Siccome va di moda la variante inglese, ho fatto una variante travagliese del sogno di Padellaro. Fino a qualche settimana fa l’avrei classificato fra gli incubi: ora invece mi pare bellissimo. La prima parte del sogno è quella di Antonio. Stufo marcio della seconda ondata di ItaliaVirus, Conte decide di prevenire la terza, data per certa dagli esperti a gennaio, con un antidoto più efficace di qualunque vaccino: un dibattito parlamentare. Lì il premier dice in parole semplici la verità e così smentisce automaticamente tutte le balle renziane: la cabina di regia sul Recovery Plan è stata chiesta dall’Ue e decisa in 16 riunioni ministeriali; per la sanità non ci sono 9 miliardi, ma 16, più i 10 già stanziati quest’anno e mai spesi dalle Regioni, cioè fin troppi su un bilancio annuo di 115 (se poi manca qualcosa, lo si leva alla sanità privata); indebitarsi vieppiù col Mes sanitario è inutile, anzi dannoso, perché non ci sono problemi di cassa; il rimpasto non lo vuole nessuno; i servizi segreti rispondono per legge al premier, che può delegare alcune funzioni a un ministro/sottosegretario, o tenersele tutte; il governo ha cose più importanti (vaccini, Next Generation Eu, nuovi ristori alle categorie colpite, Ilva, riforme già concordate ma rinviate per l’emergenza) dei ricattucci di un partitucolo. Poi enuncia il programma emerso dalla verifica per governare fino al 2022. E ricorda all’Innominabile i doveri e le responsabilità di ogni partito di maggioranza, con una breve lezione di educazione civica e democrazia parlamentare simile a quella impartita il 20.8.19 all’altro Matteo Cazzaro. Infine chiede la fiducia e si va alla conta.
Qui si innesta la mia variante. L’Innominabile, che indossa una polo col colletto alzato per coprire l’incipiente pappagorgia, strepita come un ossesso e annuncia che stacca la spina a Conte. Ma metà dei suoi 30 deputati e 18 senatori votano la fiducia e staccano la spina a lui, replicando l’ardua impresa della scissione dell’atomo. Alla Camera, dove Iv non è determinante, Conte ottiene la fiducia. Al Senato gli mancano una decina di voti, ma a colmare il vuoto lasciato dai renziani superstiti provvede una pattuglia di ex centristi, ex forzisti ed ex grillini in cambio di null’altro che il seggio sino a fine legislatura. Un tornaconto che in tempi normali sarebbe indigeribile, ma che in quest’emergenza molti perdoneranno come il male minore al nobile scopo di liberare il governo dal racket: come quando si paga il riscatto all’Anonima per strapparle dalle grinfie un proprio caro. Senza contare la gioia universale nel vedere quei quattro guastatori finalmente ridotti a peli superflui. Come diceva il Gianfranco Funari di Corrado Guzzanti: “È tanto liberatorio”.
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