sabato 19 agosto 2017

Attentato a Barcellona, perché dopo 13 anni la Spagna è tornata nel mirino. - Alberto Negri

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L’attentato sulle Ramblas di Barcellona , una delle più celebri arterie metropolitane del mondo, il cuore della vita e della movida catalana, è sconvolgente ma non imprevedibile. Soprattutto se, come la rivendicazione dell’Isis fa pensare, venisse accreditata la matrice jihadista.

A parte gli avvertimenti veri o presunti della Cia alle autorità spagnole sulle possibilità di un attentato a Barcellona, la Spagna è da lungo tempo nel mirino. In Spagna sono stati arrestati 636 jihadisti dopo gli attentati ferroviari alla stazione di Madrid del marzo 2004 in cui rimasero uccise circa duecento persone e più duemila ferite. Al Qaeda e lo Stato Islamico hanno una rete di propaganda diffusa e penetrante con cui hanno reclutato diversi jihadisti per andare a combattere in Siria e in Iraq. Un recente studio dell’Instituto Elcano ha rilevato che dei 150 jihadisti arrestati in Spagna negli ultimi quattro anni 124 (l’81,6%) erano collegati allo Stato islamico e 26 (il 18,4%) ad Al Qaeda.

Non bisogna mai dimenticare che cosa significa la penisola iberica nell’immaginario del mondo musulmano su cui puntano le organizzazioni terroristiche di matrice islamica: questo è Al Andalus, il nome che gli arabi hanno dato a quei territori della Spagna, del Portogallo e della Francia occupati dai conquistatori musulmani (conosciuti anche come Mori) dal 711 al 1492. Molti musulmani credono che i territori islamici perduti durante la riconquista cristiana della Spagna appartengano ancora al regno dell’Islam e i più radicali sostengono che la legge islamica dia loro il diritto di ristabilirvi la dominazione musulmana.
Un concetto che emerge in maniera molto chiara nei materiali di propaganda dell’Isis. «Riconquisteremo Al Andalus, col volere di Allah. O carissimo al-Andalus! Pensavi che ti avessimo dimenticato ma quale musulmano potrebbe dimenticare Cordoba e Toledo», si afferma in un video dello Stato islamico. In un opuscolo diffuso dallo Stato islamico si legge che dalla creazione dell’Inquisizione spagnola nel 1478, la Spagna «ha fatto di tutto per distruggere il Corano». Si dice poi che la Spagna ha torturato i musulmani e li ha bruciati vivi. Pertanto, secondo i jihadisti, «la Spagna è uno Stato criminale che usurpa la nostra terra». Il testo esorta esplicitamente i militanti al terrorismo e a «perlustrare rotte aeree e ferroviarie per compiere attentati».

Che un attentato fosse nell’aria lo confermano anche i recenti arresti in Spagna di jihadisti di origine marocchina, una cellula dell’Isis che agiva tra Palma di Maiorca, Madrid, la Gran Bretagna e la Germania. Uno degli arrestati si era recato in varie occasioni a Palma di Maiorca per avviare la struttura terroristica che avrebbe dovuto seminare il terrore nell’isola delle Baleari. Tre dei membri della cellula inoltre sono protagonisti come attori di un video di propaganda, pubblicato su un canale con oltre 12mila sottoscrittori, che mostra il processo di radicalizzazione di un giovane musulmano in Spagna che decide di andare a combattere in Siria. Ma questo non è stato certo l’unico caso. In primavera proprio a Barcellona erano stati arrestati alcuni jihadisti marocchini che erano presenti il 22 marzo 2016 a Bruxelles, nel giorno del duplice attentato dell’Isis all’aeroporto Zaventem e alla metro.


La Spagna tra l’altro è considerata dai gruppi jihadisti uno degli alleati degli americani nella lotta al terrorismo: presenti in Medio Oriente con le truppe in Iraq e in Libano, gli spagnoli hanno il loro fronte più vulnerabile nel Maghreb per la vicinanza geografica al Marocco e le enclave di Ceuta e Melilla, proprio nel territorio del regno alauita. Le statistiche sono abbastanza esplicite: oltre il 45% di tutti i jihadisti arrestati in Spagna è nato in Marocco, il 39% in Spagna e solo il 15% in altri Paesi. Consapevole della centralità della lotta al terrorismo il governo spagnolo nel 2014 ha persino avviato un’applicazione per smartphone, AlertCops, per coinvolgere i cittadini nella segnalazione alla polizia di sospetti jihadisti. Ma restano tutte le difficoltà da parte dei servizi di sicurezza di prevenire un attacco terroristico da parte di piccole cellule o di “lupi solitari”, come hanno dimostrato gli eventi di Parigi, Londra, Manchester, Nizza, Colonia, Berlino, Stoccolma. E ora la ferita del terrore insanguina Barcellona, su quella Rambla, lunga più di un chilometro, che collega Plaça de Catalunya al vecchio porto. Rambla, un nome che deriva proprio dall’arabo e che in queste ore segna un tragico destino.

venerdì 18 agosto 2017

Ecco chi finanzia la cassaforte di Renzi: 2 milioni in un anno. - Stefano Feltri e Carlo Tecce



