venerdì 7 febbraio 2020

IL TEMPO DEGLI SCIACALLI. - Roberta Labonia

L'immagine può contenere: una o più persone, folla e spazio all'aperto

In queste ore sono tanti, tantissimi, a sparare a palle incrociate sul Movimento 5 Stelle. Voi mi direte: e dov'è la novità? La novità sta nel fatto che l'attacco è salito di livello. E' condotto su larga scala, non c'è più ritegno. Ieri sera un'allucinata Carfagna sproloquiava con sussiego contro Di Maio definendolo "uomo di sistema". E tutto il serraglio di piddini radunato dalla Gruber li, ad applaudirla. Quasi nello stesso tempo un incartapecorito Del Noce, da una poltrona di Mediaset , riferendosi al Movimento 5 Stelle, lo definiva "un morto che cammina". E anche lì una claque di destrorsi pronta a dargli ragione.
Questi siparietti mi hanno fatto balenare davanti un immagine nitida, quella di quando gli sciacalli, percependo la fine imminente delle loro prede, prima segnano il territorio poi gli si avventano addosso.
È un po' quello che sta accadendo in questi giorni sulla scena politica. Il Movimento sta vivendo un travaglio interno, è sotto gli occhi di tutti. Luigi Di Maio ha fatto quel passo indietro che molti, dentro il Movimento, invocavano da tempo, e si è dimesso da Capo Politico. In casa pentastellata, da pochi giorni, è iniziata la reggenza di Vito Crimi, un grillino della prima ora, uomo affidabile, ma certo non un leader e già la mancanza di Luigi Di Maio si sta facendo sentire, ed è percepibile anche all'esterno.
I tanto invocati Stati Generali, che dovranno disegnare il percorso del Movimento dei prossimi 10 anni, sono stati spostati a fine aprile, meno di 3 mesi ma come fossero 3 anni, se rapportati all'attuale contesto politico. I 5 Stelle oggi sono deboli, esposti, vulnerabili, facile preda di attacchi esterni. Attacchi tangibili. Come quello che sta maturando in queste ore da parte dei 700 senatori, fra cui molti esemplari della prima e della seconda Repubblica, che incuranti di operare in pieno conflitto di interessi, si sono già scritti le motivazioni del provvedimento, prima ancora di deliberarselo, grazie al quale rimetteranno le grinfie su tutto il malloppo, quei vitalizi a fronte dei quali molti di loro non hanno versato uno straccio di contributo. Uno schiaffo davanti a tanti giovani italiani che forse, una pensione, non l'avranno mai. Un torto, un ingiustizia a cui il Movimento aveva rimediato da pochi mesi , rimodulando il privilegio all'importo dei contributi effettivamente versati e che ora la Casta sta riattribuendosi per intero con sfacciataggine inaudita, in ossequio al motto del famoso Marchese del Grillo per il quale lui era lui e gli altri non erano un cazzo. Contro questa provocazione Il Movimento sta chiamato in queste ore alla piazza tutti gli italiani di buona volontà. Il 15 febbraio prossimo l'appuntamento per tutti è sotto Palazzo Madama. Una reazione forte me la auguro, perchè vorrebbe dire non solo che il Movimento è vivo ma che l'Italia tutta è viva e lotta per non vedersi calpestata nella sua dignità. Io ci sarò e ci conteremo.


