Dai municipi sede delle vecchie centrali azione legale contro Palazzo Chigi per ottenere le compensazioni pattuite per lo smaltimento degli impianti: "Sconcertati dalle 'menzogne' che ci vengono raccontate"
ROMA - Tra decreti, moratorie, pause di riflessione colpi di furbizia e referendum in bilico, l'Italia è ancora in attesa di capire se ci sarà mai una seconda era nucleare, ma intanto il governo deve ancora finire di fare i conti con il passato. Sei Comuni della Consulta Anci dei Comuni sedi di impianti nucleari (Caorso, Saluggia, Trino Vercellese, Rotondella, Ispra e Piacenza) hanno avviato oggi un'azione legale nei confronti di Palazzo Chigi a tutela degli interessi delle amministrazioni e dei cittadini per chiedere che vengano ripristinate le somme spettanti ai Comuni dal 2005".In una nota, l'Anci ricorda che le compensazioni per i municipi sedi di servitù nucleari (non solo le vecchie centrali, ma anche deposito di stoccaggio di materiale radioattivo), sono previste dal decreto Scanzano del 2003. "In virtù della legge finanziaria, nel 2005 - spiega Fabio Callori, presidente della Consulta e sindaco di Caorso - tali risorse sono state decurtate del 70% per destinare gli introiti che i cittadini pagano con la bolletta elettrica alla fiscalità generale". Si tratta, tra l'altro, di quegli "oneri di sistema" che rendono il costo dell'elettricità in Italia uno dei più alti d'Europa e che nelle settimane scorse il governo ha propagandisticamente cercato di attribuire 1 esclusivamente al peso degli incentivi per le fonti rinnovabili.
Una scelta bocciata anche dall'Autorità per l'Energia, ricorda l'Anci, dato che in via generale non si possono destinare a un'entrata dello Stato delle cifre che hanno una precisa destinazione, quella di riqualificare i territori sui quali ha gravato la vecchia generazione del nucleare. "Finora - sottolinea Callori - l'Anci si è impegnata con tutte le iniziative possibili a livello di emendamenti e di proposte per il recupero delle somme, fino ad arrivare alla proposta al Governo del rilascio di attestati per il riconoscimento dei crediti. Ad oggi, da parte del Governo, non c'è stato nessun riscontro". Come se non bastasse, l'esecutivo ad oggi non ha adempiuto però neppure al pagamento del restante 30%.
"Oggi - denuncia ancora il presidente della Consulta Anci - ci ritroviamo poi a dover anche inseguire l'erogazione di quello che rimane, ovvero il 30% che è stato già deliberato dal ministero dell'Ambiente per le annualità 2008-2009 e contabilizzato dalla Cassa conguaglio per il settore elettrico, ma ad oggi il Cipe non si è ancora espresso per le ripartizione del fondo e probabilmente ciò comporterà oggettive difficoltà per il completamento delle opere in corso di realizzazione sul territorio".
"Siamo letteralmente sconcertati dalle 'menzogne' che ci vengono raccontate - conclude Callori - le carte e le risorse per le delibere Cipe ci sono tutte e oggi ne abbiamo avuto conferma; ancora una volta non riusciamo proprio a capire il perché di queste negligenze". Secondo Callori la mancanza di risorse potrebbe determinare gravi conseguenze: "A fronte del perdurare della situazione i nostri Comuni potrebbero vedersi costretti a bloccare i processi di smantellamento dei vecchi impianti".
All'iniziativa dell'Anci ha risposto a nome del governo il sottosegretario allo Sviluppo Economico Stefano Saglia. "Ho partecipato personalmente alla riunione del pre-Cipe della settimana scorsa che recava all'ordine del giorno la delibera sulle compensazioni per i Comuni sedi di impianti nucleari - ha spiegato - Pertanto posso affermare che è pronta per l'approvazione. Il rinvio è stato dovuto solo a questioni formali".
Se restano quindi ancora da saldare i conti per il nucleare di oltre 20 anni fa, rischiano di avere un costo salato anche i sogni per il futuro. "Il piano nucleare del governo potrebbe pesare sulle tasche degli italiani anche dopo lo stop a seguito del disastro di Fukushima", denunciano i parlamentari del Pd Ermete Realacci e Luigi Zanda in un'interrogazione congiunta presentata a Camera e Senato ai Ministeri dello Sviluppo Economico e degli Affari esteri e alla Presidenza del Consiglio. "Il governo - chiedono i due esponenti democratici - venga in Parlamento e renda noto quali siano gli accordi previsti dal protocollo Italia-Francia sul nucleare sottoscritto nel febbraio 2010 e se contemplino eventuali clausole di rescissione e rimborso in caso di arresto del piano di cooperazione energetica in materia di nucleare tra Italia e Francia". "Su questo tema - prosegue il documento - da mesi abbiamo già chiesto chiarimenti al governo con altre interrogazioni, ma non c'è stata mai nessuna risposta. E' un fatto molto grave sul quale è indispensabile chiedere la massima chiarezza e trasparenza. La beffa nucleare non può diventare comunque un danno per le tasche dei cittadini e un affare per pochi".
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