mercoledì 13 luglio 2016

Metro C: 47 varianti e conto extra di 700 milioni. E quattro anni fa la Corte dei Conti disse: “Moralmente inaccettabile” - Marco Pasciuti

Metro C: 47 varianti e conto extra di 700 milioni. E quattro anni fa la Corte dei Conti disse: “Moralmente inaccettabile”

L'inchiesta della Procura di Roma, con 13 indagati arriva dopo una serie di denunce sulla lievitazione del budget, passato da 2,2 a 3,7 miliardi senza che l'opera fosse consegnata. L'Autorità anticorruzione: "Carenza nei rilievi archeologici preventivi, così lievitavano i costi". Nel 2013 l'esposto dei radicali in Comune. Già l'anno prima la magistratura contabile aveva definito la spesa "insopportabile per la finanza pubblica"


Ignazio Marino li aveva cacciati tutti il 17 luglio 2014 “per giusta causa”. E perché nell’operato della società era stato “rilevato un livello di criticità tale da far dubitare dell’affidabilità dell’attuale gestione aziendale, in particolar modo rispetto alle scadenze dei tempi di realizzazione della linea C della metropolitana”. Quel giorno, dopo un anno di braccio di ferro e reciproci scambi di accuse sui continui rinvii dei lavori, il sindaco “marziano” firmava un’ordinanza con cui revocava il cda di Roma Metropolitane: il presidente Massimo Palombi, i consiglieri Andrea Laudato e Massimo Nardi e il dg Luigi Napoli. Oggi tutti indagati nell’inchiesta della Procura di Roma che vuole fare luce sugli aumenti dei costi della Metro C.
Perché l’indagine di piazzale Clodio parte da lontano, affonda le proprie radici nei gangli più reconditi del fangoso potere capitolino in maniera inversamente proporzionale alla difficoltà e alle lentezze con cui binari e gallerie sono stati scavati nel ventre di Roma. Numerose sono state negli anni le mani levate a segnalare ambiguità, opacità e lungaggini, molteplici i dubbi avanzati sull’esecuzione e la regolarità dei lavori da attori della società civile ai partiti politici. A partire dall’associazione Italia Nostra, firmataria di un esposto già nel 2013, fino al Partito Radicale. “Due anni fa presentavamo il primo dei nostri esposti sugli abusi, le illegalità e gli sprechi negli appalti della Metro C di Roma, le cui ragioni sarebbero poi state pienamente accolte da Corte dei Conti e Autorità Anticorruzione”, commenta Riccardo Magi, segretario del partito, che ricorda anche la richiesta di dimissioni dell’assessore Improta, finito poi nel registro degli indagati insieme ad altre 12 persone. “Solo lo scorso giugno abbiamo diffidato il governo dall’assumere ogni iniziativa amministrativa, economica, politica a favore della prosecuzione della Metro C, chiedendo la rescissione in danno del contratto”.
Nel 2012 era stata la Corte dei Conti a scoperchiare il vaso di Pandora. “Per l’incidenza perniciosa della corruzione  – scandiva il 22 febbraio 2012 nella sua relazione il procuratore regionale della sezione giurisdizionale del Lazio, Angelo Raffaele De Dominicis, nel corso della cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario – si son riversati sulla finanza pubblica costi veramente insopportabili e moralmente inaccettabili come ad esempio i problemi emersi nella prima fase di realizzazione della linea C della Metropolitana di Roma”.
