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lunedì 9 marzo 2020

"I Salvini boys, una carriera rovinata dal Covid-19" - Antonio Padellaro



“Il premier era nell’angolo e ha enfatizzato il virus per uscirne” (Claudio Borghi, Lega. La Repubblica). Questi Salvini boys vanno capiti, il maledetto virus gli ha rovinato la piazza. Due anni fa il capataz ebbe un’idea straordinaria: dai ragazzi, buttiamoci nel mercato della paura, diciamo agli italiani che saranno invasi da negri, terroristi e clandestini pidocchiosi e scabbiosi, io farò il frontman, voi sarete il coro e alla campagna promozionale ci penserà la Bestia, un vero portento capace di sparare cazzate a raffica. Fu un successone, la trovata ebbe rendimenti mostruosi. Dalla botteguccia costretta a raccattare qualche voto riproponendo la solita, vecchia riapertura dei casini si passò rapidamente a una gigantesca catena di ipermercati della psicosi in grado di spacciare la merce a prezzi scontatissimi, direttamente nelle case dei clienti, e molto meglio di Amazon. Grazie a una squadra affiatata di piazzisti televisivi si fece credere agli italiani che fossimo alla vigilia di una sostituzione etnica, e che in breve masse di africani sbarcate illegalmente sul suolo patrio (mentre la vile sinistra buonista faceva finta di non vedere) si sarebbero riprodotte a nostre spese riducendo i nativi a una sparuta minoranza sottomessa agli invasori. La paura dell’immigrato restava l’articolo più richiesto ma l’ufficio brevetti della Bestia sfornò una nuova collezione impostata sulla catena dell’odio. Odio verso rom e gay, odio per Europa ed Euro, odio verso tutto e tutti, fino alla trovata geniale dell’abbinata paura-odio: paghi uno e prendi due. Poi arrivò il maledetto coronavirus e, d’improvviso, speculare sulla paura divenne come vendere frigoriferi al polo nord. Succedeva che una paura superiore, invasiva, contagiosa, onnipresente aveva ricoperto il Paese come un immenso sudario. Si cercò di rivitalizzare il mercato lanciando un nuovo prodotto: il panico. Invano la squadra affiatata dei piazzisti coniò titoli terrificanti che evocavano le più spaventose stragi, pestilenze, calamità, sventure. Il responsabile dell’immane flagello era sempre uno e uno solo: lui, Giuseppe Conte. Fu accusato prima di avere enfatizzato il morbo, poi di averlo sottovalutato. Fu chiamato delinquente e criminale. Ma erano spot che purtroppo non tiravano più: i consumatori, pardòn, i cittadini sembravano stranamente più interessati alle indicazioni del governo che ai trafficanti della paura che infatti cominciarono a sbandare e a perdere clienti. Il capataz affogò la delusione dentro un’enorme confezione di Nutella. Il fido Borghi cominciò a parlare da solo. Mentre si cercava un lavoro vagava ripetendo: a me m’ha rovinato er coronavirus.

https://infosannio.wordpress.com/2020/03/08/i-salvini-boys-una-carriera-rovinata-dal-covid-19/?fbclid=IwAR2wODu1lmxjJzJxK5sI5k3lIfBf-PC-emaOs3eIcA1W97PKksQqFqluBaM