(il fatto quotidiano) – Per vincere il referendum Matteo Renzi aveva avviato una raccolta fondi senza precedenti: la sua fondazione Open nel 2016 ha quadruplicato il bilancio, i contributi incassati sono passati da 487.635 a 1,9 milioni di euro, più dell’intero Pd che di donazioni ha raccolto soltanto un milione e mezzo. Sono i conti dello scorso anno che la fondazione Open guidata dall’avvocato Alberto Bianchi (che grazie al governo Renzi siede, tra l’altro, nel cda Enel) ha approvato poche settimana fa e che il Fatto ha esaminato.
Per la partita decisiva –poi persa – Renzi aveva scatenato i suoi fundraiser. E alla chiamata molti grandi finanziatori hanno risposto: 48 “persone giuridiche”, cioè aziende e associazioni, hanno versato un milione di euro e 63 persone fisiche 909 mila euro. Poi ci sono 5.800 euro arrivati tramite Pay Pal, contributi classificati come “non identificabili”. Ma i donatori che accettano di essere identificabili sono pochi. E oltre la metà delle risorse raccolte da Open nel 2016 arriva da finanziatori che vogliono restare anonimi. Per non essere collegati a Renzi, si suppone.
LA PARTE della lista conosciuta comprende, tra gli altri, l’armatore Vincenzo Onorato, che versa 50.000 euro a titolo personale e 100.000 euro con la sua Moby. Non solo un atto di generosità: Onorato, negli ultimi due anni, ha lanciato un’offensiva di lobby per imporre sulle navi battenti bandiera italiana solo marittimi italiani (una mossa contro i concorrenti di Grimaldi). La battaglia ha trovato una sponda molto collaborativa tra i deputati renziani. Facile da intuire anche la contropartita per il Gruppo Getra che versa ben 150.000 euro in due tranche: l’11 giugno 2016, Renzi è andato a visitare gli stabilimenti dell’azienda produttrice di trasformatori elettrici (100 milioni di fatturato) a Marcianise. E il presidente Marco Zigon ha dichiarato che “l’ampliamento degli stabilimenti è stato reso possibile dalla virtuosa collaborazione tra azienda, istituzioni e Invitalia”.
Non manca la Alicros, l’azienda del Campari, che sostiene Renzi con 30.000 euro come altri anni. Pagano il loro obolo anche i poteri forti (o quasi) toscani. I fratelli Fratini con Renzi a Firenze hanno buoni rapporti da sempre, nel 2013 hanno perfino venduto palazzo della Gherardesca per 150 milioni di euro all’emiro Al-Thani del Qatar, padre di quello che sarebbe poi diventato assiduo interlocutore dell’ex premier. Dalla loro Fingen arrivano 100.000 euro.
Poi c’è la Karat dei fratelli Bassilichi che ci mette 50.000 euro, e la Corporacion America Italia dell’argentino Eduardo Eurnekian che, forte del suo investimento in Toscana Aeroporti, contribuisce alla causa con altri 50.000 euro. La Big Spaces srl partecipa con 30.000 euro: è una società di Andrea Baccuini che si occupa di eventi ma anche e soprattutto di locali in montagna, a Courmayeur, dove Renzi ha trascorso il capodanno 2015. Ci sono versamenti più misteriosi, come quello da 75.000 euro che arriva dalla “Associazione culturale Azimut”. Esiste a Torino un ente con quel nome che promuove giovani artisti emergenti ma, contattato dal Fatto, non ha risposto.
Sono soltanto due le persone fisiche che scelgono di apparire con nome e cognome, a parte l’armatore Onorato: Dario Parrini, deputato del Pd e segretario del partito in Toscana, che versa giusto una cifra simbolica, 1.050 euro, e Ernesto Carbone, altro onorevole dem che per Renzi tiene i rapporti con molte lobby importanti (lui è più generoso e paga 7.200 euro).
La fondazione Open ha speso questi denari per le attività tipiche di un partito politico, perché Open non ha altra missione che sostenere le iniziative politiche di Renzi, dentro il Pd ma non solo. Nel 2016 Open ha speso ben 126.176 euro per servizi fotografici e ricerche video, poi 243.487 per l’organizzazione di eventi, 503.162 euro per “consulenze tecniche di comunicazione, sondaggi, servizi e social network”, il grosso però è andato per le “campagne promozionali”, ben 872.580 euro. Per le spese telefoniche se ne sono andati 37.768 euro, altri 48.878 per affittare sale, parchi e teatri, 60.000 per le licenze per i software.
Fino al 2015 la fondazione Open non aveva dipendenti. Nel 2016 invece stipula 26 contratti a progetto – una delle forme di precariato che il Job Act renziano aveva promesso di abolire – per la fase più calda della campagna referendaria: dal 20 ottobre al 10 dicembre 2016. Spesa complessiva per il personale: 52.859 euro. Che significa 2000 euro di media a testa, nell’ipotesi che questi siano stati gli unici collaboratori che Open ha pagato nel 2016 (i vertici della fondazione non prendono gettoni per esercitare le proprie cariche).
ALLA FINE dello scorso anno, dopo la sconfitta referendaria, le casse della fondazione Open sono quasi vuote: il bilancio si chiude con una perdita di 165.967 euro e sui conti correnti sono rimasti soltanto 76.511 euro dei 373.396 che c’erano a gennaio. Ripetere gli stessi successi di raccolta tra i finanziatori che dal 2012 appoggiano Renzi sarà ora molto più difficile, visto che la prospettiva del ritorno a Palazzo Chigi dei renziani è assai più remota di quanto poteva sembrare possibile un anno fa la vittoria del “Sì” nel referendum.

mercoledì 16 agosto 2017

Giulio Regeni, Nyt: “Da governo Usa a quello di Renzi prove sul ruolo dei servizi egiziani”. P.Chigi: “Nessun elemento di fatto”.