Si riferiva, il magistrato, al report stilato dalla sezione centrale di controllo della Corte, che aveva prodotto un documento pubblicato agli inizi dello stesso mese di febbraio ”sui costi quasi triplicati per l’esecuzione di questa importante arteria sotterranea”. I numeri:  ”Aggiornato a 3.379.686.560 euro” senza le opere complementari, ”con la progettazione definitiva della tratta più complessa” (del centro storico), per la Corte dei Conti, il costo era destinato ad aumentare ancora. E ”notevolmente”.
Gli anni passavano veloci, i lavori procedevano con lentezza esasperante, mentre la parcella dei costruttori lievitava di conseguenza. La fotografia definitiva sul continuo aumento dei costi la scattava quattro anni più tardi l’Autorità nazionale anticorruzione. Nel rapporto pubblicato il 2 luglio 2015, l’ente presieduto da Raffaele Cantone certificava che al progetto iniziale – dal 2007 a quella data – erano state apportate 47 varianti e che dopo 7 anni il preventivo iniziale era aumentato di 700 milioni.
La delibera, trasmessa alla Corte dei Conti, riportava tutti i passaggi della gara e del contratto per la nuova linea metropolitana a partire dal 2005, quando a gennaio una delibera Cipe individuava il tracciato fondamentale, base d’asta: 2,5 miliardi di euro. Stazione appaltante la società del Comune capitolino Roma Metropolitane. Il 28 febbraio 2006 la gara veniva aggiudicata per circa 2,2 miliardi all’associazione temporanea di imprese costituita da Astaldi, Vianini Lavori, Consorzio Cooperative Costruzioni e Ansaldo Trasporti Sistemi Ferroviari che costituiscono la società “Metro C”, contraente generale.
Questo, il background. Da lì aveva inizio una storia costellata di decine di varianti e contenziosi. Di varianti, l’Anac ne contava 47: 7 a parità di importo, 5 in diminuzione e 33 in aumento, per un incremento dell’importo contrattuale di circa 316 milioni. Sta di fatto che il documento che l’Authority ha trasmesso alla Procura della Corte dei conti, annotava come “il costo dell’investimento per il cosiddetto ‘Tracciato fondamentale’ della linea C fosse aumentato nel tempo passando dal valore iniziale di 3.047 milioni a 3.739 milioni di euro“.
Ed è proprio l’Anac a illuminare la causa di quegli aumenti di costo. Ovvero le varianti, capitolo indissolubilmente intrecciato con quello dei rilievi archeologici. L’operato di Roma Metropolitane nell’appaltare l’opera “appare non coerente con i principi di trasparenza e di efficienza per aver messo a gara un progetto di tale rilevanza in carenza di adeguate indagini preventive, per una parte molto estesa del tracciato, senza tenere in debito conto i pareri espressi dalla Soprintendenza archeologica”, mette nero su bianco l’Authority.
E questo “ha determinato una notevole aleatorietà delle soluzioni progettuali da adottare nella fase di esecuzione e, ad appalto già in corso, rilevanti modifiche rispetto alle previsioni contrattuali, imputabili in parte anche al contraente generale”. In pratica nel progettare il percorso si faceva in modo di non tenere conto della possibilità di imbattersi nei resti di una villa romana, di una esedra o di un acquedotto. Quando accadeva, si faceva una variante al progetto. Ogni volta. Così il costo dell’opera non ha fatto che aumentare.

