L’attentato allo stadio Olimpico di Roma avrebbe dovuto essere il “colpo di grazia” nei confronti dello Stato al culmine di un periodo di tensione caratterizzato dalle stragi del biennio ’92-’94.
A ripercorrere quei mesi caldi di quasi vent’anni fa è il pentito Gaspare Spatuzza, ascoltato nell’ambito del processo al generale del Ros Mario Mori accusato di favoreggiamento aggravato a Cosa nostra.
Il collaboratore di giustizia, interrogato dal pm Nino Di Matteo, ha ricordato come l’ex capomafia di Brancaccio, Giuseppe Graviano, abbia fatto riferimento a dei contatti con “persone serie”. A questo punto il pm ha chiesto se tra loro vi fossero anche Berlusconi e Dell’utri, e Spatuzza ha risposto che Graviano “disse di sì”.
Durante la deposizione, poi, il pentito ha ricordato l’incontro avvenuto con Giuseppe Graviano a Roma, al bar Doney. “Aveva un’espressione felice – ha detto -. Mi disse che aveva definito tutto, e ottenuto quello che ci aspettavamo. La serietà di queste persone, aggiunse Graviano, ha permesso di ottenere tutto quello che chiedavamo, che non erano come quei quattro ‘crasti’, i socialisti, che si erano presi i voti senza poi fare nulla. Chiesi se tra queste persone serie c’era Berlusconi, quello di Canale 5. Disse di sì e che c’era un nostro paesano, Dell’Utri. Ci avevamo messo, disse, il Paese nelle mani”.