giovedì 16 ottobre 2025

PRIMI SFOLLATI DELL'ALLUVIONE IN ARRIVO AD ANCHORAGE, IN ALASKA.

 

Immagine del primo cargo che sta trasportando gli sfollati dall'abitato di Kipnuk, in Alaska occidentale. Le abitazioni spesso sono state letteralmente distrutte dalla forza dell'acqua, con uno storm surge di circa 2 m, ovvero la risalita del livello marino in seguito alla profondissima bassa pressione giunta sulle coste dell'Alaska. Si parla di almeno 1500 sfollati nell'area, fortunatamente scarsamente abitata
Il cargo è atterrato ad Anchorage, la capitale dello stato dell'Alaska e, perlomeno allo stato attuale, non si segnalano danni alle persone fisiche, solo alle infrastrutture.


Che tristezza, abbiamo ereditato un posto in cui vivere, ma lo stiamo rovinando con guerre ed incuria, per le smanie di potere e ricchezza... di chi si assume il diritto di decidere per tutti ...
Ma la colpa è nostra, se abbiamo affidato le nostre vite, le nostre esistenze e quelle delle nostre future discendenze ad individui che antepongono le loro "individualità" alle loro professionalità.
Ce lo meritiamo, non mi piace ammetterlo, ma è cosi'...

cetta.

Göbekli Tepe: il “tempio più antico del mondo” fu costruito 11.500 anni fa con straordinaria geometria!

 

Uno sguardo archeologico nuovo a Göbekli Tepe, un complesso strutturale di 11.500 anni della Mesopotamia superiore, ha confermato che potrebbe essere uno dei siti più strabilianti della storia umana.
Gli archeologi dell’Università di Tel Aviv (TAU) e della Israel Antiquities Authority hanno applicato analisi basate su algoritmi al layout architettonico di Göbekli Tepe e hanno scoperto che il sito preistorico, ritenuto il primo tempio conosciuto, non era una semplice costruzione di strutture stranamente posizionate, ma un complesso orchestrato con un motivo geometrico sottostante, ben definito.
Considerando che questo complesso tentacolare di templi fu costruito circa 11.500 anni fa, prima del diffuso sviluppo dell’agricoltura e circa 6.000 anni prima della costruzione di Stonehenge, questa rappresenta un’impresa ingegneristica incredibile.
I risultati della nuova ricerca sono stati recentemente pubblicati sul Cambridge Archaeological Journal.
Göbekli Tepe , il più antico monumento architettonico noto, continua a suscitare polemiche e confusione tra gli archeologi.
Il sito si trova su una montagna lungo la mezzaluna fertile nell’attuale Turchia. È costituito da numerose strutture e monumenti, alcuni dei quali sono riccamente decorati con sculture umane e di animali, costruiti durante il Neolitico, tra il 9.600 e l’8.200 a.C.
L’età del complesso è notevole in quanto suggerisce che fu costruito da cacciatori molto prima dell’avvento dell’agricoltura nel mondo e migliaia di anni prima che sorgessero altre complesse architetture monumentali. La sua costruzione potrebbe aver avuto un significato rituale.
Si pensava in maniera molto determinata che l’abilità di costruire strutture come questa potesse essere raggiunta solo dopo che una società avesse intrapreso l’agricoltura, ma Göbekli Tepe sembra smentire questa ipotesi.
“Göbekli Tepe è una meraviglia archeologica”, ha dichiarato il professor Avi Gopher, del dipartimento di archeologia del TAU.
“Costruito dalle comunità neolitiche da 11.500 a 11.000 anni fa, presenta enormi strutture rotonde e monumentali pilastri in pietra alti fino a 5,5 metri”, ha spiegato. “Poiché in quell’epoca non vi sono prove di agricoltura o addomesticazione degli animali, si ritiene che il sito sia stato costruito da cacciatori. Tuttavia, la loro complessità architettonica è molto insolita.”
Come dimostra questa nuova ricerca, la costruzione del sito avrebbe richiesto una notevole quantità di capacità di pianificazione, organizzazione e conoscenza.
Uno di questi complessi analizzati nel sito, avrebbe richiesto una comprensione della geometria per creare le planimetrie, che secondo gli autori dello studio presentano una forma geometrica che non è una coincidenza.
La ricerca mostra anche che il complesso utilizza regolarmente un’architettura rettangolare e forme quadrate, che non erano comunemente utilizzate dagli umani dell’età della pietra, ma è spesso vista come una caratteristica dei primi agricoltori nell’antico Oriente.
“I nostri risultati suggeriscono che le principali trasformazioni architettoniche durante questo periodo, come la transizione verso l’architettura rettangolare, furono processi basati sulla conoscenza e condotti da specialisti”, ha affermato Gil Haklay dell’Autorità israeliana per le antichità.“
I metodi più importanti e di base della pianificazione architettonica sono stati ideati in Oriente nel tardo periodo epipaleolitico come parte della cultura natufica e attraverso il primo periodo neolitico.
La nostra nuova ricerca indica che i metodi di pianificazione architettonica, regole di progettazione astratte e i modelli di organizzazione, erano già stati usati durante questo periodo di evoluzione della storia umana.