Sulla "groviera" fiorentina tutti zitti. Ma in che Paese siamo sprofondati? - Vittorio Emiliani

VORAGINE FIRENZE

Succedono cose strane a Firenze e ancor più nella informazione italiana. Notizia di domenica scorsa: il ministro dei Trasporti Graziano Delrio e il sindaco Dario Nardella "aprono" coraggiosamente all'ipotesi di una ampia revisione del faraonico progetto di stazione sotterranea per l'Alta Velocità voluto anni or sono. I dubbi - si legge sulle agenzie - riguardano "soprattutto la galleria, pensata per attraversare la città senza più incrociare il traffico dei pendolari, contestata dai No Tav fiorentini per le possibili ricadute sulle falde acquifere e la stabilità degli edifici di alcune zone". Hub fiorentino della TAV sarà la stazione di superficie di Campo di Marte già utilizzata da alcune Frecce d'argento che, per risparmiare tempo, saltano Santa Maria Novella. Saggiamente lo prevedeva il Piano Regolatore di Marcello Vittorini nel '92, sindaco il socialista Giorgio Morales...
Piccola notizia? "Notiziona" in realtà. Soltanto poche mesi fa, il 1° aprile (un pesce?), il ministero dell'Ambiente aveva sbloccato quegli scavi garantendo che i materiali potevano essere riusati. Già ma ci sono altri gravi inciampi, denunciati anche da Report di Milena Gabanelli, e cioè danni diffusi a una miriade di edifici soprastanti e pericoli seri per il sistema idrogeologico sotterraneo fiorentino messi a nudo dalla improvvisa grave voragine verificatasi sul Lungarno Torrigiani. Quanto sono costati i lavori per il tunnel che ora si pensa di abbandonare? Secondo i comitati fiorentini, ben 760 milioni di euro. Quando tutto poteva venire risolto in superficie. Eppure sulla stampa e in tv non se n'è quasi parlato. Forse perché "disturbava" Renzi e la sua immagine patinata? A pensar male...
V'è di peggio però. Da un anno numerosi esperti e intellettuali fiorentini (fra i quali il medievista Franco Cardini), in testa l'archeologa Lucia Lepore e l'architetta Giovanna Delbuono chiedono, in modo documentato, all'Unesco di inserire Firenze fra i "siti in pericolo". Tanto più dopo la voragine apertasi sul Lungarno. Essi denunciano tante "sbrigatività" per le tramvia sotterranea e/o per la TAV: abbattuti gli alberi storici del Viale della Rimembranza; alterate le sponde intangibili di un pericoloso torrente; a rischio l'equilibrio idrogeologico sotto Fortezza da Basso, Arco dei Lorena, Porta San Gallo; tagliati centinaia di lecci; manomesso il paesaggio urbano storicizzato e vincolato; crepe e lesioni per centinaia di abitazioni. E c'è la minaccia di altri bypass sotterranei sotto strutture ferroviarie già esistenti, con ripetute varianti di progetto e rincari di costi al km pari a 5 volte la tramvia di Padova, 2 volte la Linea C del Metro di Roma (incredibile).
I geologi denunciano da anni "l'incoerenza fisico-meccanica del sottosuolo fiorentino e la grande importanza del principale acquifero che si trova a 3-4-5 metri dal piano di campagna per quello che riguarda la stabilità delle fondazioni di tutti gli edifici di Firenze, ma anche dei grandi monumenti come la Cattedrale". Sotto Renzi e Nardella, soprattutto sotto il primo, palazzi importanti e di ex conventi demaniali (Santa Maria degli Angeli con la Rotonda brunelleschiana) sono stati venduti a privati e trasformati in alberghi o residenze di lusso. Con altri buchi per garage e parcheggi. Una groviera. L'esatto contrario della politica urbanistica più avanzata che riporta o mantiene in centro residenti di ogni ceto, coppie giovani, artigiani, offrendo a fitti economici alloggi, laboratori, botteghe qualificate, pedonalizza intere zone e crea all'esterno di esse parcheggi di scambio con le ferrovie locali e con le metropolitane di superficie. Sulla "groviera" fiorentina tutti zitti, o quasi. Ma in che Paese siamo sprofondati?

lunedì 11 luglio 2016

Il mezzo corazzato più costoso al mondo? È italiano ed è il più scarso. - jepp magic

https://fattodavoi.ilfattoquotidiano.it/wp-content/uploads/2016/06/image1-150x113.jpeg


Riconosco che può sembrare strano, un post dedicato ad un blindato. Semplicemente viste le cifre coinvolte, mi è caduto l’occhio su questa storia. Un acquisto di qualche miliardo di sistemi d’arma nuovi nuovi rende felici o almeno parecchio soddisfatte un bel po’ di lobby assortite. Ma andiamo con ordine.
Con due atti successivi, il governo italiano ha deliberato di acquistare 249 e poi 381 blindati (erroneamente definiti da molti giornali carri armati) Freccia, per un totale di 630 mezzi. Per una coincidenza strepitosa uno per ogni parlamentare.
Quanto ci costano? Presto detto: il primo lotto, nel 2009, ci era costato 1,6 miliardi per 249 mezzi, ma aveva compreso, ovviamente, anche la ricerca e lo sviluppo
(anche se il Freccia deriva strettamente, pregi e difetti, dal blindo Centauro). 6.43 milioni per ogni blindato.
La nuova fornitura, per altri 2.6 miliardi complessivi, e’ stata approvata a gennaio 2015, dal governo Renzi tanto impermeabile alle lobby da vedere il Capogruppo PD in commissione Difesa tentare invano di bloccare la decisione del governo, presa lo stesso giorno in cui si coronava, tra l’altro, il sogno da oltre 5 miliardi di euro dell’Ammiraglio De Giorgi, proprio perché a suo dire pesantemente inquinata dalle pressioni delle aziende di armamenti.

