domenica 7 ottobre 2012

Graviano: "Con Dell'Utri e Berlusconi l'Italia è nelle nostre mani".


graviano
L’attentato allo stadio Olimpico di Roma avrebbe dovuto essere il “colpo di grazia” nei confronti dello Stato al culmine di un periodo di tensione caratterizzato dalle stragi del biennio ’92-’94.
A ripercorrere quei mesi caldi di quasi vent’anni fa è il pentito Gaspare Spatuzza, ascoltato nell’ambito del processo al generale del Ros Mario Mori accusato di favoreggiamento aggravato a Cosa nostra.
Il collaboratore di giustizia, interrogato dal pm Nino Di Matteo, ha ricordato come l’ex capomafia di Brancaccio, Giuseppe Graviano, abbia fatto riferimento a dei contatti con “persone serie”. A questo punto il pm ha chiesto se tra loro vi fossero anche Berlusconi e Dell’utri, e Spatuzza ha risposto che Graviano “disse di sì”.
Durante la deposizione, poi, il pentito ha ricordato l’incontro avvenuto con Giuseppe Graviano a Roma, al bar Doney. “Aveva un’espressione felice – ha detto -. Mi disse che aveva definito tutto, e ottenuto quello che ci aspettavamo. La serietà di queste persone, aggiunse Graviano, ha permesso di ottenere tutto quello che chiedavamo, che non erano come quei quattro ‘crasti’, i socialisti, che si erano presi i voti senza poi fare nulla. Chiesi se tra queste persone serie c’era Berlusconi, quello di Canale 5. Disse di sì e che c’era un nostro paesano, Dell’Utri. Ci avevamo messo, disse, il Paese nelle mani”.

Formigoni.


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Gasparri-2 la vendetta. - Marco Travaglio



Siccome Calderoli, che aveva ben meritato col Porcellum, sta scrivendo la nuova legge elettorale, a chi è stata affidata la riforma della diffamazione? A un altro benemerito della libertà di stampa: naturalmente Gasparri. La nuova norma, firmata anche dall’astuto Vannino Chiti del Pd, dovrebbe passare giovedì in sede deliberante alla commissione Giustizia del Senato, senza passare dall’Aula. Tanta fretta viene giustificata con l’esigenza di salvare dal carcere il direttore del Giornale Alessandro Sallusti, condannato a 14 mesi senza la condizionale per omesso controllo su un articolo pieno di balle. Ed è una balla anche la giustificazione, perché Sallusti in carcere non ci andrà, salvo che ne faccia espressa richiesta (rifiutando i servizi sociali e i domiciliari).
Come la pensiamo sul tema l’abbiamo scritto: la legge attuale è incivile perché la pena detentiva dev’essere l’extrema ratio, riservata ai giornalisti che mentono sapendo di mentire e rifiutano di rettificare le inesattezze o le falsità che hanno scritto. Ma questo punto fondamentale la porcata Gasparri-Chiti neppure lo sfiora. Si limita ad abrogare le pene detentive tout court, anche per i diffamatori professionali e incalliti. E a sostituirle con pene pecuniarie che non potranno essere inferiori ai 30 mila euro. Oggi, se un cronista pubblica una lieve inesattezza causando un piccolo danno, può essere condannato anche a una multa e una riparazione pecuniaria di poche decine di euro: in futuro il giudice non potrà affibbiargliene meno di 30 mila (il massimo non è fissato: teoricamente, anche miliardi). E, come se il primo bavaglio non bastasse, eccone un altro: i direttori responsabili di giornali e testate radio o tv risponderanno di omesso controllo anche per tutto quanto esce sulle edizioni online. Due spade di Damocle che convinceranno molti giornali e siti a chiudere e molti giornalisti a smettere di scrivere o a dedicarsi a rubriche di giardinaggio o gastronomia. E questa schifezza liberticida viene spacciata per un capolavoro di civiltà, solo perché nessun giornalista rischierà più il carcere (peraltro all’italiana, cioè finto).
Il risultato è lampante: gli editori miliardari continueranno a scatenare campagne di menzogne contro avversari politici o affaristici tramite i loro killer a mezzo stampa, che saranno disposti a tutto: tanto, se condannati, non rischieranno più una pena detentiva (che, se cumulata più volte, potrebbe anche superare i fatidici tre anni e portarli davvero in cella), ma solo una multa. Che, per quanto salata, non pagheranno di tasca propria, ma accolleranno ai loro mandanti, come incerto del mestiere, anzi come investimento per i loro sporchi interessi. Idem per i giornali che non vendono una copia, ma sono finanziati dai milioni del finanziamento pubblico e ne accantoneranno una parte nel fondo-rischi per campagne di discredito. Invece i giornali piccoli come il nostro, che campano solo grazie ai propri lettori e abbonati, vivranno sotto il perenne ricatto di querele che, ogni volta che finiranno male, sottrarranno al giornalista o alla società da 30 mila euro in su, col rischio di chiudere bottega e senza potersi difendere rettificando eventuali errori commessi in buona fede. Un trionfo per i bugiardi e una disfatta per i giornalisti onesti.
Ps. Due anni fa ho fatto causa a Gasparri per aver mentito sapendo di mentire, dicendo in tv che andavo in vacanza a spese di mafiosi quando già avevo documentato pubblicamente che le ferie in questione me le ero pagate fino all’ultimo euro. Lui, anziché scusarsi e rettificare, si fa scudo dell’insindacabilità parlamentare. Intanto, fra un’udienza e l’altra, riforma la diffamazione. Per competenza specifica.