MARCO TRAVAGLIO - IFQ - 16 ottobre 2025 - Parisi è sempre Parisi

Ingenuamente pensavamo che Orazio Schillaci fosse uno dei pochi ministri presentabili dell’Armata Brancameloni. Essendo docente di Medicina nucleare e non avendo partecipato alla fiera della cazzata col resto della truppa, pareva il curriculum giusto per la Salute. Poi s’è scoperto che ha nominato Giorgio Parisi, fisico e premio Nobel, a presidente della Commissione Antidoping scambiandolo per Attilio Parisi, rettore al Foro Italico e medico sportivo. Ma questo è il meno, perché l’errore è degli uffici che hanno inviato la lettera d’incarico al Parisi sbagliato (ed è una fortuna che non l’abbiano recapitata a Heather, o al prodiano Arturo, o al terzino viola Fabiano, o ai dj Marco e Giampaolo, o all’ex candidato sindaco milanese Stefano, o all’ex capo della Polizia Vincenzo, peraltro defunto). Il peggio è la toppa peggiore del buco escogitata dal ministro per tentare di uscirne. Avrebbe potuto, che so, incolpare la buonanima di Totò Schillaci. Invece ha dichiarato: “Non è mai sbagliato coinvolgere un premio Nobel”. Quindi l’ha fatto apposta. Ma non ha spiegato perché non ha coinvolto Carlo Rubbia, anche lui Nobel per la Fisica, ma pure senatore a vita, ergo più addentro alla politica. A meno che Parisi (Giorgio) sia stato preferito perché, essendo uno studioso del caos, poteva trovarsi più a suo agio in quel circo Barnum. Dov’è stato appena partorito il decreto che stipa nella stessa festa nazionale san Francesco e santa Caterina, in condominio. E dove s’incontrano altri cognomi famosi: Zangrillo (non omonimo, ma fratello del dottore di B.), Arianna Meloni (non omonima, ma sorella di Giorgia), Lollobrigida (omonimo di Gina ed ex marito di Arianna), la Rauti (figlia del più noto Pino), la Bernini (omonima dell’artista), Giuli (omonimo di una porzione del predecessore Sangiuliano, detratti il San e l’ano) e persino Filini (dottore in Scienze politiche e non ragioniere, ma sempre fantozziano).E meno male che questi sono i “professionisti della politica”, mica come gli “scappati di casa” 5Stelle, da tutti dipinti come bifolchi gaffeur malgrado il record di laureati nei gruppi parlamentari. Ricordate la “scappata di casa” Alessandra Todde che un sinedrio golpista dichiarò decaduta da presidente della Sardegna senza averne il potere, tra i frizzi e i lazzi dei soliti lustrascarpe? Nicola Porro scrisse che, persi “i voti degli idioti in servizio permanente”, “la setta di cartapesta” M5S era “estinta” e “dissolta come le scie chimiche” per l’“inettitudine dell’intera truppa parlamentare”. Ieri la Corte costituzionale ha stabilito che non era illegittima l’elezione della Todde, ma la sua decadenza. E pazienza, dài: gli scappati di casa son tornati a casa. I lustrascarpe, invece, restano a piede libero. E a lingua sciolta.


Popolo sovrano.