Intanto ecco qui la scheda tecnica.
Poi affrontiamo, una buona volta, il costo unitario del veicolo.
2.6 miliardi per 381 mezzi sono, in apparenza, 6.8 milioni a blindato. Il secondo lotto costerà quindi ancora di più del primo.
Più di un teutonico Leopard II. 5.74 milioni di dollari.
Più di un celeberrimo americano Abrams m1a2, da 6.2 a 4 milioni di dollari, o meno se comprato come “usato garantito”
Piu di un avanzatissimo israeliano Merkava IV. 4.5 milioni di dollari
Piu’ di un corazzatissimo inglese Challenger 2. 4.2 milioni di sterline.
Sono i migliori mezzi blindati occidentali in circolazione, i più potenti e sofisticati, con i sistemi di offesa e difesa più costosi e complessi. Possono resistere a qualunque cosa o quasi (in realtà i razzi a doppia testata cava, che cominciano ad essere in dotazione a molti gruppi, sono in grado di bucare, in certe condizioni, anche le loro corazze). Hanno cannoni precisissimi. Sistemi avanzatissimi di stabilizzazione del tiro, motori da 1500 cavalli, corazze stratificate e reattive, insomma stanno al Freccia come una Jaguar sta ad un pulmino Volkswagen.
Vi sembrano conti dubbi? Allora che ne dite dei 10 milioni stanziati nel 2011 per la progettazione lo studio e la realizzazione di due prototipi del Centauro II, un veicolo ovviamente più sofisticato e moderno del centauro ed almeno alla pari con il Freccia (senza contare le differenze di armamento) Si tratta di prototipi, quindi la costruzione non è in serie, molti apparati sono integrati per la prima volta etc etc etc. Eppure costano 5 milioni di euro l’uno. Oltre un milione di euro meno degli esemplari di serie del fantasmagorico veicolo “corazzato”.
A questo punto, credo ci aspetteremmo una via di mezzo tra la macchina di Batman e l’astronave di capitan Harlock.
Invece no. I veicoli in questione non sono in grado difendere i soldati che trasportano in caso di attacco con bazooka, missili spalleggiati o grossi calibri. Al più possono salvarli da uno IED. (Improvvised Explosive Device) non troppo potente o dalle raffiche di kalashnikov. Per resistere ad un cannoncino come il loro, da 25 millimetri (da confrontare con i 105 o 120 dei vecchi e nuovi carri) o da una mitragliata di una camionetta “tecnica” di qualche milizia, devono essere dotati di blindature aggiuntive, che ovviamente fanno lievitare il costo.
I blindo Centauro, utilizzati in Somalia e in Afghanistan sono stati in qualche modo ricoperti con piastrelle reattive in grado almeno di difendere gli occupanti da proiettili fino a 30 mm o razzi spalleggiati di modesta potenza. Di fatto, dei 250 mezzi realizzati solo 17 sono stati collaudati sul campo in Afghanistan e questo per il banal motivo che in realtà non sono particolarmente più sicuri di una camionetta blindata come il Lince, dato che costituiscono un bersaglio più pagante per i gruppi dotati di razzi, dai quali, come visto, non possono difendersi. Dalla loro, grazie alla relativa leggerezza, hanno una velocità massima di oltre 100 km l’ora che però risulta di scarsa utilità sul terreno urbano e fuoristrada, tipici dell’utilizzo di questi mezzi.
Non è ancora chiaro? Il Merkava ha dimostrato di non essere sempre in grado di difendere i soldati trasportati (sì perché può portare alcuni soldati oltre all’equipaggio, all’interno) pur avendo una resistenza equivalente ad oltre 600 millimetri di acciaio, ottenuta con una corazza complessa, cariche reattive, etc etc etc.
L’esercito israeliano ha però deciso di realizzare un trasporto truppe ancora più protetto del Merkava. A quanto pare il veicolo corazzato più protetto e sicuro al mondo si chiama Namer. Costo? Appena 3 milioni di dollari, meno della metà di un Freccia.
Breve sintesi: L’Italia ha quindi deciso di dotarsi del più caro veicolo blindato del mondo e, probabilmente, di tutti i tempi e un ragazzino con un qualunque residuato bellico e’ in grado di bucarlo.

Approvato il "bail in" che prevede un prelievo forzoso anche sui conti dei correntisti con liquidità superiore ai 100mila€.

