mercoledì 22 giugno 2011

Spazzatura a Napoli



L'Asìa (società di raccolta rifiuti di Napoli) invece di caricare sul proprio camioncino quanti più rifiuti, si limita a riaccantonarli per strada, addirittura svuotando per terra alcuni contenitori pieni che erano stati rovesciati per protesta.
La guerra tra il Comune di Napoli, e la Lavajet (azienda di raccolta in subappalto) di proprietà di un responsabile PDL di Savona, continua.
In palio c'è far vincere il Porta a Porta contro chi a livello nazionale vuole buche e forni dove smaltire rifiuti locali e quelli industriali nazionali..

Gabriella Giulia Ugolini 22 giugno 0.25.17
UNA COSA è NON RACCOGLIERE PER MANCANZA DI DESTINAZIONE, UN'ALTRA è SVUOTARE I CASSONETTI IN STRADA E METTERE POI I CASSONETTI VUOTI IN MEZZO ALLA STRADA. guardate e fate girare !!! Napoletani, mobilitatevi contro il sabotaggio, vigiliamo, documentiamolo e denunciamolo !!!
22 giugno 4.08.49
NAPOLI, Testimonianza di un amico, ore 3:07: “sono sul luogo da te citato prima hanno devastato tutto in corrispondenza di ogni vicolo dei quartieri spagnoli che spuntano sulla via principale via roma ci sono polizia e vigili che non fanno nulla e i camion di lavajet che passano e vanno via. fai girare Anche la galleria umberto é stata presa di mira. PS anche la polizia é andata via! Testimoni dicono che è stata la camorra ! ” altro messaggio ore 3:43 “Prima di attuare il tutto hanno sparato colpi di pistola in aria! Una volante m'ha fermato impedendomi di registrare il tutto “>> PERCHE’ la Polizia li lascia fare ?
> NB segnalazione precedente (Simone Enomis): verso le 23 in via toledo ragazzi e ragazze molto giovani e a volto coperto, sono scesi tutti insieme dai quartieri spagnoli trascinando un enorme telo di plastica su cui avevano caricato rifiuti che hanno sparso nel tratto iniziale della strada tra la galleria e piazza trieste e trento. insieme a loro c'erano altri ragazzi e ragazze in motorino e abitanti dei quartieri che assistevano tra eccitazione e spavento a questa azione molto determinata e violenta. tra i personaggi in motorino ho notato alcuni uomini adulti che sembravano presiedere e controllare l'azione. tutto programmato e organizzato e la polizia municipale ad un metro non muoveva un dito.
Fonte dip Asia non la ritirano!

Tiziana Benicchi - De Magistris da solo non ce la fà, i cittadini che l'hanno votato non possono stare a guardare anzi, nessuno deve stare a guardare: bisognerebbe fare una gara di solidarietà e dimostrare di poter ridare a quella città un po' di dignità. Questo sarebbe uno schiaffo reale al governo e ai partiti, questa sarebbe la vera rivoluzione e la nascita del quarto polo. Questo servirebbe a dimostrare che il paese lo fanno i cittadini e non un manipolo di manigoldi. Lanciamo una gara di solidarietà per liberare Napoli dai rifiuti, una staffetta per liberarla.
Video:

Il governo alza la soglia dei tassi usurai “Banche favorite a scapito dei cittadini”. - di Nello Trocchia


L'associazione dei consumatori Adusbef denuncia la norma contenuta nel decreto sviluppo approvato alla Camera, che modifica il livello a cui un prestito si considera da usura. "Aumenti sugli interessi dei mutui anche dell'80%"


Il decreto sviluppo, approvato alla Camera, alza il tasso di soglia oltre il quale un prestito diventa usuraio. Per le associazioni dei consumatori e anti-usura è un altro regalo al sistema bancario. La legge che viene modificata è la numero 108 del 1996, fortemente voluta dalle associazioni che si battono da sempre contro lo strozzinaggio, che prevedeva una soglia anche per gli istituti di credito nell’erogazione di prestiti a imprese e famiglie.