Giulio Regeni, Nyt: “Da governo Usa a quello di Renzi prove sul ruolo dei servizi egiziani”. P.Chigi: “Nessun elemento di fatto”

Secondo il quotidiano statunitense "informazioni di intelligence esplosive dall’Egitto sul fatto che funzionari della sicurezza egiziana avevano rapito, torturato e ucciso il ricercatore italiano" furono girate dallo staff di Obama all'esecutivo di Roma. La guerra dei servizi, il ruolo dell'Eni e i timori dell'allora ambasciatore italiano. Fonti dell'esecutivo Gentiloni: "Nessuna prova esplosiva". La madre: "Sempre più a lutto".

“Prove esplosive sul coinvolgimento degli apparati egiziani nel rapimento e nell’omicidio di Giulio Regeni. Prove raccolte dall’amministrazione Obama e girate al governo Renzi nelle settimane successive al ritrovamento del corpo”. La clamorosa rivelazione è riferita dal New York Times Magazine a 24 ore dall’annuncio del governo italiano di rimandare l’ambasciatore al Cairo, tra le proteste della famiglia del ricercatore italiano. Fonti di Palazzo Chigi hanno replicato sostenendo che, nei contatti tra amministrazione Usa e governo italiano avvenuti nei mesi successivi all’assassinio del ricercatore, non furono mai trasmessi “elementi di fatto”, come ricorda lo stesso giornalista del New York Times, né “tantomeno prove esplosive”.
Il corpo di Regeni fu ritrovato il 3 febbraio del 2016. Secondo la ricostruzione del New York Times, gli Stati Uniti acquisirono delle “informazioni di intelligence esplosive dall’Egitto: prove del fatto che funzionari della sicurezza egiziana avevano rapito, torturato e ucciso” il ricercatore italiano e, “su raccomandazione del dipartimento di Stato e della Casa Bianca, gli Stati Uniti passarono queste conclusioni al governo Renzi”. In un lungo articolo il giornalista Declan Walsh cita come fonti tre ex funzionari dell’amministrazione Obama. “Avevamo prove incontrovertibili della responsabilità ufficiale egiziana” e “non c’era dubbio”, ma per evitare di identificare la fonte, gli americani non condivisero per intero le informazioni di intelligence, né dissero all’Italia quale agenzia di sicurezza ritenevano fosse dietro alla morte di Regeni, spiega ancora il giornale. “Non era chiaro chi avesse dato l’ordine di rapire e, presumibilmente, ucciderlo”, ha detto al giornalista del Nyt un altro ex funzionario Usa.
“Quello che gli americani sapevano per certo l’hanno detto agli italiani, cioè che la leadership egiziana era pienamente consapevole delle circostanze intorno alla morte di Regeni”, scrive il giornale statunitense, citando poi altri virgolettati: “Non avevamo dubbi che questo fosse noto molto in alto”, dice uno dei funzionari dell’amministrazione Obama, aggiungendo che “non so se fossero responsabili. Ma sapevano. Loro sapevano”. Secondo l’articolo, alcuni funzionari di Obama erano convinti che qualcuno “di alto grado” del governo egiziano potesse avere ordinato l’uccisione di Regeni “per mandare un messaggio ad altri stranieri e governi stranieri, cioè di smettere di giocare con la sicurezza dell’Egitto”.
Fra i retroscena ricostruiti dal New York Times Magazine, inoltre, uno parla di screzi interni allo Stato italiano. “Secondo un funzionario del ministero degli Esteri italiano, i diplomatici erano giunti alla conclusione che l’Eni“, che nell’agosto 2015 “aveva annunciato la scoperta del giacimento di gas di Zohr 120 miglia a nord della costa egiziana”, “si era unita alle forze del servizio di intelligence dell’Italia nel tentativo di trovare una rapida risoluzione del caso”, si legge. Del resto, ricorda l’articolo, “nel 2014 Renzi definì Eni “un pezzo fondamentale della nostra politica energetica, estera e di intelligence”.
Ma “l’avvertita collaborazione fra Eni e servizi di intelligence italiani diventò fonte di tensione all’interno del governo italiano. Ministero degli Esteri e funzionari dell’intelligence cominciarono a essere prudenti gli uni con gli altri, talvolta trattenendo informazioni”. Al punto che un funzionario italiano citato avrebbe detto: “Eravamo in guerra, e non solo con gli egiziani“. Per il giornale americano, inoltre, “i diplomatici sospettavano che le spie italiane, nel tentativo di chiudere il caso, avessero mediato per l’intervista fatta dal quotidiano La Repubblica ad Al Sisi il 16 marzo 2016, sei settimane dopo la morte di Regeni (il direttore Mario Calabresi, autore dell’intervista, afferma che la richiesta è partita dal giornale)”. In quella intervista il presidente egiziano aveva promesso “la verità” sulla morte. Otto giorni dopo furono uccisi cinque egiziani con precedenti penali e la polizia locale sostenne di aver trovato prove che li legavano all’omicidio Regeni. Compreso il passaporto del ricercatore, rinvenuto in un appartamento di uno dei membri della gang. Presto però la narrazione ufficiale fu smentita e lo scorso autunno il procuratore capo egiziano fece sapere che due ufficiali di polizia erano stati accusati di omicidio per aver sparato a sangue freddo ai cinque.
L’inchiesta dà conto anche dei timori dell’allora ambasciatore al Cairo, Maurizio Massari, che dopo la morte di Regeni “iniziò a preoccuparsi della sicurezza dell’ambasciata” e “smise di usare email e telefono per argomenti sensibili, ripiegando, per inviare messaggi a Roma, su una vecchia macchina per la crittografia. I rappresentati italiani temevano che gli egiziani che lavoravano in ambasciata passassero informazioni alle forze di sicurezza egiziane. Notarono che le luci erano sempre spente in un appartamento davanti all’ambasciata, un buon posto dove piazzare un microfono direzionale. Massari, traumatizzato dalla memoria delle ferite sul corpo di Regeni, era diventato un recluso e evitava incontri con gli altri diplomatici”. Nell’aprile 2016 l’ambasciatore fu richiamato a Roma. 
“Fiumicello, 15 agosto 2017, sempre più lutto!”, ha scritto su Facebook la sera di Ferragosto la madre di Giulio Regeni, Paola Deffendi. Il post è accompagnato dalle foto di una bandiera italiana a lutto, che Deffendi ha anche impostato l’immagine come foto del profilo.
Il governo Usa mi fa paura, sa tutto di tutti, vuole essere l'unico a possedere armi nucleari (è anche l'unico ad averle usate), vuole imporre la "sua" democrazia a tutti i popoli della terra.
Non è che sia affetto di protagonismo acuto?
Non è che gli Usa vogliano predominare, essere egemoni?
Oltretutto ci sono le basi per dubitare fortemente di ciò che l'amministrazione Usa afferma, visti i precedenti dei casi eclatanti di prove costruite ad hoc dai servizi segreti americani. 
Mi pare di aver sentito parlare anche di Mi6 britannica invischiata nella faccenda: http://www.marcogregoretti.it/cronaca-misteri/lombra-dell-mi6-lintelligence-britannica-sulla-morte-di-giulio-regeni/