Immagine presa da google
Qual'è il problema principale del parlamento? 
Salvare le Banche!
Vorrei ricordare ai sapientoni del governo che, anche se è vero che le banche hanno malesseri dovuti alle insolvenze dei cittadini, è anche vero che i cittadini non pagano le rate perchè il governo non è intervenuto in tempo con leggi adeguate per mantenere alta l'occupazione e per obbligare le aziende ad erogare retribuzioni dignitose; 

anzi, permettendo ad alcune aziende di trasferirsi all'estero, ha fatto si che oltre che diminuire il numero di posti di lavoro, venisse ridotta anche la retribuzione pro capite.

La ricchezza di un paese è rappresentata dalle alte percentuali di occupazione e da retribuzioni che denotino un buon tenore di vita , più soldi hanno i cittadini, più soldi spenderanno per far rifiorire l'economia.

Oltretutto è risaputo che il vero malessere delle banche ha altre origini, dovute al fatto di essere state costrette ad acquistare la gran mole di titoli spazzatura con i quali gli USA hanno invaso le borse mondiali spalmando il loro debito in ogni angolo della terra.

A pagare, pertanto, non dobbiamo essere noi cittadini, già duramente provati dall'incapacità di chi ci governa e dal loro servilismo, ma gli stessi che hanno creato e provocato il buco economico! 

Cetta.

domenica 10 luglio 2016

Fisco, annullate vecchie multe e bolli non pagati a tre milioni di siciliani.

Fisco, annullate vecchie multe e bolli non pagati a tre milioni di siciliani

Annuncio di Riscossione Sicilia in applicazione di un decreto del Ministero dell'Economia. Vale per i debiti non superiori a duemila euro. L'ammontare complessivo annullato è di un miliardo 654 milioni.

Saranno annullate vecchie multe e bolli non pagati a oltre tre milioni di siciliani. Lo ha annunciato Riscossione Sicilia in applicazione di un decreto del Ministero dell'Economia che dispone la rottamazione dei ruoli sino al 31 dicembre 1999. La norma ha stabilito la decadenza dei debiti esattoriali di importo non superiore ai duemila euro e il discarico da parte degli agenti della riscossione per quelli di importo superiore. "In Sicilia l'annullamento automatico dei crediti d'importo fino a duemila euro riguarda una platea di beneficiari stimata intorno ai tre milioni di cittadini - spiega il Presidente di Riscossione Sicilia, Antonio Fiumefreddo -. Un debito fiscale di un miliardo e 654 milioni di euro riguardanti residui non pagati ed iscritti nei ruoli erariali comunali, previdenziali e di enti vari".

La provincia che vanta il maggiore importo annullato è Catania, con 420 milioni di euro di iscrizioni a ruolo sotto i duemila euro cancellate, seguita da Palermo con 409 milioni. Supera di poco i 3 miliardi di euro, per una platea potenziale di beneficiari stimata intorno ad un milione di soggetti, invece, il residuo non riscosso afferente a debiti fiscali superiori a duemila euro, anch'esso annullabile ma a condizione che i crediti non siano oggetto di una procedura esecutiva.


http://palermo.repubblica.it/cronaca/2015/06/25/news/fisco_annullate_vecchie_multe_e_bolli_non_pagati_a_tre_milioni_di_siciliani-117662750/

sabato 9 luglio 2016

Scelte scellerate.


Mumble, mumble.....facciamo il punto della situazione.
Noi "emancipati" occidentali, invece di portare tecnologia e progresso ai popoli del terzo mondo e dar loro l'opportunità di progredire a casa loro, con la scusa di esportare quella democrazia della quale disattendiamo il significato, ma in verità per appropriarci delle loro risorse naturali ed umane, gli portiamo guerra e scompiglio.
Gli immigranti, quindi, per evitare di soccombere materialmente ed evitare le atrocità delle guerre da noi provocate, sono costretti ad abbandonare le loro terre;
noi, "emancipati occidentali", consci del danno provocato, abbiamo, pertanto, l'obbligo morale e materiale di accoglierli e dare loro sostegno economico e logistico.
Ma accogliendoli, senza seguire un adeguato iter di controlli, rischiamo di accogliere anche teste calde e terroristi.
Si sa che la razza dei cretini - io le etnie le ridefinisco in base al quoziente intellettivo - è quella che comprende il numero maggiore di componenti, alcuni dei quali occupano i posti di comando nei parlamenti dei vari paesi, tutti gli altri sono i miliardi di idioti acefali, ovvero gli yesman di ultima generazione.
Ora, volendo concludere...cosa intende fare la schiera di idioti al comando per risolvere questo annoso problema da loro creato per rendere la vita sostenibile e serena a chi è costretto a subire i risultati delle loro scelte scellerate?
Ai posteri l'ardua sentenza.....