sabato 29 giugno 2019

Lo schiavismo dei buoni. 11.04.2016



Voluntas enim naturaliter tendit in bonum sicut in suum obiectum: quod autem aliquando in malum tendat, hoc non contigit nisi quia malum sibi sub specie boni proponitur. (Tommaso D’Aquino)
L’immigrazione di massa integra chiaramente un caso di guerra tra poveri. Non solo perché lo è nei fatti, con milioni di persone a contendersi alloggi insufficienti, lavori sottopagati o di bassa manovalanza criminale, periferie anguste e i palliativi di un welfare centellinato dai tagli. Ma anche perché così si vuole che sia – o quantomeno ce la si mette tutta affinché lo diventi.
Nei giorni in cui il Comune di Milano decideva di trasferire 400 euro al mese a chi accogliesse un profugo nella propria abitazione, nella stessa città moriva di stenti Giovanni Ceriani, un disabile di cittadinanza italiana che si manteneva con un assegno di 186 euro al mese e un bonus comunale di 1.000 euro all’anno. Mentre scrivo, a La Spezia l’invalido Roberto Bolleri è in sciopero della fame per rientrare in possesso del suo alloggio popolare occupato abusivamente da una famiglia di marocchini che, fanno sapere, usciranno solo quando il Comune avrà assegnato loro una sistemazione adeguata in deroga alle graduatorie. In Germania l’infermiera Bettina Halbey e la sua vicina di casa stanno per essere sfrattate dal Comune di Nieheim: dovranno lasciare i loro appartamenti ai richiedenti asilo, mentre nel resto del paese si espropriano immobili privati e si evacuano scuole pubbliche, per lo stesso motivo.
Non c’è bisogno di essere leghisti per capire che finirà male, malissimo.
In un sistema di finanza pubblica dove la scarsità di investimenti è postulata come un dogma, è inevitabile che i poveri e gli impoveriti si contendano le briciole e temano l’arrivo di nuove bocche da sfamare. Tanto più se quello stesso sistema predica anche la scarsità dei salari e delle tutele come una virtù e la scarsità di lavoro come una colpa, non lasciando ai deboli altra scelta che un cannibalismo di sopravvivenza in cui l’odio etnico e razziale è solo il pretesto di una guerra per bande.
C’è del dolo o comunque una sterminata irresponsabilità in chi sostiene queste politiche di scarsità e al tempo stesso auspica corridoi umanitari per prelevare gli stranieri alla fonte, chiede la rimozione dei blocchi alle frontiere e sogna di accogliere 300-400 mila persone ogni anno se non 30 milioni in 15 anni. Salvo poi, al delinearsi di una catastrofe umanitaria che colpirebbe tutti – in primis gli immigrati di cui si fanno paladini – sfoderare il ferro vecchio della rivoluzione culturale e rimproverare ai sudditi il vizio della xenofobia lanciando vibranti campagne contro l’odio. Quasi fossero, la xenofobia e l’odio, patologie dalle origini oscure da debellare con la profilassi (nei giovani) e gli antibiotici (nei vecchi) e non un’etologica conseguenza delle politiche da loro stessi create.
C’è del dolo e dell’irresponsabilità in questa filantropia a spese degli altri, ma c’è anche e soprattutto il suo contrario, cioè del razzismo. Che non è il razzismo di cui si lamentano i progressisti: l’islamofobia e il disprezzo di civiltà diverse che, deplorabile e insensato a parere di chi scrive, è già condannato a reti unite e sarà presto oggetto di un’apposita commissione per la schedatura dei reprobi. E neanche l’autorazzismo di cui si parla quando i bisogni degli stranieri sono anteposti a quelli degli autoctoni. Il razzismo dei buoni colpisce invece proprio loro: gli immigrati, che protegge a parole e trasforma nei fatti in strumenti di un piccolo e penoso esercizio di autocertificazione etica e di un più grande disegno socio-economico di sfruttamento degli ultimi.
L’idea che abbiamo bisogno (?) dello sperma di milioni di disperati per ripopolare un continente in stasi demografica, o delle loro braccia per svolgere i lavori che gli italiani non vogliono più fare (cioè quelli sottopagati) non differisce in principio dalle deportazioni degli schiavi africani negli Stati Uniti del sud o dei forzati nelle colonie inglesi da ripopolare. Allora li si prelevava con la violenza, oggi li si costringe con la violenza del debito, della guerra e dello sfruttamento – che i deportazionisti buoni chiamano rispettivamente aiuti (sic) internazionali, missioni di peacekeeping e investimenti diretti esteri, e li sostengono pulendosi la coscienza con un’agile mossa lessicale. Ritenere normale che alcuni paesi del mondo, i più poveri, siano serbatoi di carne umana da ricollocare alla bisogna dei meno poveri soddisfa i requisiti non solo del razzismo, ma anche dello schiavismo tout court, e tradisce un disprezzo ignaro ma totale del diritto di queste popolazioni a vivere in pace e prosperità nelle proprie terre di origine.
In quanto al ritornello de i-lavori-che-gli-italiani-non-vogliono-più-fare, gira da almeno 20 anni ed è un classico esempio di come si peggiora un problema vero (l’abbassamento dei salari) con una soluzione falsa (l’immigrazione). Se molti mestieri non garantiscono redditi sufficienti per condurre una vita dignitosa nonostante siano richiesti dal mercato e in molti casi indispensabili, c’è evidentemente un problema di allocazione dei frutti del lavoro, che dalla base produttiva si spostano verso l’alto, ai dirigenti e ai grandi imprenditori fino a raggiungere lo stretto vertice degli investitori finanziari e dei loro vassalli. E se il lavoro vale sempre di meno, in ciò non aiuta la velleità di competere a frontiere aperte e a cambio fisso con i paesi che ci hanno preceduto nello sfruttamento in larga scala, condannandoci a una guerra globale tra poveri dove vince chi compra il lavoro, non chi lo svolge.
Per chi si dice di sinistra questi concetti dovrebbero essere pane quotidiano, se non fosse che l’oppio del moralismo gli ha fatto credere che gli italiani sono pigri e viziati e “non vogliono sporcarsi le mani”, mentre invece i migranti sarebbero baciati da una voglia di fare e di migliorarsi attraverso il lavoro duro, umile e senza pretese. Nel raccontarsi questa fiaba si inanellano almeno tre obbrobri: 
1) il disprezzo per i propri connazionali che lottano per preservare i diritti e il benessere conquistati con il sangue degli avi, oggi derubricati a “privilegi”
2) la celebrazione della propria eccezione etica (per la nota Equazione di Scanavacca) e, 
3) in quanto agli stranieri, la certificazione del loro status di morti di fame disposti a tutto per un pugno di riso, di selvaggi che tutto sommato possono fare a meno del set completo di tutele e benefici formalmente garantiti a chi è nato nell’emisfero dei ricchi.
Se i primi due punti meritano compassione, trattandosi in ultima analisi di autolesionismo, il terzo suscita rabbia e stupore per i modi in cui i concetti antichi di colonialismo, paternalismo e sfruttamento sono riusciti a riciclarsi nei panni dei buoni sentimenti. L’unica, amarissima, consolazione è che chi ammette la deportazione del povero a beneficio del ricco – sia pure con la bonomia della dama coloniale che getta caramelle ai negretti – deve prepararsi a seguirne la sorte mettendosi al servizio di chi è ancora più ricco, come sta accadendo.
Forse un giorno ci si accorgerà che combattere la povertà importando poveri, lo schiavismo importando schiavi e la disoccupazione importando disoccupati non è una buona idea – da qualsiasi parte politica la si guardi. Quel giorno, italiani e stranieri, ovunque ci troveremo, sapremo chi ringraziare. 
Fonte: http://ilpedante.org
Link: http://ilpedante.org/post/lo-schiavismo-dei-buoni