Sierra Leone: 400 morti e almeno 600 dispersi per l'alluvione.

Sierra Leone: 400 morti e almeno 600 dispersi per l'alluvione © AP

Il nuovo bilancio riferito alla Bbc da un portavoce del governo.

Portavoce governo a Bbc. Presidente chiede 'aiuto urgente' ROMA (ANSA) - ROMA, 16 AGO - Almeno 600 persone risultano ancora disperse dopo l'alluvione e l'ondata di fango che lunedì hanno colpito Freetown, capitale della Sierra Leone, dove il numero dei morti accertati si avvicina ai 400. Lo ha dichiarato un portavoce del governo citato dalla Bbc. Il presidente, Ernest Bai Koroma, nelle ultime ore ha lanciato un appello per un "aiuto urgente" affermando che "intere comunità sono state spazzate via".


Ora possiamo solo sperare che il Vaticano, in virtù della sua immensa misericordia, spenda parte delle sue immense ricchezze per aiutare la popolazione colpita dal disastro.

martedì 15 agosto 2017

LE RICCHEZZE DELLA CHIESA CATTOLICA. - Rossana Mela

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Il tema delle ricchezze della Chiesa Cattolica è stato da sempre oggetto di discussioni nel mondo.C'è chi inorridisce di fronte ai tanti dati che negli ultimi 50 anni sono stati dati da giornalisti e scrittori e c'è chi parla di falsità. E' un tema complesso,per cui mi limiterò a dare alcuni dati salienti,spiegando in un secondo momento l'origine di tanto grandi ricchezze.

L'Oro del Vaticano.
La Chiesa Cattolica possiede il secondo tesoro in oro più grande del mondo. La rivista italiana Oggi,nel 1952,stimò questo tesoro in 7.000 milioni di lire (=3.500.000.000 di euro odierni). Un tesoro straordinario,se comparato con i miseri 400 milioni di lire in oro dello Stato italiano e secondo solo a quello degli Stati Uniti. Sono passati quasi 50 anni. A quanto ammonterà il tesoro oggi giorno?Calcolando gli interessi, possiamo stimare l'incremento del valore del tesoro in un 63%, più del doppio quindi. Questo significa che ad oggi il tesoro in oro supererebbe i 7 miliardi di euro.
Il tesoro del Vaticano in metalli preziosi è stato stimato dalla pubblicazione United Nations World Magazine come ammontante a diversi milioni di dollari. Una gran parte di questo tesoro è immagazzinata in lingotti presso la U.S. Federal Reserve Bank, mentre il resto è custodito in banche britanniche ed elvetiche. Questa, comunque, non è che una piccola quota della ricchezza del Vaticano che, nei soli Stati Uniti, è più consistente di quella delle cinque aziende più floride della nazione. Se a questo si aggiungono proprietà immobiliari, azioni e titoli all'estero, la cospicua fortuna della Chiesa cattolica diventa così imponente che risulta impossibile darne una valutazione credibile.(39)

Le azioni del Vaticano
Sembrerebbe incredibile ma la Chiesa possiede anche delle azioni. Le notizie a riguardo sono più facili da trovare e,frequentemente, vari giornali internazionali,come il Der Spiegel o El Pais, ne hanno parlato. Tempo fa avevo parlato degli investimenti della Banca Cattolica Pax. Il giornale Der Spiegel scoprì,nel 2010, che la banca aveva investito in azioni di aziende operanti nel mercato del tabacco, della difesa, di armi e della contraccezione. Due anni prima,nel 2008, vari giornali spagnoli riportarono la notizia degli investimenti azionari degli arcivescovati di Madrid e Burgos nel laboratorio farmacéutico Pfizer. Un'impresa che tra i tanti farmaci fabbrica anche un anticoncezionale. Come dire: quando si tratta di affari non si guarda in faccia a nessuno. Certamente le riserve finanziarie del Vaticano,non si fermano qui. "Sono principalmente concentrate a Wallstrett,la più famosa borsa del mondo. In totale il patrimonio finanziario della Chiesa Cattolica,in azioni e altre partecipazioni, ammontava nel 1958 a 50.000 milioni di marchi tedeschi. '' 4) pág. 153