Cetta.

IL 2 OTTOBRE MORIRA' L'UNIONE EUROPEA. - Rosanna Spadini


ccc

Le magnifiche sorti e progressivi dell'Ue sono ormai segnate, «il 2 ottobre morirà l'Unione Europea », dice Enrico Mentana, e stavolta, una delle rare volte … credo che abbia ragione. Perché proprio il 2 ottobre? Beh, per quel giorno è stato indetto il referendum ungherese sul ricollocamento obbligatorio degli stranieri, un quesito che chiamerà i cittadini ungheresi ad esprimersi pro o contro l'Unione: «Volete o no che l’Ue possa obbligarci ad accogliere in Ungheria, senza l’autorizzazione del Parlamento ungherese, il ricollocamento forzato di cittadini non ungheresi?». È il quesito del referendum proposto dal governo di Viktor Orbán, ed approvata dal Parlamento il 10 maggio. Che dire … secondo Orbán, si tratta di decidere sulla sovranità del Paese, e di far valere il diritto di scegliere con chi convivere, ma il voto rischia di essere l'armagheddon dell'Unione dopo l'avvenuto Brexit.

Poco prima il governo Orbán aveva votato contro il piano europeo del settembre scorso, sia l'Ungheria che la Slovacchia avevano preannunciato un ricorso legale e Budapest una consultazione referendaria. Il piano violerebbe la sovranità nazionale e rischierebbe di facilitare l'ingresso nel Paese di «terroristi», Bruxelles «non ha il diritto di ridisegnare l'identità culturale e religiosa dell'Europa». Ma dato che circa 400mila migranti e rifugiati sono passati per l'Ungheria nel 2015, prima della costruzione del muro che ha sigillato i confini meridionali, gli esiti del refendum appaiono già scontati.
Poi nello stesso giorno l'Austria ripeterà il ballottaggio presidenziale … e forse stavolta il vecchio "Ulrich", per ironia della storia, dopo aver trascorso tutto il secolo breve "senza qualità", annichilito da una sorta di spleen esistenziale postmoderno, potrà finalmente riscattarsi e decidere di far implodere l'Europa, ferendola nel ventre molle della Mitteleuropa, con una salvifica manovra di karakiri (Robert Musil, L'uomo senza qualità). Infatti "Dopo il Brexit - dice ancora Mentana - se passa il no a Budapest, se vince Hofer a Vienna, l'Unione davvero rischia di crollare. E la causa è sempre la stessa: la paura degli immigrati."

Il sistema sta squassando l'Europa dalle fondamenta, perché l'Ue appare ormai come l'aborto mostruoso di un progetto fallito … occorre una virata risoluta per affrontare le turbolenze populistiche, quindi è necessario eliminare i protagonisti dell'ultima fase storica, quegli uomini "senza qualità" che non sarebbero più credibili per il nuovo frankestein geopolitico in via di riassemblaggio.

Cadono come mosche … prima David Cameron, travolto dal Brexit, che lui aveva fermamente combattuto, ma il medium è il messaggio, diceva un certo Marshall McLuhan, dunque la stessa proposta del referendum celava trame finanziarie gentryste, ed indicava una via tutta in salita, conclusasi poi con la catastrofe annunciata … sputtanato in anteprima dai Panama Papers e poi definitivamente eliminato.
Poi arriva il turno di Boris Johnson, che dopo aver tenuto un discorso colto, moderato e sapiente, si dichiara inadeguato a guidare la compagine dei Tory … «Alla conferenza del partito Tory dell’anno scorso ho attirato l’attenzione su di una statistica preoccupante sul modo in cui sta cambiando la nostra società. È la proporzione tra lo stipendio medio dei top manager del Ftse100 e quello del suo dipendente medio – ribadisco, medio – in azienda. Questa sproporzione sembra in fase di esplosione a un ritmo straordinario, inspiegabile e francamente sospetto. … oggi c’è un signore là fuori che guadagna 810 volte la media dei suoi dipendenti. Cosa sta succedendo?»