domenica 19 marzo 2017

Torturava e violentava migranti in Libia: rischia linciaggio dalle sue vittime a Lampedusa. - Alessandra Ziniti

Torturava e violentava migranti in Libia: rischia linciaggio dalle sue vittime a Lampedusa
Nel riquadro l'arrestato Eric Sam Ackom 

I racconti dei testimoni: "Scariche elettriche e ustioni con acqua bollente". Ghanese individuato e arrestato dalla polizia, dopo la denuncia degli immigrati.

La peggiore delle torture. Telefonare a casa, ai propri cari, urlando di dolore e supplicando di mandare altri soldi ai trafficanti di uomini. “Ogni volta che dovevo telefonare a casa, lui mi legava e mi faceva sdraiare per terra con i piedi in sospensione e cosi, immobilizzato, mi colpiva ripetutamente e violentemente con un tubo di gomma in tutte le parti del corpo e in special modo nelle piante dei piedi tanto da rendermi poi impossibile camminare".

E ancora elettrodi collegati alla lingua per scuotere con scariche elettriche, pentole di acqua bollente tali da provocare ustioni gravissime e naturalmente stupri di gruppo. Un campionario dell’orrore quello che la Procura di Palermo contesta ad un ventenne ghanese sbarcato nei giorni scorsi a Lampedusa e arrestato dopo che alcune delle vittime da lui torturate in Libia prima della partenza si sono fatte coraggio, lo hanno riconosciuto e accusato alla polizia di Agrigento che lo ha arrestato. I poliziotti della squadra mobile di Agrigento, diretta da Giovanni Minardi, lo hanno sottratto ad un vero e proprio linciaggio nel centro di accoglienza di Lampedusa.

Associazione per delinquere finalizzata alla tratta, sequestro di persona, violenza sessuale, omicidio aggravato e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina i reati contestati.
Agghiaccianti le testimonianze raccolte dagli agenti della Mobile di Agrigento: “Spesso collegava degli elettrodi alla mia lingua per farmi scaricare addosso la corrente elettrica” o “Porto ancora addosso i segni delle violenze fisiche subite, in particolare delle ustioni dovute a dell’acqua bollente che mi veniva versata addosso”.

"Ricordo le torture subite da tutti i miei carcerieri e, in maniera particolare, quelle che mi furono inflitte dal ghanese 'Fanti' che era quello che, in maniera spregiudicata e imperterrita, picchiava più degli altri carcerieri". Inizia così il racconto di Vadro, nigeriano di 21 anni, una delle vittime torturate mentre i familiari ascoltavano al telefono. "Ho anche assistito ad analoghe torture poste da Fanti ad altri migranti - racconta ancora l'uomo - Ho, inoltre, visto trattamenti anche peggiori, come le torture esplicitate mediante utilizzo di cavi alimentati con la corrente elettrica. Tale trattamento, però, veniva riservati ai migranti ritenuti ribelli". Ma non solo torture. "Durante la mia permanenza - spiega il testimone - ho sentito che l'uomo che si faceva chiamare 'Rambo' ha ucciso un migrante. So che mio cugino e altri hanno provato a scappare e che sono stati ripresi e ridotti in fin di vita, a causa delle sevizie cui sono stati sottoposti. Temo che anche lui sia stato ucciso". Alcune volte, per intimorire, i poveri migranti, i loro torturatori usavano anche le armi "sparavano in aria per farci intimorire", raccontano.