Ma la guerra che sta montando in questi giorni ai 5 Stelle è multilivello, non si esaurisce con il reintegro dei vitalizi. Uno ad uno il partito unico dei privilegi sta attaccando frontalmente ogni provvedimento di giustizia sociale promosso e tradotto in legge dal Movimento durante questi suoi primi 2 anni di Governo. Va inquadrato in questa ottica l'attacco concentrico all'ottimo Guardasigilli Alfonso Bonafede che si va consumando in queste ore, un pentastellato all'apparenza mite ma con una resilienza e preparazione non comuni. In meno di 2 anni, in tema di Giustizia, Bonafede ci ha fatto recuperare agli occhi dell'Europa e di tutta la Comunità Internazionale, parecchie posizioni quanto a credibilità ed efficienza. Senza le sue leggi saremmo rimasti in fondo alle graduatorie mondiali. Dopo la spazzacorrotti e la riforma della prescrizione, generati nel Conte I, portano la sua firma in questo Conte II il codice rosso, il carcere agli evasori, la riforma del processo civile e la riforma del processo penale di imminente discussione in Consiglio dei Ministri. Se guardo alle passate legislature non rammento niente che possa avvicinarsi a questa poderosa produzione in tema giustizia in neanche 2 anni di governo. Ora il pentastellato Bonafede è diventato per tutti il bersaglio grosso da colpire. L'apparato del centro sinistra, in buona compagnia con quello del centro destra, per "colpa" sua si è visto sfilare via, una ad una, tutte le garanzie di "sistema" che si era andato conquistando, legislatura dopo legislatura, in 30 anni di dis-onorata carriera politica. Bonafede, con le sue leggi, ha messo uno stop all'impunità dei colletti bianchi beccati con le mani nella marmellata, ora chi di loro sgarra , andrà in galera. Ha messo quelle piccole diavolerie informatiche, i trojan, nei telefoni degli amministratori pubblici infedeli che oggi, per la prima volta, si sentono vulnerabili, come hanno ampiamente dimostrato gli scandali del CSM e la "sanitopoli" umbra, scoperti, appunto, grazie ai trojan di Bonafede. Bonafede è quello che ha sancito le manette ai grandi evasori, gli stessi che, grati della sostanziale immunità da sempre a loro riservata, il vecchio apparato politico l'hanno sempre foraggiato. Bonafede è anche quel servitore delle Istituzioni che ha stoppato al primo grado di giudizio la prescrizione, riallineandoci agli standard giuridici internazionali.
Ora non vedremo più, grazie a lui e a quello sgangherato Movimento quale è oggi quello dei 5 Stelle, tanti impostori politici farla franca. Dal primo gennaio di quest'anno non ci saranno più i Berlusconi, uno che di processi vanificati dalla tagliola della prescrizione ne ha collezionati ben otto! Si inquadra in questo contesto l'acrimonia con cui un resuscitato Renzi, che di Berlusconi è, politicamente parlando, il figlio illegittimo, sta tentando in tutti i modi di boicottarla la norma Bonafede, tanto da dirsi pronto a votare con l'opposizione pur di abrogarla. Il suo sogno segreto è quello di dichiarare lo sfratto a questo Esecutivo per imbastire, senza passare per le urne, un bel Governo di "salvezza nazionale" modello Monti, con tutti dentro e i grillini all'angolo.
Ma la guerra non dichiarata ai 5 Stelle non si limita a boicottare i soli provvedimenti Bonafede, il taglio dei vitalizi, agli occhi della casta i 5 Stelle sono anche quelli colpevoli di aver quasi dimezzato i seggi a sua disposizione. Alle prossime urne molti di loro dovranno dire addio ai privilegi , dovranno tornare a lavorare come i comuni cittadini, se ancora conoscono il significato del termine. E già sanno che non servirà quell'inutile quanto costoso referendum promosso a suon di firme in Parlamento, a restituirglielo.
Sono gli stessi soggetti che pensando alle risorse impegnate dai 5 stelle nel primo vero sostegno alla povertà che l'Italia abbia mai avuto, quasi sette miliardi nel reddito di cittadinanza, hanno gridato allo "spreco" (pancia piena non pensa a quella vuota) e ora tramano un ennesimo golpe a colpi di firme in aula per indire un'altro referendum confermativo (leggi la Meloni), che si tradurrebbe in una sorta di triste braccio di ferro fra chi ha qualcosa da difendere e chi non ha niente.

Insomma il processo di restaurazione è già in atto, solo chi è digiuno politicamente o è in malafede può dire di non vederlo. A contrastarlo c'è rimasto un piccolo gruppo di cittadini in Parlamento e al Governo, i 5 Stelle che, se da un lato si oppongono stoicamente all'attacco, dall'altro sembrano aver perso la loro comunità d'intenti. Una debolezza che gli potrebbe essere fatale, il partito unico è già lì pronto a dargli la zampata definitiva. Balleranno a breve circa 400 rinnovi di nomine pubbliche, grasso che cola per i mestieranti della politica, tocca far presto. Così non fosse 2 anni di conquiste sociali, di civiltà ritrovata, finiranno alle ortiche.

E gli sciacalli stanno già apparecchiandosi per il banchetto.


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