La logica russo-cinese alla base della NSR – inclusa l’espansione dell’esclusiva flotta di rompighiaccio nucleari russa – è proprio quella di bypassare il Canale di Suez e i canali di collegamento controllati dagli Stati Uniti. La domanda chiave è quindi cosa ci vorrebbe per convincere Mosca ad accettare un accordo Trump-Putin nell’Artico.
Quindi, sull’Ucraina, in linea di principio, la Russia ha tutte le carte in regola, a patto che l’operazione militare speciale continui, ora a pieno regime.
Sulla guerra ibrida, sul capitolo dei dazi, le classi dirigenti statunitensi hanno finalmente capito di non avere più carte in regola, perché il contraccolpo causato dalle sanzioni secondarie danneggerebbe gravemente gli Stati Uniti. Ciò che resta, quindi, è un accordo commerciale: l’Artico.
È piuttosto intrigante che persino il JPMorgan Center for Geopolitics abbia ammesso che la soluzione migliore per il caos ucraino sia uno scenario georgiano: ciò compenserebbe in qualche modo l’idea di una capitolazione totale dell’Occidente.
Solo l’Ucraina capitolerebbe: niente NATO, niente UE, niente finanziamenti, niente garanzie di sicurezza.
L’inestimabile Prof. Michael Hudson ha condensato il modo in cui l’Alaska procederà secondo due vettori: “La prima parte riguarda la possibilità che gli Stati Uniti riconoscano che la traiettoria degli attuali combattimenti è quella di una vittoria totale della Russia, nei termini che Putin ha spiegato per due anni: nessuna adesione alla NATO, nessuna fornitura di armi dall’estero, processi simili a quelli di Norimberga per i leader banderiti e forse riparazioni da parte dell’Ucraina e della NATO per la ricostruzione della Russia un tempo ‘ucraina'”.
Supponendo che Trump lo accetti, e questo è un “se” importante, allora arriva il nocciolo della questione (ricordate Ryabkov), “a partire dal fatto che verrà messo in atto un nuovo trattato sui missili atomici e sugli armamenti”.
La versione russa della pace, scrive il Prof. Hudson, seguirà queste linee: “Non vogliamo una guerra atomica con gli Stati Uniti. Concordiamo sul fatto che se un missile tedesco o di un’altra entità UE/NATO colpisce la Russia, quando risponderemo, lo faremo solo contro Gran Bretagna, Germania e Francia, non contro il Nord America”.
Il Prof. Hudson è irremovibile sul fatto che “l’America ha una sola cosa da offrire agli altri Paesi: la promessa (temporanea) di NON danneggiarli. Non c’è nulla di positivo da offrire, data la sua deindustrializzazione e la dedollarizzazione del mondo”.
Allo stato attuale, e considerando anche le molteplici ramificazioni della guerra ibrida contro i BRICS, l’Alaska ha il potenziale di offrire a Washington una via d’uscita dalle macerie di una massiccia sconfitta strategica.
Qualsiasi analista che abbia cercato di comprendere l’operazione militare speciale fin dall’inizio, nei dettagli, avrebbe potuto capire che la guerra della Russia coinvolgeva qualcosa di molto più grande dell’Ucraina. Si è sempre trattato della sepoltura dell'”ordine internazionale basato sulle regole”, di fatto dell’intera architettura del vecchio ordine. Questo sta accadendo proprio mentre parliamo, nel suolo nero della Novorossiya. La pazienza strategica, alla fine, paga.
Giubbe Rosse News
13 Agosto 2025

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Mar Mediterraneo bollente, 1 mare su 3 è inquinato. L’allarme di Legambiente.

Mare e laghi italiani sempre più sotto pressione. Un campione su tre è oltre i limiti di legge. Temperature record nel Mediterraneo e maladepurazione cronica aggravano la crisi. Legambiente chiede un piano nazionale e spinge sull’eolico offshore

Un mare italiano su tre è inquinato e le acque del Mar Mediterraneo sono sempre più calde. Sono i dati delle campagne estive 2025 di Goletta Verde e Goletta dei Laghi di Legambiente, che delineano un quadro preoccupante per le acque italiane, costiere e interne. Su 388 campioni prelevati in 19 regioni da oltre 200 volontari, il 34% ha superato i limiti di legge, classificandosi come inquinato o fortemente inquinato.