Un altro migrante, Victory, giovane nigeriano, anche lui vittima di 'Fanti', sentito dai pm Gery Ferrara e Giorgia Spiri, racconta della casa-ghetto: "Eravamo in mezzo al deserto, era una grande struttura, recintata con dei grossi e alti muri in pietra, che era costantemente vigilata da diverse persone, di varie etnie, armati di fucili e pistole". E parlando di Fanti, l'arrestato, racconta: "Era uno che spesso, in modo sistematico picchiava e torturava noi migranti. Fanti era membro di questa organizzazione di trafficanti al cui vertice c'era Alì, il libico". Anche Victory ha dovuto pagare dei soldi per essere rilasciato e proseguire la sua rotta verso l'Italia. "Ogni giorno telefonavano alla mia famiglia - racconta tra le lacrime - e mentre avanzavano a mio fratello le loro richieste estorsive, consistenti nella richiesta di denaro, mi torturavano e mi seviziavano, in maniera tale da fargli sentire le mie urla strazianti. Dopo cinque mesi di lunga prigionia e sistematiche violenze subite , mio fratello gli fece pervenire 200 mila cfa (la moneta del posto) a fronte delle 300 mila richieste".


http://palermo.repubblica.it/cronaca/2017/03/18/news/torturava_e_violentava_migranti_in_libia_rischia_linciaggio_dalle_sue_vittime_a_lampedusa-160819522/

sabato 9 luglio 2016

Scelte scellerate.


Mumble, mumble.....facciamo il punto della situazione.
Noi "emancipati" occidentali, invece di portare tecnologia e progresso ai popoli del terzo mondo e dar loro l'opportunità di progredire a casa loro, con la scusa di esportare quella democrazia della quale disattendiamo il significato, ma in verità per appropriarci delle loro risorse naturali ed umane, gli portiamo guerra e scompiglio.
Gli immigranti, quindi, per evitare di soccombere materialmente ed evitare le atrocità delle guerre da noi provocate, sono costretti ad abbandonare le loro terre;
noi, "emancipati occidentali", consci del danno provocato, abbiamo, pertanto, l'obbligo morale e materiale di accoglierli e dare loro sostegno economico e logistico.
Ma accogliendoli, senza seguire un adeguato iter di controlli, rischiamo di accogliere anche teste calde e terroristi.
Si sa che la razza dei cretini - io le etnie le ridefinisco in base al quoziente intellettivo - è quella che comprende il numero maggiore di componenti, alcuni dei quali occupano i posti di comando nei parlamenti dei vari paesi, tutti gli altri sono i miliardi di idioti acefali, ovvero gli yesman di ultima generazione.
Ora, volendo concludere...cosa intende fare la schiera di idioti al comando per risolvere questo annoso problema da loro creato per rendere la vita sostenibile e serena a chi è costretto a subire i risultati delle loro scelte scellerate?
Ai posteri l'ardua sentenza.....

Cetta.

giovedì 10 marzo 2016

Spaccio di droga e tratta sessuale, la mafia nigeriana in Italia.




Migliaia di migranti arrivano in Europa, spinti da sogni e false promesse. Il reportage di Vice on SkyTG24 

Ogni anno dalla Nigeria arrivano in Italia decine di migliaia di migranti, spinti da grandi sogni e false promesse, indebitandosi per pagare il viaggio. Una volta in Italia, però – in assenza di documenti e opportunità di lavoro legale – alcuni finiscono in strada, a spacciare droga o a prostituirsi, nelle reti di una organizzazione criminale nigeriana, sempre più potente, che inizia ad assumere le sembianze di una ‘mafia’.

I reporter di Vice hanno indagato sullo spaccio di droga e la tratta sessuale a partire da alcuni punti di snodo principali: dall’aeroporto di Malpensa, dove hanno assistito al fermo di un presunto corriere, al blitz della squadra mobile dei ‘Falchi’ di Palermo, che perlustrano in moto le piazze di spaccio di Ballarò. Vice ha incontrato anche alcune giovani donne sfruttate per la prostituzione, che stanno trovando il coraggio di rompere il muro di omertà e uscire dalla tratta sessuale, e ascoltato la denuncia di Emeka, giovane nigeriano aggredito e sfregiato con un’ascia – simbolo del Secret Cult dei Black Axe, una delle organizzazioni segrete della Nigeria a cui si appoggiano le organizzazioni criminali nigeriane anche in Italia.


http://tg24.sky.it/tg24/cronaca/2016/03/09/vice-on-sky-tg24-mafia-nigeriana.html

Le mafie sono le uniche "aziende" che attecchiscono in Italia. 
....e non mi pare che lo stato le ostacoli, perchè, se lo facesse, non si espanderebbero, verrebbero respinte.

Cetta

venerdì 5 giugno 2015

Mafia Capitale, inchiesta sul governo: indagato Castiglione, sottosegretario Ncd

Mafia Capitale, inchiesta sul governo: indagato Castiglione, sottosegretario Ncd

L'ex presidente della Provincia di Catania, oggi deputato nazionale e coordinatore del Nuovo centrodestra in Sicilia, sotto accusa con altre 5 persone che secondo i pm di Catania "turbavano le gare di appalto per l’affidamento della gestione del Cara di Mineo del 2011 e prevedevano gara idonee a condizionare la scelta del contraente con riferimento alla gara di appalto 2014". Gara da 100 milioni definita "illegittima" dall'Anticorruzione, nel silenzio del Viminale.


