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mercoledì 17 giugno 2015

La Cassazione e la vendita di frutta esposta all’aperto ai gas di scarico. - Gianfranco Amendola

La Cassazione e la vendita di frutta esposta all’aperto ai gas di scarico

La messa in commercio di frutta all’aperto ed esposta agli agenti inquinanti costituisce una violazione dell’obbligo di assicurare l’idonea conservazione delle sostanze alimentari e rispettare l’osservanza di disposizioni specifiche integrative del precetto”. Lo ha stabilito la Cassazione confermando, con una articolata sentenza (sezione terza, Pres. Teresi, relatore Ramacci, n. 6108 del 2014), la condanna inflitta ad un fruttivendolo dal Tribunale di Nola per aver detenuto per la vendita “tre cassette di verdura esposte all’aperto e, pertanto, a contatto con agenti atmosferici e gas di scarico dei veicoli in transito”.
La legge richiamata dal supremo Collegio è quella alimenti (n. 283/1962) il cui art. 5, lett. b), punisce, con l’arresto o con l’ammenda, l’impiego nella produzione, la vendita, la detenzione per la vendita, la somministrazione, o comunque la distribuzione per il consumo, di sostanze alimentari in cattivo stato di conservazione.
Il punto di partenza è costituito da una lontana sentenza della Cassazione a sezioni unite (n. 443 del 2002) la quale aveva chiarito che questa disposizione tende a perseguire un autonomo fine di benessere, assicurando una protezione immediata all’interesse del consumatore affinché il prodotto giunga al consumo con le cure igieniche imposte dalla sua natura; aggiungendo che, ai fini della configurabilità del reato, non vi è la necessità di un cattivo stato di conservazione riferito alle caratteristiche intrinseche delle sostanze alimentari, essendo sufficiente che esso concerna le modalità estrinseche con cui si realizza, che devono uniformarsi alle prescrizioni normative, se sussistenti, ovvero, in caso contrario, a regole di comune esperienza. La giurisprudenza successiva aveva precisato che l’interesse protetto dalla norma è quello del rispetto del cd. ordine alimentare, volto ad assicurare al consumatore che la sostanza alimentare giunga al consumo con le garanzie igieniche imposte per la sua natura; e pertanto, non è necessaria la prova di un danno alla salute ma è sufficiente accertare che le modalità di conservazione siano in concreto idonee a determinare il pericolo di un danno o deterioramento delle sostanze o che vi sia detenzione in condizioni igieniche precarie; escludendo, in proposito la necessità di analisi di laboratorio o perizie, ben potendo il giudice di merito considerare altri elementi di prova, come le testimonianze di soggetti addetti alla vigilanza, quando lo stato di cattiva conservazione sia palese e, pertanto, rilevabile da una semplice ispezione.
Per la condanna, quindi, si è ritenuta sufficiente la testimonianza della polizia giudiziaria, la quale ha evidenziato che tre cassette di verdura erano esposte all’aperto e, pertanto, a contatto con agenti atmosferici e gas di scarico dei veicoli in transito.
Conclusione: “Tale diretto accertamento da parte della polizia giudiziaria risulta del tutto sufficiente a giustificare l’affermazione di penale responsabilità, evidenziando una situazione di fatto certamente rilevante a tal fine, la cui sussistenza risulta peraltro confermata dallo stesso ricorrente, laddove, nell’atto di impugnazione, si riconosce che la verdura era esposta per la vendita sul marciapiede antistante l’esercizio commerciale”.
Questo dice la Cassazione e mi è sembrato opportuno ricordarlo all’inizio dell’estate in un paese dove l’esposizione di frutta e verdura all’aperto senza alcuna cautela, a ridosso di strade congestionate dal traffico, è dato di comune esperienza.
Certo, ci sono tante altre cose che contano a tutela della nostra salute, soprattutto per quanto concerne le modalità di coltivazione, l’uso di pesticidi, i mezzi di trasporto ecc., specie in un momento in cui gli organi pubblici di controllo sono in grandi difficoltà per mancanza di mezzi e di personale.
Né intendo sollecitare alcuna denunzia penale. La vera penalizzazione per chi si comporta con disprezzo per l’igiene e la salute pubblica è quella che può derivare dalle nostre scelte.
Cambiare fruttivendolo può essere un primo, piccolo ma importante passo per farci sentire e far comprendere che non tutti sono disposti a subire tutto.

venerdì 19 dicembre 2014

Più frutta, più vita: 20mila morti in meno con altri 200 grammi al giorno.

Più frutta, più vita: 20mila morti in meno con altri 200 grammi al giorno

Uno studio di Agroter rivela che consumare più ortofrutta potrebbe far risparmiare circa 1,5 miliardi di euro di spesa sanitaria.


Una mela al giorno toglie il medico di torno. Mai proverbio fu più esatto. Secondo uno studio condotto dall'istituto Agroter, il consumo di 200 grammi di frutta e verdura in più al giorno da parte degli italiani equivarrebbe ad una prevenzione di circa 20.000 decessi per malattie cardiovascolari e un risparmio di 1,5 miliardi di euro di spesa sanitaria. Secondo i dati un italiano consumo in media 303 grammi di ortofrtutta al giorno.

In base all'analisi condotta da un team di ricercatori coordinati da Roberto Della Casa, direttore di Agroter, "l'aumento del consumo di 200 grammi al giorno di ortofrutta porterebbe ad un risparmio della spesa sanitaria per le sole malattie cardiovascolari, la prima causa di morte in Italia, di 1,5 miliardi di euro all'anno".

Tornare a quindici anni fa - Nel dettaglio, i dati elaborati da Agroter evidenziano come un italiano consumi mediamente 303 grammi di frutta e verdura al giorno: quindici anni fa, nel 2000, la quota era di 361 grammi. "L'ideale consumo di ortofrutta per una corretta alimentazione - si legge nella ricerca - dovrebbe essere oltre i 500 grammi. Se il calo dei consumi negli ultimi 15 anni non fosse accaduto si sarebbero potuti risparmiare ben 3,4 miliardi di euro oltre a prevenire 52.000 potenziali decessi da patologie cardiovascolari". In particolare, tornare ai consumi di quindici anni fa porterebbe, nei prossimi 8 anni, "a risparmi per le sole patologie cardiovascolari quantificabili in 3,3 miliardi di euro, mentre se si raggiungesse il traguardo più ambizioso, quello dei 503 grammi (+200 grammi) sempre nello stesso lasso di tempo, il risparmio sarebbe di ben 8,9 miliardi di euro".

Italiani "inconsapevoli" - Un sondaggio condotto su un campione di 2mila italiani, risulta netto lo scostamento fra il percepito e la realtà in tema di consumi di ortofrutta: solo il 9% si dice "responsabile" del calo che si è registrato nel 2013-2014, mentre il 21% addirittura parla di un aumento dei consumi. Inoltre i dati Istat evidenziano come il 45% della popolazione italiana risulti avere dei problemi con il peso (11% obesi, 31% sovrappeso, 3% sottopeso) mentre secondo l'analisi di Agroter l'87% degli intervistati afferma "candidamente" di seguire un'alimentazione sana ed equilibrata".