Saremmo noi il popolo sovrano... cosi' è sulla carta, ma sarà vero?

L'art. 1 della Costituzione recita:

L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro.

La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.

E' vero che decidiamo noi da chi essere governati con il voto... ma è anche vero che, se i personaggi scelti da noi non si adeguano ai dictat di chi detiene il potere economico e non vuole mollarlo, vengono defenestrati, come è successo con il m5s ad opera di un bulletto entrato in politica solo per fare il bello e cattivo tempo... lui si diverte cosi'...
Noi, oltretutto, come popolo sovrano abbiamo solo gli oneri e pochissimi diritti!
Infatti, manteniamo una pletora di personaggi che, una volta raggiunto il traguardo, non si preoccupano di amministrarci come promettevano di fare durante la campagna elettorale, ma ci caricano di ulteriori oneri per sperperare i nostri soldi a loro piacimento, senza tenere conto di ciò che abbiamo espresso durante i referendum da loro stessi promossi!
I sovrani sono loro, purtroppo... noi siamo i loro sudditi...

cetta

martedì 14 ottobre 2025

Benefici della propoli.

 

Cos’è la Propoli

La propoli è un composto naturale resinoso con una consistenza simile alla cera ed un colore marrone scuro.

Viene prodotta dalle api mellifere per riparare l’alveare, isolarlo da bruschi sbalzi di temperatura e proteggerlo da predatori e microrganismi.

Per produrla, le api elaborano le resine e gli essudati raccolti da gemme e cortecce di alberi come l’ippocastano, il pioppo, l’ontano, il pino, e tante altre con appositi enzimi salivari e cera d’api.

In seguito, le api utilizzano l’elaborato per sterilizzare l’alveare e proteggerlo da intrusi, parassiti e agenti patogeni esterni.

Il termine Propoli deriva dal greco πρόπολις (Propolis) e significa “davanti alla città”. Questo termine, in senso figurato, assume il significato di “difensore della città”. Ed è proprio lì che si trovano gli intrusi indesiderati degli alveari come batteri, germi, funghi e virus.

I nostri laboratori erboristici la utilizzano per la produzione di 4 rimedi: tintura madre di propolispray alla propolipropoli senza alcolpropoli per bambini.

A cosa serve.

La propoli è rimedio naturale efficace, in erboristeria si utilizza per i suoi effetti antibatterici, fungicidi, antivirali, cicatrizzanti, immunostimolanti ed antinfiammatori e viene spesso inserita come principio attivo di integratori e cosmetici.

Nel corso dei secoli diverse popolazioni si sono servite delle proprietà anti-putrefattive della propoli per vari utilizzi.

  • Gli Egizi la usavano per la mummificazione.
  • Greci e Romani la utilizzavano per sanare le ferite grazie all’azione antisettica e cicatrizzante.
  • I persiani per il trattamento di eczema, mialgie e reumatismi.

Grazie al suo ampio spettro d’azione, la propoli viene utilizzata per numerose condizioni di salute:

  • virus influenzali e parainfluenzali
  • infezioni batteriche
  • parassiti intestinali
  • infezioni fungine
  • raffreddore, tosse, mal di gola
  • candida e infezioni genitali
  • cistite
  • disturbi gastrointestinali e ulcera
  • Helicobacter pylori
  • igiene del cavo orale
  • infiammazioni del cavo orale come gengivite e paradontite
  • herpes simplex
  • ferite, anche infette

Cosa contiene

La propoli è ricchissima di molecole bioattive ed il suo contenuto varia a seconda della sua origine botanica e geografica.

La composizione percentuale media della propoli è la seguente:

  • 50-60% di resine e balsami
  • 30-40% di cere e acidi grassi
  • 5-10% di oli essenziali e aromatici
  • 5-10% di polline
  • circa il 5% di altre sostanze

Questo ultimo 5% comprende decine di molecole tra cui polifenoli, flavonoidi, aminoacidi, oligoelementi, enzimi, minerali e vitamine. A queste sono dovute numerose proprietà biologiche e terapeutiche tra cui effetti antidiabetici, antinfiammatori, antiossidanti, antitumorali, cardioprotettivi, neuroprotettivi e immunomodulatori.