La gestione del Cara di Mineo, al centro dell’inchiesta della Procura di Roma su Mafia Capitale, getta la propria ombra lunga sul governo. Giuseppe Castiglione, sottosegretario all’Agricoltura ed esponente del Nuovo Centrodestra, figura tra i sei indagati per turbativa d’asta nell’inchiesta della Procura di Catania sull’appalto per la gestione del Centro assistenza rifugiati e richiedenti asilo di Mineo. La notizia, anticipata dal quotidiano La Sicilia di Catania, ha trovato riscontro nel decreto con il quale i carabinieri hanno perquisito gli uffici comunali di Mineo. I pm di Catania, che lavorano in coordinamento con i colleghi di Roma, ipotizzano che gli indagati “turbavano le gare di appalto per l’affidamento della gestione del Cara del 2011, prorogavano reiteratamente l’affidamento e prevedevano gara idonee a condizionare la scelta del contraente con riferimento alla gara di appalto 2014“. 
Quella stessa gara definita illegittima dal presidente dell’Autorità Nazionale Anticorruzione, Raffaele Cantone, i cui rilievi sono stati ignorati dal ministero dell’Interno guidato da Angelino Alfano

Sei gli indagati nell’inchiesta siciliana sull’affare migranti, al centro delle mire della cupola romana: oltre a Castiglione, che è anche deputato nazionale e coordinatore del Ncd in Sicilia, “nella qualità di soggetto attuatore per la gestione del Cara di Mineo”, ci sono Giovanni Ferrera, “nella qualità di direttore generale del Consorzio tra Comuni, Calatino Terra di Accoglienza”, Paolo Ragusa, “nella qualità di presidente della Cooperativa Sol. Calatino”, Luca Odevaine “nella qualità di consulente del presidente del Consorzio dei Comuni”, e i sindaci di Mineo e Vizzini, Anna Aloisi e Marco Aurelio Sinatra.

L’appalto da 100 milioni di euro del 2014 per il Cara del paesino in provincia di Catania, il più grande d’Europa, è la storia più delicata politicamente e più rilevante dal punto di vista economico di Mafia Capitale. Il Consorzio Calatino Terra di Accoglienza, che ha gestito le gare incriminate (dal 2011 a oggi) è stato guidato negli anni scorsi proprio da Castiglione, ex presidente della Provincia di Catania, che poi ha lasciato il posto alla sua compagna di partito Anna Aloisi, che di Mineo è sindaco. 
Per il centro d assistenza sono finiti giovedì ai domiciliari i manager del Gruppo La Cascina, la storica cooperativa facente parte della galassia di Comunione e Liberazione.

Di Castiglione parla anche Luca Odevaine, secondo i pm il trait d’union tra la cupola e le istituzioni nella gestione degli appalti per l’accoglienza dei migranti, oggi agli arresti. L’ex vicecapo di gabinetto di Walter Veltroni al comune di Roma ne parla il 21 marzo 2014 con il suo commercialista: inviato a Mineo da Franco Gabrielli per “fare la gara“, Odevaine  – all’epoca membro del Tavolo di coordinamento nazionale insediato presso il Ministero dell’Interno – racconta del proprio incontro con il sottosegretario in un’intercettazione captata negli uffici della Fondazione Integra/Azione: 

“Praticamente venne nominato sub-commissario … eh del commissario Gabrielli … il Presidente della Provincia di Catania … che era anche Presidente dell’UPI … Giuseppe Castiglione … il quale … quando io ero andato giù … mi è venuto a prendere lui all’aeroporto … mi ha portato a pranzo … arriviamo al tavolo … c’era pure un’altra sedia vuota … dico eh “chi?” … e praticamente arrivai a capì che quello che veniva a pranzo con noi era quello che avrebbe dovuto vincere la gara”.

Castiglione si professa innocente: “Tutta questa vicenda è semplicemente assurda – si difende il sottosegretario – già sei mesi fa quando venne pubblicata la notizia sull’inchiesta a mio carico caddi dalle nuvole. Ora ci risiamo. Ma di cosa stiamo parlando poi?”. Delle gare d’appalto per il Cara situato nella provincia di cui Castiglione è stato presidente. “Feci una gara in piena emergenza” – racconta – quando l’ex ministro Maroni mi chiamò per l’emergenza immigrati chiamai Odevaine. In quel momento era il direttore della Polizia provinciale in carica a Roma, una persona autorevole, cosa avrei dovuto fare?”.
Qualche dubbio in merito alla gestione delle gare ce l’ha l’Anticorruzione. Il 27 maggio scorso , come anticipato da Marco Lillo sull’edizione odierna del Fatto Quotidiano, Cantone scriveva al ministro Alfano una lettera in cui definiva illegittimo l’appalto del Cara di Mineo vinto nell’aprile 2014 da un raggruppamento di imprese che comprende La Cascina. “Tale problematica sarà sottoposta da Anac al giudice contabile per eventuali profili di danno erariale”, scriveva ancora il presidente dell’Anac. Tutto inizia il 25 febbraio quando Cantone firma un parere sulla gara vinta dal consorzio. La gara sembrava ritagliata su misura del consorzio che già gestiva il Cara, quindi – scrive Cantone – è “illegittima” perché “in contrasto con i principi di concorrenza, proporzionalità, trasparenza, im-parzialità e economicità”.