Scoperto un nuovo tipo di dinosauro nano. - Francesco Tortora



Il Pegomastax africanus era erbivoro, lungo circa un metro e pesava meno di un gatto.

MILANO - Era lungo circa un metro e pesava meno di un gatto, ma grazie ai suoi denti affilatissimi e alla sua grande mascella, riusciva a difendersi nel mondo preistorico di 200 milioni anni fa. Mercoledì scorso è stato presentata sulla rivista online ZooKeys una nuova specie di «dinosauro nano», il Pegomastax africanus. I resti fossili, scoperti in una roccia rossastra nel lontano 1963 in Sudafrica e conservati a lungo all’Università di Harvard, negli Usa, solo recentemente sono stati riuniti e si è potuto ricostruire l'anatomia dell'animale preistorico. Erbivoro, appartenente alla famiglia degli Eterodontosauri e soprannominato il «mascellone africano» aveva due gambe, il corpo ricoperto da aculei di porcospino e un becco che assomigliava a quello di un pappagallo.
ERBIVORO - Secondo la ricostruzione di Paul C. Sereno, paleontologo dell'Università di Chicago e autore dello studio sulla rivista online, i denti aguzzi presenti sull'arcata superiore e inferiore servivano non solo a tagliare le piante e i frutti: Le zanne di questo dinosauro - spiega lo studioso americano - sono molto insolite perché è davvero raro che un erbivoro abbia canini così appuntiti e così grandi. Probabilmente servivano anche a pungere e a difendersi e non per mangiare carne. I denti nella mascella e nella mandibola funzionavano come forbici auto-affilanti». A dire la verità altri scienziati pensano che occasionalmente il piccolo dinosauro si nutrisse di carne o almeno di insetti. «Poteva assomigliare a un porcospino a due gambe - continua il paleontologo - le setole non erano abbastanza forti come quelle di un istrice. Forse erano colorate e contribuivano a differenziare la specie o facevano apparire il Pegomastax più grande di quello che realmente era e ciò gli permetteva di difendersi da potenziali predatori».
BECCO - Lo studioso si sofferma anche sul becco del dinosauro, simile a quello di un pappagallo e lungo meno di 5 centimetri: «Forse assomigliava a Dracula - scherza Sereno in un'intervista al sito web LiveScience - Visto che siamo vicini ad Halloween, questa scoperta è più che attuale». Il paleontologo ha spiegato di aver visto per la prima volta i resti del dinosauro erbivoro quasi trenta anni fa: «Sono imbarazzato nel confessare che la prima volta che ho visto il fossile era il 1983. Sono rimasto stupefatto e ho capito che si trattava di una nuova specie. Ma al tempo ero solo uno studente dell'American Museum of Natural History. Per tanto tempo da allora mi sono chiesto se qualche altro scienziato avesse riconosciuto questa creatura nascosta tra i cassetti del laboratorio». Ma l'onore di farla conoscere al grande pubblico è toccato proprio a lui: «Pazientare qualche anno in più in scatole di cartone prima di essere scoperto non deve essere stato un problema per questo piccolo dinosauro morto duecento milioni di anni fa» ha commentato ironicamente il sito transalpino Maxisciences.