Una cifra che,nel frattempo. potrebbe aver tranquillamente superato i 100 milioni di euro.
"Il Vaticano possiede enormi investimenti presso gli istituti Rothschild di Gran Bretagna, Francia e Stati Uniti, la Banca Hambros, il Credit Suisse di Londra e Zurigo. Negli Stati Uniti ha ingenti investimenti presso la Morgan Bank, la Chase-Manhattan Bank, la First National Bank di New York, la Bankers Trust Company e presso altri istituti di credito.
Il Vaticano possiede miliardi di quote delle più potenti multinazionali, come Gulf Oil, Shell, General Motors, Bethlehem Steel, General Electric, International Business Machines, T.W.A. etc. Facendo una stima prudenziale, nei soli Stati Uniti tali quote ammontano ad oltre 500 milioni di dollari.
In un documento pubblicato come parte integrante di un prospetto informativo relativo ad investimenti obbligazionari, l'arcidiocesi di Boston ha stimato le sue risorse in seicentotrentacinque milioni di dollari ($ 635,891,004), vale a dire 9.9 volte le sue passività. Questo significa un valore netto di cinquecentosettantuno milioni di dollari ($ 571,704,953). Non è quindi difficile risalire alla stupefacente ricchezza della Chiesa, una volta che aggiungiamo gli introiti delle ventotto arcidiocesi e delle 122 diocesi degli U.S.A., alcune delle quali sono anche più doviziose di quella di Boston.".(39)
La Chiesa di Roma, una volta sommati i suoi patrimoni, è il maggior agente di cambio del mondo. Il Vaticano, indipendentemente dai vari papi di passaggio, si è sempre di più orientato verso gli USA. Il Wall Street Journal ha affermato che le transazioni finanziarie del Vaticano nei soli Stati Uniti sono state così importanti che spesso riguardavano la compravendita di oro per lotti da uno o più milioni di dollari alla volta. (39)
Il tesoro del Vaticano in metalli preziosi è stato stimato dalla pubblicazione United Nations World Magazine come ammontante a diversi milioni di dollari. Una gran parte di questo tesoro è immagazzinata in lingotti presso la U.S. Federal Reserve Bank, mentre il resto è custodito in banche britanniche ed elvetiche. Questa, comunque, non è che una piccola quota della ricchezza del Vaticano che, nei soli Stati Uniti, è più consistente di quella delle cinque aziende più floride della nazione.(39)

Il Vaticano e i suoi consorzi.
"Il Vaticano è il più grande consorzio economico-religioso del mondo. Possiede innumerovoli imprese,negli ambiti più disparati: plastica,elettronica,cemento,acciaio,industria tessile,chimica,alimentare,senza dimenticare il settore immboliare”.. 3)
Gli interessi della Chiesa Cattolica si concentrano anche nell'ambito energetico. L'Italgas,leader nel settore in Italia, appartiene al Vaticano
e ha succursali in 36 città italiane. Senza contare che il Vaticano ha partecipazioni in imprese che fanno parte dei settori più disparati: catrame,ferro,distilleria,acqua potabile,forni a gas,forni industriali,per citarne alcuni.
Dei 180 istituti finanziari italiani almeno un terzo dispone del denaro del Vaticano.(3)pag.244
Il Vaticano è altresì proprietario di molte banche tra le più importanti in italia e possiede partecipazioni bancarie in Europa.Nord e Sud America. Il Vaticano possedeva e possiede un pacchetto azionario di maggioranza in alcune imprese italiane,come ad es. la Fiat e la ex Alitalia. 2) pág. 53
Nella lista di imprese di cui il Vaticano è azionista o proprietario del 1993 l'Alitalia era tra le imprese di cui il Vaticano era azionista,insieme ad altre imprese italiane e straniere importantissime.Olivetti,General Motors,Rotschild Bank,Canal Fox,Shell,per citarne alcune.

Il Vaticano possidente terriero.
La Chiesa Cattolica è il maggior proprietario terriero del mondo occidentale.
Alcuni esempi:
  • Germania: con 8,25 miliardi di m2,il Vaticano è il più grande proprietario terriero tedesco34) pág. 208.
    Pensate che quest'immenso territorio corrisponde alla metà dello stato tedesco di Schleswing-Holstein34) pág. 208 o allo spazio occupato dalle città di Brema.Amburgo,Berlino e Monaco,messe insieme.
  • Italia: più di 500.000 ettari di superficie agraria di proprietà della Chiesa
  • Spagna: circa il 20% di tutta la compagna spagnola
  • Portogallo: circa il 20% di tutta la campagna portoghese
  • Argentina: circa il 20% della campagna argentina
  • Stati Uniti: più di 1.100.000 ettari di superficie agraria.
Nel conto totale praterie e boschi non sono inclusi. 26) pág. 429

Come avrà acquisito la Chiesa Cattolica quest'immensa quantità di terre?