E il Viminale cosa dice? Nulla, anzi. Il 25 marzo davanti ai parlamentari del Comitato Schengen il prefetto Mario Morcone difende l’operato di chi gestisce il centro: “Ho qualche dubbio sulla decisione del presidente Cantone. (…) A noi hanno detto sempre che il general contractor (come quello scelto da Odevaine e compagni per il Cara di Mineo, ndr) era la soluzione e che si risparmiava e ora improvvisamente per un contratto del 2013 si è stabilito che è stata impedita la partecipazione alle piccole e medie imprese. A certe situazioni bisogna fare attenzione, perché ci sono sicuramente aspetti di opacità, ma anche tanta gente per bene”, conclude il prefetto.
Il 6 maggio Cantone prende di nuovo carta e penna e ribadisce per iscritto il proprio parere al Consorzio Calatino: la gara è illegittima. Ma il 15 maggio Ferrera, direttore generale del Consorzio, firma e pubblica la determina che conferma l’appalto da 100 milioni e chiude la questione anche perché l’Anac ha solo un potere consultivo. L’appaltone è salvo. 

In tutto questo, il ministro dell’Interno Angelino Alfano resta ancora in silenzio.

giovedì 4 giugno 2015

Mafia Capitale: affari sugli immigrati, 44 arresti.

I carabinieri del Ros durante le perquisizioni nella sede della cooperativa 'La Cascina' nell'ambito  dell'inchiesta su Mafia Capitale © ANSA
I carabinieri del Ros durante le perquisizioni nella sede della cooperativa 'La Cascina' nell'ambito dell'inchiesta su Mafia Capitale


Blitz Ros in Sicilia, Lazio e Abruzzo. Anche 21 indagati.


