martedì 17 maggio 2011

Milano, tutti in silenzio al quartier generale di Letizia Moratti. - di Thomas Mackinson


In via Romagnosi grande desolazione per il tracollo del Pdl. Spariscono tutti i leader di partito. Giornalisti lasciati soli in sala stampa. I guru della comunicazione scelti dal sindaco non sanno che dire

Il tracollo del Pdl e di Letizia Moratti a Milano è inchiodato ai numeri. E non solo quelli relativi allo spoglio delle schede ma anche a quelli che hanno marcato una giornata tutta al contrario per il centrodestra e per chi ha assistito alla sua inattesa debacle. Nel quartier generale del comitato per la Moratti, in via Romagnosi, per tutto il giorno ha regnato una surreale desolazione. Anche numerica.

Zero sono i maggiorenti del partito accorsi da queste parti. I vari esponenti del Pdl locale e nazionale non hanno fatto neppure capolino al comitato dopo le prime proiezioni. Lupi, Casero, l’assessore Cadeo sono accorsi e poi corsi via. Una fuga in piena regola. Matteo Salvini, Lega, ha fatto in tempo a dire “resto fiducioso” prima di dileguarsi per tutto il resto della giornata. La Moratti, intanto, ha fatto sapere che uscirà dalla casa di Galleria de Cristoforis solo dopo un risultato consolidato. Non prima di mezzanotte, forse l’una. Ma le persone a lei più vicine riferiscono di uno stato di semi-choc: “Mi aspettavo il ballottaggio, ma non a parti invertite”, avrebbe detto la Moratti commentando i numeri dal salotto, in compagnia di figlia e nipotina.

Dopo i primi exit poll il centrodestra locale è dunque sparito e un centinaio dei giornalisti sono rimasti per ore senza un’indicazione, una dichiarazione, un volto. Tutti a bocca asciutta. Ma nel vero senso del termine. Perché dalle 15 alle 20 non è stato portato un bicchier d’acqua a quel centinaio di professionisti dell’informazione, cameraman e fotografi che hanno atteso pazienti di raccontare qualcosa. Di cibo non se ne parla neppure. Zero. “I panini sono per i membri del Comitato”, spiega un cameriere in livrea nera che porta avanti e indietro vassoi zeppi di cibarie e di calici di vino bianco. Tutti destinati alla stanza dello staff. Alle 20, dopo varie rimostranze, ha aperto un bar. Ma serve solo acqua. Nel 2006, da queste parti, era una pacchia tra tartine echampagne, sfilate di colonnelli del Pdl col sorriso e dichiarazioni entusistiche. Il vento pare davvero cambiato. Su tutti i fronti.

A proposito di numeri sono stati sette secondi. Intensi, ma sette secondi. Tanti ne ha impiegati il sottosegretario Laura Ravetto per leggere tre righe di comunicato in cui annunciava che “Il Pdl ha tenuto”. Una frase che è parsa di circostanza. Soprattutto perché per diverse ore, nella stanzetta interdetta ai giornalisti, si sono fiondati i professionisti della comunicazione al soldo del Pdl. In evidente stato di crisi.

Che dire? Per risolvere il dilemma sono arrivati i guru della comunicazione scelti direttamente dal sindaco e da mesi impegnati in prima nella sua campagna elettorale. C’era ad esempio il portavoce di Atm, Matteo Mangosi, portavoce di Atm ma catapultato al Comitato. C’eraAlessandro Usai, il professionista pagato 625 euro al giorno dai milanesi per occuparsi della comunicazione del sindaco ma è da tempo al servizio del candidato Moratti e del Pdl. Poi Red Ronnie, autore della web tv di Letizia Moratti ricambiato con una consulenza da 60mia euro. L’artista è uscito dalla porta bianca della “Ravetto-room” per raccontare una storiella indiana sulla pazienza e l’attesa. Come dire… “Non sappiamo che dire”. Poi è toccato al conduttore di Telelombardia Roberto Poletti, da alcuni mesi organico alla squadra del sindaco, tentare una sintesi: “Guarda ero dentro, ma nessuno osava proferire parola”.



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