Il Vaticano possidente immobiliare
Il Vaticano è il più grande possessore di immobili mondiale. Pensate che la Chiesa possiede il 20-22% del patrimonio immobiliare italiano. Nel 1977 Palo Ojetti pubblicò sulla rivista l'Europeo(7.1.1977) alcuni dati incredibili sulla città di Roma,arrivando a calcolare che ¼ della città è di proprietà della Chiesa. Pagina su pagina registrò migliaia di palazzi che in parte appartengono alle 325 congregazioni delle monache cattoliche e degli ordini monastici5) Il giornalista si occupò anche sulle proprietà del Vaticano a Verona,scoprendo dalle carte del catasto che circa la metà degli immobili erano segnati di nero. Bene quegli immobili erano di proprietà della Chiesa. Ojetti,infine,sottolineò come questo metodo dovesse essere comune ad altre città. L'articolo non piacque affatto al Vaticano. Esponenti della Santa Sede qualificarono l'articolo come confuso,irresponsabile,scandaloso,anticlericale,impreciso e di basso livello. Ma non finisce qui. Il direttore del quotidiano l'Europeo fu licenziato in tronco.
Abbiamo dovuto aspettare 21 anni per avere un'altra inchiesta sul tema.Il coraggioso giornalista,Max Parisi della Padania,fece un'indagine approfondita sulle proprietà immobiliari del Vaticano a Roma. Nel suo articolo,datato 21 giugno 1998, concluse che 1/3 di tutti gli immobili della capitale è di proprietà della Chiesa Cattolica. 6)
Quest'immobili,dal valore inestimabile,si trovano,in base alla sua inchiesta, nelle zone migliori della città: "Tutta la zona da Campo dei Fiori fino a Palazzo Sant'Angelo,insieme a Piazza Navona e alle strade adiacenti, praticamente,sono di proprietà del Vaticano. Si tratta di qualcosa meno della metà del centro storico. "Solo in questa zona la Chiesa possiede più di 2500 palazzi. La totalità degli immobili non compare nei registri di proprietà del catasto,perchè sono considerate territorio straniero 6)
Ma non finisce qui. Tempo fa è tornato sull'argomento il giornale che, in quest'articolo, parlando delle proprietà del Vaticano a Roma e provincia,diede questi dati:
  • 115.000: sono gli immobili posseduti dal Vaticano a Roma e provincia
  • 1/5 degli immobili di Roma e provincia è del Vaticano
Ma non finisce qui. Tra gli aspetti più interessanti dell'articolo c'è l'elenco delle sigle religiose con il più alto numero di proprietà fra Roma e provincia:
  • la Cei ne ha 16
  • l’Opera romana per la preservazione della fede e la provvista di nuove chiese in Roma 54
  • l’Abbazia di Subiaco 102
  • l’Apsa 306 (comprese le varie sigle)
  • le Ancelle francescane del Buon pastore 55
  • Arcipretura Valmontone 350
  • Arcipretura in Vallepietra 97
  • Beneficio parrocchiale del capitolo di San Pietro-Vaticano 164+201 (oltre a 114 beni amministrati da Hoerner Arturo)
  • capitolo Subiaco 575
  • Canonici Albano Laziale 171
  • Canonici Ariccia 518
  • Capitolo Basilica S. Maria Maggiore 101
  • Caritas 70
  • Vicarie Castel Madama 158
  • Vicariato di Roma 276
  • Suore domenicane Santa Caterina 20
  • Sottocura Sant’Andrea Gallicano 92
  • Società cattolica di assicurazioni Verona 33
  • Suprema congregazione sant’Ufficio 133
  • Santa Sede Città del Vaticano 178
  • Reverenda Fabbrica di San Pietro 139
  • Propaganda Fide e suoi istituti di riferimento (1.139, come pubblicato ieri dal Giornale)
  • Congregazione di S. Vincenzo Pauli 161, Pontificio istituto teutonico 211, Pontifica opera per la preservazione della fede 683
Dati interessantissimi,a cui si aggiunge l'elenco fatto sempre dal Giornale di tutte le proprietò immobiliari della Chiesa a Roma,che ho riportato in quest'articolo. Stiamo parlando di proprietà stimate in 9 miliardi di euro di valore e di proprietà del 100% del Vaticano. 

Delle proprietà del Vaticano in Italia negli ultimi anni si sono occupati giornali e televisioni.Come dimenticare l'inchiesta sulle proprietà della diocesi bolognese fatta da repubblica l'anno scorso. Vi do solo alcuni dati:
  • 1200 immobili di proprietà della Chiesa
  • 3000 proprietà se si considerano le fondazioni. La Lercaro possiede 120 unità fra negozi e magazzini, la Gesù divino operaio arriva a 140. Fra le parrocchie più "ricche" quella dedicata ai santi Savino e Silvestro, in zona Corticella: 65 proprietà.
Numeri incredibili. Per approfondimenti vi rimando agli articoli:
  • Bologna: la classifica delle proprieta' immobiliari della Chiesa
  • Bologna, inchiesta sulle cospicue proprietà della Chiesa
E alla visione della puntata di Exit
  • Il patrimonio immobiliare del Vaticano e della Curia di Bologna
Ma non finisce qua.Il 22 gennaio 2002 sul giornale spagnolo El Mundo vengono pubblicati alcuni dati interessanti sulle proprietà immobiliari della Chiesa in Spagna. "In Spagna la Chiesa Cattolica è una grande potenza immobiliare.Non c'è paese senza chiesa,nè città senza cattedrale,nè monte senza eremita.Si calcola che il patrimonio ecclesiastico comprendo circa 100.000 immobili. O detto in altro modo,l'80% del patrimonio storico-artistico nazionale appartiene alla chiesa. Per esempio,il 70% della città vecchia di Toledo è in mano alla Chiesa. E lo stesso si può dire per Avila,Burgos o Santiago de Compostela.Nessuno sa quale sia la quantità totale del patrimonio ecclesiastico." Quindi anche in Spagna dati incredibili.