Secondo capitolo dell'inchiesta "Mondo di Mezzo", su Mafia Capitale, della procura di Roma e dei carabinieri del Ros: 44 gli arresti in Sicilia, Lazio e Abruzzo per associazione per delinquere ed altri reati. Ventuno gli indagati a piede libero. Sullo sfondo il business legato ai flussi migratori e alla gestione dei campi di accoglienza per migranti. Tra gli arrestati ci sono anche l'ex presidente del Consiglio comunale di Roma, Mirko Coratti (PD), e Luca Gramazio, accusato di partecipazione all'associazione mafiosa capeggiata da Carminati, che avrebbe favorito sfruttando la sua carica politica: prima di capogruppo Pdl al Consiglio di Roma Capitale ed in seguito quale capogruppo Pdl (poi FI) presso il Consiglio Regionale del Lazio. In manette anche l'ex assessore alla Casa del Campidoglio, Daniele Ozzimo (PD) Angelo Scozzafava, ex assessore comunale a Roma alle Politiche Sociali. I Ros hanno arrestarto anche i consiglieri comunali Giordano Tredicine, Massimo Caprari e l'ex presidente del X Municipio (Ostia), Andrea Tassone. I provvedimenti hanno riguardato anche alti dirigenti della Regione Lazio come Daniele Magrini nella veste di responsabile del dipartimento Politiche Sociali. Arrestati anche Mario Cola, dipendente del dipartimento Patrimonio del Campidoglio e Franco Figurelli che lavorava presso la segreteria di Mirko Coratti. Infine posto ai domiciliari il costruttore Daniele Pulcini.
Secondo l'accusa, Luca Gramazio avrebbe partecipato all'associazione mafiosa "in qualità di esponente della parte politica che interagiva, secondo uno schema tripartito, con la componente imprenditoriale e quella propriamente criminale". In particolare, sfruttando la sua carica politica all'interno del consiglio comunale e, poi, regionale, e "la conseguente capacità di influenza nell'ambiente istituzionale, poneva in essere - sostengono gli inquirenti - condotte strumentali al conseguimento degli scopi del sodalizio" capeggiato da Massimo Carminati. Quello che emerge dall'inchiesta, sottolineano gli investigatori, è dunque "la diffusa attività di condizionamento" attuata dall'associazione mafiosa: tutto ciò grazie alla "rete di rapporti e al ramificato sistema tangentizio intessuti dal gruppo mafioso" con il coinvolgimento di "pubblici amministratori e pubblici ufficiali".
Il blitz dei carabinieri è scattato all'alba nelle province di Roma, Rieti, Frosinone, L'Aquila, Catania ed Enna. Nell'ordinanza di custodia cautelare, emessa su richiesta della procura distrettuale antimafia di Roma, vengono ipotizzati a vario titolo i reati di associazione di tipo mafioso, corruzione, turbativa d'asta, false fatturazioni, trasferimento fraudolento di valori ed altro. Contestualmente agli arresti, sono in corso perquisizioni a carico di altre 21 persone indagate per gli stessi reati. 
I provvedimenti riguardano gli sviluppi delle indagini condotte dal Ros nei confronti di "Mafia Capitale", il gruppo mafioso riconducibile a Massimo Carminati, ora in carcere. I 44 arresti di oggi scaturiscono dalla prosecuzione delle indagini avviate nel 2012 dal Ros e dalla procura di Roma che il 2 dicembre scorso avevano consentito di disarticolare l'organizzazione mafiosa capeggiata da Massimo Carminati. In quella occasione vennero arrestate 37 persone accusate, a vario titolo, di associazione di tipo mafioso, estorsione, usura, corruzione, turbativa d'asta, false fatturazioni, trasferimento fraudolento di valori, riciclaggio ed altri reati, con l'aggravante delle modalità mafiose e per essere l'associazione armata.
Secondo gli investigatori, gli accertamenti successivi a quella tornata di arresti hanno confermato "l'esistenza di una struttura mafiosa operante nella Capitale, cerniera tra ambiti criminali ed esponenti degli ambienti politici, amministrativi ed imprenditoriali locali".
In particolare le indagini hanno documentato quello che gli inquirenti definiscono un "ramificato sistema corruttivo finalizzato a favorire un cartello d'imprese, non solo riconducibili al sodalizio, interessato alla gestione dei centri di accoglienza e ai consistenti finanziamenti pubblici connessi ai flussi migratori".
Salvini: 'Ecco chi guadagna, stop sbarchi e appalti'
"Mafia Capitale, altri 44 arresti per il business degli immigrati. Fermare subito le partenze e gli sbarchi, bloccare subito tutti gli appalti! Altro che buoni, accoglienti e solidali... sono ladri! Renzi e Alfano spargono clandestini negli alberghi di mezza Italia, capito chi ci guadagna?". Così su Fb il segretario federale della Lega Nord, Matteo Salvini.
Marino: Oggi in Campidoglio persone perbene
"Credo che la politica nel passato abbia dato un cattivo esempio ma oggi sia in Campidoglio che in alcune aree come Ostia abbiamo persone perbene che vogliono ridare la qualità di vita e tutti i diritti e la dignità che la Capitale merita". Così il sindaco di Roma Ignazio Marino sulla nuova ondata di arresti per l'inchiesta su Mafia Capitale.

Ennesima riprova che delinquenza comune e politica vanno a braccetto. 
Mi sono sempre domandata come mai chi viene eletto esulta mentre dovrebbe preoccuparsi per le grosse responsabilità affidategli; poi ho capito che per questi loschi individui essere eletti non vuol dire assumersi responsabilità, ma avere tutte le opportunità di arricchirsi illecitamente approfittando del potere e delle conoscenze acquisite e della quasi intoccabilità che si sono attribuiti legiferando illecitamente ed abusivamente.
Cetta.

venerdì 4 ottobre 2013

Terribili verità. - Tancredi De Lisi



Fatta nel 2005 a bordo della piattaforma sea explorer quando lavoravo nelle piattaforme. 
Gli immigrati si aggrappavano e salivano sulla piattaforma, quando capivano di essere in acque territoriali libiche si buttavano letteralmente dalla piattaforma... 

Questa era la nave di supporto alla piattaforma che cacciava le barche di naufraghi per non farli salire. 
Lavoravo nel canale di Sicilia, era agosto, passavano 4-5 imbarcazioni l'ora (circa 100 persone l'ora)... E chissà quanti morivano... I sopravvissuti venivano portati in Libia, ed il nostro amico Gheddafi, con il benestare dei nostri governanti e dell'Europa intera, li portava nel deserto e li abbandonava li...senza acqua...oltre che il mare anche il deserto è pieno di queste povere vittime!...
Cari politici siete veramente degli ipocriti...non avete dignità...fate finta di non sapere... Da semplice cittadino conosco questa realtà da circa 10 anni...e voi non ne sapevate niente?


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giovedì 3 ottobre 2013

Strage di immigrati a Lampedusa: centinaia di morti.