Tra questi elementi troviamo:

  • artepillina C
  • acido caffeico
  • CAPE (estere fenetilico dell’acido caffeico)
  • apigenina
  • crisina
  • galangina
  • kaempferolo
  • luteolina
  • genisteina
  • naringina
  • pinocembrina
  • acido cumarico
  • quercetina
  • minerali come ferro, cromo, rame, zinco, manganese, selenio, magnesio, silicio
  • vitamine A, B, C, E, H o B7

Proprietà e benefici

La propoli è considerata l’antibiotico naturale per eccellenza, è altamente tollerabile e sicura. Presenta una forte attività battericida (ovvero elimina i batteri), e batteriostatica (ne blocca la replicazione). Inoltre ha proprietà antimicrobiche, antivirali, antiossidanti, antinfiammatorie e immunomodulanti dimostrate.

Negli ultimi decenni sono stati condotti molti studi per testare la capacità della propoli di interagire con gli antibiotici di sintesi, con l’obiettivo di contrastare l’antibiotico-resistenza e ridurre le dosi dei farmaci.

Il risultato di questa analisi dimostra una sinergia positiva nell’associazione propoli-antibiotici, e comprova la sua maggiore efficacia sui batteri antibiotico-resistenti, come alcune varietà di S. aureus ed E. coli.

Ostacola i virus

Gli estratti di propoli hanno una potente e dimostrata attività antivirale ad ampio spettro, rivolta nei confronti di molti virus, tra cui: herpes simplex, coronavirus (1), virus influenzali e parainfluenzali, adenovirus.

Ha effetti antibatterici

La propoli é un antimicrobico naturale efficace in grado di agire sia sui batteri Gram-positivi che Gram-negativi, sia contro i batteri aerobi e anaerobi. É in grado di agire sia direttamente sui batteri, sia stimolando il sistema immunitario ed attivando le difese immunitarie dell’organismo (1).

La sua efficacia dipende dalla composizione chimica ed è diversa in base al paese di origine ed al metodo di produzione.

L’analisi dei meccanismi di azione della propoli consente di collegare i suoi effetti a più azioni:

  • Sostiene le difese immunitarie dell’organismo.
  • Riduce la mobilità batterica.
  • Riduce la produzione di ATP cellulare.
  • Aumenta la permeabilità della membrana cellulare del microrganismo.
  • Altera il potenziale delle membrane batteriche.

Inoltre, contiene attivi come la pinocembrina e l’apigenina e l’acido cinnamico, che hanno effetti antibatterici dimostrati. In particolare:

  • Picocembrina: attiva contro S. mutans, S. sobrinus, S. aureus, E. faecalis, L. monocytogenes, Pseudomonas aeruginosa e K. pneumoniae.
  • Apigenina: agisce contro i batteri Gram-negativi come P. aeruginosa, K. pneumoniae, Salmonella enterica sierotipo Typhimurium, Proteus mirabilis e Enterobacter aerogenes.
  • Acido cinnamico: Aeromonas spp., Vibrio spp., E. coli, L. monocytogenes, Mycobacterium tuberculosis, Bacillus spp., Staphylococcus spp. Streptococcus pyogenes, Micrococcus flavus, P. aeruginosa, S. enterica sierotipo Typhimurium, Enterobacter cloacae e Yersinia ruckeri

Sono disponibili pochi studi sull’azione della propoli sui batteri anaerobici. I dati attuali indicano la sua efficacia contro le specie Actinomyces, Bacteroides, Clostridium, Fusobacterium, Porphyromonas, Prevotella, e Propionibacterium.

Protegge la mucosa gastrica

Alcuni studi hanno dimostrato l’efficacia della propoli nel trattamento dell’ulcera gastrica e dell’H. Pylori evidenziando le sue proprietà antistaminergiche, antinfiammatorie e antiacide.

Contrasta i parassiti

É stata evidenziata la capacità della Propoli di contrastare i parassiti intestinali, come elminti, giardia e malaria.

Se soffri di parassiti intestinali ti invitiamo a leggere l’approfondimento sul protocollo Clark, una cura specifica per la rimozione dei parassiti dall’organismo.

Contrasta i funghi

La propoli vanta una buona azione antifungina, antibiotica ed antimicotica e può essere un valido aiuto in caso di candidosi ricorrente e la vaginite cronica.