FOCI E CANALI I PIU’ INQUINATI.

La situazione peggiore, per quanto riguarda l’inquinamento, si registra alle foci di fiumi, canali e corsi d’acqua, dove il 54% dei punti monitorati presenta criticità. Lontano dagli scarichi, in mare aperto o nelle acque lacustri, la percentuale scende al 15%.

“Le foci non sono balneabili e spesso non vengono monitorate dalle autorità, ma molte hanno spiagge libere frequentate da cittadini che meritano acque sicure”, denuncia Andrea Minutolo, responsabile scientifico di Legambiente.

MARI SEMPRE PIU’ CALDI.

Nel 2025 il Mare Nostrum si è aggiudicato un nuovo primato negativo. Infatti, secondo i dati satellitari Copernicus rielaborati da Legambiente, la temperatura media delle acque superficiali del Mediterraneo a giugno e luglio 2025 è ammontata a 25,4°C, la più alta dal 2016. Un aumento di mezzo grado rispetto ai valori fino al 2021, che accelera la perdita di biodiversità e amplifica gli eventi meteo estremi, alimentati dall’energia termica accumulata in estate e rilasciata in autunno-inverno.

IL PROBLEMA DELLA MALADEPURAZIONE.

La depurazione resta il vero tallone d’Achille delle acque italiane. In Italia il 4,4% del carico inquinante non è trattato con sistemi adeguati, pari a quasi 3,5 milioni di abitanti equivalenti. A questo si aggiungono 855 agglomerati in procedura di infrazione per mancato rispetto della Direttiva europea sulle acque reflue: un carico complessivo di oltre 26 milioni di abitanti equivalenti. Le sanzioni già pagate dal nostro Paese a Bruxelles superano i 210 milioni di euro, a cui si sommano nuove multe da 10 milioni più penalità semestrali da oltre 13,5 milioni, legate alle sentenze più recenti.

LE PROPOSTE DI LEGAMBIENTE.

Legambiente ha rilanciato la proposta di un piano nazionale per la tutela delle acque, che includa una governance integrata e piani di adattamento climatico, investimenti per modernizzare la depurazione e favorire il riuso agricolo delle acque trattate. La strategia dell’associazione prevede anche più controlli su foci e scarichi, nonché un’accelerazione sulle fonti rinnovabili marine, in particolare l’eolico offshore, “tecnologia compatibile con la fauna marina” secondo lo studio sul parco Beleolico di Taranto.

“Dopo il decreto porti, servono risorse per rendere Taranto e Augusta come hub dell’eolico offshore, creando anche occupazione green”, ha sottolineato Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente.

MARI E LAGHI.

L’8% dei 263 punti monitorati da Goletta Verde lungo i 7.500 km di coste italiane è risultato inquinato e il 27% fortemente inquinato. Per i laghi, Goletta dei Laghi ha analizzato 125 campioni in 44 bacini: il 30% oltre i limiti.

Fortunatamente, dal dossier emergono anche note positive: avvistamenti di delfini, i primi “Tartadog” addestrati a individuare nidi di tartarughe marine, regate sostenibili sui laghi e laboratori didattici per diffondere la cultura della tutela ambientale.


https://energiaoltre.it/1-mare-su-3-e-inquinato-legambiente/

sabato 16 agosto 2025

SE NO? Marco Travaglio FQ 15.08”25

 