«Il mercato unico è un microcosmo di bassa crescita. E’ cronicamente affetto da un elevato tasso di disoccupazione. I paesi dell'Ue sono gli ultimi della fila in quanto a crescita tra i paesi dell’Ocse; ed è incredibile che ci siano 27 paesi extracomunitari che hanno goduto di una crescita più veloce nelle esportazioni della Gran Bretagna, a partire dall’avvio del mercato unico nel 1992, mentre 20 Paesi hanno fatto meglio di noi nell’esportazione di servizi. Far parte dell'Ue non è poi così conveniente per le aziende britanniche. Perciò che cosa piace dell'Ue a questi pezzi grossi? Sostanzialmente due cose. A loro piace l’immigrazione incontrollata, perché aiuta a mantenere bassi i salari dei lavori meno qualificati, e quindi aiuta a controllare i costi, e di conseguenza ad assicurarsi che vi sia ancora più grasso da spartirsi per quelli che comandano. Un rifornimento costante di solerti lavoratori immigrati significa non doversi preoccupare più di tanto delle competenze o delle aspirazioni o della fiducia in se stessi dei giovani che crescono nel loro paese.»
Poi gagliardo si fa avanti Nigel Farage con il suo "Mission accomplished!" … e chi se lo aspettava ??
Proprio lui che è stato il paladino degli euroscettici, che aveva infiammato il parlamento europeo con le sue invettive anti Europa, e che aveva denunciato con particolare competenza tutte le distorsioni del cambio fisso. Infine arriva la dichiarazione di John Chilcot, presidente della commissione d'inchiesta britannica sul conflitto iracheno, che presenta un rapporto durato sette anni, secondo il quale "l'UK non esaurì tutte le possibili opzioni pacifiche prima di dichiarare la guerra all'Iraq di Saddam Hussein". Per di più Tony Blair (criminale di guerra) era stato avvertito sul fatto che una guerra in Iraq avrebbe favorito i gruppi terroristici per il rifornimento di materiale bellico, prima Al Qaeda e poi Isis.


Ora è chiaro che il Brexit non è stato un semplice segnale di allarme della crisi europea, ma un evento maturato nel tempo, cresciuto come un bubbone purulento sul tessuto epidermico sociale, malato terminale che sposta i rapporti di forza, sullo scacchiere geopolitico mondiale. L'intera architettura del mondo sta cambiando, perché l'UK è uno dei poli della civiltà occidentale, e se l'Inghilterra si dice fuori dall'Europa, ciò significa che muta il giudizio di valore sull'Ue e sui rapporti di potere degli stati. Infatti il polo catalizzatore dell'occidente, rappresentato dagli Stati Uniti dopo la seconda guerra mondiale, sta declinando sotto i colpi delle migrazioni di massa, che stanno disgregando l'Unione, per essere sostituito da un mondo multipolare, dove altre potenze reclamano la loro centralità. Il processo di unificazione europea, un prodotto neoliberista della civiltà atlantica, viene interrotto dalle élite avverse che hanno reso possibile il Brexit, e ciò potrebbe avere un effetto domino su tutto il continente.