Per uso esterno favorisce il processo di guarigione delle ferite e contrasta le dermatiti batteriche e micotiche, grazie alla sua azione antimicrobica, antinfiammatoria ed alla capacità promuovere la sintesi di collagene.

Riduce l’ossidazione

La propoli è nota per le sue proprietà antiossidanti. Gli antiossidanti presenti nella propoli, tra cui fenoli e flavonoidi, hanno importanti proprietà immunomodulanti.

É importante notare che, secondo gli studi scientifici, in primavera gli estratti idroalcolici di propoli contengono quantità maggiori di fenoli (fenoli totali, flavoni, flavonoli, flavanoni e diidroflavonoli) rispetto all’inverno (1).

Controindicazioni

In generale l’assunzione della propoli non presenta alcuna significativa controindicazione ed è sicura ed efficace per la maggior parte della popolazione.

Non devono assumere i preparati a base di propoli coloro che presentano allergie o sensibilità alle api o ai prodotti dell’alveare.

In letteratura sono riportati alcuni rari casi di allergia cutanea, secchezza della bocca e disturbi gastrici, a volte associati a diarrea.

Per l’utilizzo durante la gravidanza sentire sempre il parere del proprio medico curante.

Integratori alla propoli FITOSOFIA®

Propoli integratori

Grazie alle sue numerose proprietà, la propoli può essere utilizzata nella formulazione di capsule, compresse, estratti idroalcolici e preparati senza alcol, tavolette, caramelle, creme, unguenti e lozioni.

L’erboristeria Fitosofia® dispone di diversi integratori alimentari a base di Propoli, con caratteristiche differenti e adatti a tutte le esigenze:

  • Propoli tintura madre, un estratto di propoli pura e non decerata. Ha un sapore forte ma è efficace dai primissimi utilizzi.
  • Propoli spray è un prodotto a base di Propoli, Liquirizia, Echinacea ed Erisimo, con Lisozima ed oli essenziali. É specifico per le problematiche localizzate nella gola e nel cavo orale come laringite, faringite, placche, mal di gola, afonia ed afte.
  • Propoli analcolica, un integratore senza alcol in gocce arricchito con estratti di Timo, Origano, Vitamina C ed olio essenziale di Pino mugo. Questa formulazione realizzata con ultrasuoni a freddo è particolarmente apprezzata da coloro che non tollerano l’alcol e che preferiscono una propoli dal sapore gradevole. Adatta anche ai bambini.
  • Propoli per bambini, adatto ai più piccoli con estratto di propoli e succo di mela. Grazie al suo sapore dolce e delicato è ben tollerato anche dai bambini.

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GLI ALVEARI D'ARGILLA DI AL-KHARFI: API, SOPRAVVIVENZA E INNOVAZIONE NEL DESERTO.

 

Sulle aride colline a sud di Taif, in Arabia Saudita, le rovine di un antico insediamento, noto come Al-Kharfi, nascondono una straordinaria testimonianza della resilienza umana: 1200 arnie costruite con argilla e fango e scavati nella roccia o costruiti su terrazze, molti dei quali ancora in piedi, ma in rovina. Queste strutture silenziose raccontano di un popolo che ha sfruttato il potere delle api per sopravvivere e prosperare in un ambiente desertico ostile.

Il sito di Al-Kharfi si trova nel governatorato di Maysan, a sud di Taif, arroccato su alture scarsamente piovose. Gli alveari sono raggruppati lungo pareti rocciose e pendii, disposti in file, a volte una sopra l'altra, su terreni irregolari. L'architettura è semplice ma efficace: cavità cilindriche e prismi rettangolari in argilla, fango e roccia, spesso incassati nel pendio per sfruttare l'ombreggiatura e l'isolamento naturali.

Studiosi ed esploratori locali conoscono da tempo questi alveari, talvolta chiamati "case del miele" nei resoconti regionali. Ma negli ultimi anni hanno attirato sempre più attenzione come testimonianze archeologiche delle economie del deserto e dell'apicoltura nell'antichità.