Il calcolo del limite, oltre il quale si configurava un tasso usuraio, era fissato da un meccanismo molto semplice. Oggi il meccanismo di determinazione viene modificato. Prima si prendeva in considerazione il tasso medio rilevato dalla Banca d’Italia, ogni trimestre, aumentato della metà. Un tasso di interesse che superava tale soglia veniva definito ‘usuraio’. Il decreto sviluppo stabilisce che il calcolo sia fatto in modo più vantaggioso per le banche: si aumenta il tasso medio del 25% e al risultato si aggiunge una maggiorazione di 4 punti con la previsione che “la differenza tra il limite e il tasso medio non può essere superiore a otto punti percentuali”.

Nei fatti la soglia aumenta soprattutto per i mutui che potranno essere erogati a tassi di interesse più alti. Pagano i cittadini, guadagnano le banche. “Ora Tremonti, da maggiordomo dei banchieri – denuncia Elio Lannutti, presidente Adusbef e senatore Idv – dopo aver messo una pietra tombale sui rimborsi per anatocismo (rendendo vana la sentenza della Cassazione che dichiarava illegali gli interessi sugli interessi), ha aumentato i tassi soglia fino all’80%”. L’Adusbef ha realizzato una tabella comparativa. Un esempio su tutti: “ Per il trimestre in corso, la rilevazione Bankitalia del tasso medio applicato ai mutui variabili è pari al 2,79 %. La soglia d’usura attuale è del 4,185 %. La nuova soglia salirebbe al 7,4875 per cento, con un aumento del 78,9 percento rispetto all’attuale”. Discorso analogo anche per i mutui a tasso fisso con un aumento del 40%.

Non c’è solo questo aspetto a preoccupare. Secondo Lino Busà, presidente di Sos Impresa, questa modifica rimette in corsa e rende legali una serie di operazioni fatte non solo da banche, ma anche da società di intermediazione finanziarie che solitamente prestano soldi a tassi elevati, intorno al 20%. “Oltre centomila società – spiega Busà – che in Italia non sono regolamentate, ma che offrono prestiti personali a singoli e imprese e che, al netto di professionisti seri, spesso nascondono dietro il paravento societario gruppi di usurai e interessi criminali”. Piuttosto che rivedere la legge del 1996 in senso migliorativo come chiedeva il mondo associativo a partire dalla consulta nazionale antiusura, per rendere efficace l’emersione del fenomeno e favorire la denuncia, il governo, per il momento, ha rivisto il tasso soglia favorendo le banche a discapito di imprese e cittadini.



martedì 21 giugno 2011

Preturo: tre famiglie con abitazione pericolante sfrattate dal progetto C.a.s.e.


L'Aquila, 17 giu 2011 - Un nuovo provvedimento di "sfratto", che cadrà tra il 21 e il 25 giugno prossimo, è stato recapitato dalla Struttura di gestione dell'emergenza (Sge) a tre famiglie residenti in altrettanti alloggi popolari del complesso di via dei Verzieri, nella frazione aquilana di Preturo, classificate 'A', ma sulle quali il sindaco dell'Aquila, Massimo Cialente, ha emesso un provvedimento di sgombero per il pericolo crollo.

Secondo la Sge le tre famiglie ospitate negli alloggi del progetto C.a.s.e. di Cese di Preturo, devono lasciare quella sistemazione.

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I cittadini costretti a questa odissea annunciano proteste clamorose. Il nuovo ultimatum che segue quello di poche settimane fa è stato firmato dal dirigente comunale Paola Giuliani. La decisione è stata presa perché per la Sge il danno non è da attribuire al terremoto, ma alla scadente qualità costruttiva del complesso, per cui non si ha diritto all'assistenza alloggiativa.