(ASCA) - Roma, 3 ott - 
E' destinato a diventare una delle piu' gravi tragedie della storia recente dell'immigrazione via mare il naufragio del barcone con almeno 500 persone a bordo avvenuto alle prime ore del mattino, a mezzo miglio dell'Isola dei conigli, a Lampedusa. 
Si aggrava di minuto in minuto il bilancio provvisorio delle vittime recuperate e trasportate sulla banchina dell'isola che gia' supera le 80 persone, tra le quali 2 bambini e una donna incinta. 
Ma sono ancora circa 250 i dispersi, con molti cadaveri ancora in mare. 
I migranti tratti in salvo e visitate sono, invece, poco oltre 140: nessuno presenta particolari problemi. 
Questi i numeri, del tutto provvisori, forniti da Antonio Candela, Commissario straordinario dell'assistenza sanitaria di Palermo. 
''E' una tragedia immensa, un orrore'', ha commentato sconvolta il sindaco di Lampedusa, Giusi Nicolini, riferendo che ''uno scafista e' stato arrestato''. 
In base alle prime ricostruzioni dell'accaduto fornite dalle forze dell'ordine e dai testimoni oculari il barcone perdeva carburante e i migranti, non riuscendo a dare l'allarme via telefono, avrebbero avvistato 3 pescherecci e acceso dei fuochi per chiedere aiuto. 
Ne e' scaturito un incendio e relativo ribaltamento dell'imbarcazione sovraccarica di gente, circostanza che avrebbe contribuito a rendere l'evento fatale, nonostante tutto sia accaduto a un pugno di metri dalla costa. 
Attratti dalle urla i primi ad accorgersi della tragedia sarebbero stati proprio i turisti a bordo delle barche attraccate nei pressi della riva. Sono stati loro a fornire i primissimi soccorsi, di fronte alla scena agghiacciante di decine e decine di corpi galleggianti in acqua. '
'Una tragedia immane'' per il presidente del Consiglio, Letta, che inviera' in giornata a Lampedusa il ministro dell'Interno, Alfano. ''Impegno per evitare il ripetersi di tragedie che vedono protagonisti i nuovi migranti'' e' stato chiesto anche dal presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, in un messaggio inviato al Direttore generale della Fondazione Migrantes, Mons. Giancarlo Perego. 
Al momento della stesura del messaggio il capo di Stato non era ancora a conoscenza della tragedia di Lampedusa e ha fatto esplicito riferimento all'altro dramma di pochi giorni fa, quando 13 migranti hanno perso la vita a Scicli. Anche per il ministro dei Trasporti, Lupi, quanto avvenuto a Lampedusa ''non e' umanamente sopportabile''. stt/cam

http://www.asca.it/news-Immigrati__500_persone_naufraghe_a_Lampedusa__decine_i_morti-1320639-ATT.html

Ognuno dice la sua, ma, alla fine, sono proprio loro i responsabili di queste stragi. 
Il pesce, si sa, puzza sempre dalla testa.
Se i capi delle nazioni governassero degnamente, nessuno sentirebbe la necessità di emigrare, se non ci fossero le guerre, nessuno scapperebbe dalla propria patria.

venerdì 12 aprile 2013

Scandalo voti comprati a Roma: “Soldi e colazione a nigeriani, bengalesi e marocchini”.



Lo denuncia il capogruppo del Pd Fabrizio Scorzoni.

Lo scandalo dei voti comprati alle primarie del Pd a Roma si colora di nuovi inebrianti particolari.
Ad esempio secondo Fabrizio Scorzoni che, dopo le primarie, si è dimesso da capogruppo del Pd al municipio di Tor Bella Monaca : «Nei seggi di via dell’Archeologia, largo Mengaroni e via Artusi per tutto il giorno c’è stata una processione di immigrati nigeriani, bengalesi e marocchini che venivano portati alle urne con la promessa di una colazione o in cambio di pochi euro».

Quindi non solo Zingari, almeno a Tor Bella Monaca «C’era una folla di nigeriani, bengalesi e marocchini che veniva cooptata da volti noti nel quartiere che gli davano i 2 euro per andare a votare, gli offrivano la colazione al bar o gli garantivano qualche euro in regalo».
I nomi di queste persone sono scritti nei verbali. «Si tratta di Duilio Morano, ex iscritto al partito, che per tutto il giorno ha organizzato caroselli di macchine per portare alle urne queste persone. Faceva dei gruppi, li accompagnava e gli diceva chi votare», denuncia l’ormai ex capogruppo del Pd.
«Il nome da votare era quello di Marco Scipioni (vincitore delle primarie) — sottolinea Scorzoni — Basti pensare che tra i suoi sostenitori c’è Ezio D’Angelo, al quale è arrivato un avviso di garanzia per l’affaire Piccolo del quale era l’uomo di fiducia». D’Angelo è un ex Pdl ora Pd, nella sua sezione in via Artusi dove hanno votato in 450 si è fatta mezzanotte per ricontrollare le schede perché i conti non tornavano: risultavano più voti che votanti. ».
Gli immigrati servono ai capibastone dei partiti come bacino per farsi eleggere nei luoghi di potere da dove poi gestire le clientele. E il circolo è vizioso. Perché più si fanno eleggere, più queste clientele con gli immigrati crescono. E’ il classico fenomeno che nell’antica Roma vedeva gli oligarchi opporsi ai populares: i primi volevano far votare gli schiavi, perché il loro voto era “in vendita”.