Non credo che si consentirà all'Europa di tornare agli stati nazione e alle condizioni preesistenti all'attuale processo di integrazione … e comunque le tensioni si faranno assolutamente insostenibili, mentre alle nuove forze politiche antisistema, cresciute in modo travolgente sotto i colpi della crisi, non sarà concesso troppo spazio per l'acquisizione del potere. 
Stiamo assistendo alla fine di un'Europa, intesa non solo come aggregazione pacifica ed equilibrata di stati, ma anche come possibile istituzione consapevole della propria identità, cultura, civiltà, artefice del proprio destino e orgogliosa dei propri valori etici. L'Europa non ha valori etici, non li ha mai avuti, l'unico valore che dirige le sue scelte è un sistema ultraliberista compulsivo, al servizio degli interessi oligarchici, che stanno privatizzando tutto il possibile all'interno dei singoli stati.
Probabilmente siamo entrati in una nuova fase della crisi europea e di quella globale, una crisi che si rivela solo ora nella sua drammatica e molteplice natura: economica e finanziaria, ma anche istituzionale e geopolitica. Le strutture stesse della società ne saranno sconvolte dalle fondamenta. Nuove turbolenze si affacciano all'orizzonte e ne offuscano la visibilità, segnate da instabilità sociale crescente e da un progressivo disordine economico e finanziario, mentre le oligarchie dominanti tenteranno con ogni mezzo di sopravvivere, senza cedere minimamente nulla del loro potere agli odiati populismi anti-sistema, che cercano di accreditarsi con forza presso la massa dei consensi elettorali.
In ambito globale questa nuova civiltà multipolare si sta materializzando in fieri, giorno dopo giorno, mentre l'Ue in una prospettiva di ricomposizione dovrà confrontarsi con altri poli di aggregazione economica molto incisivi, come l'Organizzazione di Shanghai per la cooperazione (Shanghai Cooperation Organisation, SCO), un organismo intergovernativo fondato nel 2001, che oggi comprende numerosi stati: Cina, Russia, Kazakistan, Kirghizistan, Tagikistan, Uzbekistan, Afghanista, India, Iran, Mongolia, Pakistan. Un'Organizzazione che agisce da sempre come giusto e necessario contrappeso verso gli Usa, difendendosi da eventuali sue aggressioni.

La SCO sta diventando una forza importante e riproduce lo spostamento del baricentro dell'ordine mondiale, che sta virando verso oriente … un trasferimento dalla cultura occidentale al mondo eurasiatico. Il Brexit è visto in oriente come il crollo del west, il tramonto dell'occidente e della sua cultura, protesa per secoli alla "civilizzazione" del globo. La fine dell'Ue, così come l'abbiamo pensata per decenni, sembra essere prossima, e la sua metamorfosi appare irreversibile.

Nasceva infatti da un patto scellerato tra "unificazione tedesca vs euro" … e mentre Andreotti diceva "Amo talmente tanto la Germania che ne preferirei due", Churchill forse ne avrebbe volute addirittura molte di più. C'era però una motivazione urgente, quella di scongiurare l'espandersi dell'Urss, che aveva già unificato tutta la parte orientale dell'Europa. La piantina politica dell'Eurasia dal '45 agli anni ottanta ci mostrava un'immensa e compatta massa rossa ad est, con una sottilissima striscia blu ad ovest.
In altri termini, l'unificazione dell'Europa occidentale era l'altra faccia dello sviluppo economico, che il capitale produttivo aveva progettato per arginare l'avanzata del comunismo e per rispondere alle esigenze fisiologiche della necessità di fare crescita. Il tutto garantito da una relativa pace sociale, con benefici generalizzati prodotti dal fordismo, da politiche economiche keynesiane e welfare generalizzato, che hanno distinto il periodo di massimo e apparentemente inarrestabile sviluppo della storia dell'umanità. 

Ma la storia dell'Europa non è stata semplice: avversione continua da parte dell'impero, per impedire che potesse divenire troppo potente … appartenenza alla Nato, che ha consolidato il potere americano e impedito la nascita di un'autonomia difensiva europea e di conseguenza di una concreta e comune politica estera … una permeabilità scandalosa all'azione devastante delle lobby economico finanziarie.
E' il ritorno dell'Heartland, il Cuore della Terra, la zona centrale dell'Eurasia, denominata così da Sir Halford Mackinder, il geografo inglese autore di "Democratic Ideals and Reality" 1919. L'Heartland era descritto da Mackinder come il territorio delimitato ad ovest dal Volga, ad est dal Fiume Azzurro, a nord dall'Artico e a sud dalle cime più occidentali dell'Himalaya. All'epoca, tale zona era quasi interamente controllata dall'Impero Russo. Per Mackinder, che basava la sua teoria geopolitica sulla contrapposizione tra mare e terra, Heartland era il "cuore" pulsante di tutte le civiltà di terra, in quanto logisticamente inavvicinabile da qualunque talassocrazia … « Chi controlla l’Est Europa comanda l’Heartland: chi controlla l’Heartland comanda l’Isola-Mondo: chi controlla l’Isola-Mondo comanda il mondo »
Worlds war has begun …

Rosanna Spadini
Fonte: www.comedonchisciotte.org
8.07.2016

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