La signora Rita Simone, una delle persone coinvolte nella vicenda, esprime anche a nome delle altri cittadini, una profonda preoccupazione: «Non sappiamo dove andare a vivere - spiega - comunque, se la Sge dovesse cacciare dal progetto C.a.s.e. tutti coloro che hanno l'abitazione inagibile per difetti costruttivi pre-sisma, dentro le palazzine antisismiche realizzate dalla Protezione civile rimarrebbe ben poca gente. Tra l'altro - continua - nelle tre famiglie ci sono casi di invalidità civile che aggravano ancora di più il problema. Le soluzioni alternative che ci sono state proposte - conclude la signora - sono inaccettabili: a una donna, addirittura, è stato detto di andare in una casa che non ha neanche il bagno con la doccia ed è stata invitata a lavarsi con la 'bagnarola'».

http://www.ilcapoluogo.com/News/Attualita/Preturo-tre-famiglie-con-abitazione-pericolante-sfrattate-dal-progetto-C.a.s.e-55668

Leggi anche:

http://www.abruzzoweb.it/contenuti/laquila-zecche-al-progetto-case-a-bazzano-e-allarme-per-linvasione/29587-4/

http://www.bambinicoraggiosi.com/?q=node/1488

http://www.protezionecivile.gov.it/cms/view.php?dir_pk=395&cms_pk=15861

http://contintasca.blogosfere.it/2011/06/laquila-terremotati-sfrattati-dal-progetto-case-un-muratore-bresciano-e-le-ragioni-della-fuga.html




“La macchina della munnezza”, De Magistris non ci sta e urla al sabotaggio. - di Vito Laudadio

Il neo-sindaco denuncia un sabotaggio nei propri confronti per far fallire il piano anti-spazzatura previsto dalla sua prima delibera di giunta. Nel mirino dell'accusa quel sistema politico-affaristico che per anni ha lucrato sul ciclo dei rifiuti. I cinque giorni promessi per ripulire Napoli stanno scadendo e la città è sommersa da oltre 2mila tonnellate di spazzatura.


Sabotaggio. Luigi De Magistris non usa mezzi termini per spiegare il perché Napoli sia sommersa dai rifiuti a quattro giorni dal suo proclama: “Ripuliremo la città in cinque giorni”, aveva annunciato illustrando il new-deal della città. Qualcuno ha remato contro: la “macchina della munnezza”, quella di chi in questi anni ha lucrato sull’emergenza perpetua e teme l’annunciato “voltar pagina”, ora gioca il tutto per tutto. E gioca sporco.

A cominciare dai dipendenti delle società che, in subappalto, gestiscono la raccolta in un lembo di città. Ex disoccupati, di quelli organizzati a fomentare la piazza e far crescere la protesta all’estremo. “Gente abituata a guadagnare fino a tremila euro al mese per non fare nulla” racconta chi li conosce bene: anche se cambiano le aziende, loro restano sempre al proprio posto. A fare e disfare. Come è successo l’altra notte, dove i soliti noti hanno impedito fisicamente la raccolta. Con le buone e con le cattive: indaga la Digos.

I nomi sono sempre gli stessi, i referenti politici pure: la filiera delle responsabilità è un monocolore azzurro, come il partito del Premier. Dal consigliere provinciale ex Forza Italia recentemente arrestato e sponsor di una delle cooperative attenzionate, al Presidente della Giunta Provinciale,Luigi Cesaro, che avrebbe dovuto da mesi individuare un buco dove stipare la munnezza di Napoli e non l’ha fatto. Da Nicola Cosentino fino al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, che l’aveva giurata ai napoletani all’indomani della debacle elettorale.

