Billionaire George Soros speaks during the World Economic Forum in Davos, Switzerland, on Jan. 25, 2018. MUST CREDIT: Bloomberg photo by Simon Dawson
In Grecia, ormai, si assiste ad una emigrazione che ribalta i canoni seguiti fino a pochi anni fa. Dopo anni in cui erano i bulgari ad entrare nella UE, cioè in Grecia, in cerca di miglior fortuna, ora sono i bulgari – tornati a casa loro dopo la crisi – ad ospitare i greci in cerca di minori costi della vita.
Intanto, il governo elimina l’insegnamento di parti importanti della storia greca, nonché del latino, riducendo fortemente anche l’insegnamento del greco antico, in un impeto di trasformazione della scuola ellenica quasi in un’istituzione “per stranieri”. I quali stranieri, del resto, godono di affitto pagato (dalle solite ONG) e di incentivi a stabilirsi nel paese, ma sono spesso vittima di attacchi e di violenze, prevedibili, dato l’abbandono in cui versano i luoghi oggetto di insediamento.
Del resto la Grecia è stata spesso in passato terreno di conquista per forze esterne, fin da quando – ai primi dell’800 – il neo-istituito stato greco indipendente veniva affidato al governo dei principi bavaresi e subiva le pesanti ingerenze di Francia e Inghilterra, oggi uniti agli USA nell’opera di modifica dei confini con la regione slavomacedone che si cerca a tutti i costi di denominare Macedonia del Nord, anche contro la volontà sia dei greci che dei suoi abitanti che hanno disertato il referendum poche settimane fa, senza peraltro che il processo sia stato fermato. Anzi, il Parlamento di Skopije ha approvato ugualmente l’accordo bocciato dalle urne, grazie – si dice – a diversi milioni di euro versati a una decina di deputati dell’opposizione che hanno “miracolosamente” cambiato idea. Soldi che girano copiosi anche dietro l’azione di due ministri del governo Tsipras, uno (Kammenos) sotto l’ala degli USA prima con Obama e adesso con Trump, e l’altro (Kotsias) finanziato da Soros e in disgrazia perché troppo amico della Germania e del finanziere Ungherese. Se si vuol capire dove vanno i Balcani, bisogna seguire il denaro: quello di Soros, ma non solo.
L’Italia è, agli occhi di molti greci, la speranza del momento, la scintilla di rivalsa contro le istituzioni europee che potrebbe, se dovesse continuare l’azione del governo giallo-verde, far saltare l’intero sistema.
Lo pensa Panagiotis Grigoriou e molti altri, non solo in Grecia, che vedono vacillare la costruzione distopica di regole messa in piedi in Europa dalle elites transnazionali, di fronte ai primi rifiuti di uno stato “vittima” delle loro politiche. Politiche che, va ricordato, non sono solo vessazioni economiche, ma mirano a cancellare intere civiltà, come mostrano misure come quelle che, in Grecia, hanno messo sotto tiro le campane delle chiese e le feste nazionali, sia religiose che civili (come il 28 ottobre, anniversario del NO all’ultimatum italiano del governo Mussolini durante la II guerra mondiale) che i mondializzatori vogliono abolire per affievolire quel po’ di identità nazionale che è rimasta al popolo greco, mentre gli accordi (palesi ed occulti) firmati dal Governo mirano a smontare pezzo per pezzo il paese stesso.
Fonte: comedonchisciotte del 7 novembre 2018