Mangia Franco, un “politico” onesto. - Tony Siino

Mangia Franco, un politico onesto


In extremis prima del divieto per la cartellonistica sono apparsi alcuni 6×3 del candidato (finto) Franco Mangia schierato nella lista 5 kili a sostegno del presidente Barabba. Al grido di «…ma quale pilu…vuliemu a pila!!» potrebbe mietere grandi consensi (ma non essere eletto) proprio per l’onestà dei suoi obiettivi: villa a sua moglie, SUV a suo figlio e cabina a Mondello a sua suocera… Dietro al cartellone ci sono i comici Matranga e Minafò, già protagonisti di una indimenticabile parodia di Massimo Costa alle comunali.

Eccolo in azione in video.



http://www.rosalio.it/2012/10/01/mangia-franco-un-politico-onesto/

Quelle 350mila firme buttate nel cesso per un Parlamento Pulito.



"Se siete onesti, dovete ammettere che quello che oggi tutti cercano improvvisamente di fare, Grillo voleva farlo già cinque anni fa. E tutti gli ridevano dietro. Questi sono tempi in cui Fini lancia la campagna "Liste pulite - fuori i corrotti dalla politica", e per farlo ha la brillante idea di proporre una petizione popolare e mettersi a raccogliere firme. Sono tempi in cui Giorgia Meloni lancia una proposta di legge per ripristinare la preferenza diretta. Sono tempi in cui perfino Berlusconi, dopo le ostriche di Fiorito. dichiara di voler fare pulizia interna. Sono tempi in cui anche il cosiddetto nuovo che avanza si mette a chiedere un limite sul numero dei mandati e l'abolizione dei rimborsi elettorali, come "Fermate il declino" di Oscar Giannino. E sono addirittura tempi in cui i grandi protagonisti della politica riscoprono il significato di termini come "movimento" in contrapposizione a "partito" e parlano di "liste civiche", come Pierferdinando Casini, anche se poi dentro a queste liste civiche ci finiscono grandi imprenditori che certamente, di civico nel senso di comune cittadino, hanno poco. Sono tutti tentativi di riverginatura. Se questo tentativo fosse onesto, avrebbero non dico appoggiato la proposta di legge popolare di Beppe Grillo, presentata cinque anni fa, ma perlomeno rispettato la Costituzione italiana, che all'Art.71 recita: "Il popolo esercita l'iniziativa delle leggi, mediante la proposta, da parte di almeno cinquantamila elettori, di un progetto redatto in articoli". E cosa la esercita a fare, se poi la proposta non viene calendarizzata per la discussione in aula? Trecentocinquantamila fantasmi, apolidi, che il Parlamento dei nominati ha sfregiato con il peggiore degli insulti: li ha ignorati. Scrive non un pericoloso professionista dell'antipolitica, ma uno stimato costituzionalista come Michele Ainis: "La facoltà prevista dalla Costituzione all'Art.71 di presentare una legge di iniziativa popolare si è ridotta di più e né meno che al ruolo che avevano un tempo le suppliche al sovrano. Con il Parlamento che si arroga il diritto di occuparsene o meno così, a capriccio. Come quei monarchi annoiati che, mollemente adagiati sul trono, decidevano il destino di questo o quel poveretto condotto al loro cospetto sollevando o abbassando il mignolo inanellato". Ad aprile, se nessuno ne discuterà in Parlamento, superate le due legislature la proposta di legge popolare "Parlamento Pulito" si avrà come mai pervenuta. Trecentocinquantamila firme saranno allora prese e buttate nel cesso. Una delle prove più evidenti e indiscutibili del vuoto significato della parola democrazia in questo paese." 

Claudio Messora, blogger

http://www.beppegrillo.it/2012/10/quelle_350mila_firme/index.html

Ha, ha, ha...



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