Tutti sanno bene quanto il sistema sia fragile e come basti uno stuzzicadente per bloccare l’ingranaggio, tutti conoscono alla perfezione la parte assegnata in quel fetido copione. Ecco: per capire perché a ventiquattrore dalla scadenza dell’impegno preso dal Sindaco di Napoli la spazzatura in città cresce anziché diminuire, bisogna mettere insieme tutte le tessere di un puzzle già smontato e rimontato centinaia di volte. La città non è autonoma: una volta raccolti i rifiuti per strada, spetta alla Regione (a guida centrodestra, ndr) decidere dove sversarli e alla Provincia di Napoli gestire il resto. Il risultato è che gli oltre 200 mezzi di ASIA, la società del Comune che gestisce il servizio, sono colmi da giorni e non sanno dove andare a svuotare le loro pance. E la munnezza cresce per strada, dai bordi di periferia fino al centro. Il caldo fa il resto: in alcuni punti della città l’aria è irrespirabile, il cielo ammorbato da insetti di ogni specie che si moltiplicano insieme ai sacchetti.

L’ultimo bollettino parla di oltre 2.600 tonnellate sparse per le strade della città. Cifre drammatiche, destinate a crescere fino a quando il Governo non varerà il decreto che sbocca il trasferimento fuori regione dei rifiuti campani, unica soluzione con le discariche ormai intasate. La Lega, manco a dirlo, si oppone: dei rifiuti di Napoli accetta solo i lucrosi utili della gestione dell’inceneritore di Acerra. Lega di cassa e di Governo, che prende i soldi e scappa: dal caos, dalla puzza, dalle responsabilità di tre anni di immobilismo totale sul fronte rifiuti del Governo che sostiene anche in questa lenta e inesorabile agonia. Il risultato si vede e si annusa per le strade di Napoli, che oggi sono nelle stesse condizioni di tre anni fa. Pure peggiori, grazie soprattutto all’inerzia di tutti gli uomini del Presidente, che sapientemente avevano costruito a tavolino una nuova emergenza indotta da risolvere con il più classico dei miracoli salvifici berlusconiani. Qualcosa non è andato per il verso giusto, il sacchetto è esploso nelle mani di chi l’aveva preparato.

Da mesi il Presidente della Provincia di Napoli, Luigi Cesaro – l’uomo che porta mozzarelle ad Arcore dopo aver portato pizzini per conto di donna Rosetta Cutolo a metà degli anni ’80 – avrebbe dovuto individuare l’area per una nuova discarica da un milione di tonnellate. Un polmone fetido, per permettere davvero alla città di diventare autonoma dopo i vuoti proclami della B2, Berlusconi e Bertolaso. Un impegno preso, nero su bianco, a inizio anno a Palazzo Chigi ma mai mantenuto. Non solo: una delle tre linee di produzione dell’inceneritore di Acerra, gestito dai Lombardi di A2A, è fermo per manutenzione programmata. Proprio ora, quando era chiaro a tutti che in assenza di spazi in discarica a Napoli sarebbe scoppiato l’inferno. Una situazione buona per tutte le stagioni: se a Napoli avesse vinto Lettieri, Berlusconi avrebbe rivendicato un altro miracolo. Ora, lascia che la città sprofondi nei mali da lui stesso congegnati.



Bisignani, quel ponte tra prima e seconda repubblica. - di Antonio Vanuzzo


«La linea di continuità del potere andreottiano». Così, in un colloquio con Linkiesta, il politologo Giorgio Galli definisce il faccendiere finito oggi agli arresti domiciliari nell’ambito dell’inchiesta sulla P4. Per Galli, «faceva parte di quel sistema piduista che appoggiò Berlusconi».

Luigi Bisignani ai tempi d’oro
Luigi Bisignani ai tempi d’oro

«Oggi se ne parla come di episodi lontani, ma Bisignani rappresenta la linea di continuità del potere andreottiano tra la prima e la seconda repubblica». Lo spiega a Linkiesta Giorgio Galli, docente di Storia delle dottrine politiche all’Università degli Studi di Milano, tra i più noti politologi italiani. Per Galli, «Bisignani, assieme a Gianni Letta, è stato uno dei grandi organizzatori della struttura che ha poi scelto di appoggiare la discesa in campo di Berlusconi nel 1994».