A leggere le nostre gazzette, si direbbe che Trump e Putin attendessero con ansia le istruzioni di Zelensky e dell’Ue (o dei suoi soci più mitomani, detti anche “volenterosi”) prima di incontrarsi oggi in Alaska per discutere delle loro faccenduole: Medio Oriente, Cina, Brics, Pacifico, Baltico, Artico, armi strategiche, gas, petrolio, terre rare, IA.
Le istruzioni sono perentorie:
“Non decidete nulla senza di noi”. Ovvio che Trump e Putin prendano buona nota scattando sull’attenti: “Ci mancherebbe, ogni vostro desiderio è un ordine. Anzi, mandateci qualche riga in ucraino e noi firmiamo a scatola chiusa”.
Questa versione fumettistica della geopolitica, basata sul manicheismo buoni/cattivi, anzi amici/ nemici, non smette di sortire effetti tragici: gli ucraini spinti 11 anni fa ad avventurarsi nella guerra civile poi sfociata nella guerra aperta con la Russia, entrambe perse in partenza.
Ma anche comici: i governi che hanno perso la guerra dettano condizioni ai russi che la stanno vincendo ogni giorno di più e, già che ci sono, pure agli americani.
La domanda che aleggia nell’aria quando parlano è semplice:
“Se no?”.
Di solito chi lancia ultimatum con la faccia feroce e la voce grossa ha il coltello dalla parte del manico:
se il destinatario disobbedisce, peggio per lui. Ma quali leve, armi di pressione, rappresaglie hanno in serbo i mitomani di Bruxelles e Kiev nel caso in cui Trump e Putin non ottemperino ai loro diktat? La linea Maginot europea si è vista alla prova dei dazi.
Appena ha visto Trump nel suo golf club privato in Scozia, Ursula si è sciolta come neve al sole: “Hai detto 15%? Ma non sarà poco?”. Un budino avrebbe resistito di più.
Zelensky è un presidente scaduto e sconfitto, tra l’esercito in ginocchio che tracolla su tutto il fronte e il popolo stremato che invoca una tregua purchessia e rimpiange i bei tempi della neutralità, dopo aver assaporato i balsamici effetti di quell’affarone chiamato Nato.
Trump l’aveva avvisato alla Casa Bianca: “Non hai carte”. Era un consiglio da amico: i falsi amici europei lo convinsero che fosse un “agguato”. Ora, se firma la pace sul fronte attuale, passa per uno che “cede” o “regala” territori, come se si potesse cedere o regalare ciò che si è perduto (in Donbass i russi stanno già ricostruendo e tutti sanno che quella ormai è Russia, come la Crimea); e deve guardarsi le spalle da nazionalisti e nazisti “amici”, tipo Azov.
Se non firma, condanna altri ucraini a morire senza sapere perché: l’ha ammesso lui stesso di non poter recuperare quei territori. E intanto ne perderà altri, perché Trump un’arma di pressione ce l’ha: appena chiude il rubinetto delle armi, Zelensky alza bandiera bianca.
Che non è l’inevitabile
“pace sporca” oggi rifiutata:
è la resa senza condizioni.

Argilla bentonite.

 


L’argilla bentonite viene impiegata in cosmetica per:

  • Assorbire l’eccesso di sebo e purificare la pelle
  • Ridurre i pori dilatati e migliorare la texture cutanea
  • Lenire infiammazioni e irritazioni cutanee

https://www.ebranditalia.com/magazine/argilla-bentonite/#:~:text=L'argilla%20bentonite%20viene%20impiegata,sebo%20e%20purificare%20la%20pelle

USA - Russia, trattative

 

Penso che chi comanda e, quindi, ha potere e carattere, decide da solo e non per interposta persona.
USA e Russia sono due potenze mondiali, pertanto, in caso di necessità, si incontrano e decidono il da farsi.
L'Europa Unita, avendo dimostrato di non aver alcun ascendente su nulla e su nessuno, di non avere le doti basilari che servono per poter essere definita una potenza mondiale, in quanto scevra di ideali propri, non merita di stare al tavolo delle soluzioni e decisioni poichè non ritenuta in grado di decidere motu proprio.
Ritengo, pertanto, che l'estromissione della UE dalle trattative sia pienamente giustificata.
cetta