Perché costruire così tanti alveari? In un paesaggio in cui la crescita delle piante è limitata e le precipitazioni irregolari, le api offrono una risorsa unica: e i servizi di impollinazione che sostengono la flora selvatica. Per una comunità che vive al limite della sussistenza, questi prodotti potrebbero avere un valore enorme: miele, cera, propoli.

Gli alveari in argilla manterrebbero temperature interne relativamente stabili (importanti per lo sviluppo della covata), proteggerebbero dai venti del deserto e ridurrebbero lo stress dovuto alle temperature estreme. La loro posizione vicino a valli o wadi (flussi d'acqua stagionali) e su pareti rocciose ombreggiate suggerisce un'attenta scelta dei microclimi.

L'apicoltura nella Penisola Arabica ha una lunga tradizione etnografica: ancora oggi, nelle regioni montuose, si utilizzano alveari fatti di argilla o tronchi cavi. Il complesso di Al-Kharfi rappresenta probabilmente una fase iniziale di questa tradizione.

Il miele è più di un semplice dolcificante. Nelle società preindustriali, fungeva da medicinale (antisettico, medicazione per ferite, digestivo), conservante, fermentabile (nell'idromele o in altre bevande) e talvolta come fonte di calorie trasportabili. In periodi di siccità o scarsità, il miele poteva integrare o stabilizzare la dieta.

Con oltre mille alveari, Al-Kharfi potrebbe essere stato un centro regionale per la produzione di miele, producendo eccedenze non solo per il consumo locale, ma probabilmente anche per il commercio con le vicine oasi, le rotte carovaniere o gli insediamenti urbani ai margini delle pianure e degli altipiani.

Le dimensioni del complesso alveare implicano lavoro organizzato, trasferimento di conoscenze, gestione stagionale e coordinamento. Qualcuno doveva occuparsi della manutenzione degli alveari, ispezionare gli sciami, raccogliere in sicurezza, conservare la cera e distribuire il prodotto. Ciò suggerisce ruoli sociali (specialisti, apicoltori) che vanno oltre la semplice agricoltura di sussistenza o la pastorizia.

Inoltre, la presenza di così tanti alveari è indice di una pianificazione a lungo termine e di una memoria ecologica: le persone sapevano quali pendii utilizzare, come proteggere le api nelle stagioni più difficili e come integrare l'apicoltura nelle loro strategie di sostentamento più ampie.

Indica economie miste: non puramente pastorali o agricole, ma che hanno integrato gli insetti come parte del mix di risorse. Nelle frontiere desertiche, la flessibilità è spesso il margine tra collasso e sopravvivenza.

Le nostre conoscenze sono frammentarie. Mancano resoconti di scavo dettagliati, dati cronologici e ricostruzioni paleoambientali relative ad Al-Kharfi. Rimangono alcuni interrogativi:

Quando esattamente venivano utilizzati questi alveari (secolo, millennio)?

Servivano solo la comunità locale o facevano parte di reti commerciali più ampie?

In che modo le fluttuazioni climatiche (siccità, variabilità delle precipitazioni) hanno influenzato la produttività e la sopravvivenza dell'alveare?

In che misura le api erano specie selvatiche locali o popolazioni selvatiche indotte?

Alcuni dei riferimenti pubblicati sono fonti popolari o secondarie; è difficile trovare pubblicazioni archeologiche rigorose con dati stratigrafici.

Pertanto, sebbene la narrazione di “resilienza e ingegnosità” sia avvincente, gli studiosi devono procedere con cautela quando avanzano affermazioni radicali.

Gli alveari di argilla di Al-Kharfi ci ricordano come gli esseri umani non si limitino a sopportare passivamente ambienti ostili, ma li plasmano attivamente, favorendo la vita anche dove le condizioni sono implacabili. Questi alveari rappresentano un ponte tra ecologia selvaggia e cultura umana: le api vivono ai margini e gli esseri umani estendono il loro dominio imparando l'ecologia delle api, i microclimi e il comportamento degli insetti.

In una prospettiva globale, questi antichi complessi di alveari sono simili ad altre pratiche di nicchia (raccolta del ghiaccio, saline, pesca in grotta, agricoltura terrazzata) in territori estremi. Ci costringono a rivalutare il significato di "marginale": ciò che appare sterile può nascondere sistemi di conoscenza depositati nel corso delle generazioni.

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