Stamani Luigi Bisignani, faccendiere ed ex giornalista, è stato messo ai domiciliari nell’ambito dell’inchiesta sulla P4. Non sappiamo se la sua parabola sia davvero finita, ma come è cominciata?
La prima volta che si sente parlare di Bisignani risale ai tempi in cui lavorava nella corrente andreottiana della politica romana, quel sistema di potere di cui ora si parla come se fosse preistoria ma che in realtà è sempre sopravvissuto in tutti questi anni. Il nome di Bisignani è poi tornato agli onori delle cronache in riferimento alla P2 di Licio Gelli, e come capo dell’ufficio stampa di Gaetano Stammati che negli anni ’70 fu ministro del Tesoro durante il governo Andreotti. Prima delle vicende giudiziarie legate alla maxitangente Enimont, che furono fatali a Bettino Craxi, Bisignani fu coinvolto nell’affare Eni-Petromin: una tangente per assicurare al gruppo italiano un contratto petrolifero in Arabia Saudita. Fino a oggi, però, Bisignani era sempre uscito indenne dai procedimenti giudiziari.

Berlusconi una volta disse di Bisignani: «è più potente di me». Qual è il rapporto tra i due?
Alle origini di Forza Italia, quando il Caf (Craxi, Andreotti, Forlani) si ritrovò in difficoltà, Bisignani era legato a quel sistema di potere di derivazione piduista che contribuì a strutturare la discesa in campo di un Berlusconi – appoggiata da Fede e osteggiata da Confalonieri – piuttosto indebitato, ma forte dell’esperienza vincente di Publitalia. Anche Gianni Letta, che prima di diventare l’eminenza grigia dipinta dalla stampa italiana era il direttore vicino ad Andreotti del Tempo di Roma, ebbe un ruolo attivo come “organizzatore” della nuova corrente politica berlusconiana.

Alla luce delle recenti tornate elettorali, questa “struttura di appoggio” tiene ancora?
Quando è cominciata la parabola berlusconiana, Letta e Bisignani erano dei 30-40enni, oggi sono passati due decenni e quando sento Ferrara che chiede a Berlusconi di ritornare quello del 1994 mi viene da ridere. Il Cavaliere non è mai stato l’inventore di una nuova rivoluzione liberale, semmai artefice dell’evoluzione dei compromessi che caratterizzavano la prima repubblica, e di un potere formato attorno a una certa cultura televisiva. Se, come sostiene Marshall McLuhan, “il mezzo è il messaggio”, il grande salto di internet probabilmente rappresenta anche un cambiamento in termini di rappresentazione del potere. Un salto la cui portata e dimensione non è avvertita da Letta e Bisignani. Tuttavia, a meno che sulla scena italiana non si affacci un nuovo soggetto politico in grado di aggregare consenso, anche l’opposizione è legata allo stesso universo culturale e comunicativo di Bisignani: non vedo novità all’orizzonte.

Nessuno, quindi, prenderà il posto di Bisignani come perno di interessi diversi ma legati allo stesso blocco di potere?
Il sistema di Craxi e Andreotti è crollato dall’interno come l’impero sovietico. Dopo il ’68, la costellazione di movimenti confusi in Italia non è stata in grado di generare un soggetto politico capace di esprimere una retorica diversa, e quindi il sistema non venne messo in discussione. Oggi, come allora, credo sia difficile accada il contrario.

http://www.linkiesta.it/bisignani-quel-ponte-tra-prima-e-seconda-repubblica


Mi sembra di aver visto un iceberg.


zucconi

Ma vi rendete conto che mentre l’Italia tutta, dal Brennero a Lampedusa, naviga sulla rotta di un naufragio finanziario che spazzerebbe via salari,titanicrisparmi e vita di chiunque non abbia vagonate di proprietà e di fondi all’estero, come, giusto per dire, Silvio, i partiti che dovrebbero governarci si prendono a padellate in testa per portarsi via o difendere qualche ministero? Questa commedia dei ministeri è il classico caso di quelli che spostavano le sdraio sul ponte del Titanic. Rammento che fino agli ultimi giorni, i gerarchi fascisti e nazisti tramavano l’un contro l’altro per fregarsi, mentre russi, americani e inglesi erano alle porte di Roma e di Berlino. Poi gridiamo al gomblotto demoplutogiudaicomassonico se le agenzie di rating finanziario cominciano a pensare che l’Italia sia ormai un ospedale psichiatrico governato dai pazienti.