Per avere un'idea del patrimonio immobiliare della Chiesa universale, si può prendere come riferimento l'osservazione fatta da un membro della Conferenza cattolica di New York, che ha testualmente affermato: “Probabilmente la nostra chiesa è seconda solo al governo degli Stati Uniti, per quanto riguarda il volume annuo di acquisizioni.” Un'altra dichiarazione di un sacerdote cattolico e ripresa dalla stampa statunitense, è forse ancora più eloquente:”La Chiesa cattolica –ha affermato- dovrebbe essere considerata la maggiore azienda negli Stati Uniti. Abbiamo una filiale in ogni luogo. I nostri capitali ed il patrimonio immobiliare dovrebbero essere più cospicui di quelli di Standard Oil, A.T.& T. e di U.S. Steel messi assieme. Il nostro ruolo di contribuenti dovrebbe essere secondo solo a quello degli uffici delle entrate del governo degli Stati Uniti d'America”.
La Chiesa cattolica è il maggiore potere finanziario e detentore di beni oggi esistente. È il maggior possessore di ricchezze materiali, più di qualsiasi altra singola istituzione, azienda, banca, fiduciaria, governo o stato dell'intero pianeta. Il papa, in qualità di amministratore ufficiale di questo immenso Eldorado, è di conseguenza il più facoltoso individuo del pianeta. Nessuno può realisticamente stimare quanto valga il suo patrimonio in termini di milioni di dollari.(39).

La denuncia di Goletta verde: "I nostri mari sono malati cronici". - Cristina Nadotti

La denuncia di Goletta verde: "I nostri mari  sono malati cronici"

Il rapporto presentato oggi da Legambiente. La situazione peggiore alle foci dei fiumi e torrenti, dove si concentrano scarichi e versamenti tossici. Il 40% delle acque italiane è "fortemente inquinato". Maglia nera per Lazio, Calabria, Campania e Sicilia.

ROMA. Anno dopo anno cambia poco nei mari italiani, che in alcuni punti restano "malati cronici", come li definisce Legambiente. Oggi sono stati diffusi i risultati della campagna di Goletta Verde, l'imbarcazione dell'associazione ambientalista che raccoglie e analizza campioni delle acque del nostro mare. Su 260 campioni di acqua analizzati in tutta Italia, in più di un terzo, cioè nel 40 per cento, sono state riscontrate cariche batteriche elevate. Molte tra le nostre regioni hanno problemi nella depurazione delle acque, tanto che l'Italia è agli ultimi posti per la presenza di impianti per filtrare gli scarichi a mare. I litorali di Lazio, Calabria, Campania e Sicilia, inoltre, dopo 5 anni di segnalazioni non hanno migliorato la loro situazione. (Qui la mappa interattiva)

Altre problema su cui Goletta Verde pone l'accento sono i rifiuti in mare, per il 96 per cento costituito da plastiche e perciò destinato a rimanere a lungo anche in forma di microresidui. Il viaggio di Goletta Verde ha coperto 7.412 chilometri di costa, alla fine del quale sono stati presentati alle Capitanerie di Porto 11 esposti e segnalati 38 punti critici, per chiedere approfondimenti e interventi sugli scarichi inquinanti che ancora oggi si riversano in mare.

 Preoccupa poi che le situazioni più critiche perdurino in alcune località, a riprova che nonostante le campagne e le denunce nulla viene fatto: "Si tratta di punti - sottolinea Legambiente - che sono risultati inquinati mediamente negli ultimi 5 anni e che si concentrano soprattutto nel Lazio (8), in Calabria (7), in Campania e Sicilia (5)".

I parametri indagati dalla Goletta sono microbiologici (enterococchi intestinali, Escherichia coli) e i tecnici hanno considerato come inquinati i risultati che superano i valori limite previsti dalla normativa sulle acque di balneazione vigente in Italia (Dlgs 116/2008 e decreto attuativo del 30 marzo 2010) e fortemente inquinati quelli che superano di più del doppio tali valori. Dei 105 campioni di acqua risultati con cariche batteriche elevate, ben 86 (ovvero l'82 per cento) registrano un giudizio di "fortemente inquinato".

L'87 per cento dei punti inquinati e fortemente inquinati sono stati prelevati alle foci di fiumi, torrenti, canali, fiumare, fossi o nei pressi di scarichi che si confermano i nemici numero uno del nostro mare. Mentre il 13 per cento sono stati prelevati presso spiagge affollate di turisti. La situazione migliore anche quest'anno in Sardegna, che si distingue con sole 5 situazioni critiche rilevate in corrispondenza di foci di fiumi, fossi e canali.

A seguire anche la Puglia registra un buon risultato, confermando la performance dello scorso anno. In alto Adriatico, complice anche la forte siccità che ha colpito queste regioni, riducendo molto le portate di fiumi, fossi e canali che si riversano in mare, le situazioni migliori si riscontrano in Emilia Romagna e Veneto.

Legambiente denuncia infine che spesso le autorità preposte segnalano i divieti di balneazione, ma in proposito pochi conoscono regole e rischi.  "I cittadini - spiega Serena Carpentieri, responsabile campagne di Legambiente - continuano a navigare in un mare di disinformazione. Così come in buona parte d'Italia, stenta ancora a decollare un sistema davvero integrato tra i vari enti preposti per fornire informazioni chiare. I tecnici di Goletta Verde hanno avvistato solo 16 di questi cartelli informativi, presenti solo nel 9 per cento dei punti. Per quel che riguarda invece i cartelli di divieto di balneazione, dei 91 punti vietati alla balneazione dalle autorità competenti, solo 23 presentano un cartello di divieto di balneazione. Nel 10 per cento dei casi dove i cartelli di divieto sono assenti, troviamo una presenza media o alta di persone che, ignare, fanno il bagno".


http://www.repubblica.it/cronaca/2017/08/11/news/la_denuncia_di_goletta_verde_i_nostri_mari_sono_malati_cronici_-172831589/

FICHI: PROPRIETÀ, BENEFICI E CALORIE. - Francesca Biagioli

fichi benefici

Un frutto molto amato tipico dell’estate e del mese di settembre è il fico di cui esistono tantissime varietà, diverse per forme e colori. Questi deliziosi frutti, particolarmente dolci al palato, sono ricchi di proprietà nutrizionali e possono essere consumati sia freschi, quando è stagione, che secchi nel resto dell’anno.
Se si scelgono nella variante secca bisogna però considerare che sono più calorici, l’aver tolto l’acqua infatti fa sì che i nutrienti (e quindi anche le calorie) presenti nei fichi siano più concentrati.

Calorie dei fichi.

I fichi freschi forniscono al nostro organismo cica 50 calorie ogni 100 grammi. Il loro apporto calorico non supera di molto quello di altri frutti freschi. Le calorie aumentano nel caso dei fichi secchi. Tenete conto che, a differenza di fichi freschi, i fichi secchi apportano al nostro corpo 249 calorie ogni 100 grammi di prodotto.

Proprietà e benefici dei fichi.

1) RICCHI DI FIBRE.
I fichi sono ricchissimi di fibre, ecco perché spesso sono consigliati a chi soffre di stitichezza o ha problemi intestinali. Sono considerati infatti a tutti gli effetti dei lassativi naturali e al pari di prugne e kiwi sono davvero molto efficaci, soprattutto a stomaco vuoto.
2) FONTE DI ENERGIA SUBITO SPENDIBILE.
Ricchi di zuccheri, vitamine e sali minerali, i fichi possono essere considerati una buona fonte di energia, deliziosa e 100% naturale, da consumare ogni volta che si ha bisogno di un po’ di sprint in più evitando di ripiegare invece su dolci o caffè.
3) OTTIMI PER LE OSSA.
I fichi sono ricchi di calcio e di altri minerali, per questo un consumo regolare, associato ad una sana alimentazione e a un po’ di attività fisica, assicura una buona salute delle ossa, così come anche quella dei denti.
4) RICCHI DI ANTIOSSIDANTI.
Ricchi di polifenoli, antiossidanti naturali, i fichi contribuiscono a mantenere giovani le cellule del nostro corpo e aiutano a prevenire diversi tipi di tumori tra cui seno, colon e prostata. Naturalmente sempre se associati ad un'alimentazione generalmente equilibrata e a stili di vita sani.
5) PREVENGONO LA PRESSIONE ALTA.
Le diete ad alto contenuto di sodio possono portare a sviluppare ipertensione, al contrario cibi che combinano insieme potassio, calcio e magnesio e sono invece poveri di sodio possono contribuire a prevenire la pressione alta. Tra questi ci sono proprio i fichi.
6) OTTIMI PER LA PELLE.
I fichi hanno anche potere antinfiammatorio, ecco perché sia consumarli che applicarli direttamente sulla pelle può aiutare a risolvere problemi come l’acne. L’effetto lassativo di questi frutti, tra l’altro, può aiutare il corpo a smaltire le tossine accumulate, possibile motivo di comparsa di acne e altre problematiche della pelle.
7) AIUTANO IL SISTEMA IMMUNITARIO.
Dato che i fichi sono pieni di vitamine, minerali e antiossidanti, aiutano il sistema immunitario a svolgere le sue funzioni e quindi a proteggere meglio il nostro organismo dagli agenti esterni.
8) MIGLIORANO LA DIGESTIONE.
I fichi contengono prebiotici, ovvero quelle sostanze di cui si nutrono i batteri buoni che normalmente vivono nel nostro intestino. Quando la flora batterica è equilibrata ne beneficia non solo la nostra digestione ma tutto il nostro corpo.
9) CONTROLLO DELLA GLICEMIA
Anche se sono zuccherini, la presenza nei fichi di sali minerali come potassio e magnesio contribuisce a tenere sotto controllo la glicemia. Ma sarebbero in particolare le foglie di questi frutti che, secondo uno studio, sarebbero in grado di controllare la glicemia alta dopo i pasti.
10) OTTIMI IN GRAVIDANZA.
I fichi, anche secchi, sono un ottimo spuntino durante i nove mesi di gravidanza, quando aumenta il fabbisogno del corpo di vitamine e sali minerali. In particolare la presenza di calcio in questi frutti contribuisce a raggiungere il fabbisogno giornaliero utile al nascituro per sviluppare correttamente spina dorsale e ossa.

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