Fusione nucleare fredda: e’ il futuro? - di Luciano Priori Friggi

Il catalizzatore di energia di Rossi e Focardi sembra funzionare davvero.


Catalizzatore di energia di Rossi e Focardi (LENR)

Catalizzatore di energia di Rossi e Focardi (LENR)

Se funzionasse davvero sarebbe la soluzione del problema energetico. Sto parlando della fusione nucleare fredda, ancora tuttavia allo stato sperimentale, anche se dal prossimo ottobre partira’ il primo reattore. Di che si tratta?

La fusione nucleare “calda” e’ quella che conosciamo: la fusione di atomi fa sprigionare l’energia, ma richiede elevatissime temperature, con tutti i problemi che abbiamo visto di recente anche con Fukushima (dove pero’, come ci segnala un nostro lettore si deve parlare di “fissione”); la fusione fredda fa la stessa cosa ma a temperatura ambiente.

L’annuncio della scoperta e’ dello scorso gennaio ed e’ arrivata dall’Università di Bologna quando il fisico Sergio Focardi e l’inventore Andrea Rossi, hanno fatto conoscere al mondo di aver realizzato la fusione fredda in laboratorio. Ma quel che piu’ conta hanno riprodotto l’esperimento davanti a giornalisti e studiosi in un capannone, facendo restare tutti stupefatti.

Che cosa e’ accaduto? I due scienziati si sono serviti di un reattore minuscolo riuscendo a dimostrare che a fronte di un’alimentazione di energia, a regime di circa 400-450 W/h, si puo’ produrre un’energia circa 20 volte superiore, pressappoco di 12kW/h. I componenti che fanno innescare la reazione sono il nichel e l’idrogeno.

La notizia curiosa e’ che Focardi e Rossi non sono ancora in grado di spiegare da un punto di vista teorico del tutto cosa esattamente succede nel corso della reazione. Ma curioso, e non solo, e’ anche il fatto che la Grecia usufruira’ per prima dello sfruttamento dell’invenzione che, pur fatta a Bologna, non ha trovato in Italia finanziatori. Sara’ una società greca infatti che, dopo aver acquistato il diritto di sfruttare l’invenzione, mettera’ in funzione dal 1° ottobre prossimo il primo reattore.

Intanto dalla Nasa americana, per bocca di Dennis Bushnell, scienziato capo dell’agenzia, fanno sapere che l’invenzione di Andrea Rossi funziona e che si tratta effettivamente di una reazione nucleare a bassa energia (LERN).

A questo punto qualche domanda viene spontanea porsela: cosa ha fatto fino ad ora l’Italia, con il suo governo filo-nuclearista (a caldo), ed le societa’ dell’energia quotate in borsa? Non si sa. Io almeno non lo so, ma sarebbe bene conoscere esattamente tutti i risvolti di questa storia perche’ per Bushnell: ”Probabilmente se venisse utilizzato su scala mondiale, non ci sarebbero bisogno di altre fonti alternative, perché la nostra società potrebbe benissimo alimentarsi solamente tramite questo tipo di reattori”.

Bushnell ha anche aggiunto: “Credo che siamo sul punto di capire cosa stia succedendo dentro il reattore, penso che le cose adesso accadranno molto rapidamente. E’ una tecnologia che cambierà le carte in tavola, risolvendo i problemi geo-economici, geo-politici e di riscaldamento globale”. Mica uno scherzo.

L’Italia e’ fuori da questo discorso. Succube dei francesi, cui continua a cedere grandi industrie (cosi’ non danno fastidio politicamente), e’ interessata evidentemente a far affari con loro nel nucleare a caldo.